Un lebbroso guarito

Un lebbroso guarito

30 GIUGNO 2023

VENERDÌ DELLA XII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gen 17,1.9-10.15-22

Salmo: Sal 127 (128)

Vangelo: Mt 8, 1-4

Nel Vangelo di oggi Gesù guarisce un lebbroso, una persona impura, intoccabile per la legge, ma non per Gesù; Lui stende la mano, lo tocca e lo guarisce. Egli risponde a quel desiderio umano di essere purificato, guarito. Il lebbroso Infatti non ha nome, perché può essere ciascuno di noi che ha bisogno di essere guarito, purificato, dobbiamo solo chiederglielo.

Da sempre, Dio aspetta che gli uomini gli chiedano di essere salvati, guariti da quel peccato che corrode il cuore.

Come afferma Sant’Agostino: “Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te.”

“Lo voglio: sii purificato!”, ovvero: si operi quanto chiedi, perche la tua fede esprime il tuo desiderio di una vita bella.

A Dio importa la nostra serenità, che il nostro cuore viva in pace con Lui e con i fratelli. Egli ci guarisce, da ciò che ci tiene lontano dagli altri e da Lui stesso.

Il lebbroso guarito, non riesce a contenere questa felicità, questo stupore, e disobbedendo a Gesù che gli aveva ordinato di non dire niente, proclama la grandezza del Signore, perché quando un uomo è pieno di Dio trasmetterà sempre Dio.

“Signore,

come il lebbroso ti chiedo di purificarmi.

Nel pieno del mio pentimento, ti supplico perdono,

perché la vera lebbra

è quando nel mio cuore tratto da lebbrosi gli altri

e metto una distanza.

Aiutami a guarire dalle ferite del mio passato,

insegnami la via della misericordia,

così che senta refluire amore

lì dove ora c’è solo dolore.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

“Ma voi, chi dite che io sia?”

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GIOVEDÌ 29 GIUGNO 2023

SANTI PIETRO E PAOLO, APOSTOLI – MESSA DEL GIORNO – SOLENNITÀ

Prima lettura: At 12,1-11

Salmo: Dal Sal 33 (34)

Seconda lettura: 2Tm 4,6-8.17-18

Vangelo: Mt 16,13-19

“Ma voi, chi dite che io sia?”. Una domanda che suscita l’inquietudine del cuore, che ci porta alla radice della fede in Gesù Cristo. Come Pietro possiamo rispondere: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Tu Signore sei il Dio della mia vita, perché nonostante tutte le mie fragilità ho fatto e posso continuare a fare l’esperienza del tuo amore fondante e della tua misericordia.

Grazie a Pietro e a tanti testimoni della fede, posso dare ragione della speranza che è in me. Anch’io sono chiamato ad essere roccia, un piccolo pezzetto, parte di quella chiesa che è il corpo di Cristo in condivisione con i fratelli.

Tutti siamo invitati da figli ad entrare nella casa del Padre, nel suo Regno, e come a Pietro, Egli stesso non solo ci aprirà la porta, ma ci consegnerà le chiavi, perché si fida di noi e ci chiamerà: “beati”.

“Signore,

mi domandi chi sei per me,

ed io desidero risponderti:

sei la chiave della porta del mio cuore,

sei l’unico capace di entrarvi.

Sei l’amore vero, in grado di consolare ogni cuore

per riportare la pace.

Sei tre volte il Tu che mi corrisponde

e che da quando abita la mia vita

l’ha resa nuova.

Stai con me, insieme, per dirci chi siamo e

aiutare coloro che ancora non lo sanno

a scoprire nel Tuo cuore il proprio posto”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Frutti buoni

Frutti buoni

 

MERCOLEDÌ 28 GIUGNO 2023

SANT’IRENEO, VESCOVO E MARTIRE – MEMORIA

Prima lettura: Gen.15,1-12.17-18

Salmo: Dal Sal 104 (105)

Vangelo: Mt 7,15-20

La metafora dei frutti che Gesù usa nel Vangelo di oggi, ci conduce ancora una volta nelle profondità del nostro essere, per capire quale tipo di albero siamo. SI riferisce alla nostra vita e a cosa abita il nostro cuore. Se abbiamo un cuore buono, i nostri gesti parleranno della pienezza del cuore, le nostre relazioni sapranno di accoglienza e di misericordia, verso noi stessi e verso gli altri.

Dai loro frutti li riconoscerete, dice il Signore, perché questi crescono spontaneamente perciò sono veri.

S. Paolo nella lettera ai Galati, parlando dei frutti spiega che essi sono opera dello Spirito: amore, gioia, pazienza, pace, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Questi frutti sono gia in noi dobbiamo solo farli crescere, lasciare che emerga la bonta di cuore, cosi che nessuno possa diventare un falso profeta.

I falsi profeti non producono frutti buoni, ma solo opere apparentemente buone e che nascondono insidie, si rivelano ingannevoli, perché non appartengono  alla verità.

Apriamoci ai doni dello Spirito per generare frutti buoni e belli, di quella bellezza che solo Dio può generare.

“Signore,

donami la forza,

per consegnarti frutti buoni.

Dammi il coraggio di cambiare in me,

tutto ciò che mi allontana da Te.

Fai di me un frutto buono,

un riflesso dono del tuo Spirito

per portare un po’ di Te

in questo mondo che ti cerca”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

La porta stretta

la porta stretta

 

27 GIUGNO 2023

MARTEDÌ DELLA XII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 13,2.5-18

Salmo: Sal 14 (15)

Vangelo: Mt 7, 6.12-14

Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!

Per avere vita, il Signore ci indica una porta stretta. Non vi sono molte alternative, per passarla bisogna essere piccoli, è necessario uno sguardo attento per trovarla ed avere il coraggio di percorrerla.

É bello che non vi siano indicazioni su come attraversala, poiché è per tutti. Ciascuno di noi troverà il modo per passarvi, certo è che bisogna lasciarsi indietro tante zavorre, poiché quando ci si muove nel piccolo bisogna essere leggeri; è come quando si cammina in montagna, non sono necessari carichi pesanti.

Allora come trovare quella porta? É necessario lasciare nel corso del tragitto quei pesi a Dio, lasciare che sia Lui a liberarci con il suo amore, anche se è difficile ammettere i nostri errori, le nostre fatiche, ma Egli è qui per ascoltarle. Pochi trovano quella strada perché in fondo i nostri pesi li conosciamo, li teniamo stretti per paura di averne di nuovi, di difficile gestione, questi ormai li sappiamo e quindi si tende ad andare avanti così; nel tenerli si perde di energia, l’energia necessaria per trovare quella porta che conduce alla vita.

Non teniamo di camminare, poiché è la strada della vita.

Andiamo avanti, camminiamo certi che non siamo soli, i passi dell’amore sono da Dio accompagnati e tanti santi prima di noi hanno camminato per le nostre strade, proviamo a conoscerli, li troveremo accanto come compagni di viaggio. Vi saranno poi altri santi della porta accanto, che come noi ci accompagnano e camminano accanto, fedeli alla ricerca di quella porta, stretta, promessa ma che conduce alla vita.

“Signore,

ai Tuoi piedi ti lascio ogni mio errore,

dinanzi a Te ripongo il mio cuore.

Tu sai quanto grande è il mio dolore

ed il peso che ha dovuto sopportare,

eppure io quella porta stretta desidero varcarla,

come un viandante la cerco,

e ad ogni passo, lascio indietro un pezzo di me,

così da lasciare spazio al Tuo amore venirmi incontro,

per trovare la porta e da essa la vita.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

La trave

la trave

26 GIUGNO 2023

LUNEDÌ DELLA XII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

Prima lettura: Gn 12,1-9

Salmo: Dal Sal 32 (33)

Vangelo: Mt 7,1-5

Il Signore Gesù nel Vangelo di oggi, ci esorta a togliere la trave dai nostri occhi. Quali sono queste travi?

Ciascuno di noi è invitato a chiederselo. Il rischio è di pensare di non averne, anche se tutti, chi poco o tanto, hanno delle travi che non fanno vedere bene.

La trave della gelosia, che fa vedere l’altro sotto la luce della rivalità e si passa il tempo a chiedersi chi è migliore, oppure a cercare gli errori altrui per sentirsi meglio.

La trave dell’orgoglio, che ci separa reciprocamente e ci mostra solo potere, rivalsa, e ci allontana dal mettere insieme i talenti da condividere.

La trave dell’indifferenza, che svaluta le persone e le rende inferiori, quasi a rinchiuderle in un luogo dove non passa la luce.

La trave della sofferenza, la quale riflette tutto il dolore causato dagli altri, così che ogni gesto ricevuto verrà analizzato, e incasellato secondo modelli predefiniti, formando dei pregiudizi dinanzi al nostro cuore pieno di paura di soffrire.

Queste e altre travi, ci fanno vedere in chi abbiamo di fronte delle pagliuzze, che possono essere, esse stesse, un riflesso della nostra trave e quindi bisognose di misericordia.

Perché identificare queste travi? Per scoprire un cammino di libertà alla luce di Dio. Per intessere relazioni nuove a partire da Cristo. Per continuare a credere che nonostante tutto, c’è un Dio pieno di misericordia, venuto a togliere ogni trave, ogni traccia di male e vivere a partire da questo amore. L’amore di Dio, riconosciuta la trave, ti aiuterà ad eliminarla e tu ci vedrai di nuovo, come la prima volta in cui hai aperto gli occhi al mondo, ma non sapevi che era realtà.

“Signore,

aiutami a togliere questa trave,

fa che nel Tuo amore,

il mio sguardo trovi sempre il Tuo,

ed insieme,

io possa vedere chiaramente dove sei Tu e dove sono io.

Aiutami a vedere,

fa che tolta la trave non ne formi di nuove,

affinché nel Tuo sguardo limpido,

io mi ritrovi e ne sia capace anch’io.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Nel conto di Dio

nel conto di Dio.

 

DOMENICA 25 GIUGNO 2023

XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

 

Prima lettura: Ger 20,10-13

Salmo: Dal Sal 68 (69)

Seconda lettura: Rm 5,12-15

Vangelo: Mt 10,26-33

 

“Anche i capelli del nostro capo sono contati”.

Il Signore nel Vangelo di oggi, ci invita a pensarLo come Colui che è davvero in grado di prendersi cura della nostra vita, e lo fa in ogni cosa. L’esempio così semplice dei capelli, ci fa riflettere su quanto Dio sia un Padre della quotidianità.

Nel leggere questo testo che tende a rassicurarci, a non temere, sarebbe stato logico aspettarsi da Gesù un grande sermone, parole spiazzanti. Invece, Egli ci “spiazza” parlandoci con un linguaggio che sa di quotidianità, perché Gesù è con noi in quella ordinarietà della vita e non ne perde un solo capello.

I nostri capelli da Lui sono tutti contati, poiché non c’è nulla di noi che non vale, non c’è nulla di noi di cui non si prenda cura. Allora andiamo a Lui, fidiamoci di Gesù, facciamo della nostra vita una quotidianità che sa di essere custodita da Lui; non mancheranno le ferite, ma nel Signore tutte saranno custodite, perché anche ogni capello che si perde, era già nel conto di Dio.

“Signore,

aiutami a comprendere che per Te valgo.

Di al mio cuore che ne hai cura,

e fa che io lo senta

così da avere la forza per le mie giornate.

Desidero Tu sia nella mia vita,

voglio sia un luogo in cui Tu possa averne cura.

Ti affido me stesso,

e nell’affidarmi pongo tutto nel Tuo cuore

così grande da contenerci tutti

e aver spazio ancora.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Giovanni

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SABATO 24 GIUGNO 2023

NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA – SOLENNITÀ

Prima lettura: Is 49,1-6

Salmo: Dal Sal 138 (139)

Seconda lettura: At 13,22-26

Vangelo: Lc 1,57-66.80

“Si chiamerà Giovanni”. Dare il nome alla persona umana, significa darle la propria identità che la distingue dagli altri e contribuisce alla definizione della personalità. Il nome rivela la persona al mondo ed è una delle chiavi di lettura attraverso le quali si viene percepiti e considerati unici.

Nella cultura biblica, a partire dalla creazione, dare un nome significava far vivere: “Dio disse: ‘Sia luce!’ E luce fu” (Gen 1:3). Il nome per gli ebrei rappresentava l’essenza stessa della persona, la sua natura, la sua forza, la sua attività.

Il nome: “Giovanni”, significa “dono di Dio”. Elisabetta si è fidata della promessa di Dio, della grande misericordia che il Signore le aveva manifestato. Ella sa bene che l’identità di questo bambino sarà di essere dono. La vita che è cresciuta in lei viene da Dio, e come tutti i figli sono dono del cielo affidati ad una madre.

Ogni figlio che nasce e cresce è un dono per la terra, per il mondo. Questa è anche la nostra dentità profonda: essere dono, essere profeti di gioia e di speranza.

Tesori in cielo

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23 GIUGNO 2023

VENERDÌ DELLA XI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 2Cor 11,18.21b-30

Salmo: Dal Sal 33 (34)

Vangelo: Mt 6,19-23

Possiamo dire che l’essere umano tende sempre ad assomigliare a ciò che ama, amando le cose diventerà come le cose, se ama Dio, invece, assomiglierrà sempre di più a Lui del quale ne porta gia la sua immagine.

Il Dio del cielo sarà ciò a cui tendere, sarà il tesoro più grande che nessuno potrà rubare, sarà il luogo dove posare il cuore.

Quando parliamo del cielo, istintivamente leviamo lo sguardo verso una sfera più alta e un livello di vita superiore a quello terreno sul quale viviamo; così il nome del cielo riassume le più alte aspirazioni dell’uomo, e il nostro pensiero si volge al Padre del cielo. A ragione dunque S. Paolo diceva che “il nostro interesse sta nei cieli” (Fil 3,20).

Si tratta di sapere bene dove porre le basi della propria esistenza. Se nei beni materiali di questa terra, rischiando di perdere quanto accumulato, oppure in Dio che è Padre e Madre di tutti, che apre il nostro sguardo perché la vita diventi luminosa e la ricchezza di Dio si condivida con tutti i fratelli.

Padre nostro

padre nostro

 

22 GIUGNO 2023

GIOVEDÌ DELLA XI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

Prima lettura: 2Cor 11,1-11

Salmo: Dal Sal 110 (111)

Vangelo: Mt 6,7-15

Il Vangelo di oggi è molto conosciuto, soprattutto potremmo dire è molto pregato, perché si tratta del “Padre nostro”.

Sant’Agostino in una lettera a Proba scrive: “Se passi in rassegna tutte le parole delle preghiere contenute nella S. Scrittura, per quanto io penso, non ne troverai una che non sia contenuta e compendiata in questa preghiera insegnataci dal Signore”.

In questo modo di pregare che Gesù ci insegna, troviamo una sintesi della vita cristiana. Dicendo: “Padre nostro”, siamo i figli che danno la mano al Padre e si lasciano accompagnare da Lui con fiducia. Gli chiedono ciò di cui ogni giorno hanno bisogno, e non di solo pane materiale, ma di quel Pane del Cielo, che nutre il cuore e sazia la fame più profonda dell’uomo. Il pane della comunione con Dio e con i fratelli. Questo pane unifica e pacifica, per questo è necessario imparare a perdonare e ad essere perdonati.

Il perdono rappresenta l’espressione culminante della paternità di Dio.

Il perdono fa risorgere l’amore; chiediamo a Dio di farci fare sempre l’esperienza di saperci figli e fratelli che vivono in pace e nell’amore di Cristo, senza debiti, se non quello di un amore vicendevole.

“Padre mio,

eccomi qui davanti a Te con il cuore di figlio,

pieno di speranza non solo nel domani,

ma anche nell’oggi che devo vivere.

Tu mi conosci, Tu sai,

e questo mi rincuora,

perché anche quando non so parlare,

Tu mi precederai,

affinché in quella preghiera del Padre nostro,

mi ritrovi in Te,

io come figlio e Tu come Padre,

tutto il resto verrà.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Nel segreto

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MERCOLEDÌ 21 GIUGNO 2023

SAN LUIGI GONZAGA, RELIGIOSO – MEMORIA

Prima lettura: 2Cor 9,6-11

Salmo: Sal 111 (112)

Vangelo: Mt 6,1-6.16-18

Oggi il Signore ci invita a guardarci dentro, in quel segreto del proprio cuore, dove custodiamo gelosamente tante cose, dove non lasciamo mai entrare gli altri; ma Dio vede tutto conosce tutto, per questo ci mette in guardia dal desiderio di apparire.

Non dobbiamo guardare troppo fuori di noi, ma dentro noi, nel nostro cuore, perché questo resti limpido, semplice, umile.

Nel Salmo 131 preghiamo cosi:

“Signore, non si inorgoglisce il mio cuore

e non si leva con superbia il mio sguardo;

non vado in cerca di cose grandi,

superiori alle mie forze.”

Vogliamo davvero ricercare l’incontro con il Signore che ci rende veri, che ci ricompensa con il suo amore, perchè nulla di quanto facciamo ai suoi occhi va perso. Il Padre infatti, ha il potere di far abbondare in noi ogni grazia, di moltiplicare i nostri sforzi e far germogliare frutti di giustizia.

“Signore,

Tu mi conosci, Tu sai di me.

Respiro. Dinanzi alla Tua presenza

non ho bisogno di maschere,

finalmente posso essere me stesso:

io e Te;

in quel segreto di quella porta chiusa, ma che dentro ha tutto:

la mia storia, ed ogni ferita.

Mi consegno a Te,

affinché Tu abbia cura di me

ed io ritorni, in quel segreto del cuore a trarre la forza.”

(Shekinaheart eremo del cuore)