Carteggio

Post catartico

POST CATARTICO

Premessa: La Fede (per chi crede) è quanto di più personale e soggettivo possa esistere!

Questo post, è uno di quelli che mi ripromisi di pubblicare fin dal momento della mia iscrizione a questa community, e siccome di tempo ne è passato, evidentemente il tema è di quelli che per me non è semplice affrontare.

Non perchè si tratti di chissà quale evento traumatico, ma perchè mi costringe a rivivere un periodo di due anni, in cui ho messo in gioco molto del mio relazionarmi con una comunità.

Mi decido a scriverne perchè vagando su diversi blog, leggendo scritti privati, e discutendo con vari conoscenti, in questo momento della mia vita il tema della Fede relazionato a gran parte di coloro che dovrebbero renderla palese...più comprensibile ed accettabile, mi "gira attorno" come se io avessi ancora di che "viverne".

Dico subito che in realtà, la Fede non c'azzecca nulla con quanto andrò a raccontare, e credo che alla fine converrete con me. Ah..armatevi di pazienza...non sarà breve, ma un giorno...sarete ricompensati. Da chi ed in quali forme, non è dato sapere!

E' il 1989...Roma nord, ho 26 anni e assieme ad un gruppo di amici si parla di vari temi, compresi quelli della Fede. Io che amo fare sempre l'avvocato del diavolo, per stimolare il dialogo critico, professo il mio disappunto per come negli ultimi anni la parrocchia del quartiere sia stata abbandonata a se stessa, vi è scarsa attività giovanile, non vi è un minimo di capacità d'accoglienza, e l'oratorio che io vissi da bambino...non si sà neanche più come si...scrive.

I miei amici si sentono criticati in prima persona, dato che si occupano dei corsi alle comunioni ed alle cresime, e mi lanciano un provocatorio:

-Tu che faresti?

-Io tenterei di creare un momento di aggregazione, con i mezzi di cui sono capace, e cercando di coinvolgere di più le famiglie del quartiere.

-Ti va di provare? Potresti occuparti dei ragazzi delle medie.

-Ci sto. Previo accordo con don ....... e se voi mi seguite almeno inizialmente. Non voglio certo fare danni. Su una cosa non transigo: io mi presento così come sono, chitarra e narcisismi compresi. Perchè di certo non vengo a fare Mario Pio e i compagnucci della parrocchietta (gran personaggio interpretato da un giovane Alberto Sordi).

L'inizio è traumatico, incontro una realtà che ritroverò poi in altre esperienze, ovvero quella del circolo chiuso. Nella parrocchia ci sono già un paio di gruppetti con ragazze/i di età maggiore rispetto a quelli affidatemi, e da subito avverto lo scetticismo verso di me, verso qualcuno che viene a "mettere in discussione" il modo di vivere quella realtà. Addirittura sento domandare ad uno dei miei amici:

-Ma questo chi è.....ma 'nsarà mica 'npedofilo?

E forse quello è stato il momento che mi ha fatto incaponire ancor di più, per cui ho iniziato un percorso, previa presentazione nelle case dei ragazzi che erano con me. In pratica mi sono presentato porta a porta (del resto..se si parla di fede...) per farmi conoscere dai loro genitori.

Il primo anno scorre abbastanza tranquillo, il parroco non vive molto la situazione, ma questo in fondo è un bene. Ci permette di utilizzare una grande sala, ove una volta si proiettavano i film che dopo i passaggi in prima, seconda e terza visione (una volta esistevano) arrivavano nei cosiddetti a Roma...cinema dei preti. Quindi io mi armo di videoregistratore e tv prelevati da casa, e previo consulto con i ragazzi, gli faccio visionare un film scelto tra quelli che avevano tematiche sociali. Al termine li stimolo al dialogo tra di loro, imponendo solo di non parlarsi mai uno sull'altro, ma ascoltandosi con attenzione, nessun....limite alle loro idee ed impressioni.

Altra grande conquista, è quella d'invogliare alcuni ragazzi che sostano con i loro motorini fuori le mura della chiesa, sulla piazza antistante, a chiedere cosa stiamo facendo. Io ne conosco un paio, e grazie anche alle strutture (in disuso) dalla parrocchia, li invito ad una partitina a calcetto, e a stare un po' assieme, chitarre e vociacce stonate comprese. La frequentazione di giovani che non conoscevo, mi dice che stiamo lavorando bene.

Ma...inizia il secondo anno e il parroco dopo moltissimi anni viene rimpiazzato, ne arriva uno parecchio più giovane, ed io mi dico:

-Ok ora posso instaurare un dialogo più diretto e avendo molte cose da fare, potrò avere non solo un aiuto, ma relazionare direttamente il tutto con i temi dell'accoglienza.

Mai previsione é più illusoria...beffarda...amara e DELUDENTE.

Il "nuovo" don, mitte subito in chiaro che quello è....SUO territorio e rende palese questo concetto, cominciando a negare l'uso delle sale...chiudendo con lucchetti gli accessi al campo di calcetto e di basket, e limitando ad orari pomeridiani l'accesso alla parrocchia.

Io comincio a fumare dalle narici...mi conosco e alla prima occasione.....

Che capita quando il don mi vede dialogare con alcuni ragazzi esterni appena all'interno della parrocchia, in pratica sul cortile:

-Marco, ma chi sono questi ragazzi?

Davanti a loro rispondo: -Miei carissimi amici e dei ragazzi del mio gruppo!

Ma il giorno dopo, lo cerco e gli dico:

-Per correttezza e maggior precisione le dico che i ragazzi di ieri, molto probabilmente sono quelle famose pecorelle smarrite che lei dovrebbe saper riconoscere senza che indossino campanacci al collo.

E' guerra, improvvisamente le sale per provare canti per la messa, non sono più a disposizione e quando riusciamo ad occuparne una, ecco che arriva il gruppo dei maggiorenni, che nel frattempo il don ha provveduto a "categhizzare" che reclamano lo spazio perchè debbono prepararsi ai loro canti che, durante la messa vivono non come servizio alla comunità, ma come momento di "apoteosi" personale. Cosa questa che ritroverò poi in varie "sette" cattoliche (neocatecumenali e carismatici docet).

Debbo anche stare attento a qualcosa di più pesante, dato che un paio di ragazze tra le maggiorenni, iniziano ad avvicinarmi con modi estremamente "fastidiosi". Oh...io non sono un santo (mai stato) e loro maggiorenni...ma come posso instaurare un dialogo con chi dopo aver timbrato il cartellino domenicale per mettersi in mostra, poi riesce a "disquisire" solo sulla base di: -Hai visto quella..che vestito...e che unghie!? e quello....'mazza che bonoooo!!!

Per disintossicarmi, e grazie all'aiuto degli amici che mi hanno fatto iniziare quest'avventura, decido di organizzare un qualcosa d'importante per il quartiere. Con largo anticipo riusciamo a farci dare la sala grande, quella dell'ex cinema pianificando il tutto con la supervisione del don che accoglie i discorsi dei miei amici sull'importanza di fornire al quartiere un momento ed un posto di forte aggregazione. Io metto a disposizione gli strumenti e l'amplificazione di altri amici che ho aiutato a creare un gruppo musicale. Poi vado di nuovo porta a porta a descrivere come vorrei il quartiere vivesse questa possibilità.

Detto fatto. E' sabato pomeriggio, la sala si riempie di ragazzi e dei loro genitori, c'è una bella atmosfera, e addirittura sono invogliati a curiosare anche quei ragazzi del quartiere, tra i più difficili per vissuto (io abito in una via chiusa, in cui ne ho visti molti prepararsi la dose e poi...usarla). I ragazzi del mio gruppo parrocchiale, mi chiedono se possono provare gli strumenti dei miei amici, io guardo quest'ultimi e:

. AAAH Marco....e che, ce lo devi da chiede??

Si....si sta realizzando quanto mi ripromettevo all'inizio del percorso, la gente del quartiere si PARLA, qualcuno ricorda i tempi dell'oratorio....altri che momenti aggreganti non si vivevano più. I miei amici del gruppo musicale si mettono a suonare (importante....ad un livello che fa rimanere ascoltabili i dialoghi tra le persone) e poi...

....e poi ormai sera, arriva il don che non era stato presente per tutto il pomeriggio, si ferma in sala pochi minuti, il tempo che finisca un brano e....avvicinandosi al microfono, battendoci sopra per accertarsi che il volume non sia stato abbassato, mi domanda:

-Marco...che cos'è questo casino, che cosè quest'orgia???

IO DEGLUTISCO...mi faccio passare davanti l'immagine poco cristiana e di cattivo esempio di....me che je parto de capoccia e je dò 'na testata 'nbocca, ma ritenendo il tutto poco edificante e di pessimo approccio educativo, scelgo la risposta verbale:

- don....il mio impegno con la parrocchia termina questa sera. Sarà mia cura pulire tutto e riconsegnarle la sala come ci è stata prestata. Le chiedo solo la cortesia di spiegarci come può definire questa situazione, un casino ed un'orgia! Perchè....lei che esperienze ha di casini ed orge ?

Logicamente non ottengo risposta ma solo una beffarda...."satanica" risatina, che analizzata a posteriori.............................

Ma di tutta questa lunga storia (grazie agli stoici che hanno resistito nella lettura) quello che veramente mi ha AMAREGGIATO è stata la passività, soprattutto nei giorni seguenti, dei genitori dei ragazzi che non sono riusciti a spiegargli il perchè di tale atteggiamento, inconcepibile a quei ragazzi che si domandavano come poteva un uomo di chiesa, assumere una posizione di totale chiusura. Sapere che degli adulti hanno scelto la semplice via del "COSI' VA' LA VITA....UN GIORNO CAPIRETE", è la sconfitta più cocente.

Però quest'ultimo pensiero mi ha ulteriormente convinto che: mai approcciarsi ai giovani con chiusura e sulla base di....SIETE GIOVANI E NON POTETE CAPIRE!

Sta a noi adulti spiegare e far comprendere, sta a noi comprendere i loro silenzi, anche le forme più bizzarre e poco sensate di relazionarsi.

P.S. dopo l'esperienza con la mia parrocchia, e dopo un anno di "disintossicazione" sono andato a conoscere i frati di Assisi, tutta altra pasta (nella stragrande maggioranza) di evidenza clericale. Solo che.....lì, ho conosciuto colei che sarebbe diventata la mia....Rottermayer.

Capite perchè se ora incontro il don.....riprendo in considerazione l'azione...de capoccia?

PACE E BENE