Creato da zoeal il 05/02/2008

RASNA

semplice passione

Messaggi di Marzo 2008

Post N° 43

Post n°43 pubblicato il 31 Marzo 2008 da zoeal
 

VADE RETRO...DENTISTA!

le basi tutte etrusche della moderna ortodonzia

Tra i popoli dell'antichità, l'igiene orale non era molto curata; l'utilizzo di piante officinali, masticate per rinfrescare l'alito o per lenire infiammazioni della bocca, non erano molto efficaci per la salvaguardia della dentizione, minata tra l'altro da una dieta povera di sali minerali, di calcio e basata quasi esclusivamente su proteine animali. Il risultato era la perdita precoce di una dentizione efficiente e frequenti e dolorosissime carie. I primi che studiarono una scienza per ovviare al problema furono proprio gli Etruschi che si distinsero per la loro perizia  in odontoiatria. Lo dimostrano le numerose ed ingegnose protesi dentarie ritrovate negli scavi e nelle sepolture; protesi che per  la loro precisione, funzionalità, e resistenza hanno destato l'ammirazione dei dentisti odierni. 

Essendo abili nella lavorazione dei metalli, soprattutto dell'oro, non mancarono di realizzare protesi e apparecchi odontoiatrici tramite questo metallo.

Tali protesi venivano realizzate utilizzando vari strumenti quali crogioli, trafile, pinze, saldatori, piccole incudini e trapani.  

Il trapano, seppur rudimentale, non è stato però inventato dagli Etruschi (che però l'hanno perfezionato) perchè risale all'era neolitica dove la trapanazione dei denti veniva  eseguita a scopo terapeutico su soggetti  viventi usando un trapano  in legno equipaggiato con sottile punta di selce e azionato mediante apposito archetto (ahia che dolore!).

I denti usati per le protesi erano per la maggiore dei casi denti umani o animali. Il connubio tra l'abilità nella lavorazione dei metalli e la conoscenza che gli Etruschi avevano dell'anatomia e della patologia dell'apparato masticatorio ha loro permesso  di diventare i maggiori esperti nel campo dell'ortodonzia e dell'estetica orale.

 il primo "ponte amovibile" creato dagli Etruschi, risalente al IV sec. a.C. Tale protesi fu creata per la sostituzione di un dente incisivo inferiore.

I denti utilizzati sono quattro, adattati in modo che la banda abbracci due denti al lato destro e due al lato sinistro, il dente al centro non appartiene al paziente, bensì trattasi di  una corona aurea.

  un altro esempio di protesi etrusca anche questa risalente al IV sec. L'odontotecnica odierna  la definirebbe " Ferula di fissazione". Essa è la dimostrazione che molte innovazioni odierne nascono dallo sviluppo di idee antiche con le applicazioni di tecniche attuali.

 Chissà quali droghe venivano somministrate per non far sentire dolore...oppure chissà, magari gli Etruschi erano più coraggiosi di noi.....

 
 
 

Post N° 42

Post n°42 pubblicato il 27 Marzo 2008 da zoeal
 

UNA PICCOLA STONEHENGE ITALIANA: POGGIO ROTA

 

A dir la verità non si tratta di un insediamento etrusco perché risale al neolitico (4000 a.c. circa), tuttavia, il sito è stato frequentato anche in età etrusca. Perché? La risposta è semplice, si tratta di un osservatorio “astronomico” e solare particolarmente preciso e siccome, a quei tempi, la scienza era anche disciplina spirituale, perché il culto della madre terra era strettamente connesso alla capacità fecondatrice degli elementi (il fulmine ad esempio aveva il compito di fecondare la terra), i luoghi particolarmente propizi all’osservazione celeste oppure dai quali scaturivano elementi naturali dal suolo (come il vapore acqueo oppure una vena particolarmente copiosa di acqua), diventavano immancabilmente “luoghi sacri”. Le grandi pietre, allineate o messe in circolo, il cui utilizzo, in modo affascinante era ricorrente in tutte le civiltà mondiali contemporanee e di cui troviamo testimonianza in tutti i continenti, avevano, si pensa, il compito, oltre che di formare dei punti di riferimento per le osservazioni celesti, anche quello di “collegare” la terra all’elemento “cielo”.

Tutti conosciamo Stonehenge, ma non tutti sanno che di siti simili a questo è pieno il nostro pianeta, ed alcuni sono proprio in Italia. Uno di questi si trova, nel comprensorio di Pitigliano (GR), in località Poggio Rota (sulla strada che collega il paese di Manciano con quello di Pitigliano).

Trattasi di una serie di grossi macigni, posizionati da formare un circolo, scolpiti da mano umana con innumerevoli fori e coppelle (il cui significato è ignoto),  distanziati l’uno dall’altro in modo da poter far passare appena un uomo di lato; uno di questi macigni ha sulla sommità un solco che indica la direzione della stella Thuban (la stella polare degli Egizi) e dove il sole si adagia nel giorno del solstizio di inverno. Godetevi queste foto.

 
 
 

ANDIAMO IN GITA A......NORCHIA

Post n°41 pubblicato il 25 Marzo 2008 da zoeal
 

Ricordate qualche tempo fa vi parlai della dea delle Acque denominata "Orcla"? Bene, probabilmente il nome originario di questo centro abitato Etrusco, deriva proprio dal nome della dea. Tuttavia, quello che interessa di questa zona, non è tanto il centro abitato, che non è più visibile perchè nel vecchio perimetro, in epoca medioevale fu costruito un castello ed una pieve, i cui resti comunque meritano una visita, ma è la necropoli, la più grande (e suggestiva) dell'Etruria meridionale. Praticamente il più grande campionario di tombe a dado e a semidado esistente. E lo spettacolo, ai tempi degli Etruschi doveva essere maestoso, se si pensa che tutte le tombe erano dipinte con colori vivaci.

Le tombe sono scavate e scolpite in una ripida parete tufacea, in mezzo ad un piccolo "canyon" scavato dalle acque di un torrente, scelto, come da tradizione etrusca per "traghettare" le anime nel mondo dei morti, tutte le tombe sono esposte con l'apertura rivolta verso il tramonto, impeccabile simbologia di questo antico popolo.

La necropoli più visibile è quella del fosso Pile, ove si ha la Tomba Ciarlanti (con la camera di sottofacciata divisa in tre vani) la tomba a Camino, le grandiose tombe Smurinas, la tomba Prostila, la Tomba del Caronte con una figura di questo demone scolpita ad altorilievo sulla facciata, la tomba Gemina e, più a monte, la tomba delle Tre Teste con volti forse di divinità infere che sporgono sopra l’architrave della Finta Porta. Le tombe più spettacolari tuttavia sono nella necropoli posta lungo il fosso dell’Acqualta al vertice dell’abitato con due grandi tombe le cui facciate riproducono quella di un tempio dorico (III sec. a.C.) con frontoni, fregi, dentellature, protomi e acroteri scolpiti.

 Entro il frontone di sinistra mancante della metà oggi al Museo archeologico di Firenze un folto gruppo di armati convergono al centro, mentre su quello di destra solo tre figure sotto il vertice. Nell’ambiente sottostante che unisce i due monumenti è scolpito a rilievo, ma eroso dal tempo un corteo funebre alla presenza di un demone alato con sullo sfondo una panoplia di armi. Il tutto era intonacato e dipinto a più colori creando un effetto straordinario a chi lo osservava agli inizi del III sec. a.C. Nella valle del Biedano nei pressi della Cava Buia è racchiusa nella fitta vegetazione la monumentale tomba Lattanzi, appartenuta alla famiglia dei Churcle con un doppio portico colonnato su podio con scaletta laterale e fregi e leoni scolpiti.

 
 
 

PIOVE: E CHE SI DEVE FARE?

Post n°40 pubblicato il 25 Marzo 2008 da zoeal

 
 
 

BUONA PASQUA

Post n°39 pubblicato il 20 Marzo 2008 da zoeal
 

Si avvicina la Pasqua cattolica e tutti sappiamo che il simbolo principale della religiosità cristiana, in questo periodo è l’uovo come segno di rinascita, portatore di una nuova vita. Il simbolismo dell’uovo si perde nella notte dei tempi, possiamo ritrovare lo stesso significato nella religiosità etrusca.

Gli Etruschi vedevano  il Cosmo come un unico essere vivente fatto di tante creature di cui l’uomo aveva parte preponderante, questo universo vivente  è anche immortale perchè si rigenera continuamente. Dopo la morte quindi, per gli Etruschi c’è la resurrezione ad una nuova vita. L’immagine dell’uovo che ritroviamo in numerosi affreschi delle  tombe della necropoli di Monterozzi a Tarquinia e a cui tutti i personaggi rivolgono un saluto, era un augurio di rinascita e forse anche una certezza per i nostri avi  Questa ricorrente immagine dell’uovo augurale che finora molti etruscologi hanno sottovalutato o addirittura non identificato è la parte più importante di questi affreschi e dà un significato profondo a tutte le scene di questi banchetti funebri. Questa loro certezza di rinascita dava gioia anche al banchetto finale per andare incontro alla luce, alla rinascita a nuova vita. Durante gli scavi di migliaia di tombe sono state trovate quasi ovunque resti di uova reali o di terracotta che sono state distrutte, anche recentemente, perchè considerate dagli "studiosi" resti di pranzi funebri o loro copie senza nessun valore simbolico. Le diverse uova di struzzo decorate finemente ritrovate in varie necropoli come a Vulci , ora alcune al British Museum, sono considerate da molti solo dei ricchi ornamenti esotici senza alcun significato religioso o simbolico. Sapendo tutto ciò questi studiosi non hanno neppure collegato le pietre ovali sulle tombe della necropoli di Montovolo (presso Marzabotto) all’uovo simbolo di resurrezione, ma tutti questi storici in tutto il mondo, le hanno definite semplici cippi senza nessun valore simbolico. Invece, la civiltà Etrusca è piena di simbolismi, ed i nostri, nonostante il trascorrere dei millenni, dei secoli, delle religioni, si rifanno ad essi, segno che ogni uomo che esiste ed è esistito sulla terra, è collegato da un sottile filo conduttore e cioè dalla speranza e dalla fede che ci sia una prosecuzione di vita oltre quella terrena.

liberamente tratto dagli scritti del Prof.Graziano Baccolini

fig.1: tomba delle leonesse (Tarquinia), offerente un uovo

fig.2: uovo di struzzo decorato

fig.3: pietra ovale su una tomba della necropoli di Montovolo

 
 
 

Post N° 38

Post n°38 pubblicato il 19 Marzo 2008 da zoeal

OGGI E’SAN GIUSEPPE FRITTELLAIO…COME SI DICE DALLE MIE PARTI

 si racconta infatti che San Giuseppe, durante la fuga in Egitto, per sbarcare il lunario e sfamare la Vergine Maria ed il piccolo Gesù, tra le varie cose, si fosse pure improvvisato venditore di frittelle

FRITTELLE DI SAN GIUSEPPE

INGREDIENTI

4 manciate di riso

Scorza di 2 limoni

Succo di 1 arancia

5 cucchiai di zucchero

Latte quanto basta per cuocere il riso fino a che non è morbido

2 cubetti di lievito (50 grammi)

Farina quanto basta

2 uova

1 pizzico di sale

Olio per friggere

 SVOLGIMENTO

 Far lessare bene il riso nel latte con un cucchiaio di zucchero, 1 pezzetto intero di scorza di limone che a fine cottura getterete e 1 pizzico di sale, avendo cura di girare frequentemente per evitare che si attacchi. Quando si avrà un composto morbido morbido (tipo una pappa) con il latte praticamente prosciugato si spegne e si fa raffreddare. Si travasa in una terrina, si uniscono al composto raffreddato (facendoci un buco nel mezzo e impastando come si fa per i dolci),le 2 uova intere, il succo dell’arancia, la scorza grattugiata di 1 limone, 4 cucchiai di zucchero, il lievito precedentemente disciolto in un po’ di latte tiepido e farina quanto basta per avere un composto nè troppo asciutto ma neanche liquido. Si amalgama tutto alla perfezione, si copre la terrina e si pone a lievitare due /tre ore o comunque fino a che il composto risulata gonfio. A questo punto si scalda l’olio in una padella capiente e si frigge il composto a cucchiaiate ( si devono formare delle palline morbide per cui se il composto dovesse risultare troppo liquido, aggiungere prima di friggere altra farina). Una volta dorate, scolarle bene su carta assorbente e cospargere di zucchero.

 
 
 

Post N° 37

Post n°37 pubblicato il 18 Marzo 2008 da zoeal
 

Per la felicità di Adamsmith: un’altra teoria sulla provenienza degli Etruschi…uhauhauhauhahahahaah (risata perfida)

 

Stavolta si parte proprio da lontano e precisamente dalla regina Balkis (più conosciuta come regina di Saba) e dal Re Salomone. Abbiamo già accennato alla stirpe dei Tubail-Cain detti nella Bibbia “Giganti” , praticamnete la stirpe di Caino. Le tradizioni che si perdono nella notte dei tempi e riportate nel testo più antico di tutti e cioè la Bibbia, anche se tradotte ed espresse in termini cosiddetti “biblici” , sicuramente riguardano fatti e personaggi realmente esistiti. Probabilmente quindi, quando si racconta della vicenda di Caino e Abele, non si intendono realmente due fratelli, ma più attendibilmente due capi di fazioni diverse della stessa tribù: quella di Adamo. Fazioni che portarono ad uno scisma sanguinoso da cui si generò la stirpe di Adamo che aveva scelto un solo ed unico Dio e quella di Caino, che si staccò per abbracciare la religione politeista fondata sul culto della madre terra e del Dio del fuoco. La stirpe di Caino, fu meglio conosciuta come “Tubareni” da cui deriva la parola Tirreni (Etruschi). A questo punto diamo la collocazione ai due personaggi citati all’inizio: la regina di Saba era della stirpe dei Tubareni, il re Salomone (e qui è più facile collocarlo) era della stirpe di Abramo. La Bibbia ci racconta che Salomone, già anzianotto, si invaghì follemente della bellissima regina Balkis, la quale però non lo ricambiò, innamorandosi invece di  Adon-Hiram, l’architetto (anche lui della stirpe dei Giganti) chiamato proprio da Salomone, che aveva il compito di costruire un grandioso tempio dedicato all’Unico Dio. Salomone si ingelosì e fece uccidere Hiram, mentre la regina di Saba partì in ritirata nel suo regno, incinta forse di Hiram. Salomone era in possesso di un anello appartenuto alla regina Balkis, il quale aveva il potere di richiamare a sé tutti gli uccelli, tranne uno “Hud-Hud” cioè l’upupa, che rimase infatti fedele alla regina rivelandole, appollaiandosi su un arbusto, il luogo dove era stato sepolto l’amato Hiram, dopo il suo assassinio. Le upupe, che hanno il potere di portare messaggi e di segnare le strade, segnano tradizionalmente pure la rotta migratoria delle cicogne, precedendole nei loro spostamenti; si pensa che alcuni popoli abbiamo colonizzato l’attuale Toscana, seguendo proprio la rotta delle upupe (uccelli a loro sacri) e quindi delle cicogne; a tale proposito il nome dei popoli del mare Pelasgi, in un precedente post, abbiamo detto che deriva dal greco Pelagos (del mare) ma secondo alcuni potrebbe derivare anche dal greco “Pelargos” che significa “cicogna”. Quindi gli Etruschi deriverebbero dal popolo a cui apparteneva la Regina di Saba, la quale era della stirpe dei Giganti (cioè sapienti) ovvero i “Tubareni”, discendenti di Caino.

 

 

 
 
 

Post N° 36

Post n°36 pubblicato il 17 Marzo 2008 da zoeal

IL LAVORO NOBILITA L'UOMO (E LA DONNA) MA LO RENDE EMICRANICO/A

Ebbene si, prima di otto anni fa, cioè quando ancora non facevo un lavoro degno di questo nome, non avevo mai avuto mal di testa, almeno di quello terribile, resistente a tutti i farmaci analgesici in commercio e soprattutto che dura tre (DICO TRE) giorni, tutti i medici interpellati dicono che è lo stress...ecco io di questo stress mi sarei piuttosto stancata anche perchè non posso smettere di lavorare e neppure cambiare tipo di lavoro visto quanto ci ho messo a trovare questo. C'è qualcuno che ha qualche consiglio su come combattere lo stress da lavoro prima che mi sfoghi nell'emicrania?

 
 
 

LA CIVILTA' DELL'ORO

Post n°35 pubblicato il 14 Marzo 2008 da zoeal

Nell'isola di Lemno (Egeo), furono ritrovate delle lamine scritte in una lingua sconosciuta; intorno agli anni '60, uno studioso notò che si trattava di una scrittura simile a quella etrusca. Il popolo in questione è stato identificato con il Tome di "Tubareni" o "Toverona" (no..il Toblerone non c'entra niente), popolo di biblica memoria perchè discendente della stirpe di Caino (Tubail-Cain), chiamati nella Bibbia come "I Giganti" ma non per la loro statura ma per le loro elevate capacità tecniche soprattutto nella lavorazione dei metalli. Si pensa che questa antica popolazione sia proprio quella che colonizzò le coste dell'attuale Toscana e che mischiandosi con le popolazioni già presenti dette origine alla "civiltà Etrusca" (in effetti dalle teorie che ci sono, si perde la strada di casa.....). Il punto è un altro: vale a dire che effettivamente gli Etruschi erano portatori di una sapienza metallurgica per cui nessun altro popolo a loro contemporaneo, poteva concorrere con loro, tanto che pure i Greci commissionavano loro statue in bronzo e soprattutto l'arte orafa era famosa per la sua raffinatezza ed eleganza.

LE STATUE IN BRONZO

Il metodo utilizzato era quello della Cera Perduta. Veniva fatto uno stampo della statua in cera, era ricoperto di argilla e messo in un forno. Il calore faceva seccare l'argilla, mentre la cera si liquefaceva, così da creare una intercapedine che riproduceva uno stampo. In questo vuoto, veniva colato attentamente il metallo attraverso delle apposite cannucce (getti) e ai bordi dello stampo erano applicati sfiatatoi in cera per evitare la formazione di bolle d'aria le quali avrebbero creato porosità. Quando il bronzo si era raffreddato, veniva rotto lo stampo di argilla et voila, dopo una rifinitura ed accurata levigatura, la statua era pronta!

I GIOIELLI D'ORO

Il vero e proprio vanto per gli Etruschi era l'arte orafa che aveva le sue maggiori fucine artistiche a Vetulonia ed Arezzo. In particolare Vetulonia fu la città che dette i natali al METODO DELLA GRANULAZIONE, per la realizzazione di veri e propri capolavori. Questo metodo costituito dall'utilizzare sfere d'oro piccolissime (a volte del vero e proprio pulviscolo) che venivano poste l'una accanto all'altra per comporre un disegno o una precisissima filigrana, è ancora parzialmente misterioso, perchè non si è ancora capito nè come facessero a realizzare disegni così precisi vista la minuscolità del materiale (le lenti di ingrandimento di sicuro non c'erano), nè come fosse possibile tenere insieme tutto quel pulviscolo microscopico (vernici e collanti misteriosi). Fatto sta, che questi gioielli andavano a ruba tra Egizi e Greci, per i quali avere dei monili d'arte orafa etrusca era come per noi possedere un pezzo di Cartier o un gioiello Damiani. 

 
 
 

DIVAGAZIONI PER MANCANZA DI TEMPO

Post n°34 pubblicato il 13 Marzo 2008 da zoeal

E' PRIMAVERA....DOLCE E' IL DORMIRE....ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ

 
 
 

 A VOLTERRA C'E' UN'OMBRA.......

Post n°32 pubblicato il 11 Marzo 2008 da zoeal

L'Ombra della Sera è una statuetta votiva proveniente dall‘antica città etrusca di Velathri ed è conservata nel Museo Guarnacci di Volterra (PI). Essa possiede alcune caratteristiche che la rendono unica nel panorama, piuttosto ricco della scultura votiva in bronzo del III - II secolo a.C.

E' una figura maschile nuda, allungata in maniera esasperata in tutto il corpo, tranne che nella testa, che mantiene le giuste proporzioni.

L'opera d'Arte etrusca è divenuta l‘emblema della città toscana di Volterra per il suo valore storico e la sua filiforme eleganza, tant'è che, ammirandola, ci si meraviglia di sapere che l'originale sia stato prodotto circa 2300 anni fa: la sua modernità è sbalorditiva ed il suo ritrovamento perfino misterioso.

Attorno ad essa, quindi, sono nate storie popolari: una fonte che sfiora la leggenda, narra di un contadino che, nel 1879 trovò, per caso, la statuetta e la usò come attizzatoio, e di un archeologo francese, Henry Polsen, che, rifugiandosi durante una bufera nella sua casupola, gliela vide usare in tal modo, ne intuì l'importanza e sollecitò l'uomo a consegnarla al Museo della città, dove tutt’oggi la possiamo ammirare.

Ma la statuetta prosegue la sua storia, ponendosi poi addirittura all’attenzione del poeta Gabriele D‘Annunzio, che, si dice, le diede proprio lui il nome di “Ombra della Sera”, poiché, nel guardarla, gli venivano alla mente le lunghe ombre del tramonto.

In effetti, tale importante reperto archeologico ha una sua indubbia valenza artistica, dovuta non solo alla sua estrema stilizzazione, ma anche ad un’esecuzione di mirabile fattura.

Ma se fosse stato veramente un attizzatoio per il focolare? tipo il caso dell'orinalaccio qui accanto messo in versi dal poeta Morbello Vergari? O altrimenti potrebbe essere un simbolo....magari un regalo per ricordare al possessore che sarebbe dovuto dimagrire...

A voltre la soluzione esatta è quella più semplice.........

 
 
 

ORRENDO "TRAGICO" LUNEDI'

Post n°31 pubblicato il 10 Marzo 2008 da zoeal

 perchè è il giorno in cui fa sempre più schifo alzarsi dal letto ed il posto di lavoro sembra, più del solito, una valle di lacrime

 
 
 

VENERDI: GITA TURISTICA

Post n°30 pubblicato il 07 Marzo 2008 da zoeal
 

PYRGI: IL CASTELLO DI SANTA SEVERA

Come di consueto, il venerdi mi occupo dei luoghi da visitare, tempo meteorologico permettendo, il fine settimana, naturalmente e rigorosamente di origine etrusca. Questa volta andremo nell'antica Pyrgi, oggi Santa Severa, quindici chilometri a sud di Civitavecchia (per chi viene da nord) una trentina a nord di Roma (per chi viene da sud), consiglio di arrivarci percorrendo la vecchia strada Aurelia anzichè l'autostrada, perchè, anche se più lunga, la prima costeggia il mare ed offre quindi una visuale migliore. Poco distante dal nuovo abitato di Santa Severa, c'è il castello di Pyrgi quasi completamente recuperato attraverso un'accurata opera di restauro, perchè questa antica città etrusca praticamente è stata abitata con continuità diventando colonia romana prima e poi castello e borgo medievale a partire dall'XI secolo. Proprio per questo motivo, di etrusco è rimasto ben poco, se non gli scavi relativi alle aree sacre e alle mura ciclopiche in parte inglobate nella struttura del castello. Pyrgi era il porto di Caere (Cerveteri). Il traffico marittimo che faceva di Pyrgi il più grande porto del Mediterraneo dava luogo a scambi commerciali che, per la parte finanziaria, si svolgevano in apposito edificio, formato da venti cellette, che hanno dato luogo a varie interpretazioni: la più probabile è che li venivano depositati valori in denaro, oreficeria, minerali, racchiusi in recipienti di varia natura. Il tutto all'insegna della sacralità del luogo che garantiva la correttezza delle operazioni commerciali, adeguatamente coperte dal punto di vista finanziario, con le modalità in uso a quei tempi. La città era collegata a Cerveteri con una strada larga 11 metri percorribile in entrambi i sensi di marcia e con corsia pedonale, questa via, oltreché di collegamento commerciale aveva carattere sacrale, non solo per il congiungimento viario di Caere con l'area templare di Pyrgi, ma per la presenza, lungo il percorso, di altre memorie tra cui il tempio extra-urbano, in località Montetosto. I romani fecero sentire ben presto la loro presenza nell'area pirgense. Dopo aver occupato Caere, riconoscendola come municipio fin dal 359 a.C., utilizzarono il complesso commerciale animato da Pyrgi; questa località venne, in seguito riconosciuta come semplice colonia. Per il loro insediamento i romani occuparono una parte di quella che era stata l'area urbana etrusca, colmata poi di terra, dando al loro castrum la caratteristica forma rettangolare. Naturalmente continuarono ad essere utilizzati dai romani gli impianti portuali etruschi con l'aggiunta, nel I sec. a.c. di due piattaforme esterne alla costa. Il porto non è più visibile a causa dell'innalzamento delle acque del mare. La Pyrgi etrusca fu completamente distrutta dai Siracusani, d'altronde era meta appetibile dai pirati, visto le enormi ricchezze che conservava nel suo tempio, frutto degli scambi commerciali ma anche ricavato della "prostituzione sacra" che ivi si svolgeva. Nel 1964, è stato luogo di ritrovamento delle cosiddette "lamine di Pyrgi", due iscrizioni in etrusco ed una in fenicio, molto importanti al fine di comprendere e decifrare la scrittura etrusca. Ora il borgo medievale costituisce una piacevole visita. Anche la spiaggia, di un bel colore rossiccio tufaceo è molto bella e merita una passeggiata, dal punto di vista culinario, se vi piace il pesce ci sono ottimi e caratteristici ristoranti....ce n'è pure uno frequentato abitualmente da Totti, vicino al castello proprio sul mare.

 

 
 
 

Post N° 29

Post n°29 pubblicato il 04 Marzo 2008 da zoeal
 

GLI ETRUSCHI, IL MITO DI ATLANTIDE E L’ACQUA

Che c’entra tutto questo, direte voi? Sono impazzita? Forse, ma non di certo a causa di questi accostamenti che ho fatto nel titolo. E’ solo una tesi mitologica sulla provenienza degli Etruschi, e come tale, sicuramente qualche fondamento reale pur sempre ce l’avrà, è oltretutto è una tesi affascinante. Ricordate il post sulla lingua etrusca? Alcuni hanno trovato somiglianze con il dialetto sardo e con il basco; anche religione e miti dei popoli che hanno abitato queste due regioni nel passato si accomunano con quelle degli Etruschi. Da queste considerazioni, gli studiosi hanno elaborato due diverse teorie per cercare di dare spiegazione plausibile di tutto ciò. La prima teoria ci dice che si trattava di popoli diversi ma  collegati tra loro da alleanze militari e commerciali talmente strette, da comportare con il tempo anche un’unione religiosa ed una comunanza di lingua. La seconda teoria invece ci dice che si trattava di un unico popolo, cioè la stirpe dei Pelasgi ( dal greco Pelagos cioè “popoli del mare) che per qualche motivo, presumibilmente un grande cataclisma, abbandonò le terre d’origine ( forse attuale Turchia e coste del Peloponneso) e dopo una lunga navigazione approdarono rispettivamente sulle coste Tirreniche, su quelle Sarde e su quelle Iberiche. Qualcuno ha rispolverato con questa teoria, il mito di Atlantide e dell’antica civiltà scomparsa o più propriamente parlando, dispersa su altri lidi. Ritorniamo però con i piedi per terra, perché se si tratta di Atlantide non è dato saperlo, quello che si sa è che gli Etruschi stessi dicevano di provenire dalla Lidia (regione dell’Asia Minore), costretti ad abbandonare la loro terra da una grave carestia che spinse il loro re a dividere il suo popolo in due parti, una sarebbe rimasta in sede, l’altra, affidata al comando del principe Tirseno (da cui prese il nome il mar Tirreno) sarebbe andata a cercare nuove terre imbarcandosi  ed approdando quindi sulle italiche coste. Una cosa è comunque certa, l’inizio della civiltà “pelasgica” sulle coste tirreniche, su quelle sarde e su quelle iberiche ha fatto cessare quasi in un sol colpo l’età del bronzo in queste zone, c’è un taglio netto che ha sancito la fine di un’epoca, come se ad un tratto fosse arrivato qualcuno, più evoluto e con maggiori conoscenze tecniche che ha portato una ventata di freschezza e di novità. Un altro indizio sulla comunanza tra le genti che hanno abitato questi territori, si ha analizzando la parola “acqua”, in etrusco “UR” in dialetto basco indovinate come si dice acqua? Non ci crederete perché è tradotta proprio in “UR”. La dea etrusca delle acque era chiamata “UTHUR” che i latini trasformarono in “GIUTURNA” ed in basco guarda caso la parola “sorgente” si dice “ITHURRI”. Ma gli Etruschi davano alla dea delle acque anche un secondo nome ovvero “URCLA” trasformata dai latini in “ORCLA”  e che dette nome alle città di Norchia, Norcia, Vitorchiano,Orte. Guarda caso, la grande Madre venerata dalla civiltà nuragica dell’antica Sardegna si chiamava “ORGIA” che etimologicamente deriva da “ORCLA” . Come volevasi dimostrare.

 
 
 

Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 03 Marzo 2008 da zoeal

LA LINGUA ETRUSCA: MISTERO O MODERNA CONFUSIONE?

Ci troviamo di fronte ad un paradosso per quanto riguarda gli Etruschi: la scrittura non è un mistero, conosciamo il loro alfabeto,  la lettura ed il suono delle parole ma…..ci sono pareri discordi sul significato delle parole stesse vale a dire che non si ha ancora la certezza che, quella ufficiale sia proprio la traduzione giusta. A mio parere è proprio possibile che la dottrina ufficiale abbia “toppato” perché, secondo voi infatti, una civiltà considerata evoluta per quell’epoca, aperta ad accogliere con favore la cultura greca ed egizia, avrebbe limitato tutte le sue fonti scritte a semplici dediche sul retro degli oggetti (tipo: questo vaso è di Larzia…questo è il dono di Aule ecc..) oppure a quelli che si ritengano siano i nomi dei defunti scolpiti sui sarcofagi ( e che se fosse vero saremmo di fronte ad una civiltà senza fantasia poiché, questi pseudo nomi, sono così pochi che, se fossero traslati ai nostri tempi avremmo un Italia in cui si chiamano tutti Giuseppe, Beppe, Peppe, Beppino oppure Maria, Mariuccia, Mariella, Mary) o ancora,vi sembra possibile che abbiamo solo calendari e formule rituali? Va bene che il tempo e le “purghe culturali” latine hanno distrutto la maggior parte dei documenti (chissà se qualcosa sarà rimasto negli sconfinati archivi Vaticani?), ma sinceramente, questo pare troppo poco. Come avviene solitamente, la teoria che prende il sopravvento è quella emanata da studiosi di “grande nome”, però secondo me sarebbero da seguirne altre molto più accattivanti. Per esempio c’è la teoria che l’etrusco sia una lingua’”agglutinata”, come quella egizia, vale a dire, si unisce una parola, composta da un gruppo di sillabe ad un’altra così da ottenere una nuova parola che per essere letta va scomposta nelle sue componenti. In questo modo, partendo da una parola o da alcune sillabe si può ottenere un discorso ben più complesso. Partendo dall’agglutinazione e anche dalla considerazione di fatto che ci sono somiglianze tra il dialetto sardo, quello basco e l’Etrusco (cosa possibile poiché si pensa che l’antico popolo che colonizzò il Mediterraneo, non si fermò probabilmente solo nelle coste dell’attuale Toscana), lo studioso Jorge Alonso Garçia, basandosi in questo caso sul dialetto basco, ha trovato una possibile via di traduzione molto accattivante: ha preso due parole incise su un sarcofago ritenute dalla dottrina attuale il nome ed il cognome del defunto “VELTHUR ATINNAS”, Garçia le ha scomposte nel seguente modo:VELTH= oscurità  UR=acqua  ATIN=sulla porta NAS=sono e cioè “mi trovo sulla porta del fiume dell’oscurità”  e quindi non si tratta di un nome proprio ma di una frase funebre, non a caso, nelle tombe etrusche è scolpita una finta porta, quella che i defunti dovevano attraversare per andare nell’aldilà. La cosa più sconcertante è che in basco la stessa frase è: BALTZ-URI-ATEAN-NAZ

In etrusco: VELTH-UR-ATIN-NAS….praticamente quasi uguale!

Guardate ora la riproduzione del retro di uno specchio etrusco:

E sentite cosa ha tradotto con il metodo della scomposizione e agglutinazione, lo studioso Francesco Tellini delle tre parole incise sul retro di questo specchio, recante la scena del “giudizio di Paride”, che secondo la tradizione greca doveva decidere quale tra le tre dee fosse la più bella, parole ritenute dalla dottrina ufficiale solo i nomi di Minerva, Uni e Turan:

Nel fine cesello

        del lucido e rotondo

        specchio rosa

        dal manico vermiglio

        puoi vedere scolpita

        piegata su un fianco

        una  figura

        dall'eccitante solco arabile:

        è Afrodite,

        denudata per far erigere

        dura come un bastone

        alla vista del provocante

        arabile campo coniugale

        la verga del novello sposo,

        che introdotta nel solco

        percuote come una clava

        e stilla violentemente

        lo scorrente umore;

        a periodi indifferente

        per lo sgradevole

        sangue sgocciolante…

Lo so, che al giorno d’oggi, questo sonetto potrebbe sembrare un po’ disgustoso (anzi lo è), ma gli Etruschi, si sa, in certe cose non ci giravano intorno….tanto da scandalizzare pure i poco pudichi romani……

 
 
 

GIOCO LETTERARIO

Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer

INCIPIT

 clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto

ho scritto anche:

 LA FINE E L'INIZIO

e per la serie RACCONTI BREVI:

HIRUMINA IL PERUGINO

DEUXIPPO (prima parte)

DEUXIPPO (seconda parte)

DEUXIPPO (terza parte)

DEUXIPPO (ultima parte)

L'INFAME (prima parte)

L'INFAME (ultima parte)


 

E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!

 

MAGIA DEL PHOTOPAINT

 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: zoeal
Se copi, violi le regole della Community Sesso: F
Età: 52
Prov: GR
 

ENIGMATICO APOLLO DI VEIO:IL SORRISO CHE AMMALIA

CIAO BELLOCCIO!

 

LA LETTURA NOBILITA LA MENTE

"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)

"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)

"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)

"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)

"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)

" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.

"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato

 

website stats

 
 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

batterista80zoe_scrivezoealmimmo.francescangelimarelimansupergiuggiloBabby83nicoelibisbeticonondomatogianninamarelennon927g2i3n4o1amengoni29santini.spinellim.laglia
 

ULTIMI COMMENTI

Sono Corrado Barontini ma sono ormai fuori tempo massimo,...
Inviato da: Corrado Barontini
il 24/01/2018 alle 12:17
 
L'alabastro merita ben altro,ovvero esso è pregno di...
Inviato da: Camillo Coppola
il 22/12/2015 alle 19:28
 
Tutto e falso la lingua e puro...
Inviato da: flora
il 08/10/2013 alle 17:45
 
grazie e buon 2013 anche a te
Inviato da: zoeal
il 20/05/2013 alle 15:08
 
buon compleanno e buon 2013
Inviato da: ninograg1
il 20/05/2013 alle 08:03
 
 

PIACEVOLI DISCUSSIONI

POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
Citazioni nei Blog Amici: 18
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2008 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
31            
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963