Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
molte immagini sono state prese da internet, se i proprietari non fossero d'accordo lo facciano presente e saranno tempestivamente rimosse
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IL BLOG DI RIEVOCAZIONE ETRUSCA
(mech Rasna tsui ame!)
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Messaggi di Marzo 2008
Post n°40 pubblicato il 25 Marzo 2008 da zoeal
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Post n°38 pubblicato il 19 Marzo 2008 da zoeal
OGGI E’SAN GIUSEPPE FRITTELLAIO…COME SI DICE DALLE MIE PARTI si racconta infatti che San Giuseppe, durante la fuga in Egitto, per sbarcare il lunario e sfamare la Vergine Maria ed il piccolo Gesù, tra le varie cose, si fosse pure improvvisato venditore di frittelle FRITTELLE DI SAN GIUSEPPE INGREDIENTI 4 manciate di riso Scorza di 2 limoni Succo di 1 arancia 5 cucchiai di zucchero Latte quanto basta per cuocere il riso fino a che non è morbido 2 cubetti di lievito (50 grammi) Farina quanto basta 2 uova 1 pizzico di sale Olio per friggere SVOLGIMENTO Far lessare bene il riso nel latte con un cucchiaio di zucchero, 1 pezzetto intero di scorza di limone che a fine cottura getterete e 1 pizzico di sale, avendo cura di girare frequentemente per evitare che si attacchi. Quando si avrà un composto morbido morbido (tipo una pappa) con il latte praticamente prosciugato si spegne e si fa raffreddare. Si travasa in una terrina, si uniscono al composto raffreddato (facendoci un buco nel mezzo e impastando come si fa per i dolci),le 2 uova intere, il succo dell’arancia, la scorza grattugiata di 1 limone, 4 cucchiai di zucchero, il lievito precedentemente disciolto in un po’ di latte tiepido e farina quanto basta per avere un composto nè troppo asciutto ma neanche liquido. Si amalgama tutto alla perfezione, si copre la terrina e si pone a lievitare due /tre ore o comunque fino a che il composto risulata gonfio. A questo punto si scalda l’olio in una padella capiente e si frigge il composto a cucchiaiate ( si devono formare delle palline morbide per cui se il composto dovesse risultare troppo liquido, aggiungere prima di friggere altra farina). Una volta dorate, scolarle bene su carta assorbente e cospargere di zucchero. |
Post n°37 pubblicato il 18 Marzo 2008 da zoeal
Per la felicità di Adamsmith: un’altra teoria sulla provenienza degli Etruschi…uhauhauhauhahahahaah (risata perfida) Stavolta si parte proprio da lontano e precisamente dalla regina Balkis (più conosciuta come regina di Saba) e dal Re Salomone. Abbiamo già accennato alla stirpe dei Tubail-Cain detti nella Bibbia “Giganti” , praticamnete la stirpe di Caino. Le tradizioni che si perdono nella notte dei tempi e riportate nel testo più antico di tutti e cioè la Bibbia, anche se tradotte ed espresse in termini cosiddetti “biblici” , sicuramente riguardano fatti e personaggi realmente esistiti. Probabilmente quindi, quando si racconta della vicenda di Caino e Abele, non si intendono realmente due fratelli, ma più attendibilmente due capi di fazioni diverse della stessa tribù: quella di Adamo. Fazioni che portarono ad uno scisma sanguinoso da cui si generò la stirpe di Adamo che aveva scelto un solo ed unico Dio e quella di Caino, che si staccò per abbracciare la religione politeista fondata sul culto della madre terra e del Dio del fuoco. La stirpe di Caino, fu meglio conosciuta come “Tubareni” da cui deriva la parola Tirreni (Etruschi). A questo punto diamo la collocazione ai due personaggi citati all’inizio: la regina di Saba era della stirpe dei Tubareni, il re Salomone (e qui è più facile collocarlo) era della stirpe di Abramo. La Bibbia ci racconta che Salomone, già anzianotto, si invaghì follemente della bellissima regina Balkis, la quale però non lo ricambiò, innamorandosi invece di Adon-Hiram, l’architetto (anche lui della stirpe dei Giganti) chiamato proprio da Salomone, che aveva il compito di costruire un grandioso tempio dedicato all’Unico Dio. Salomone si ingelosì e fece uccidere Hiram, mentre la regina di Saba partì in ritirata nel suo regno, incinta forse di Hiram. Salomone era in possesso di un anello appartenuto alla regina Balkis, il quale aveva il potere di richiamare a sé tutti gli uccelli, tranne uno “Hud-Hud” cioè l’upupa, che rimase infatti fedele alla regina rivelandole, appollaiandosi su un arbusto, il luogo dove era stato sepolto l’amato Hiram, dopo il suo assassinio. Le upupe, che hanno il potere di portare messaggi e di segnare le strade, segnano tradizionalmente pure la rotta migratoria delle cicogne, precedendole nei loro spostamenti; si pensa che alcuni popoli abbiamo colonizzato l’attuale Toscana, seguendo proprio la rotta delle upupe (uccelli a loro sacri) e quindi delle cicogne; a tale proposito il nome dei popoli del mare Pelasgi, in un precedente post, abbiamo detto che deriva dal greco Pelagos (del mare) ma secondo alcuni potrebbe derivare anche dal greco “Pelargos” che significa “cicogna”. Quindi gli Etruschi deriverebbero dal popolo a cui apparteneva la Regina di Saba, la quale era della stirpe dei Giganti (cioè sapienti) ovvero i “Tubareni”, discendenti di Caino.
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Post n°36 pubblicato il 17 Marzo 2008 da zoeal
IL LAVORO NOBILITA L'UOMO (E LA DONNA) MA LO RENDE EMICRANICO/A Ebbene si, prima di otto anni fa, cioè quando ancora non facevo un lavoro degno di questo nome, non avevo mai avuto mal di testa, almeno di quello terribile, resistente a tutti i farmaci analgesici in commercio e soprattutto che dura tre (DICO TRE) giorni, tutti i medici interpellati dicono che è lo stress...ecco io di questo stress mi sarei piuttosto stancata anche perchè non posso smettere di lavorare e neppure cambiare tipo di lavoro visto quanto ci ho messo a trovare questo. C'è qualcuno che ha qualche consiglio su come combattere lo stress da lavoro prima che mi sfoghi nell'emicrania? |
Post n°35 pubblicato il 14 Marzo 2008 da zoeal
Nell'isola di Lemno (Egeo), furono ritrovate delle lamine scritte in una lingua sconosciuta; intorno agli anni '60, uno studioso notò che si trattava di una scrittura simile a quella etrusca. Il popolo in questione è stato identificato con il Tome di "Tubareni" o "Toverona" (no..il Toblerone non c'entra niente), popolo di biblica memoria perchè discendente della stirpe di Caino (Tubail-Cain), chiamati nella Bibbia come "I Giganti" ma non per la loro statura ma per le loro elevate capacità tecniche soprattutto nella lavorazione dei metalli. Si pensa che questa antica popolazione sia proprio quella che colonizzò le coste dell'attuale Toscana e che mischiandosi con le popolazioni già presenti dette origine alla "civiltà Etrusca" (in effetti dalle teorie che ci sono, si perde la strada di casa.....). Il punto è un altro: vale a dire che effettivamente gli Etruschi erano portatori di una sapienza metallurgica per cui nessun altro popolo a loro contemporaneo, poteva concorrere con loro, tanto che pure i Greci commissionavano loro statue in bronzo e soprattutto l'arte orafa era famosa per la sua raffinatezza ed eleganza. LE STATUE IN BRONZO Il metodo utilizzato era quello della Cera Perduta. Veniva fatto uno stampo della statua in cera, era ricoperto di argilla e messo in un forno. Il calore faceva seccare l'argilla, mentre la cera si liquefaceva, così da creare una intercapedine che riproduceva uno stampo. In questo vuoto, veniva colato attentamente il metallo attraverso delle apposite cannucce (getti) e ai bordi dello stampo erano applicati sfiatatoi in cera per evitare la formazione di bolle d'aria le quali avrebbero creato porosità. Quando il bronzo si era raffreddato, veniva rotto lo stampo di argilla et voila, dopo una rifinitura ed accurata levigatura, la statua era pronta! I GIOIELLI D'ORO Il vero e proprio vanto per gli Etruschi era l'arte orafa che aveva le sue maggiori fucine artistiche a Vetulonia ed Arezzo. In particolare Vetulonia fu la città che dette i natali al METODO DELLA GRANULAZIONE, per la realizzazione di veri e propri capolavori. Questo metodo costituito dall'utilizzare sfere d'oro piccolissime (a volte del vero e proprio pulviscolo) che venivano poste l'una accanto all'altra per comporre un disegno o una precisissima filigrana, è ancora parzialmente misterioso, perchè non si è ancora capito nè come facessero a realizzare disegni così precisi vista la minuscolità del materiale (le lenti di ingrandimento di sicuro non c'erano), nè come fosse possibile tenere insieme tutto quel pulviscolo microscopico (vernici e collanti misteriosi). Fatto sta, che questi gioielli andavano a ruba tra Egizi e Greci, per i quali avere dei monili d'arte orafa etrusca era come per noi possedere un pezzo di Cartier o un gioiello Damiani. |
Post n°34 pubblicato il 13 Marzo 2008 da zoeal
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Post n°32 pubblicato il 11 Marzo 2008 da zoeal
L'Ombra della Sera è una statuetta votiva proveniente dall‘antica città etrusca di Velathri ed è conservata nel Museo Guarnacci di Volterra (PI). Essa possiede alcune caratteristiche che la rendono unica nel panorama, piuttosto ricco della scultura votiva in bronzo del III - II secolo a.C. Ma se fosse stato veramente un attizzatoio per il focolare? tipo il caso dell'orinalaccio qui accanto messo in versi dal poeta Morbello Vergari? O altrimenti potrebbe essere un simbolo....magari un regalo per ricordare al possessore che sarebbe dovuto dimagrire... A voltre la soluzione esatta è quella più semplice......... |
Post n°31 pubblicato il 10 Marzo 2008 da zoeal
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Post n°28 pubblicato il 03 Marzo 2008 da zoeal
LA LINGUA ETRUSCA: MISTERO O MODERNA CONFUSIONE? Ci troviamo di fronte ad un paradosso per quanto riguarda gli Etruschi: la scrittura non è un mistero, conosciamo il loro alfabeto, la lettura ed il suono delle parole ma…..ci sono pareri discordi sul significato delle parole stesse vale a dire che non si ha ancora la certezza che, quella ufficiale sia proprio la traduzione giusta. A mio parere è proprio possibile che la dottrina ufficiale abbia “toppato” perché, secondo voi infatti, una civiltà considerata evoluta per quell’epoca, aperta ad accogliere con favore la cultura greca ed egizia, avrebbe limitato tutte le sue fonti scritte a semplici dediche sul retro degli oggetti (tipo: questo vaso è di Larzia…questo è il dono di Aule ecc..) oppure a quelli che si ritengano siano i nomi dei defunti scolpiti sui sarcofagi ( e che se fosse vero saremmo di fronte ad una civiltà senza fantasia poiché, questi pseudo nomi, sono così pochi che, se fossero traslati ai nostri tempi avremmo un Italia in cui si chiamano tutti Giuseppe, Beppe, Peppe, Beppino oppure Maria, Mariuccia, Mariella, Mary) o ancora,vi sembra possibile che abbiamo solo calendari e formule rituali? Va bene che il tempo e le “purghe culturali” latine hanno distrutto la maggior parte dei documenti (chissà se qualcosa sarà rimasto negli sconfinati archivi Vaticani?), ma sinceramente, questo pare troppo poco. Come avviene solitamente, la teoria che prende il sopravvento è quella emanata da studiosi di “grande nome”, però secondo me sarebbero da seguirne altre molto più accattivanti. Per esempio c’è la teoria che l’etrusco sia una lingua’”agglutinata”, come quella egizia, vale a dire, si unisce una parola, composta da un gruppo di sillabe ad un’altra così da ottenere una nuova parola che per essere letta va scomposta nelle sue componenti. In questo modo, partendo da una parola o da alcune sillabe si può ottenere un discorso ben più complesso. Partendo dall’agglutinazione e anche dalla considerazione di fatto che ci sono somiglianze tra il dialetto sardo, quello basco e l’Etrusco (cosa possibile poiché si pensa che l’antico popolo che colonizzò il Mediterraneo, non si fermò probabilmente solo nelle coste dell’attuale Toscana), lo studioso Jorge Alonso Garçia, basandosi in questo caso sul dialetto basco, ha trovato una possibile via di traduzione molto accattivante: ha preso due parole incise su un sarcofago ritenute dalla dottrina attuale il nome ed il cognome del defunto “VELTHUR ATINNAS”, Garçia le ha scomposte nel seguente modo:VELTH= oscurità UR=acqua ATIN=sulla porta NAS=sono e cioè “mi trovo sulla porta del fiume dell’oscurità” e quindi non si tratta di un nome proprio ma di una frase funebre, non a caso, nelle tombe etrusche è scolpita una finta porta, quella che i defunti dovevano attraversare per andare nell’aldilà. La cosa più sconcertante è che in basco la stessa frase è: BALTZ-URI-ATEAN-NAZ In etrusco: VELTH-UR-ATIN-NAS….praticamente quasi uguale! Guardate ora la riproduzione del retro di uno specchio etrusco: E sentite cosa ha tradotto con il metodo della scomposizione e agglutinazione, lo studioso Francesco Tellini delle tre parole incise sul retro di questo specchio, recante la scena del “giudizio di Paride”, che secondo la tradizione greca doveva decidere quale tra le tre dee fosse la più bella, parole ritenute dalla dottrina ufficiale solo i nomi di Minerva, Uni e Turan:
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GIOCO LETTERARIO
Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer
clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto
ho scritto anche:
e per la serie RACCONTI BREVI:
DEUXIPPO (prima parte)
DEUXIPPO (seconda parte)
DEUXIPPO (terza parte)
DEUXIPPO (ultima parte)
L'INFAME (prima parte)
L'INFAME (ultima parte)
E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!
MAGIA DEL PHOTOPAINT
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Nickname: zoeal
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Sesso: F Età: 52 Prov: GR |
LA LETTURA NOBILITA LA MENTE
"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
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POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.
Inviato da: Corrado Barontini
il 24/01/2018 alle 12:17
Inviato da: Camillo Coppola
il 22/12/2015 alle 19:28
Inviato da: flora
il 08/10/2013 alle 17:45
Inviato da: zoeal
il 20/05/2013 alle 15:08
Inviato da: ninograg1
il 20/05/2013 alle 08:03