Canto l'amore...perchè sono convinta che tutto derivi da esso... |
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...Madame Michel ha l'eleganza del riccio: fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti...
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« Mamma | Un sabato come un altro... » |
Ero da poco laureata, giovane e con un futuro non scelto delineato davanti. Quella laurea me l'ero sudata, facevo ancora quel lavoro che odiavo e che avevo ereditato pur non volendo. Quella prospettiva che mi si offrì, quindi, poteva essere la mia ancora di salvezza. Ricordo quello studio, in cui fui accompagnata da amici di famiglia, quasi come un incubo; a volte mi viene il dubbio di averlo sognato talmente mi pareva assurda la situazione. Si era a metà degli anni 80, Tangentopoli era ancora di là da venire, ed io scoprii un mondo in cui la raccomandazione era un percorso naturale all'interno dei partiti. Mi fecero compilare un modulo con l'indicazione del concorso ed il nome del politico che mi raccomandava, dati e date, tutto regolare insomma... Me ne uscii con la sensazione di aver commesso un delitto, mi sentivo sporca. La prospettiva era più che allettante per me: un posto al Ministero, me ne sarei andata a Roma e chi s'è visto s'è visto. Avrei potuto finalmente vivere da sola, fare un lavoro più adatto a me e gli altri si sarebbero assunte le beghe di una situazione economica familiare più che vacillante. La mia vita, insomma, avrebbe preso tutta un'altra strada... Ed invece stetti lì a rimuginare ed a rimuginare. Mi era stato detto che non era importante che io mi preparassi, eppure mi misi sui libri, ma il tempo era poco. Decisi di andare a Roma per assistere ad una prova d'esame e lì seppi che non mi sarei mai presentata. Non ero disposta ad andare davanti ad una commissione da raccomandata, non ce l'avrei mai fatta. Mi presi anche una bella ramanzina per questo, avevano un posto da parte per me, mi avevano cercata dappertutto il giorno del mio colloquio. Non dico che non ci soffrii, capivo di aver sprecato un'opportunità. Ma sapevo anche che non sarei riuscita a vivere per sempre con un lavoro che mi era stato dato indegnamente. Bella stronza. Così mi ha detto o fatto capire mio figlio, 20 anni. Così ha reagito davanti ai miei stupidi inutili ideali ancora sbandierati al vento a 50 anni, nonostante l'enorme mole dei miei insuccessi. Ha detto che a lui fanno schifo le raccomandazioni, e che però in casi limite li avrebbe accettati. Il mio era un caso limite, in verità, mio padre mi aveva lasciata a 20 anni e la mia vita non era certo facile. Gli ho obiettato che la mattina posso guardarmi allo specchio con serenità, ma è rimasto della sua idea. Chiedersi chi abbia torto e chi ragione non ha senso. La vita mi ha dimostrato che ho avuto torto. Ed oggi mi presenteri forse a quel concorso... Ma a mio figlio non l'ho detto... |
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INFO
"Ma se io avessi
previsto tutto questo
dati causa e pretesto
e le attuali conclusioni..."
...No, non avrei fatto
lo stesso...
Le conclusioni a cui giungi non rendono giustizia all'onestà della scelta fatta trent'anni fa. Ti sei portata dentro il dubbio e lo hai fatto maturare tanto da renderlo prevalente rispetto alla coerenza e onestà di quella scelta. È questo che ti rimprovera tuo figlio. Lui rifugge il tuo dubbio riflesso dallo specchio. Tu vedi te stessa nel momento di quella scelta di trent'anni fa, lui vede te oggi e si proietta fra trent'anni...
Il passato è passato, la vita appartiene al presente e il suo esercizio prevalente è cogliere la bellezza dell'oggi. Fai specchiare questo, avendo al tuo fianco i tuoi figli e il tuo compagno.
Baci, bella signora :o)
Scherzi a parte, i ragazzi di oggi sono così pragmatici che a me fanno un po' girare i co...siddetti. Ad ogni modo, alla nostra età sappiamo che la vita va come deve andare, tranne per le poche scelte che ci sono consentite, e questa tua scelta fu assolutamente lodevole: brava!