Preghiera al Crocifisso

 

“Signore,

ti prego per me e per i miei cari,

dalla profondità del Tuo Amore ti chiedo: aiutaci!

I giorni passano e siamo stanchi,

la vita a volte riserva così tante croci 

e senza di te non ce la facciamo.

Consola il nostro cuore, tu 

che hai deciso di abitarlo e farne una casa.

Donaci il coraggio di superare gli ostacoli

con la forza della Tua presenza.

Signore il tuo dono sulla croce

non è stato vano.

Tu sei segno che l’amore vince sull’odio, sulla rabbia, sulla paura.

Tu ci insegni a fare della croce un punto di forza

e dalla Tua, trovare il coraggio per vivere la mia.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

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Cristo in quella roccia

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Is 50,4-7

Salmo: Sal 21 (22)

Seconda lettura: Fil 2,6-11

Vangelo: Lc 22,14-23,56

 

Cominciamo la settimana Santa con la lettura della Passione secondo Luca. Abbiamo scelto di proporre una meditazione della Parola per immagini, ovvero: dare delle immagini “chiavi”, che possano aiutare ad addentrarci nei testi.

L’immagine è quella della roccia.

Giuseppe d’Arimatea, “si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto.”

Giuseppe era considerato uomo buono e giusto, che aspettava il regno di Dio. Il Signore aveva promesso il Regno e di fronte alla Sua morte, apparente fallimento, non perde la speranza, egli si fidava delle Sue parole. Giuseppe con riguardo, dà a Gesù una degna sepoltura, dona a quel corpo ferito, morto, la cura e il rispetto, avvolgendo in un telo e deponendolo in un sepolcro scavato nella roccia.

Il Signore roccia della nostra vita, risorgerà da quella stessa roccia, trasformandola da luogo di morte a segno di vita. Sarà proprio quel sepolcro vuoto, ad essere segno che Gesù è risorto. Egli desidera essere la nostra roccia, un luogo sicuro, stabile, dove poter risorgere, perché con Lui che è possibile!

Risorgiamo anche noi dalle nostre fatiche, dalle sofferenze e dai dolori, spostiamo quelle pietre che ci ostacolano con la forza di Dio, non abbattiamoci davanti alle difficoltà. In questa lotta non siamo soli, l’apparenza del nostro sentire, non deve superare la fede in quel Volto presente in noi, da sempre.

Come Giuseppe d’Arimatea ha creduto fino alla fine, anche noi deponiamo i nostri pensieri, le preoccupazioni e persino le nostre paure, che sanno di morte, in quella roccia da cui scopriremo uscirà la vita, risorgerà in noi la speranza e la morte non sarà più l’ultima parola.