Una salvezza davanti a tutti i popoli

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GIOVEDÌ 02 FEBBRAIO 2023

PRESENTAZIONE DEL SIGNORE – FESTA

 LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ml 3,1-4

Salmo: Sal 23 (24)

Seconda lettura: Eb 2,14-18

Vangelo: Lc 2,22-40

 

Simeone dice: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

preparata da te davanti a tutti i popoli:

luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

C’è una salvezza preparata dal Signore davanti a tutti i popoli. Egli è colui che ci apre la strada, affinché la Sua luce la illumini.

Sono passati con oggi quaranta giorni dal Natale e Gesù viene presentato al tempio, come diceva la legge. Egli si mette in cammino come tanti altri.

Simeone vede tutto questo: vede la salvezza farsi strada nel mondo, diventare concreta e presente. Vede la salvezza di Dio in un uomo che, attraverserà con i propri piedi la storia di tanti, e tanti dopo di Lui lo seguiranno, ecco chi sono i consacrati di cui oggi è la festa, uomini e donne di Dio, che hanno visto la salvezza in Lui e desiderano solo annunciarla.

Preghiamo per tutti i consacrati e le consacrate, soprattutto per quelli che stanno vivendo un momento di fatica, affinché il Signore doni loro la forza di affrontare il buio, nella certezza che la notte finirà e presto ci sarà la luce.

Tutti noi, consacrati da Dio nel battesimo, rimaniamo fermi in questa certezza: presto ci sarà una Luce anche per me, in qualsiasi strada abbia preso, qualsiasi scelta io faccia, Dio ha preparato una strada di amore davanti a me, e questo non cambierà mai.

“Signore,

cammina davanti a me,

affinché io da dietro possa vedere i Tuoi passi.

Sostienimi quando stanco di camminare non ce la faccio.

Rinnova il mio cuore

dal dubbio e dallo sgomento.

Fa che sia sempre la Tua luce a guidarmi,

perché sei Tu la mia salvezza”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

Un tocco che salva

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MARTEDÌ 31 GENNAIO 2023

SAN GIOVANNI BOSCO, PRESBITERO – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Eb 12,1-4

Salmo: Sal 21 (22)

Vangelo: Mc 5,21-43

Il Vangelo di oggi è un testo di speranza, di lotta, di fede. Sia Giairo che la donna emorroissa avevano compreso la grandezza di Gesù, al punto che nel toccare o essere toccati, ossia in un contatto diretto con  il maestro, la vita sarebbe stata piena.

C’è una lotta tra la vita e la morte, sia della bambina, apparentemente morta, sia di quella donna, che perdeva sangue da dodici anni, ovvero: a poco a poco perdeva la vita. Gesù è nel mezzo di questa lotta, tra la folla, oppure nella casa ed è la sua presenza ad essere salvezza.

Qui c’è di più di una guarigione, vi è una forza che esce da Lui stesso, per abitare nei cuori di chi, con fede, chiede solo di vederlo, di toccarlo per essere guarito, ma Egli fa di più, rende quel’incontro: la forza di Dio.

Nelle nostre difficoltà sentiamo il Signore come la nostra forza? Abbiamo la fede di chi crede basti solo toccare il lembo di un mantello?

Lasciamoci toccare da Dio, è Lui oggi a voler toccare anche solo una parte del nostro cuore, fiducioso che la parte di quel tutto sarà capace di ridonarci la forza per sperare, per lottare nonostante tutto, per credere che oltre a quello che sto vivendo, la mia è già una storia di salvezza.

“Signore, ti cerco,

un lembo, una parola, uno sguardo,

segni, briciole di amore

che mi parlino di Te.

Sono qui, donami la forza.

Nonostante tutto

non saprei dove essere se non qui,

perché sei Tu la mia salvezza.

Tocca il mio cuore,

fallo vivere di nuovo,

non smetterò mai di chiedertelo,

perché io Gesù confido in Te”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

 

 

I miei occhi hanno visto

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GIOVEDÌ 29 DICEMBRE 2022

QUINTO GIORNO FRA L’OTTAVA DI NATALE

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 2,3-11

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Lc 2,22-35

Simeone uomo giusto e pio, dopo aver incontrato Gesù benedisse Dio. Un rendimento di grazie, la constatazione che i suoi occhi hanno visto la salvezza. Quell’uomo vissuto per Dio ha toccato concretamente la Sua gloria nel Figlio e non c’è gioia più grande di questa.

L’invito di oggi è diventare uomini e donne di Dio, nella quotidianità della nostra casa, nella semplicità dei nostri giorni. Lasciamo che come a Simeone, lo Spirito sia guida della nostra vita, così da poter benedire e ringraziare, vivere di verità e della consolazione di Dio.

Anche noi possiamo vedere quel bambino che per amore nostro si farà incontro: cibo per nutrire il nostro corpo e diventerà luogo di rifugio per il nostro cuore, quando nel dolore avrà bisogno di aggrapparsi.

Davanti a tutti i popoli, nei secoli dei secoli, il Suo regno di amore e fedeltà non avrà mai fine, è preparato per noi, affinché tutti possano vedere quella luce illuminare ogni monte, valle, o collina, e sentire da lontano voci di cori gridare: gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace a tutti i popoli amati dal Signore.

 

 

 

la mia via dove poter andare

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23 NOVEMBRE 2022

MERCOLEDÌ DELLA XXXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 15,1-4

Salmo: Sal 97 (98)

Vangelo: Lc 21,12-19

 

Il Signore ci rassicura sempre. Dinanzi alla nostra perplessità di perdere qualcosa, Egli risponde: “nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto” quasi a placarne l’ansia.

Tutto di noi è nelle Sue mani, persino un capello, minima parte della nostra persona, non si perderà. Se ci lasciamo aiutare da Lui, se confidiamo in Lui, rimarremo uniti in noi stessi, non finiremo “a pezzi”.

È bello sentire queste parole, perché tale brano di Vangelo sembra così odierno: è un fermo immagine della vita quando diventa una battaglia, è la storia di tanta gente che ha attraversato il mare della discordia, della persecuzione, ma con Dio ne è uscita a testa alta.

Spesso si tende a sentirci soli, abbandonati dai nostri, non compresi per la nostra fede, non capiti fino in fondo, allora cosa dobbiamo fare? L’invito è perseverare, non lasciarsi scoraggiare dagli attacchi di certe situazioni, perché Egli lo sa e le vive con noi.

“Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”. Si! La strada è questa: continuare a camminare verso quella via di bene, di salvezza, che Dio ci ha preparato. E sarà lungo la strada che pian piano il percorso si farà più chiaro, più forte per continuare a camminare sorretti dalla forza di Dio, così da poter dire:

“Signore,

quando tutto mi è contro,

sii Tu la mia via dove poter andare.

Fa che non mi senta solo

e camminando il mio cuore si rinfranchi.

Donami la grazia di non smettere di sperare,

ed in tutto questo camminare,

la mia esperienza di Te

diventi sempre più concreta,

tanto da non accorgermi più della fatica

con il quale ero partito,

perché Tu sei arrivato

prima ancora che cominciassi a viaggiare”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

La porta stretta

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26 OTTOBRE 2022

MERCOLEDÌ DELLA XXX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA  (clicca qui)

Prima lettura: Ef 6,1-9

Salmo: Sal 144 (145)

Vangelo: Lc 13,22-30

La risposta alla domanda del tale: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”, fa venire in mente la parabola delle dieci vergini, le quali dicono: “Signore aprici” ed egli risponde in modo analogo al testo di oggi: “non so di dove siete”.

L’invito del Signore è sforzarsi con quello che si ha. Sia nel testo di oggi, come nella parabola sopra citata, il cuore di questi testi è: sforzarsi.

Mentre il tale fa un domanda di quantità: “quanti”, Gesù parla di modalità: per essere salvati bisogna sforzarsi. Sforzarsi di cosa? Di credere a quella porta sempre aperta.

Nonostante il peccato e la fatica, c’è una porta stretta dove per passare bisogna stringersi, farsi piccoli, mettere dinanzi a Lui la nostra fragilità, lasciare da parte il rancore, il desiderio di rivalsa, di occupare i primi posti, per scoprire la potente mano di Dio sollevarci dal di dentro.

Sentirsi ultimi non è piangersi addosso o non valere nulla, è la condizione di chi ha preso coscienza del proprio peccato e si affida a Dio, non si allontana da quella porta e cerca con tutto se stesso di entrare. L’unica forza che prevale in questo sforzo, è l’amore di Dio per noi, Egli ci vuole tutti “dentro”, salvati da quell’amore che precede e per farlo ha bisogno di noi, del nostro coraggio a lasciarci amare e salvare, solo per amore.

“Signore,

a volte è larga la via, ma stretta la porta.

Dinanzi al mio peccato, come potrò entrare?

Per dono del Tuo Amore,

perché Tu ci vuoi tutti oltre quella porta

ed io mi lascio portare, dal Tuo amore che rimane,

nonostante tutto, nonostante me.

Con i miei piedi giungo fino a Te

per vivere da salvato già ora.

Al di là della mia paura,

c’è una porta,

la cui fede mi spinge a varcare

e resto in piedi nell’attesa che Tu mi apra

e ti prometto non mi sposterò da qui”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Una nuova speranza

una nuova speranza

 

DOMENICA 09 OTTOBRE 2022

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

 

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: 2 Re 5,14-17

Salmo: Dal Sal 97 (98)

Seconda lettura: 2 Tm 2,8-13

Vangelo: Lc 17,11-19

 

Leggendo il brano del Vangelo di oggi, subito ci accorgiamo che solo uno dei lebbrosi torna indietro per ringraziare. C’è un altro elemento importante che fa parte della nostra storia di fede e di salvezza: nel cammino i dieci lebbrosi vengono purificati, non al tempio, bensì mentre stanno andando.

La nostra vita è un cammino che conduce verso Gesù e l’incontro con Lui, avviene lungo il corso dei giorni. È un dettaglio importante, perché spesso si tende a guardare al finale, all’incontro o in questo caso, alla purificazione. In verità vi è tutta una serie di dettagli: persone, avvenimenti, parole, la Parola, che ci aprono la strada e ci conducono a quell’incontro e lo rendono significativo per noi.

Inoltre, il lebbroso che tornerà indietro a ringraziare, è anche l’unico ad accorgersi di essere guarito. Tale dettaglio è un monito quando a volte presi dalla paura, dalla fragilità, la nostra attenzione si è posata sulla mancanza, non rendendosi conto che qualcosa è già avvenuto, siamo già in una via di salvezza, di consolazione, voluta direttamente da Dio.

Possiamo ringraziare se ci accorgiamo di essere guariti, e possiamo essere guariti se spostiamo lo sguardo su Colui che ci guarisce.

“La tua fede ti ha salvato”. Si! Perché la fede, la fiducia in Dio, è già salvezza, è quello sguardo capace di osservare i dettagli del Suo amore, che con tutto il cuore ha posto sul nostro cammino. E come il lebbroso possiamo dire:

“Signore,

cosa mi ha portato da Te

non lo so,

forse avevo bisogno di essere salvato,

ho sentito di Te ed ho sperato.

In fondo tutti camminiamo con in mano la speranza

e con la paura che qualcuno ce la strappi via.

Tu non mi hai solo guarito,

mi hai ridato forza, che nonostante tutto c’era speranza anche per me,

ed è per questo che sono tornato indietro,

per dirti grazie di questa nuova speranza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Quella mano paralizzata

 

Quella mano paralizzata

 

05 SETTEMBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 5,1-8

Salmo: Sal 5

Vangelo: Lc 6,6-11

 

Oggi Gesù ci mostra ancora una volta, che il centro della sua opera di salvezza è l’uomo con le sue debolezze, le sue fragilità, i suoi limiti, e persino con il suo peccato.

La mano paralizzata, per l’uomo rappresenta l’impossibilità di fare qualsiasi cosa, di prendere e di donare, ma nel momento stesso in cui Gesù lo chiama a mettersi nel mezzo e a tenderla, avviene la guarigione. Tuttavia non è solo la mano a rinvigorirsi, qui l’intera vita dell’uomo viene salvata. Quella mano paralizzata ha potuto raccogliere il dono di Dio, ed ora è pronta per lavorare, accarezzare, mangiare, pregare, consegnare, ricevere e ancora ridonare, perché la vita è un continuo rifluire dell’amore ricevuto.

Gesù invita ciascuno di noi ad alzarci per metterci in mezzo, non importa quanto le nostre mani siano povere e aride, Egli saprà darci una vita nuova. Siamo al centro del Suo cuore e le mani raccontano la pienezza d’amore, il perdono ricevuto, la tenerezza di un Dio che si prende cura di tutto l’uomo.

“Signore, oggi ci sono anch’io.

“Alzati”,

perché me lo chiedi?

Preferirei non vedessero la mia mancanza.

Tu l’hai vista, perché sono al centro del tuo cuore

e nel momento che ti tendo la mano acquisto vigore,

la mia mano “formicola”, riprende a funzionare.

Hai fatto questo per me

e ogni volta che guarderò la mia mano, Ti ricorderò.

Alle paralisi di questo tempo

inviterò a credere in Te,

perché in fondo ciascuno di noi

ha una mano da tendere,

per ricevere quell’amore che solo Tu sai donare”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Passare dalla porta stretta

 

Passare dalla porta stretta

 

 

DOMENICA 21 AGOSTO 2022

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Is 66,18b-21

Salmo: Sal 116 (117)

Seconda lettura: Eb 12,5-7.11-13

Vangelo: Lc 13,22-30

 

La preoccupazione di quel tale è un po’ anche la nostra: Signore, sono pochi quelli che si salvano?

L’invito del Signore è passare per la porta stretta, perché molti cominceranno a bussare per entrare, giustificandosi di aver mangiato alla presenza di Lui ed aver ascoltato il Suo insegnamento nelle loro piazze, Egli risponderà: “voi non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori di ingiustizia”.

La parola chiave è proprio l’ingiustizia, ovvero un metro di misura non giusto. La salvezza di Dio è un dono da accogliere preparato per tutti, ma non è una pretesa. Passare dalla porta stretta è come un’entrata “di servizio”, dove le nostre azioni vengono fatte nel segreto del cuore e non per farsi vedere. Riconoscere questo è già un principio di salvezza, poiché quel regno che dà vita è in mano ai poveri, non intesi necessariamente in senso economico, ma di chi ha fatto della sua vita di “mancanze” uno spazio per Dio e non l’ha riempito di altre cose.

La salvezza è un dono promesso a tutti, perché “Dio vuole che tutti si salvino”(1Tm 2, 4a), ed è universale: “verranno da Oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno”.

È il momento di chiederci: quali sono le nostre porte strette? Perché è proprio varcandole che è possibile entrare nel regno di Dio, e i poveri saranno quelli che con il sorriso dell’Amato ci apriranno la porta e diranno: vieni, siediti qui con me.

“Signore,

abbi pietà di me,

dell’errore che mi porto giorno dopo giorno

come una zavorra.

La Tua porta è stretta come la mia ferita

e forse è proprio grazie a questa,

che posso comprenderne la via.

Donami la forza di cambiare,

il coraggio di superare la mia fragilità,

affinché possa fare della mia vita

un dono da raccontare a chi come me,

sente il bisogno di convertire il cuore

verso la Tua direzione,

perché è nel Tuo cuore la mia salvezza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Chi può essere salvato?

chi può essere salvato?

 

16 AGOSTO 2022

MARTEDÌ DELLA XX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ez 28,1-10

Salmo: Dt 32, 26-36

Vangelo: Mt 19,23-30

 

 

I discepoli dinanzi alla spiegazione di Gesù sulla difficoltà per un ricco di entrare nel regno dei cieli, si chiedono: “allora chi può essere salvato?”. Forse avevano capito che la ricchezza di cui Gesù parla non era solo economica e sono consapevoli che in fondo, tutti teniamo a qualcosa.

Una domanda lecita quella dei suoi, che può venire anche noi: chi può essere salvato, oppure cosa c’è di me che posso salvare?

Il Signore risponde: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Si, perché nonostante ci sia qualcosa a cui teniamo, in quell’avere c’è qualcosa che si può salvare, non per i nostri sforzi, ma perché quella possibilità di salvezza è visibile solo a Dio.

L’entrare nel regno di Dio, per alcuni è possibile solo con i propri sforzi, per altri che avvenga solamente grazie a Dio e quindi non è necessario fare nulla. La giusta posizione è quella in cui riconosciamo il regno di Dio per quello che è: una relazione eterna con Lui. Allora tutti i nostri sforzi per migliorare sono utili, ma c’è sempre quello spazio, quando le nostre forze vengono meno e la fatica avanza, dove Dio non smetterà mai di credere in noi e la Sua fiducia è già alba di salvezza, perché è già qui con noi il regno di Dio.

“Signore,

venga il Tuo regno nel mio cuore,

fammi scoprire che anche per me è possibile.

Dinanzi a miei errori mi fermo,

sono come bloccato e non so come fare.

Padre, abbi pietà di me,

del tempo che ho perso

a correre dietro alla mia idea di salvezza;

senza pensare che c’è un bagliore di luce

proveniente dal Tuo cuore

per illuminare il mio,

a dirmi che c’è ancora una speranza

perché tu mi ami, fossi anche l’unico a farlo

e nonostante tutto”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Almeno il lembo del suo mantello

 

Almeno il lembo del suo mantello

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Re 8,1-7.9-13

Salmo: Sal 131 (132)

Vangelo: Mc 6,53-56

 

Nelle parole del Vangelo di oggi, si legge un gran bisogno di salvezza, ai tempi di Gesù come ai tempi nostri ci troviamo a invocare, chiedere e supplicare per essere guariti. C’è un popolo che grida, chiede aiuto e desidera solo toccare il lembo del mantello di Gesù per essere salvato.

Si legge in questo brano: “quanti lo toccavano venivano salvati”, Gesù si lascia toccare, si lascia incontrare, perché anzitutto il Suo desiderio è che noi ci salviamo, le nostre suppliche, il nostro bisogno è già nel Suo cuore.

Egli ci guarda e vede tutto ciò che siamo, i pesi, le preoccupazioni che dobbiamo portare e a nessuno nega il Suo aiuto. Viene scritto che le persone riconoscevano Gesù, ma dobbiamo ricordarci che è Lui per primo a riconoscerci; se basta solo toccarlo per venire salvati, è perché Egli sa già di cosa abbiamo bisogno.

In questo testo non ci sono richieste esplicite di aiuto, come in altri testi precedentemente letti, ma ci sono prevalentemente solo gesti. A volte nel silenzio si possono capire molte cose, nelle profondità di parole taciute è nascosta una richiesta di aiuto molto più forte di un grido; talvolta con Dio ci comportiamo così, ma Lui sa quando i nostri silenzi diventano preghiera, conosce cosa abbiamo nel cuore.

Gesù è approdato nella nostra città, paese, casa, nel nostro cuore, per lasciarsi toccare, per avere un contatto diretto con noi, ha compiuto un viaggio lungo la nostra storia, affinché un giorno ci rendessimo conto che ciò di cui abbiamo bisogno è proprio lì sotto i nostri occhi ed è Lui stesso.

Il Signore è venuto a sanare e salvare, è possibile toccargli il mantello perché ascolta il grido di noi che abbiamo bisogno di essere salvati, desidera essere aiuto e protezione: il nostro mantello. Egli sana il cuore dalle ferite che ci portiamo dentro e nella fatica diventa sostegno e forza per camminare insieme a Lui.