Tesoro

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MERCOLEDÌ 31 LUGLIO 2024

SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, PRESBITERO – MEMORIA

Le parole “vendere” e “comprare” ci suonano strane nel vangelo di oggi, perché la vera ricchezza del cuore di ciascuno è Dio, che è puro dono. Il vero tesoro non si confonde con nulla di materiale, è Qualcuno, è la stessa persona di Gesù che dà alla vita umana un valore immenso. Egli è un tesoro nascosto, non è immediatamente visibile perché Dio non si impone mai, lascia che l’uomo sia libero di cercarlo, di corrispondere liberamente al suo amore. Trovato il tesoro non si può che essere presi dalla gioia, e questa diventa la spinta per scegliere e continuare a cercare. Vendere, allora non significa dare via le proprie cose, ma orientarci verso un grande investimento basato sulla fiducia in Dio. Non un’occasione “una tantum”, bensi un campo che Dio ci dà da coltivare per tutta la vita, affinché troviamo il nostro tesoro: una vita nell’amore.

Il cristianesimo non si gioca sulle rinuncie o sui sacrifici, non si tratta di meritare, si tratta di accogliere, cercare, scoprire un tesoro di vita: Dio in me, pienezza d’umano. Un tesoro seminato nel mondo intero, perché ogni uomo lo possa trovare; un tesoro simile al regno dei cieli, perché tutti gli uomini ne siano partecipi; un tesoro che non è mai solo per me. Scrive S. Weil: “Cresce in me la convinzione di portare un tesoro d’oro fi­no che devo consegnare agli altri”. Questo è l”unico vero e fruttoso investimento su cui ogni cristiano può veramente contare.

“Signore,

Tu sei un tesoro così prezioso

che ti scopro dentro me,

da sempre in quel campo

che è il mio cuore.

Aiutami a liberare il mio cuore,

così che tu abbia spazio

ed io possa sentire

ciò che ora debole percepisco:

Tu sei il mio tesoro,

ma io sono il tuo da sempre.

Sono nato con un campo pieno di Presenza,

in grado di colmare persino la mia assenza

e dire al mondo:

benedetto Dio, alleluia! “

(Shekinaheart eremo del cuore)

Spiegazioni

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MARTEDÌ 30 LUGLIO 2024

SAN PIETRO CRISOLOGO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA FACOLTATIVA

I discepoli si ritrovano in casa con Gesù e gli chiedono spiegazioni circa la parabola che aveva raccontato loro. Questo vale anche per noi oggi, quando vogliamo capire l’insegnamento di Gesù per la nostra vita, il senso del nostro essere in Lui e del vivere una vita buona in questo mondo.

Accostiamoci a Gesù come all’amico più caro, il nostro confidente, Lui che sa tutto del nostro cuore, anche quello che vorremmo nascondere a noi stessi, perché è quel male che ci fa stare male. Solo Gesù è il Maestro che insegna, noi dobbiamo fermarci ad ascoltarlo e metterci in discussione con i fratelli, perché nel confronto troviamo la verifica di quanto abbiamo compreso. Qui non si tratta però di selezionare idee, quanto piuttosto di condividere i doni stessi che la Parola fa; questa Parola di Dio seminata qui e ora, in questo mondo dove convivono realtà buone e meno buone, bene e male, speranza e sofferenza.

Lasciamo sia Lui a parlare, a spiegare nel nostro mondo, che è nella Sua presenza la nostra forza, il nostro conforto e rifugio.

“Signore,

spiegami la tua Parola,

affinché in essa trovi fiducia.

Spiegami quanto è grande il tuo cuore,

parlami di Te,

e di tutto quello che il Padre ti ha donato.

Perché in quel germoglio

c’è la mia storia

che con Te è diventata

una storia d’amore.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

SANTI MARTA, MARIA E LAZZARO – MEMORIA

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LUNEDÌ 29 LUGLIO 2024

SANTI MARTA, MARIA E LAZZARO – MEMORIA

Oggi facciamo memoria di Santa Marta. Il Vangelo ce la presenta come la donna di casa sollecita e indaffarata, per accogliere degnamente Gesù, quale gradito ospite. Ma Marta è anche una donna dalla fede forte, che implicitamente domanda il miracolo per suo fratello Lazzaro, con una semplice e stupenda professione di fede nell’ onnipotenza del Salvatore, nella risurrezione dei morti e nella divinità di Cristo.

Marta, è una donna semplice, forte, schietta, ha compreso il segreto del regno dei cieli. Non c’è nulla di appariscente, tutto si svolge nel quotidiano, avvolto da un amore che guarda alle piccole cose.

Lo stile di Dio è di scegliere ciò che è piccolo, e in quella piccolezza far emergere la grandezza incommensurabile, che è lo stesso amore di Dio.

Dio scegliendo le piccole cose ci vuole guarire dalle nostre ambizioni di grandezza, di essere perfetti, per imparare ad accettare i nostri limiti come quelli degli altri.

Il regno di Dio, non ha grandi manifestazioni, si identifica con gli ultimi, questo è il suo mistero; mistero di ogni vita, anche la più piccola, mistero della mia vita, della mia esistenza: la mia grandezza sta nell’essere figlio di Dio, piccoli semi, lievito di vita.

 Signore,

credo in Te,

nel tuo nome,

ad ogni tua azione.

Tu sei la mia fiducia

è per questo che anche la mia fede è al sicuro.

Aiutami a non perdere il mio cuore

in ciò che divide e spezza,

così che possa sempre riconoscerti anche per me come il Dio della vita.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

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Pane

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28 LUGLIO 2024

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Gesù che sfama le folle moltiplicando pani e pesci è un gesto messianico, tutto allude alla celebrazione eucaristia, dove il miracolo è simbolo. Il racconto non ha il sapore di un semplice ricordo, ma la potenza di un “memoriale” che si rinnova e partecipa il dono della grazia che racchiude, grazia che arriva fino a noi oggi, ora.  Se il vangelo qui annota che: ” Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei”, noi viviamo in una nuova Pasqua, un nuovo pane: il corpo stesso di Cristo, divenuto cibo per la fame esistenziale del mondo intero. Lui è il vero Pane disceso dal cielo che nutre e dà la vita, che ristora e dà riposo, che sà colmare i desideri di senso di ogni persona umana.

La misura del Signore è quella di colmare e addirittura avanzare, ma nulla va perduto; in ogni pezzo di pane c’è qualcosa che non può perire, perché lì c’è tutto l’amore del Padre, c’è il nostro diventare comunione con i fratelli, e questa è già vita eterna.

Nella comunione si compie il grande miracolo, dove ciascuno può uscire dal proprio egoismo e dalla paura che la “vita” non ci basti mai.

Chiediamo al Signore che il suo pane colmi le distanze del nostro cuore, che ci separano da Lui e dai fratelli, cosi che la nostra vita si realizzi veramente come dono di comunione.

“Signore,

donami sempre il tuo pane,

per sfamare la mia fame più profonda.

Abbi cura di me,

senti anche ciò

che non riesco ad esprimere.

Sono qui e mi fido di Te,

del tuo amore,

di quel pane che tra le mie mani è accolto.

“Amen” Gesù,

ti ricevo come un abbraccio

che da sempre mi aspettava

e che io cercavo.

Dacci sempre il tuo pane,

donaci sempre il tuo amore. Amen!

“(Shekinaheart eremo del cuore)

Grano e zizzania

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27 LUGLIO 2024

SABATO DELLA XVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Stupore e sconcerto ci può prendere, quando sentiamo che il seminatore lascia crescere insieme buon grano e zizzania e dice ai servi di non estirparla, perché si rischierebbe di togliere anche il buon grano, essendo queste due piante molto simili. Ci sarà poi un tempo in cui le piante verranno separate.

Ora è più utile lasciare tutto cosi com’è, non bisogna agire d’impulso si farebbe più danno. Questo è il tempo della pazienza; Dio è paziente, longanime, egli porta e sopporta il nostro peccato e aspetta fiducioso, attende il tempo dell’uomo, perché non vuole perdere nessuno dei suoi figli, spera che ognuno torni con tutto il cuore all’amore del Padre.

Tutti siamo consapevoli che la zizzania è presente un po’ ovunque e anche nel nostro cuore, ma non dobbiamo fermarci a guardarla, consideriamo piuttosto quel buon grano che cresce e diventa alimento d’amore, pane di vita e di misericordia. Ed è nel mio male che Dio mi usa misericordia, che mi fa quel dono gratuito di cui non può farne a meno, perché Lui e la misericordia, essenza di amore e di grazia, il luogo più profondo della rivelazione di Dio.

“Signore,

dona pace al mio cuore,

aiutami a crescere bene.

Aiutami a riconoscere la zizzania

nel campo del mio cuore

e abbine cura Tu.

Fa che sappia vivere

nel tempo dell’attesa

come un tempo di semina,

per portare frutti di grazia e misericordia

in ogni luogo accanto Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Ascoltare

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VENERDÌ 26 LUGLIO 2024

SANTI GIOACCHINO E ANNA, GENITORI DELLA BEATA VERGINE MARIA – MEMORIA

“Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore”. Cosi inizia la parabola di oggi. Ascoltare e comprendere sono i movimenti per lasciare che quel seme della Parola, che Dio ha seminato in noi in abbondanza, possa generare vita.

Se ci guardiamo dentro, conosciamo il nostro terreno: pietre erbacce, rovi, assieme a terra buona; eppure il Signore semina proprio nel mio campo. La Parola di Dio lavora dentro la mia storia; è solo nell’ascolto che ne diventiamo familiari, dobbiamo lasciarla penetrare nel cuore, nei nostri pensieri, cosi che anche quando la nostra debolezza ci fa temere di non farcela, o non vediamo quei miglioramenti che speravamo, oppure le cose ci sembrano troppo difficili da affrontare, non dobbiamo lasciarci scoraggiare.

Scrive Clemente Rebora, parlando della sua conversione: “E la Parola zittì chiacchiere mie!”. Un’espressione molto chiara, che ci indica quanto dobbiamo lasciar tacere pensieri e parole, che nel nostro cuore soffocano la vera Parola. La Parola di Dio in quanto tale, genera vita di Dio, genera in noi quella piccola luce che è la fede, la quale ci sostiene nelle difficoltà, genera l’amore perché solo esso dà vita, genera speranza perché il nostro terreno ha una grande possibilità di far germogliare vita in abbondanza. Siamo contadini non della nostra parola, ma di quella di Dio, e ogni frutto è opera sua al di là dei nostri errori.

Accogliamo ogni giorno questa Parola, meditiamola, custodiamola, prendiamoci cura del nostro terreno, cosi che ogni germoglio sarà un dono di Dio innatteso.

 “Signore,

Parola viva, fa che non sia Tu a parlare invano,

ma trovi in me un terreno buono.

Ti ascolto:

cos’hai da dirmi?

Leggo il tempo della tua presenza

come pagine da sfogliare senza fine,

ed io non voglio perdermi più nulla,

ma semplicemente

trovarti nel mio cuore

e sentire la tua voce dirmi:

ti amo, figlio mio,

per risponderti:

Padre, anch’io.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Servire

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GIOVEDÌ 25 LUGLIO 2024

SAN GIACOMO, APOSTOLO – FESTA

La ricerca del primo posto non è un evento così raro, anzi, possiamo affermare che è un desiderio ben presente che penetra e avvolge l’animo di molti, se non di tutti.

Gesù da buon pedagogo, ascolta, interroga e spiega qual’è il vero significato del potere del regno di Dio.

“Voi non sapete quello che chiedete”, afferma Gesù. Nessuno aveva ancora compreso qual’era la maniera di regnare di Gesù e cosa sarebbe successo in futuro, tanto che anche gli altri dieci apostoli si sdegnarono perché, accomunati dalla stessa competizione per raggiugere i primi posti.

La fame di potere rende dominatori e non servitori. Il Figlio dell’uomo è venuto per servire. Stare a destra e a sinistra di Gesù, significa percorrere le strade della vita con Lui e come Lui, accogliendo, ascoltando, testimoniando, sollevando i cuori affranti, vivere l’amore che ama per primo, senza fare calcoli.

Dio si fa servo dell’uomo, voce dei poveri, piccolo con i piccoli, si inginocchia davanti agli uomini per lavare loro i piedi; la sua grandezza consiste nel servire tutta la nostra umanità, debole, ferita, peccatrice. Dio non tiene il mondo ai suoi piedi, ma nelle sue mani per sollevarci alla sua guancia (cfr Os 11,4), perché Lui è il primo nell’amore.

“Signore,

aiutami a non scegliere i primi posti,

ma fa che desideri

che Tu sia il primo per me.

Il primo a cui andare a chiedere perdono,

il primo a cui dire la mia angoscia,

il primo in cui posare il mio cuore,

così che se al mondo

mi sentirò ultimo,

saprò che in Te sono un figlio amato,

a cui Tu hai offerto la vita

perché la mia ti incontrasse”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Seminatore

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24 LUGLIO 2024

MERCOLEDÌ DELLA XVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Ogni contadino seleziona la sua semente, semina e pianta con fiducia nella forza del seme e nella generosità della natura, confida in una stagione favorevole che dia un buon raccolto. Ma il seminatore di questa parabola sembra essere uno strano seminatore che “spreca” seme, getta ovunque il suo germe di vita.

Dio non tiene nulla per sé, ci ha dato tutto e ha dato tutto se stesso, in ogni vita c’è un germe di Dio. Egli è un seminatore che non guarda le stagioni, semina sempre solcando tutti i terreni, continua a lasciar cadere delle sue mani semi di ogni tipo, a volte minuscoli, quasi impercettibili, germi di vita che non si sa dove e come germoglieranno.

Dio è paziente, aspetta che quel campo che siamo noi, accolga nel suo terreno, nel suo cuore il germe della salvezza. In ogni cuore è presente almeno una zolla di terra buona,

in cui poter produrre frutto, e il Padre non perde mai la speranza che ogni figlio possa far germogliare e crescere buoni frutti, secondo la possibilità di ciascuno.

Nel Regno di Dio non ci sono condizioni di “spreco”, ma solo di dono; e quando l’amore di Dio riversato su tutti gli uomini senza distinzione, ci sembra uno spreco, ricordiamoci che anche noi siamo amati cosi come siamo, per puro dono.

Affidiamo al Signore il terreno del nostro cuore e proviamo a far crescere il seme che Lui ci dà, facciamogli spazio, cosi che anche la nostra poca terra fiorirà. Non escono forse fiori anche dalle crepe?

“Signore,

cresca in me la tua forza

ed il tuo amore.

Cresca in me quella speranza

che mi guarisce,

perché è dono tuo.

Dammi il tuo cuore

per posare il mio.

Cura la mia terra arida,

così che quel fiore appena nato

veda in Te ciò che da sempre desidero: una possibilità.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Rabbunì

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LUNEDÌ 22 LUGLIO 2024

SANTA MARIA MADDALENA – FESTA

Maria non teme di sfidare la notte, il buio, per trovare l’amato del suo cuore, si è recata al sepolcro di buon mattino; non poteva aspettare la luce del sole, perché nel suo cuore era presente una luce di speranza che l’ha spinta fino al sepolcro. Il suo cuore gonfio di dolore, ma anche carico di amore aspettava, sperava: tutto non poteva finire cosi in un sepolcro.

L’amore spinge a cercare l’amato, Lui è il Signore della vita, Maria lo crede fermamente e se non poteva rivederlo, almeno poteva restargli accanto, custodirlo.

Ma la tomba è vuota! E dopo aver dato l’annuncio agli altri, ella rimane presso il sepolcro a piangere. Quegli occhi che erano arrivati nel buio, ora gurdano il vuoto, un’assenza che non conosce, perché il ricordo che ha, appartiene alla vita.

Gesù raccoglie tutte le lacrime di Maria, come quelle di tutta l’umanità e illumina di nuova vita ogni tristezza più profonda. Una nuova alba si accende nel cuore di Maria. Gesù la chiama per nome: “Maria!”, la ridesta alla vita. La voce di Gesù la riporta alla sua presenza: il suo Signore è presente, ora può scorgere davanti a sé tutto quello che non osava nemmeno sperare. Maria vuole trattere Gesù, il suo cuore è gonfio di gioia che non può trattenere,

il suo maestro vivo!  Da questo incontro, anche Maria vivrà una vita nuova, vivrà da discepola del Signore verso quei fratelli e quelle sorelle con cui, giorno dopo giorno ne condivide il cammino, perché la resurrezione di Gesù, non è solo la sua resurrezione, bensì quella di ciascuno di noi.

“Rabbuni”, maestro del cuore,

risorgi per me dalla mie ferite,

risorgi con me

da quella fatica che mi sfianca.

Risorgi.

Togli quella pietra

che non mi permette di andare.

Sono qui e ti aspetto

è l’amore che mi fa credere.

Io credo in Te,

io amo Te

e se anche dovessi aspettare

giorni e notti,

non sarà mai abbastanza

rispetto a quanto Tu hai atteso me rivolgermi così a Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

In disparte

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21 LUGLIO 2024

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

C’è sempre tanto da fare, il Signore lo sa, ma ci chiama a riposare con Lui. Non è solo una necessità del corpo per riprendere le forze, ma è soprattutto un’esigenza del cuore.

Anch’io, discepolo di oggi, ho bisogno di stare con Dio e sentire il suo cuore, ammirare la sua bellezza, attingere alla sua forza che solo l’incontro personale con Lui può donare.

Riposare è darsi tempo di sostare nel silenzio e nella solitudine, fermarsi per “essere”, per dare compimento al nostro operare, per comprendere il valore profondo della realtà che ci circonda, per viverla come dono, come amore, come festa, come

gioia, perché l’uomo non è mai cio che produce, ma ciò che vive.

Il riposo è tempo di pausa che dona nuova lucidità, ci fa entrare in una dimensione divina, nella pienezza di quel “far nulla”, che è contemplazione di bellezza e gratuità di un Dio che ha gia fatto tutto e ora si riposa con te.

Godere della compagnia di Gesù, ci fa assumere il riflesso di quella vita donata per puro amore, senza pensare a un tornaconto da parte dell’uomo.

Nello stare in disparte con il Signore, i discepoli imparano a sentire anche la profondità di quella compassione di Dio per i suoi figli, per poterla poi portare e annunciare, non a nome loro, ma in forza di quella intimità che hanno vissuto, del ristoro che hanno sperimentato.

“Rendi Signore

il mio in disparte dal mondo

dalla fatica,

ma non dal tuo cuore.

Dammi la forza per cercarti

e per lasciarmi trovare da Te,

così da guarire in me

ciò che ancora non va.

Mi metto in disparte

a riposare sul tuo cuore,

affinché il mio

si senta sotto un cielo di stelle.”

(Shekinaheart eremo del cuore)