Il diario di Nancy
Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.
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Si ringrazia Seduzir64 per il sottofondo musicale.
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« Messaggio #156 | L'incipit letterario » |
La mia città adottiva: ViterboQuesto blog partecipa al gioco letterario ideato da Writer Se ne sta in disparte per scelta, discosta dalle grandi vie di comunicazione. Per arrivarci bisogna percorrere strade immerse nel verde, lunghe ferite nella vallata dei fianchi. Viterbo è una signora di campagna trasferita in città, si è messa sul viso un po' di belletto, così quasi a caso, per darsi il contegno di una nobildonna. Ma dà il meglio di sé nei grandi eventi di stagione, quelli che segnano la misura del tempo sul calendario. Viterbo rimane una contadina dai modi bruschi e dal carattere diffidente. Accetta senza problemi gli stranieri, i turisti, i militari, gli studenti universitari, le troupe cinematografiche che costantemente l'omaggiano, per via di quel quartiere medioevale strappato alla Storia ed al passare del tempo. Viterbo è una vecchia comare, gelosa dei suoi secolari segreti, ma poi sa tutto di tutti perché è usa origliare dietro le persiane accostate. Ed ogni volta esulta e si segna con la croce per i piccoli scandaletti di provincia. Viterbo è una cuoca senza fantasia, prepara piatti semplici e robusti, con i prodotti del suo orto e l'olio del suo frantoio. E poi sorride sussiegosa dell'ignoranza agricola dei forestieri e si scandalizza quando viene a sapere che non sei capace nemmeno di tirare la sfoglia e fai la spesa al supermercato. Viterbo mi diverte per questo suo modo di fare, inconsapevolmente provinciale, ma proprio per questo mi piace, per quella sensazione di essere parte di qualcosa, come se le vie cittadine non fossero altro che un prolungamento della mia abitazione. Una città che diventa casa e che t'accoglie nell'abbraccio materno delle sue mura. |