Intervista ad Emma Errico, centrocampista del Sassuolo: “La mia famiglia, il calcio e gli studi.”

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Emma Errico, savonese, classe 1994, centrocampista del Sassuolo, squadra che milita nel campionato di Serie A femminile, è stata l’ospite di questa settimana del nostro podcast “Stelle in Campo”. Emma ha appena concluso il suo quarto campionato di Serie A consecutivo. Nella sua carriera ha vestito anche la maglia azzurra durante le Universiadi svolte in Campania nel 2019.

Emma è una ragazza umile, con un grande talento calcistico a cui auguriamo di raggiungere qualsiasi tipo di obiettivo, nella vita privata e professionale. Ecco a voi l’intervista scritta e audio!

Si ringraziano Emma Errico ed il Sassuolo calcio per la disponibilità.

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Emma Errico nel giorno della sua presentazione al Sassuolo lo scorso anno.

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO:

https://www.spreaker.com/user/7082423/emma-errico

Com’è nata la tua passione per il calcio?
“Avendo il papà allenatore e seguendolo ovunque, durante i suoi allenamenti, mi ricordo che stavo sempre attaccata al muretto con il pallone a giocare. Un giorno, l’allenatore della squadra dei ragazzini ha parlato con papà Cesare e gli ha detto “Me la porto a fare allenamento con i miei”Da quel momento è iniziato il mio percorso calcistico.”
Hai un allenatore/allenatrice di riferimento che ti ha permesso di crescere non solo come calciatrice, ma anche come donna?
“Non ne ho, ho sempre cercato di prendere da ognuno gli insegnamenti che mi hanno dato. Ho avuto la fortuna di avere sempre allenatori e allenatrici molto preparati, ma la fortuna più grande è stata quella di avere papà Cesare. Quello che mi ha dato lui sia da un punto calcistico che da quello umano, è stato unico.”
Quali suggerimenti daresti ad una bambina che vuole cominciare a giocare a calcio?
“E’ una domanda che mi fanno spesso. Le direi di lottare per il suo sogno. Di non farsi mai condizionare dalle persone, dai pregiudizi del mondo esterno. La mia tesi triennale dell’Università è iniziata con questa frase. Lo sport è qualcosa che è bello vivere ogni giorno.”
Cosa stai studiando?
“Sono iscritta alla Laurea Magistrale di Parma di attività preventive e adattate. La laurea triennale in Scienze Motorie, invece, l’ho discussa all’Università di Genova.”
Qual è stata la tua vittoria più importante fino a questo momento?
“Sicuramente la promozione con il Cuneo contro il Luserna, in casa loro. Mancavano 10 minuti alla fine, mi è arrivata la palla, un cambio di direzione sul terzino che mi marcava ed ho fatto il gol che ha portato la squadra alla vittoria e alla conseguente promozione.”
Emma Errico durante una partita
Emma Errico durante una partita
La tua delusione, invece?
“Tre anni fa, il primo anno a Ravenna. Lo spareggio contro il Bari, in campo neutro. Una partita tosta, perdemmo alla fine. Ho sentito molto quella sconfitta, era il mio primo anno fuori di casa, avevo molta nostalgia della mia famiglia. Non fu una sconfitta facile da digerire.”
Torniamo al presente, come ti sei allenata in quarantena?
“La prima parte a Reggio Emilia con un gruppo di ragazze. Le mie giornate erano monotone, ma belle. Con le altre giocavamo a calcio tennis, avevamo un bel giardino. Poi studiavo e, al pomeriggio, nuovamente calcio tennis con le compagne. La seconda parte, invece, sono tornata dalla mia famiglia e non potevo chiedere di meglio. In questo periodo tragico per tutti, ne ho approfittato per godermi mamma e papà. Ho la fortuna di abitare in campagna vicino al mare, non ho mai smesso di allenarmi.”
Cosa manca al movimento del calcio femminile per fare un salto in più?
“La scorsa settimana ho avuto il piacere di parlare con Elena Linari di una realtà come l’Atletico Madrid. Manca quella parola: il professionismo. Viviamo, ci comportiamo, veniamo trattate come delle professioniste e non possiamo dire il contrario. Il calcio femminile in Italia ha fatto dei passi in avanti, ma quella parolina ci farebbe fare il cambio di marcia decisivo. La ripresa del campionato poteva dare un segnale in più, però sono state prese delle altre decisioni che accettiamo. Ripartiremo, d’altronde siamo donne e siamo forti.”
Quali sono le tue caratteristiche in campo?
“Mi piace giocare davanti alla difesa perchè adoro far iniziare l’azione. Alla Pirlo e alla Pjanic. Mi piace dare ordine e inventiva.”
Su cosa senti che devi migliorare?
“Durante la quarantena, ho deciso di prendere un preparatore atletico personale perchè ne sentivo l’esigenza di farlo. La prima domanda che mi ha fatto è stata “In cosa ti senti carente?” In questi tre mesi sto lavorando sulla rapidità nel breve, cambio passo. Mi sento bene, in campo sarà un’altra cosa, però sono positiva.”
Emma_nazionale_zimbio.com
Emma in azione con l’Under23
Hai una calciatrice di riferimento a cui ti ispiri?
“Calciatrice no, calciatore sì. Mi piace moltissimo Pjanic tocca mille palloni, varia dalla giocata semplice a quella da fuoriclasse, cambi di passo, punizioni incredibili.”
Sei scaramantica?
“Sono scaramantica, da buona ragazza del Sud. Ascolto sempre, prima di ogni partita, il discorso di Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”, lo faccio sempre ascoltare anche alla mia vicina di pullman. Comunque, più che alla scaramanzia, preferisco affidarmi a Dio. Sia io che la mia famiglia siamo molto credenti.”
Tre aggettivi per descriverti
“Umile,generosa e caparbia”
Quando non giochi a calcio, cosa ti piace fare?
“Mi piacciono tanti altri sport: tennis, nuoto in primis. Poi, ho cominciato a leggere molti libri, in particolare, due libri che vorrei consigliare a tutti sono quello di Bebe Vio, e quello scritto da Fabio Caressa “Sono tutte finali”, me lo hanno regalato i miei genitori con tanto di dedica all’interno.”
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Come ogni calciatrice, è vestire la maglia azzurra. Ho avuto l’emozione e il privilegio di farlo nella maggior parte delle giovanili, anche lo scorso anno con l’under 23 per partecipare alle Universiadi. Cantare l’inno è indescrivibile.”
Denise Civitella
Ph Credit:
calcioline.com
zimbio.com
ivg.it

 

Intervista a Federica Cafferata, esterno del Napoli femminile: “Ho voglia di mettermi in mostra con la maglia del Napoli,in Serie A.”

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Federica Cafferata, classe 2000, esterno del Napoli Calcio femminile, neo promosso in Serie A, ha parlato ai microfoni di “Stelle in Campo”.  Nel suo palmares vanta uno scudetto Juniores con il Ligorna, la promozione in Serie A nella stagione 2019-2020 con il Napoli e numerose presenze nelle giovanili della Nazionale azzurra.

 

Federica Cafferata con la maglia del Napoli.
Federica Cafferata con la maglia del Napoli.

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO https://www.spreaker.com/user/7082423/federica-cafferata

Facciamo un passo indietro, com’era Federica da bambina?

“Un po’ come sono adesso. Iperattiva non mi fermavo mai, mia mamma mi ha sempre fatto fare molto sport per farmi sfogare. Oggi tengo sempre lo spirito di quella bambina.”

Com’è nata la tua passione per il calcio?

“E’ una cosa che è nata dentro di me, anche grazie a mio fratello che ha giocato nella Sampdoria per molti anni. Andavo a vedere i suoi allenamenti portandomi dietro il pallone da calcio. Alle elementari, inoltre, la mia scuola fece una squadra di calcio in cui potevano partecipare sia bambini che bambine,alla fine mi ritrovai l’unica delle bimbe a giocare.”

C’è un allenatore o un allenatrice che senti sia stato/a più determinante di altri per la tua crescita calcistica e non?

“In realtà sono tre allenatori: il primo è Ruggero Speranza che ebbi al Bogliasco maschile, l’ultimo anno prima di passare al femminile, avevo quindici anni. Poi ebbi Mara Morin, pur non essendoci un alto livello in Liguria a livello calcistico, lei è una delle poche allenatrici in Italia ad avere il patentino Uefa A. Mister Morin mi ha insegnato ad essere professionale. Un’altra allenatrice eccezionale che spero di avere anche in un club, è Rita Guarino che mi ha insegnato ad avere maggior fiducia nei miei mezzi.”

Come ti sei allenata durante il periodo di quarantena? Come trascorrevano le tue giornate?

“Mi sono sempre allenata per non perdere il ritmo, anche se, con il passare del tempo, era sempre più difficile mantenere alta la concentrazione. Mi sono fermata da qualche settimana, mi sto godendo la mia estate, ma sono pronta a ripartire per la nuova stagione. E’ stato un anno molto impegnativo, sia a livello fisico che mentale. Per vincere un campionato di Serie B devi sempre rimanere sul pezzo.”

Congratulazioni per la promozione in Serie A, come ti sei trovata a Napoli?

“E’ come se non fossi mai andata via da casa. E’ una città che mi rappresenta caratterialmente. Come squadra, inoltre, siamo un gruppo forte ed unito, nonostante questo periodo difficile siamo andate avanti, ci siamo sempre parlate e abbiamo dimostrato, di essere molto affiatate.”

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Cafferata con la maglia azzurra

Qual è stato il tuo gol più importante fino a questo momento nella tua carriera?

“Quello che feci con il Ligorna, nella finale scudetto contro il Bologna. Feci il gol del 3 a 1 che chiuse definitivamente la partita a dieci minuti dalla fine. E’ stato liberatorio e molto emozionante.”

Quali sono le tue caratteristiche in campo?

“La caratteristica principale è sicuramente la velocità (come ci raccontò Noelia de Luca nel corso della sua intervista per Stelle in Campo, n.d.r.). Sono una giocatrice che, a volte, infastidisce l’avversario in maniera “furba”. Non mi reputo una giocatrice potente, ma sulla corsa e velocità la palla deve essere mia.”

Su cosa senti che devi ancora migliorare?

“Devo migliorare il colpo di testa e la freddezza davanti alla porta.”

Hai una calciatrice di riferimento a cui ti ispiri?

“Nell’ultimo anno mi piace tantissimo Alia Guagni, è una giocatrice straordinaria e mi incanta vederla giocare. E’ “internazionale” nel suo modo di giocare, ho avuto modo di incontrare ragazze che hanno giocato con lei e mi hanno confermato che si “allena come un uomo”, lo dico come complimento. Sarà bello giocarci contro il prossimo anno.”

Qual è stata la tua gioia sportiva più bella?

“Oltre alla vittoria dello scudetto contro il Bologna, anche questa promozione in Serie A tanto desiderata, la metto tra le mie soddisfazioni più grandi finora ottenute. In passato, avevo avuto dei contatti con alcune squadre di Serie A, ma non ho mai voluto accettarle perchè non volevo andare via da casa senza aver finito prima la scuola, ero ancora troppo piccola. Rita Guarino mi ha consigliato di non bruciare le tappe e fare le cose con calma. Molte ragazze, finiscono la scuola e mollano tutto per andare in Serie A. Sono felice di essermi guadagnata sul campo la promozione nella massima serie con il Napoli, nonostante non ci sia stata l’occasione di festeggiarla in maniera tradizionale. Un altro ricordo bellissimo è aver vestito la maglia della Nazionale e mi auguro che non possa essere solo un ricordo, ma che presto possa diventare nuovamente realtà.”

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Cafferata in azione

E la tua delusione?

“L’anno scorso, con il Genoa Women. Eravamo andate ai play out contro la Novese, lo abbiamo giocato con le nostre ultime forze, è stato un anno molto difficile. Non ce lo aspettavamo di retrocedere, eravamo cariche e convinte dei nostri mezzi. Avevamo una squadra che se la poteva giocare con tutte, ho avuto la fortuna di rifarmi alla grande quest’anno con questa bellissima promozione in Serie A con il Napoli. Sono contenta che anche le altre mie compagne del Genoa Women abbiano avuto modo di rifarsi quest’anno come Teresa Fracas che è andata al Sassuolo, Valeria Gardel che si è fatta un anno di serie A al Tavagnacco e Noelia de Luca che al Campomorone in Serie C ha fatto un bellissimo campionato.”

Sei scaramantica? Hai un rito che fai sempre prima di ogni partita?

“Nella vita no, ma nel calcio un po’ lo sono. Mi ero fatta personalizzare dei parastinchi, mia mamma me ne aveva regalato un altro paio lo scorso Natale perchè gli altri erano rotti, ma non li ho cambiati, ho sempre giocato con gli stessi. Arriverà il giorno in cui si spaccheranno in due e sarò costretta a cambiarli, ma finchè reggeranno, andrò avanti con quelli. Su quei parastinchi ci sono due/tre segni che ricordo perfettamente in quale partita me li sono fatti. Sono sicura che non li butterò mai via, hanno dei bellissimi ricordi. Prima metto il sinistro, poi metto il destro e prima di indossarli do loro un bacino.”

Federica, quando non sei sul campo di calcio, sei studente universitaria, di che cosa ti occupi?

“Seguo grafica e Web designer, studio alla Scuola Internazionale COMICS di Napoli. Mi trovo benissimo, è stata una mia scelta quella di continuare a studiare. Tengo tantissimo all’università, la grafica è uno sfogo creativo. Finita la maturità, mi sono trovata davanti ad un bivio: punto più sul calcio o lo studio? Sono riuscita a conciliare entrambe le cose, giocando a calcio, ma senza abbandonare gli studi. Alla Comics ci sono professori molto competenti e, fortunatamente, sono riuscita a concordare con loro le lezioni che seguo tre volte a settimana. Sono molto felice di come stiano andando gli studi, l’anno scolastico lo sto superando con ottimi voti.”

Hai un sogno nel cassetto?

“Il mio obiettivo è quello di ritagliarmi uno spazio importante in Serie A con il Napoli, ho voglia di mettermi in mostra. Ho voglia di fare gol e di raggiungere più obiettivi possibili con il Napoli. Voglio far bene per arrivare ad alti livelli con la mia squadra e non con un’altra. Mi farebbe piacere che il Napoli arrivasse più in alto possibile anche nella massima serie.”

Denise Civitella

Si ringraziano il Napoli Calcio Femminile e Federica per la disponibilità e la simpatia.

Ph Credit:

Profilo Instagram di Federica Cafferata @fede_caffe

Ramella-Fazzari

Enzo Pinelli

 

Chiara Mancuso, fisioterapista ed ex calciatrice: “Il ritorno allo sport dopo la quarantena.”

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Chiara Mancuso, classe 1989, ha un passato importante da calciatrice in Serie B e C. A causa dei suoi infortuni, si avvicina al mondo della fisioterapia. Consegue la laurea nel 2012 e, oggi, è iscritta al primo anno di osteopatia. Scopriamo insieme a Chiara, quali sono le difficoltà motorie per un atleta amatoriale e professionista che riprenderà l’attività dopo questo periodo di stop forzato.

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Chiara Mancuso con la maglia della Valpo.

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO ↓

https://www.spreaker.com/episode/27167723

Chiara,raccontaci la tua storia per farti conoscere al nostro pubblico: come nasce la tua passione per il calcio? In quali squadre hai giocato?
“La mia passione per il calcio è nata da quando avevo 12/13 anni. Ho sempre seguito il calcio grazie a mio nonno e mio fratello, grandi genoani. Ho sempre avuto una grande curiosità per gli sport in generale, ma nessuno come il calcio. Feci un provino per il Genoa calcio femminile a 13 anni. Grazie a Luca de Guglielmi e Luca Luxoro andai a giocare nella loro Under 16 e da lì iniziai la mia carriera calcistica. Ho giocato nel Genoa, nella Culmv Polis,  Bogliasco Pieve con cui abbiamo ottenuto una storica promozione in Serie A2, Valpolcevera Serra Riccò con cui vincemmo il campionato che ci permise di andare in Serie B. Poi ho smesso con il calcio a 11 a causa di brutti infortuni. Ho giocato nel Campomorone nel campionato UISP a 7 per alcuni anni, ma dopo l’ennesimo incidente ho deciso di appendere le scarpette al chiodo.”
Quanto hanno influito i tuoi infortuni nella scelta di intraprendere un percorso di fisioterapia?
“In 15 anni di calcio, ho subito innumerevoli infortuni, dovuto anche al fatto di giocare a calcio in modo irruento. I più gravi sono stati la rottura del legamento crociato anteriore destro, sinistro e la frattura scomposta del perone. Durante gli allenamenti, nonostante fossi piccola, mi capitava spesso di “distruggermi” qualcosa, da lì mi è nata la curiosità di curarmi da sola e cercare rimedi per tornare a giocare. La scintilla di voler fare la fisioterapista mi è nata da lì.”
In che anno ti sei laureata?
“Nel 2012, adesso ho intrapreso una nuova carriera da studente, mi sono iscritta alla scuola osteopatica di Madrid, sono al primo anno.”
Tutte le attività sportive si sono dovute fermare a causa di questa pandemia, in questa fase 2 si è tornati a fare sport, quali sono i consigli che daresti per riprendere l’attività sportiva, sia a livello amatoriale che professionista?
“Faccio una premessa: sono uscite delle linee guida governative riguardo al rientro degli allenamenti. Si chiama “Lo sport riparte in sicurezza”. La priorità è quella di evitare assembramenti e qualsiasi situazione che possa favorire il contagio del coronavirus. Il rientro ad un’attività sportiva sarà resa possibile al 100% grazie al lavoro d’equipe tra medici, fisioterapisti, preparatori atletici, osteopati e allenatori.”

Chiara Mancuso al Genoa nel 2017.
Chiara Mancuso al Genoa nel 2017.

Quanto è importante affidarsi a professionisti del settore?
“Credo che questo aspetto sia fondamentale, ognuno ha le proprie competenze e il proprio percorso di studi ed è giusto che ci si aiuti a vicenda. Molti argomenti, come la riatletizzazione di uno sportivo è un campo border line che riguarda più figure, per questo sono convinta che sia importante un lavoro di squadra. Affidarsi a professionisti del settore  è fondamentale per la propria salute e per la prevenzione di problemi futuri.”
Da professionista, quali sono stati i maggiori infortuni post quarantena?
“Non si parla di veri e propri infortuni, ci sono problematiche che possono essere conseguenti ad una quarantena. L’assenza di movimento porta ad una perdita di tono muscolare, una minore efficienza cardiovascolare e una minore elasticità articolare. Questo, con una ripresa dell’attività, può portare ad infortuni muscolo scheletrici, ed è qui che entra in gioco la prevenzione. Un post quarantena può portare a problemi a disfunzioni di colonna: mal di schiena dovuto a posture sbagliate, sedentarietà ed un aumento di peso, da qui aggiungo che sia fondamentale prestare sempre attenzione all’alimentazione. E’ importante che in questo periodo vengano fatti allenamenti mirati ad esercizi di mobilità e un mantenimento dell’elasticità accompagnato ad uno streching dinamico, permette un rientro allo sport migliore rispetto a chi non ha fatto nulla.”
Sai come le società abbiano gestito questo lockdown?
“Ho contattato degli allenatori, mi hanno parlato di questo momento di difficoltà. C’è stata una gestione con programmi di allenamenti  a casa, ogni preparatore ed allenatore ha deciso i carichi in base alla possibilità di ripresa dei campionati. Hanno gestito allenamenti submassimali, senza forzare eccessivamente, volti a mantenere uno stato di forma con esercizi a corpo libero, senza attrezzi, velocità, forza e resistenza. Erano sedute più brevi da 30/40 minuti. Il problema grosso era il rischio di incappare in infortuni per un’esecuzione scorretta dell’esercizio, il collegamento con gli allenatori è fondamentale per ogni atleta. Nel momento in cui un esercizio è eseguito in maniera scorretta, l’allenatore corregge il gesto. Un’altra cosa importantissima è la mancanza del gesto dello sport specifico, fondamentale nella prevenzione degli infortuni. E’ un aspetto neuro muscolare importantissimo. Ci sono delle tecniche di visualizzazione motoria, ma sono difficili da mettere in pratica in questa circostanza.”
Senza dimenticare l’aspetto psicologico delle atlete..
“Certo, molti allenatori mi hanno detto che, nonostante avessero la sicurezza di non ripartenza dei campionati, avevano la priorità di condividere con gli atleti di mantenere alta la motivazione, seppur difficile. Un atleta senza obiettivi fa molta più fatica.”
Al di la della quarantena, quanto è importante prevenire gli infortuni durante una preparazione atletica?
“Questo è un punto che sta prendendo più piede. Prima era un aspetto che veniva dimenticato, non c’erano nemmeno le competenze da parte degli allenatori. In tutte le discipline sportive ci sono stress a livello muscolare ed articolare che non vanno presi sotto gamba. Un post infortunio non risolto, può portare a delle recidive ed a infortuni ancora più disabilitanti.”
Come pensi che sia cambiato il calcio femminile negli ultimi anni?
“Dopo che ho smesso di giocare, mi sono staccata dall’ambiente per una mia reazione psicologica. Ho seguito, ovviamente, i Mondiali. Ho notato grosse differenze fisiche delle calciatrici. La grossa differenza è considerare la donna atleta diversa dall’uomo in termini di allenamento. La biomeccanica della corsa di una donna è diversa da quella di un uomo. Questo aspetto è molto più preso in considerazione. Non entro nel merito della cosa perchè spetta ai preparatori atletici, ma a livello di infortuni, questo tipo di allenamento differenziato è fondamentale.”

Chiara Mancuso, fisioterapista.
Chiara Mancuso, fisioterapista.

Qual è un infortunio frequente nel calcio femminile?
“Le distorsioni delle caviglie, sia traumatiche che accidentali. Poi la lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio.”

Cosa ne pensi di una possibile ripartenza dei campionati?

“Sinceramente, la vedo molto difficile da mettere in atto. Le linee guida di cui parlavo prima, vengono citati degli studi che per una ripresa degli allenamenti e degli eventi sportivi in generale sarà il corretto distanziamento degli atleti e da mettere in pratica non sarà semplice anche perchè il Coronavirus è molto contagioso. L’emissione delle goccioline di saliva durante lo sport fisico, il soggetto in scia di chi cammina a 4 km/h dovrebbe rimanere lontano 5 metri, a differenza del metro standard di chi è a riposo. ”

Denise Civitella

Ph Credit: Fazzari Ramella/ Facebook Chiara Mancuso

 

 

 

 

Martina Angelini, la voce di Sky Sport:”Ho realizzato il mio sogno,ancora non ci credo!”

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Martina Angelini, giornalista sportiva, voce di SkySport con un passato nelle redazioni di Tuttosport ed Eurosport, ha il calcio femminile nel sangue. Dalle sue parole, fuoriesce tutta la sua grande passione per questo sport e per il suo lavoro che l’ha portata a commentare la finale dei Mondiali di Francia 2019 tra Stati Uniti ed Olanda, il sogno che, già da piccola, conservava nel cassetto…

Martina Angelini-politicafemminile
Martina Angelini, voce del calcio femminile su Sky.

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO:

https://www.spreaker.com/user/7082423/martina-angelini

Partiamo dalle origini, da cosa nasce la tua passione per il calcio?
“I miei cugini giocavano a calcio. Ho sempre voluto giocare a calcio, ma nella mia città, Livorno, non esisteva una squadra femminile. Lo seguivo in tv, ho sempre detto che avrei voluto fare la giornalista sportiva per entrare gratis allo stadio. Andavo di nascosto a vedere le partite del Pisa quando giocava in serie A”

In che ruolo ti sarebbe piaciuto giocare?
“Attaccante, sicuramente! All’inizio i bimbi non volevano farmi giocare, poi hanno cambiato idea grazie ai miei gol!”

Qual è stata l’esperienza lavorativa che ti ha fatto crescere maggiormente come donna e come giornalista?
“Gli anni di Tuttosport, ai tempi di Giancarlo Padovan. Giancarlo è stato un Direttore che mi ha insegnato tanto. A volte, mi distraevo e uscivano dei pezzi con errori banali di superficialità. Grazie a lui e al suo modo di essere molto esigente, ho imparato la cultura del lavoro ed a mantenere la concentrazione. Quando Giancarlo si arrabbiava, ti poteva chiamare anche il sabato sera a mezzanotte tenendoti mezz’ora al telefono e aveva quasi sempre ragione lui. Poi è arrivata la tv quasi per caso ed ho accantonato la carta stampata.”

Quando sei passata a fare le telecronache?
“In realtà non volevo farle. Quindici anni fa circa, ero a vedere una partita della Nazionale di calcio femminile, facevo già la giornalista ed il cronista di Rai Sport, mi disse: vieni con me  così mi racconti qualche aneddoto, in questo modo, ho cominciato con le telecronache, ma non pensavo potesse diventare il mio lavoro. Nel 2007 è arrivato Eurosport, c’erano i Mondiali femminili ed io mi proposi, volevo che il pubblico a casa cominciasse a conoscere l’argomento. Sapevo che il cronista non fosse molto a conoscenza della materia.”

Raccontaci la partita o l’evento che ti ha fatto più emozionare in questi 20 anni di carriera…
“Il sogno della mia vita era quello di raccontare la finale di un Mondiale femminile e ce l’ho fatta! Ancora non ci credo. Siamo stati una squadra eccezionale, speravo di riuscire a commentare quella partita con Gaia Brunelli e quando ce l’hanno detto è stata un’emozione grande. I primi cinque minuti della finale di Lione ci davamo le gomitate con Gaia come per dire parla tu Eravamo molto emozionate.”

Come ti prepari prima di una telecronaca?
“Studio molto. Non sono una commentatrice tecnica, il mio ruolo è quello di raccontare il calcio femminile, mi piace raccontare le storie delle giocatrici e le loro curiosità.”

Quanto è importante l’apporto di Gaia Brunelli, tua collega di Sky, nelle telecronache?
“Ho sempre avuto la fortuna di lavorare con dei colleghi fantastici, ho trascorso dieci anni ad Eurosport insieme a Federico Zanon  che è un telecronista eccezionale. Con il passaggio a Sky, è arrivata Gaia Brunelli che già conoscevo e da quando abbiamo cominciato a lavorare insieme, è nata una bella amicizia. Il feeling tra telecronista e commentatore è fondamentale, cominci a conoscerti anche durante il lavoro e subentri quando senti che l’altra è in difficoltà o magari lo sei tu e interviene lei. Gaia è bravissima nel suo lavoro, glielo dico sempre. Il feeling che abbiamo ci porta ad essere “leggere”  non ci prendiamo mai troppo sul serio, penso che nel nostro ambiente, questo sia fondamentale”

Martina insieme a Gaia Brunelli.
Martina insieme a Gaia Brunelli.

Ti sei mai sentita “snobbata” da altri colleghi per commentare le partite di calcio femminile?
“I colleghi si rispettano molto tra loro. Ti racconto questo: spesso mi è capitato di essere su un aereo o un treno con in mano un giornale sportivo. Venivo fermata da qualche personaggio che per attaccare bottone mi diceva ah, leggi Tuttosport ed io con fierezza rispondevo: Veramente ci scrivo. Nella redazione di Sky, ho conosciuto cronisti che erano i miei idoli i quali si sono appassionati tantissimo al calcio femminile, è davvero un bell’ambiente lavorativo.”

Secondo te, siamo realmente vicini al professionismo nello sport femminile?
“Non dobbiamo avere fretta. E’ importante ribadire a tutti che quando si parla di professionismo non significa dire che Cristiana Girelli vuole guadagnare gli stessi soldi di Cristiano Ronaldo. Si parla di avere le tutele: pensione, maternità, non dover più scegliere se lavorare o giocare a calcio.”

Cosa ti piace del calcio femminile rispetto a quello maschile?
“Seguo anche il maschile, spero che il calcio femminile conservi la purezza e la correttezza. Credo che nel femminile ci sia meno la “cultura” della simulazione. Cito sempre Carli Lloyd che è una delle calciatrici più forti del mondo la quale dice: per me il successo di un contrasto non è farti vedere che riesci a farmi cadere a terra, ma che riesco a mantenere la palla e segnare.

Qual è la tua calciatrice preferita?
“Le mie calciatrici preferite sono le bambine del Livorno calcio”

Martina insieme alle bimbe del Livorno Calcio
Martina insieme alle bimbe del Livorno Calcio

La tua vita non è fatta solo di giornalismo, ma anche di calcio vissuto sui campi. Sei infatti la responsabile del settore femminile del Livorno calcio. Raccontaci di cosa ti occupi.
“Quest’anno ho dovuto lasciare, a settembre 2019, a causa del trasferimento a Milano. Ho creato il calcio femminile a Livorno. La società mi aveva chiesto di creare una squadra, (grazie alla possibilità offerta dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio ai club professionistici maschili di acquisire società dilettantistiche femminili, n.d.r.), eravamo partiti da zero e adesso ci sono quasi ottanta iscritte. Ho lasciato le chiavi della mia mia “creatura” ad un altro responsabile, Juri Cavallini che è bravissimo. Mi definisco Presidente onorario e continuo a seguirle quando posso.”

Quali sono i tuoi progetti futuri?
“L’avventura con Sky è iniziata l’anno scorso e spero che continui. Il progetto è quello di ricominciare il prima possibile a fare le cronache sui campi da calcio e che questo periodo di difficoltà passi presto.”

Come occupi il tuo tempo libero?
“Sono molto fortunata. Amo il mio lavoro ed è anche la mia passione. Sono felice di alzarmi presto alla domenica mattina per andare a fare la cronaca di una partita. E’ davvero una fortuna. Adoro seguire gli sport, non a praticarli!”

Cosa diresti alla Martina di 20 anni fa?
“Le direi di non mollare, quando ci sono stati dei momenti di difficoltà. Ho fatto tanta gavetta, quando mi ha chiamata Sky, la cosa più bella è stata quella di ricevere tante chiamate dai colleghi i quali mi dicevano: Finalmente raccogli quello che hai seminato. Vent’anni fa quando dicevo che mi occupavo di calcio femminile la risposta era: Perchè, le donne giocano a calcio? Invece, le soddisfazioni sono arrivate!”

Sei scaramantica?
“Ti direi di no, ma un po’ sì, soprattutto da tifosa. Magari non cambio posizione sul divano se seguo una partita che mi interessa o mi vesto alla stessa maniera se il risultato è stato positivo per la mia squadra.”

Sul tuo profilo Instagram, citi una frase bellissima di Roberto Vecchioni “Sogna ragazzo sogna”, cosa rappresenta per te ? “”Lasciali dire che al mondo quelli come te perderanno sempre… perché hai già vinto lo giuro, non ti possono fare più niente”
“E’ una delle mie preferite, ci sono delle frasi in questa canzone che, a seconda della situazione, mi ripeto sempre nella mente. Questa può essere la frase che direi alla Martina di 20 anni fa.”
Grazie a Martina Angelini per la sua disponibilità e la  passione che è riuscita a trasmettermi in questa intervista. La sua voglia, determinazione e passione nei confronti di questo sport devono essere d’esempio per tutti.
Denise Civitella

PH credit:

www.livornosera.it ,

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