LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: At 4,1-12
Salmo: Sal 117 (118)
Vangelo: Gv 21,1-14
Nel Vangelo di oggi, Gesù si manifesta ai discepoli nel quotidiano del loro lavoro. Anche in quella notte non presero nulla, una situazione simile era già successo tempo prima e fidandosi del Signore avevano raccolto parecchio. Ora l’episodio si ripete, i discepoli inizialmente non si accorgono che era Gesù, ma poi alla vista di quel miracolo lo riconoscono.
Il fatto che Gesù è risorto, non vuole dire che non ci saranno più fallimenti o fatiche da superare, ma ora quel nulla della notte è abitato da una consapevolezza: la Sua presenza.
Se prima i discepoli erano titubanti ad ascoltare un uomo che gli diceva come pescare, ora è possibile vedere un cammino che ha portato a fidarsi e a riconoscerlo. Questo discorso è un invito per noi, dove le fatiche e le fragilità possono anche ripresentarsi, ma il suggerimento è di non viverle come la prima volta, perché adesso possiamo identificare i Suoi passi nella nostra vita e scoprirci non più soli, ma abitati da un Amore che ci raggiunge.
Vivere da risorti non vuol dire assenza di fatiche e difficoltà, ma è saperle affrontare con la forza di Dio.
Gesù è la forza e il coraggio nel nulla di quelle nostre notti, ora è possibile non fermarsi e superarle perché sappiamo che Lui è con noi, e all’alba del nuovo giorno la pietra sarà tolta e dalla notte risorgeremo.