Vi parlo di me...

Post N° 50

Era l'inizio di settembre. La mia ossessione nel controllare il suo cellulare, di sapere con chi parlava, fu la goccia che fece traboccare il vaso. L'ultima volta che controllai il suo cellulare, glielo dissi. Lei mi rispose con rabbia "Basta! è finita. Sono proprio stufa di tutto questo". La sera tornai a casa, mi feci la barba, preparai una borsa. Cercai di trovare le parole giuste per dirlo ai bambini. Non so se siano state parole giuste, ma Vincenzo tratteneva a stento le lacrime, Pierino invece zompettava felice, nella sua ingenuità. A lei nn dissi nulla. Mi chiusi la porta alle spalle e uscii di casa. Trascorsi una notte in albergo, il giorno dopo mi decisi di andare dai miei genitori. Rimasi lì fino a quando nn trovai un mini-appartamento nella zona bassa della città, vicino al porto. Era completamente spoglio e io cercai di arredarlo alla meno peggio, la chiamavo "la casina". In tre mesi nn mi sono mai abituato al rumore dei treni di notte. Sbollita la rabbia che avevamo in corpo, riprendemmo a parlarci per stabilire come ci saremmo comportati coi ragazzi. Facemmo degli accordi senza la necessità di un avvocato. Stabilimmo che il martedì e il giovedì sarei stato coi ragazzi, e che a we alterni avrei avuto con me i ragazzi. Poichè nn era il caso che li portassi a casa mia (nn avevo dove farli dormire) stabilimmo che li avremmo lasciati lì a casa loro, ed io con loro. In pratica io continuavo a stare a casa mia nei momenti in cui stavo coi ragazzi. Nel frattempo lei, nei suoi fine settimana, si incontrava con il suo amore, nn so dove e nn mi interessava saperlo. La nostra sepazione "informale" e, contemporaneamente, la nostra "vicinanza" contribuì a creare ulteriore confusione. Io capii che nn potevo stare senza la mia famiglia. Glielo dissi chiaramente, senza vergognarmi. Lei continuava a pendere da un lato e da un altro, come una bilancia impazzita. Un giorno di novembre in cui i bambini nn erano in casa, finimmo in camera da letto a fare all'amore. Io la presi in giro "Ehy, guarda che hai tradito il tuo amante con tuo marito!". Era tutto così assurdo. Era assurdo che io continuassi ad amarla, nonostante tutto. Ci incontravamo spesso in un bar sotto il mio ufficio, prendevamo un caffè e trascorrevamo il tempo a chiacchierare. La proprietaria del bar, vedendoci, una volta ci disse "ma si vede che siete innamorati...". Alla faccia....Un giorno le dissi "Non puoi stare con due piedi in una scarpa. Ora devi decidere: o me o lui".
In questo stesso giorno di due anni fa, Grazia mi chiama "Fai i bagagli, torna a casa, ti stiamo aspettando".
Non credo nei miracoli, ma per me fu tale.