Il pane della compassione

pane della compassione

 

LUNEDÌ 01 AGOSTO 2022

SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ger 28,1-17

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Mt 14,13,21

 

Il Vangelo di oggi è il miracolo della quotidianità di Dio: la Parola e il pane.

Noi siamo come quella folla che desidera ascoltare solo delle parole buone, perché abbiamo tutti bisogno di nutrire il cuore di bontà, di trovare un po’ di pace, di sostare semplicemente dinanzi a Lui per essere guariti.

Pur essendo nella folla, per il Signore, ciascuno di noi non è anonimo, al punto che Egli sente la nostra fame e la sete, ha compassione. Leggiamo nel brano che non gli basta solo incontrare o guarire i malati che erano là, ma vuole dare vigore al corpo, nutrendolo, affinché tutto l’essere di ognuno si senta riconosciuto e amato.

Gesù nutre i suoi con cinque pani e due pesci, con la semplicità di un cibo di casa, che tutti ricevono, perché partecipi di quell’unica famiglia di Dio, che rende tutti fratelli. Egli ci insegna ad alzare gli occhi al cielo, e a sentire scendere su di noi la benedizione del Padre, affinché lasciato quel luogo essa prosegua, rimanga in noi ora che siamo nutriti con il vero cibo della sazietà: Gesù, il Figlio di Dio.

“Signore,

è difficile comunicare quello che vive il mio cuore,

le preoccupazioni o le paure che vi abitano.

Eppure, tu mi sai comprendere

anche quando non mi so spiegare.

Oggi voglio solo alzare gli occhi al cielo

e vivere della Tua benedizione,

desidero confidare nel Tuo nome,

perché so che non c’è un cuore

che in Te non possa trovare rifugio.

E allora, eccomi qui, come tutti,

anch’io, per nutrirmi di quel Pane

che Tu hai pronto per me

ogni giorno”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Cosa vuol dire arricchirsi presso Dio?

 

Cosa vuol dire arricchirsi presso Dio?%0A

 

DOMENICA 31 LUGLIO 2022

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Qo 1,2; 2,21-23

Salmo: Sal 89 (90)

Seconda lettura: Col 3,1-5.9-11

Vangelo: Lc 12,13-21

 

Cosa vuol dire arricchirsi presso Dio?

Paradossalmente essere poveri non s’intende una povertà materiale, perché il Signore non vuole per noi una vita misera, anzi nei Vangeli leggiamo come cerca sempre di sanare e sfamare chi incontra.

Possiamo parlare più di una condizione, che Gesù nel discorso della montagna, chiamerà beata: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. (Mt 5,3). I poveri in spirito sono persone semplici, il cui cuore ha trovato pace presso Dio. Siamo noi quando nonostante gli affanni della vita, sappiamo alzare gli occhi e credere che non dobbiamo contare sulle nostre forze, ma su un Dio che è Padre.

La nostra vita è un dono di Dio e lungo il corso della storia, sperimentiamo fatiche, fragilità, inciampi, tutte cose che vorremmo evitare per camminare bene. Spesso viviamo dei vuoti che ci fanno compiere azioni correttive, ma alla fine quello che conta non è quanto abbiamo guadagnato, ma quanto abbiamo perso. Si, perché a volte bisogna perdere per trovare, e nella perdita forse c’è lo spazio per vedere che in quella ricchezza tanto sperata vi è un vuoto, ed in quella povertà una ricchezza, un di più proveniente dalle mani del Padre.

Beati noi, quando il nostro cuore si commuove dinanzi alle meraviglie di Dio. Esse non sono solo bei tramonti o paesaggi scintillanti, ma gesti quotidiani: il sorriso di un bambino, la carezza di un nonno, la mano di un padre, l’abbraccio di un figlio, il saluto di un passante, una telefonata o un messaggio per noi caro e soprattutto la luce di un tabernacolo accesa, perché Lui è lì in Chiesa che ti aspetta, affinché tu possa portarLo nella tua casa, nel Tuo cuore giorno dopo giorno.

 “Signore,

desidero ringraziarti,

perché mi hai donato la vita

e per quanto abbia sofferto

non c’è lacrima che tu non abbia consolato,

non c’è dolore che tu non abbia vissuto.

Oggi affido a te, me stesso,

perché il vero tesoro è averti incontrato

e conoscere che tu hai cura di me.

Aiutami a donare quello che ho ricevuto,

affinché possa aiutare chi mi è accanto a dirti:

per il tuo amore, per il tuo amore soltanto,

ti porto a casa con me,

faccio del mio cuore

la tua dimora, o Dio”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Una promessa antica e sempre nuova

 

una promessa antica e sempre nuova

 

28 LUGLIO 2022

GIOVEDÌ DELLA XVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ger 18,1-6

Salmo: Sal 145 (146)

Vangelo: Mt 13,47-53

 

 

Il Vangelo di oggi, ci insegna a scoprire quanto è grande il tesoro che Dio ci ha donato. Un dono fatto di cose nuove e antiche, quest’ultime sono tutto il nostro passato che tra discese e salite, ci hanno dato risposte, insegnamenti a cui attingere, e oltre a questo, ci sono le cose nuove, la novità. Entrambe sono unite e completano la nostra vita.

Il nostro quotidiano è un piccolo pezzo di una storia intera, dove Cristo ci ha rivelato la Sua promessa di amore e di Misericordia, affinché in qualunque momento del cammino siamo sostenuti dalla mano di Dio. Essa non verrà mai a mancare, è una promessa antica, ma sempre nuova, giorno dopo giorno.

Il vero tesoro è riconoscere tra passato e futuro, un amore antico e sempre nuovo, vivo, cresciuto con noi, ma precedente a noi stessi.

Mettiamo nel nostro tesoro dei ricordi con Lui che ci hanno segnato, fosse anche solo una parola, un incontro, essi ci daranno forza durante il cammino, perché come lo scriba estrae cose nuove e antiche, così anche noi abbiamo bisogno di aver nel cuore un dono a cui attingere ogni giorno, ed è Egli stesso.

La nostra certezza sia sempre che tra passato e futuro, Dio non si scorderà mai di noi, e sarà questo il nostro coraggio e la nostra forza.

 “Signore,

rimani sempre con me

nel tesoro del mio cuore.

Nonostante la mia fragilità, i miei sbagli

insegnami che la tua promessa dura per sempre.

Aiutami a riconoscerti ogni giorno,

ma soprattutto in quei momenti in cui

ti sento lontano e sono solo.

Soccorri la mia angoscia e vieni in mio aiuto

fammi sentire la tua forza,

affinché io possa procedere

con coraggio”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Cercare e trovare

 

cercare e trovare

 

27 LUGLIO 2022

MERCOLEDÌ DELLA XVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ger 15,10.16-21

Salmo: Sal 58 (59)

Vangelo: Mt 13,44-46

 

Parafrasando il Vangelo di oggi, potremmo dire che il regno dei cieli è un dono da cercare e dopo averlo trovato, bisogna averne cura come quando si tiene ad una cosa rara, tanto da tenerla per sé, l’unica differenza è che sarà sempre un dono per tutti.

Il regno dei cieli è quel dono unico, dato a tutti, ma personale per ciascuno di noi, perché ognuno scoprirà il suo momento: quell’incontro che tocca il cuore e ci fa rendere conto della presenza di Dio.

Il regno dei cieli è qui, dirà Gesù in un altro brano del Vangelo, è vicino a noi, poiché Egli ci è accanto ogni situazione, anche quelle dolorose, dove il cielo sembra essere così distante.

Se c’è una persona che unisce cielo e terra, è proprio Gesù, un volto umano con il cuore di Dio, le cui mani si alzano al cielo, verso il Padre per implorare, pregare, benedire e ringraziare.

Questo tesoro noi l’abbiamo cercato ovunque, alcuni l’hanno trovato, altri sono ancora in ricerca, e quello che accomuna tutti è essere pellegrini del cielo con i piedi per terra. Per quanto sia difficile la vita, essa ci condurrà al nostro cuore, attraverso cui potremmo trovare il cuore pulsante di Dio.

“Signore, ti cerco,

i miei piedi camminano, ma sono piccoli i miei passi.

A volte inciampo, cado e torno indietro,

ma non mi stanco

desidero trovarti.

In me c’è l’animo del cercatore,

come qualcosa che mi attira a proseguire per trovarti.

Ogni giorno mi fermo e ricomincio.

Cercare Te è cercare me stesso,

ovvero quella parte di me, che hai già trovato

e che mi spinge ad andare avanti

per ricongiungerci

e poter vivere eternamente insieme”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Il mio posto

il mio posto 1

 

LUNEDÌ 25 LUGLIO 2022

SAN GIACOMO, APOSTOLO – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 2Cor 4,7-15

Salmo: Sal 125 (126)

Vangelo: Mt 20,20-28

 

Il Vangelo di oggi si apre con la richiesta di una madre, la quale domanda per i suoi due figli un posto accanto a Gesù, nel Suo regno, credendo sia la parte migliore, una posizione di prestigio.

Il Signore fa riflettere su che cosa davvero sia il meglio: governare o servire?

Governare non è nella logica di Dio, perché il Suo regno non impone, ma dispone, sostiene, ama i suoi, al punto da dare la vita.

Servire vuol dire mettersi nei panni della gente. Una posizione scomoda per molti, paragonata ad una sottomissione, ma per Gesù è sinonimo di grandezza. Egli è il primo a servire tutti quelli che incontra e ci dona il suo esempio, affinché possiamo fare altrettanto.

I nostri posti, non importa se sono in alto o in basso in una sca!a gerarchica temporanea, che ha un inizio e una fine, perché l’unico posto che conta è il cuore di Dio; lì noi staremo per sempre, non perché abbiamo faticato per raggiungerlo, ma in virtù di un amore che ci ha raggiunto e ha dato la Sua vita in riscatto per molti.

“Signore,

oggi mi chiami a cercare il mio posto.

Non è un ruolo,

o qualcosa per cui lottare,

è un posto preparato per me da sempre:

il tuo cuore.

Sostienimi nell’incertezza,

supporta la mia fatica

e aiutami affinché il tuo amore

dia ristoro alla mia insicurezza,

così da rendermi conto che

nel tuo cuore sono stato raggiunto,

amato, servito e perdonato

da sempre”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Davanti al Padre

 

davanti al Padre

 

DOMENICA 24 LUGLIO 2022

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: Gen 18,20-32

Salmo: Sal 137 (138)

Seconda lettura: Col 2,12-14

Vangelo: Lc 11,1-13

Gesù lascia una preghiera a noi, che come i discepoli gli chiediamo di insegnarci a pregare, essa termina con: “non abbandonarci alla tentazione”.

Tentazione: viene subito in mente il peccato, ma proseguendo la lettura del Vangelo, forse una delle tentazioni più comuni è non credere che Dio sia Padre.

Lo sappiamo che Egli è Padre, ma nei momenti di difficoltà, a volte è difficile alzare gli occhi al cielo e chiamarlo Padre. La meraviglia è che proprio in quella situazione in cui la rabbia, la fatica o lo sgomento per quello che ci è successo, prendono il sopravvento Lui è lì, da Padre, non ci abbandona.

Cosa è più facile, esaudire o restare di fronte a chi non ti crede più?

Il Signore ha scelto di restare e non abbandonarci, per insegnarci che pregare non è ricevere delle cose, ma è vivere un relazione di figliolanza sempre e non solo quando abbiamo bisogno. Quella porta da cercare e a cui bussare sarà sempre aperta, perché Egli è nostro Padre!

Allora, ogni momento possiamo elevare la nostra preghiera a Dio, che sia di supplica, di ringraziamento, di offerta ed il Padre l’ascolterà, perché ama i suoi figli ed il nostro cuore tornerà a risplendere, come in cielo così in terra!

“Signore,

ti invoco affinché il mio cuore

trovi pace.

Io non so pregare,

le mie mani sono vuote, cosa ho da offrirti?

Ti dono tutto me stesso,

i miei inciampi, le mie fatiche, i miei sorrisi,

fai di me una preghiera

capace di incontrarti.

Solo ora mi rendo conto,

che c’è un unica parola

da dover pronunciare

ed è il Tuo nome: Padre.

Voglio credere in te che non mi abbandonerai,

per cui oggi dirò solo Padre

e questo mi basta”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Nel cuore della terra

 

nel cuore della terra

 

18 LUGLIO 2022

LUNEDÌ DELLA XVI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Mi 6,1-4.6-8

Salmo: Sal 49 (50)

Vangelo: Mt 12,38-42

 

“Così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”.

Nel cuore della terra, in quell’attesa pulsante piena di speranza, troviamo il luogo dove possiamo lasciarci stupire dalla grandezza di Dio. Un’attesa preceduta dall’incertezza, dall’instabilità, il cui compimento sarà la Risurrezione. Dinanzi alle fatiche quotidiane, alle sofferenze, Gesù è quel segno presente, come un seme che sorge dalla terra, seguendone i naturali ritmi.

A volte siamo alla ricerca di un senso, un aiuto per continuare a camminare, l’invito di oggi è fidarsi dei segni, di quei semi sparsi lungo la via, che il Signore ci pone.

Proprio in quelle occasioni dove ci sentiamo soli, Egli ci è accanto ed è più di un segno, è la costanza di quel segno che spesso non si vede, eppure è lì presente, come il cuore della terra dove è possibile trovare la linfa, il calore, la vita.

Dobbiamo però farci segno per altri, perché come Giona è stato anticipazione di Gesù, così noi sorretti da Cristo, dobbiamo dare coraggio e speranza a chi ancora vive in quell’attesa piena di timore, per portare pace, ed annunciare quello che verrà: Egli risorgerà e noi con Lui.

“Signore,

aiutami a vivere il mio quotidiano

nella certezza della Tua presenza.

Spesso mi trovo a chiedere un segno,

che sia di aiuto alla mia umana fatica.

Perdonami, perché a volte ho bisogno di un senso.

Quando ho paura, sostienimi con il tuo coraggio,

alla mia fragilità, venga in soccorso la Tua misericordia.

Fa che ogni giorno sappia guardare a Te

come un segno,

per trovare la forza in ogni circostanza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Nel suo nome spereranno le nazioni

 

Nel suo nome spereranno le nazioni

 

16 LUGLIO 2022

SABATO DELLA XV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Mi 2,1-5

Salmo: Sal 9 (10)

Vangelo: Mt 12,14-21

 

 

“Nel suo nome spereranno le nazioni”

In qualsiasi luogo possiamo essere, qualunque cammino abbiamo fatto, oggi le parole del profeta Isaia giungono sino a noi, per ricordarci che siamo il popolo della speranza.

L’inizio della nostra vita, come di ogni giorno, è preceduto da un desiderio profondo di Dio di farsi incontrare e lungo il corso della nostra storia, da cercatori ci rendiamo conto di essere dei trovati da Dio.

Sperare a volte non è facile, dipende dalle situazioni o da cosa si sta vivendo, ma qui, leggendo attentamente le parole di Isaia, si tratta di sperare nel Suo nome. Il nome ci dice chi è quella persona, ci permette di identificarla, pertanto sperare in Gesù, è riconoscerlo per ciò che è: il Salvatore della nostra storia!

Egli è Colui che fa dell’amore un luogo di rifugio, in cui poter posare il cuore e sanare le ferite; la Sua giustizia si basa sulla Misericordia e fa del perdono per ciascuno, la strada di casa.

L’invito di oggi è fidarsi, credere in Gesù, affidarsi a Lui perché ci porta tra le braccia del Padre, non un giorno futuro ma già adesso, affinché arriviamo a comprenderci come suoi figli amati, in cui anche su di noi Dio ha posto il suo compiacimento.

 

“Signore,

io spero in te,

perché tu sei l’amato che Dio ha scelto.

Di fronte alla sofferenza e alla fatica,

solo l’amore può fare la differenza

e tu mi hai amato con tutto te stesso.

Come tu mi porti nel cuore,

anch’io voglio condurti nel mio,

perché sperare vuol dire anche

spalancare il cuore oltre il buio,

oltre la fragilità

e credere in Te, nel tuo nome

per sempre”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Parte di qualcosa di grande

 

parte di qualcosa di grande

 

08 LUGLIO 2022

VENERDÌ DELLA XIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Os 14,2-10

Salmo: Sal 50 (51)

Vangelo: Mt 10,16-23

 

Gesù invita i suoi discepoli ad aver coraggio, in quelle situazioni in cui non si sa cosa fare o dire, “è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.”

Siamo guidati dallo Spirito del Padre, per essere parte di qualcosa di grande: la vita di Dio.

Proprio perché siamo deboli e stanchi e a volte non sappiamo cosa fare, abbiamo un aiuto: lo Spirito. Egli non si sostituisce a noi, fa PARTE di noi, ci conduce alla verità di Dio, e quell’orizzonte un tempo intravisto come lontano, ora si fa vicino ed è la comunione con il Padre.

Ricevuto lo Spirito, non siamo più soli, c’è Qualcuno su cui contare, il quale non solo ci chiama a sé, ma ci offre il Suo amore, affinché sia di sostegno alla fragilità. Quando ci sentiamo oppressi, preoccupati, affidiamo a Lui il nostro cuore, sforziamoci di credere che c’è un Amore più grande di tutto, ciò non toglierà il peso della fatica, ma darà vigore alla nostra vita.

Lo Spirito di Amore che abbiamo ricevuto è davvero necessario, non per cancellare le difficoltà, ma per affrontarle e sentirsi accanto a Dio.

“Signore,

oggi ti sento accanto.

“Insieme”, una parola che ha volta uso poco

per definire il mio rapporto con te.

Nonostante questo, Tu non smetti mai

di offrirmi il tuo Amore.

Aiutami a credere in Te,

anche quando la paura,

i pesi prendono il sopravvento.

E quando non so parlare, o cosa fare

soccorrimi.

Accendi nel mio cuore la Speranza,

rendimi forte nell’attesa,

affinché io non mi privi mai di Te”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

C’è sempre un “attraverso” qualcuno o qualcosa

 

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DOMENICA 03 LUGLIO 2022

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Is 66,10-14c

Salmo: Sal 65 (66)

Seconda lettura: Gal 6,14-18

Vangelo: Lc 10,1-12.17-20

 

“È vicino a voi il regno di Dio”. Con queste parole Gesù dona speranza al nostro cuore. Egli manda i suoi discepoli, affinché vadano ad annunciare che le realtà del cielo, sono più vicino a noi di quanto possiamo immaginare, e lo fa offrendo dei segni: i discepoli stessi e le guarigioni.

C’è sempre un “attraverso” qualcuno o qualcosa, che ci permette di incontrare il Signore, e da esso la nostra realtà ottiene un pezzo di cielo da vivere, per sentire davvero il regno di Dio vicino.

In questo spazio di incontro con Lui, abbiamo la libertà di accoglierLo oppure di rifiutarLo, nel brano letto, è Gesù stesso a presentare questa possibile realtà ai suoi discepoli.

Dovremmo chiederci: siamo capaci di vedere “attraverso” il nostro quotidiano la Sua presenza, così da accoglierLo?

Qualunque sia la risposta, Egli non si stancherà mai di cercarci, e non abbandonerà mai nessuno dei suoi figli, perché per ognuno di noi c’è un pezzo di cielo da vivere.

“Signore,

la Tua promessa è un pezzo di cielo,

la Tua casa è la mia.

Purtroppo a volte, ti sento distante,

mi sembra di cercarti,

eppure mi trovo a commettere gli stessi errori

e mi chiedo: ci sei ancora?

Aiutami a comprendere,

che sei Tu per primo a cercarmi

e che spesso la mia sete di Te,

è perché tu mi hai già trovato,

mi hai amato,

e nonostante la mia fatica,

c’è già il Tuo cielo in me”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)