A 4 ZAMPE

caselle Landi Il taglio della coda del bracco non è una mutilazione. E non vuole assolutamente essere un gesto di crudeltà nei confronti dell’amico a quattro zampe. A ribadirlo a gran voce è la Società amatori bracco italiano, che interviene sulla questione dopo che il sottosegretario competente ha deciso di discutere la possibilità di vietare il taglio della coda ad alcune razze canine.«Questo è un cane che deve cacciare con la testa alta, battendo la coda - spiega Giovanni Grecchi, presidente dell’associazione e allo stesso tempo giudice nei concorsi di bellezza e allevatore di Caselle -, in gergo si dice che “la coda parla con il bracco”. Noi vogliamo che la coda sia orizzontale e che batta a destra e sinistra, la testa deve invece essere alta. C’è poi un’altra questione: se così non fosse il bracco si farebbe male, si ferirebbe la coda e si porterebbe dietro questo problema per tutta la vita».La “caudectomia” - questo il nome scientifico dell’operazione - avviene quando il cane ha una settimana di vita, il veterinario effettua un’anestesia locale e taglia alcune vertebre. Se invece dovesse avvenire quando “Fido” ha già 6 o 7 mesi sarebbe necessario un vero e proprio intervento. La Sabi ritiene che eliminare il taglio della coda metta in crisi il destino della razza. «Quella del governo è una presa di posizione da parte di chi è contro la caccia - aggiunge Grecchi, che per 45 anni ha esercitato la professione di medico -; una decisione che desta meraviglia, si mette in discussione una razza, con tutti i problemi che ci sono invece nella sanità». L’associazione si è già riunita per approfondire l’argomento, il comitato tecnico ha sottolineato che il taglio della coda deve essere difeso «sia per motivi morfofunzionali che per motivi sanitari». Gli associati amano il bracco e sostengono di fare solamente il suo bene: «È un cane bravissimo e da caccia - conclude Grecchi, che attualmente alleva due cucciolate rispettivamente di 5 e 3 cani -, è molto affezionato al padrone e caccia per lui».Greta Boni