GUARDA COSA HO QUA

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Siamo al delirio, siamo a sottostimare di tutto e di più: lo stalker che è stato denunciato per nove volte dalla vittima, l’ha ammazzata e si è suicidato. La legge non può far nulla, Gabrielli ha ammesso: “Dispiace, ci sono due morti, ma non possiamo arrestare tutti gli stalkers che ci vengono segnalati”. Tempo fa una donna che conoscevo molto bene, ha denunciato suo marito perché la picchiava sonoramente. I carabinieri con estrema confidenza le hanno confessato: “Signora finché non c’è sangue che scorra, non possiamo fare molto!”. Per questa donna, morta per altre ragioni, potrei commentare con un “meglio così”, ma sarei di un cinismo unico e volgare. Dopo tanto sesso all’aperto, nei luoghi più impensabili e nelle vie che impazzano per la movida, si continua a fare sesso sotto gli occhi di tutti, non si bada a nulla e a nessuno. Dal post dell’altro giorno dove segnalavo due casi eclatanti a Napoli e a Milano, nel frattempo si sono moltiplicate le foto e le riprese video di altri nuovi casi fotocopie degli ultimi avvenimenti, come se fosse un gioco o una sfida tra questi trasgressori e le forze dell’ordine. Non mi risultano arresti sul posto e gli accoppiati se la cavano sempre. Una legge del 2016 ha depenalizzato un reato che prima era punibile: masturbarsi in pubblico, all’aperto, o in macchina, è solo un reato amministrativo e quindi non perseguibile per legge. La sottile differenza sta in un “dettaglio” ridicolo, ossia, se il posto dove viene sorpreso il maniaco, sia generalmente frequentato da bambini o meno. L’arrestato un moldavo, per ben tre volte è stato pizzicato a compiere gesti osceni smanacciandosi; portato davanti ai giudici per le ragioni che ho accennato se la caverà con una pena amministrativa. Beh, come sempre all’italiana, facciamo anche i regali alle bestie immonde che girano per parchi e luoghi pubblici esibendosi in penosi show. E se in un parco, ammettendo la scena della foto dove le tre donne ironicamente danno un voto, apparissero dei bambini per caso, così tanto per rompere le scatole ai giudici, cosa accadrebbe? 

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SCARPE E GRIFFES

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Risultati immagini per scarpe louis vuitton donne

 

Costano tanto perché come sapete benissimo, la firma  è quel che vale. Poi se alla griffe  aggiungiamo anche la superlativa qualità dei materiali impiegati e il design unico ed esclusivo, allora non c’è altro da fare. Louis Vuitton è ricercato, è preferito, è ha prezzi molto alti, tuttavia, se pensiamo e sappiamo che queste scarpe siano fabbricate in Transilvania, allora qualche domanda nascerà pure spontaneamente, o no? Sono questi i problemi che attanagliano le economie dei paesi occidentali, e se continuiamo di questo passo, due sono le possibilità: O alziamo il ponte o abbassiamo il fiume! Un operaio della fabbrica dove sono confezionate queste calzature, prende 133 euro al mese, quindi con una mano d’opera di tal livello, chi c’è in occidente che possa prendere un salario così basso? Però c’è da dire che queste scarpe della Vuitton, appena pronte, arrivano in Italia perché da noi vengono applicate le suole. Pertanto l’etichetta “Made in Italy” non è poi un falso, ma corrisponde ad una verità anche se relativa. Le fabbriche distribuite un po’ dappertutto sono segrete, la famosa griffe non le sputtana facilmente e questa della Transilvania, è una dritta ricevuta da un caro amico. La Transilvania è una regione della Romania, una regione bella e misteriosa: Dracula il dentone era di quelle parti e il suo castello è meta di tanti turisti. Quindi, gli operai prendono poco, la Louis Vuitton (Dracula) guadagna tanto, e noi italiano come al solito facciamo le sole…ops…le suole. Le facciamo e ce le fanno!

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BELEN: ALLA LARGA DAI BOX

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Quando preconizzo, prevedo e anticipo certe situazioni, non è per le mie doti divinatorie, ma per semplici e scontate deduzioni. Andrea Iannone, nonostante io non sia un appassionato di motociclismo, a proposito un in “bocca a lupo” per Max Biaggi: “Forza Max ti rimprenderai!”, non fa notizia per la sua professione quanto per la “preziosa” compagnia. Compagno della Belen, se la trascina (o forse è lei che lo trascina) dietro alle gare di GP perché sia sempre in sua compagnia, magari gli porta fortuna. La verità è un altra: lei porta sfiga perché non le importa una mazza delle sue gare; a lei interessa farsi le vacanze nei luoghi paradisiaci dove si effettuano le gare. Coglie così l’opportunità di fare i suoi celeberrimi selfie in posti incantevoli e si diverte come se fosse una vacanza. E’ andata avanti così per tutta la stagione quasi, solo che ora i risultati non arrivano, la Suzuki che ha puntato molto sul giovanottone, comincia a dare segni di irritazione: con quel che lo ha pagato, credo ne abbia ben donde! La goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stato il recente GP tenutosi al Mugello: la Belen ormai la faceva da padrona scorrazzando per i box, no perché fosse incuriosita dagli attrezzi e dalle strutture tecniche, ma lo faceva perché con il omnipresente cellulare, erano scatti a ripetizione: ormai non ha più un mestiere preciso l’argentina, fa scatti e tv, così ad capocchiam! Dicevo che al Mugello è finita la pazienza della Suzuki, nessuno riusciva a lavorare con lei che ronzava con un hot pant ridottissimo distraendo tutti i presenti. Inoltre si era tirata dietro non solo Iannone, ma una comitiva di amici e amiche che nulla avevano a vedere con il lavoro: erano cazzeggiatori invitati per mostrare loro come si viva una gara ai box. Beh, non so se in giapponese, giargianese o italiano, certo è che la “preghiera” rivolta a Iannone sia stata chiara e diretta: “Caro ragazzo se vuoi te la porti appresso dovunque, ma il giorno delle prove e delle gara lei resta lontano da pista e box. Già i risultati sono deludenti, la moto non va, tu ci metti il carico da undici perché sei sfigato e poco vincente, per  cui finiamo ‘sta stagione di cacca e poi ne riparliamo!”. Beh, detta così mi sembra chiaro che la Belen dovrà trovarsi qualche altra distrazione, altri interessi, tanto a lei non mancano le occasioni. Lui il povero Andrea tirerà la moto in pista con scarsi risultati, lei tirerà….tirerà…la carretta, scusate non mi veniva il verbo giusto e pertinente su cosa dovrà tirare! 

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E VOI CHE PELO SCEGLIERESTE?

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Il costume più strano dell'estate? Quello che riproduce un petto peloso maschile

La domanda non è “Cosa sarebbe?”, ma la domanda è: “Pekkè?”. Solo 44 dollari, potrebbero anche andare bene, ma perché una donna dovrebbe indossare questo costume da bagno? Non è un fake, ero sul punto di dire non è una bufala, ma con quei peli ben in vista, chi mi avrebbe mai creduto? Disponibile nelle taglie (c’ha pure le taglie? Io la taglia la metterei…sulla testa dell’inventore) dalla XS alla XXL, è un costume per ridere, per creare scompiglio in spiaggia e al mare. Ma va? In realtà dovrebbe lasciare campo aperto alla fervida immaginazione degli uomini, ossia, dovrebbero guardare una donna con quel costume addosso (ci sono anche varie tonalità) ed esclamare: “Mado’ mai visti tanti peli sul corpo di una donna!”. E’ certo, chi sarebbe la donna che azzarderebbe tanto? Forse la sorelle dell’inventore di cotanto sgarbo e inutilità. La società produttrice la “Bleoved Shirts”, è entusiasta di queste nuove proposte, anzi pare che abbia messo in giro, altri modelli con ben evidenti non solo i peli, ma anche accenni di parti intime maschili! Loro saranno entusiasti, io non sono “entusiasto”, non mi viene da ridere e scusate se è poco, ma vorrei vedere e conoscere chi comprerà ‘ste boiate!!!! Forse solo a carnevale? E’ vero, ci stiamo fumando il peggio del peggio e con la libertà di fumare erba, dovremmo cambiare fornitori ogni cinque minuti vista la robaccia che c’è in giro!

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SCUOLA E SESSO: LEZIONI SERIE!

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Me l’aspettavo e non ci voleva la sfera di cristallo per sapere in anticipo cosa sarebbe accaduto: a Modena, nella scuola elementare di Sant’Agnese, in una quinta elementare e a pochi giorni dalla fine delle lezioni, è stato distribuito un fascicolo formato da fotocopie messe insieme, dal titolo “Amarsi”. Ekkeddè???? Lo dice il titolo e con un po’ di perspicacia si può anche desumere la materia trattata: educazione sessuale nuda e pura corredata da disegni e schizzi molto eloquenti anche per bambini di dieci anni! Ora la domanda non è a che serve, ma…pekkè? L’incipit all’argomento è malizioso e tendenzioso: ” Cosa è l’orgasmo? Sono i rumori e i silenziosi sospiri che fanno mamma e papà quando sono in camera da letto”. Chiaro, conciso e compendioso. E’ qua scatta la polemica immancabile: i genitori non sapevano nulla, qualcuno ha cercato disperatamente la telecamera nascosta di “Scherzi a parte”, qualcuno si è sentito rivolgere dal figlio domande imbarazzanti, qualcuno ha pensato che avessero già assegnato i compiti per le vacanze. Lo sappiamo come vanno queste cose: la preside è incazzata perché la storia si sia divulgata a macchia d’olio sui social quando sperava in un atteggiamento più riservato e diretto: “Potevamo parlarne insieme prima…” ha detto ad un genitore piuttosto agitato. Ecco come nascono i casi: non si fa educazione sessuale a scuola e tutti a criticare la scuola che non si attiva per impostare corsi specifici e professionali per i ragazzi che sin dalla scuola elementare, dovrebbero cominciare a parlare di sesso. Poi, quando qualche scuola si muove nella direzione giusta, tutti a sbraitare e a contestare. E’ una foto che conosciamo bene, se qualcuno plaude altri avversano l’iniziativa. Gli scontri verbali hanno rovinato la chiusura imminenti dell’anno scolastico, la patata (sic) bollente se la passano per discuterne e intanto il caso è scoppiato. Parlano esperti, addetti ai lavori e i poveri genitori che spesso di fronte a precise domande non sanno che rispondere. Concludo ritenendo solo che il lavoro (il fascicolo) sia un po’ troppo spinto nei disegni illustrativi, e credo sia la ragione principale che abbia sconvolto i genitori i quali in una riunione, avevano deliberato con la preside di procedere alla lezione di educazione sessuale. Spesso sfugge a tanti il garbo e la moderazione, il problema è sui contenuti più che sulla forma. Ecco, mancava il giusto equilibrio per non squinternare questa chiusura d’anno scolastico che rimarrà e passerà alla storia per un incidente di poco conto.

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VATTI A FIDARE DI UNA BANCA…

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Risultati immagini per banca del seme Bijdorp Olanda

 

E allora ditelo che li volete tutti uguali e somiglianti come piccoli cinesini. Non è normale che una ventina di bambini nati negli anni novanta per mezzo di inseminazione artificiale, guardandoli attentamente oggi, assomiglino tutti al padre! Ma come? Se trattasi di banca del seme, non si dovrebbe conoscere l’identità del donatore, o no? Appunto, non si dovrebbe conoscere salvo che il donatore non sia proprio il direttore del centro! O caxxo! Possibile? In Olanda presso il centro di fecondazione di Bijdorp, il direttore Jan Kaarbat raccoglieva seme, ma principalmente si preoccupava di raccogliere il suo, visto che i rapporti proporzionali lo inchiodino apertamente: su una sessantina di casi, una ventina di “fratelli” anonimi mi sembra una esagerazione. Il direttore è morto recentemente a 89 anni e considerando la situazione, era molto attivo…manualmente se 25 anni fa gli ha dato che gli dato, per aver depositato tanto di quel seme che poi veniva donato per fecondare le ignare madri che ne facevano richiesta. Insomma, sarò prevenuto, ma questo maledetto imbroglio, fosse accaduto in Italia invece che nella civilissima Olanda, avrebbe suscitato commenti un po’ ironici, sarcasmo spicciolo e risate a denti stretti. Lui si definiva all’epoca il “pioniere della fertilità” (e grazie al…casso) mentre nel 2009 la banca fu chiusa per irregolarità amministrative. Insomma, senza farsi mancare nulla, ora si indaga apertamente raccogliendo prove, carte, documenti ecc.ecc. Le famiglie dei giovani somiglianti al padre Kaarbat sono tante, hanno intentato causa e vorrebbero sapere come siano andate veramente le cose. Addirittura hanno proceduto per obbligare l’esame del DNA al figlio ufficiale del medico e dopo si potrà forse scoprire come effettivamente siano andate le cose. E se tutto ciò non fosse accaduto in modo anonimo come dovrebbe essere, ma con una partecipazione attiva e cosciente delle future mamme? Cioè, un accordo per saltare l’iter burocratico, oppure un maneggio di soldi per non aspettare la lista di attesa? Ventidue bambini non sono pochi e su sessanta, fanno una bella percentuale, vuoi vedere che il seme…era “veramente falso” e non passava nemmeno dai depositi bancari? Compiacenza e complicità alla fine non pagano. 

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C’E’ SLANG E SLANG

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“Despite the constant negative press govefefe”. Embè? Leggete questo twitter in piena notte mandato da Trump, e andate tutti nel pallone per un vocabolo che non conoscete? “Nonostante la costante copertura negativa della stampa”, questa la traduzione del twitter, semplice no? Meno male che non hanno svegliato me, altrimenti avrei bestemmiato in lingua madre, sgranando un rosario irripetibile. Come dite? Non era chiara solo la parola “covfefe”? Non esiste in nessuno dizionario al mondo l’etimo covfefe? Scusate ma se foste più perspicaci e informati, avreste capito subito che il buon Donald, preso da un lapsus freudiano, abbia scritto il twitter in inglese ma l’ultima parola, per una distrazione tipica dei soggetti come lui dotati di centralina multipla, l’abbia scritta in giargianese. Tutto qui, il giargianese è uno slang tipico di Staten Island, uno dei tanti quartieri della Grande Mela e per lui nato a New York, quello slang è rimasto nel cuore e nella testa. “Covfefe” in giargianese significa “coverage”, cioè “copertura” in italiano. Vabbè, è una trumpata ma farne un caso per semplice ignoranza (intesa come non conoscenza), mi sembra eccessivo. Studiate, studiate twittaroli!!!! 

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