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Riflessione

Post n°125 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da Basta_una_scintilla
 

Ho voluto lasciare un po' di tempo il post precedente per dare modo a quelli che passavano di qui di leggerlo, diffonderlo, se ne avevano voglia, e di commentarlo. Ringrazio ed abbraccio S., a cui voglio molto bene,  che me lo ha inviato e tutte le persone che lo hanno letto e commentato,  in particolare tutti quelli che hanno voluto riportarlo nel loro blog o diffonderlo con altri mezzi. E' evidente che, nel momento stesso in cui l'ho postato, l'ho condiviso in toto: pubblico solo quello che penso e provo e non avrei mai inserito in queste pagine parole che non avrei scritto io stessa. Non risponderò ad ogni commento perché finirei per ripetere le stesse cose e banalizzare un avvenimento tanto doloroso, che non riguarda un numero, una statistica, ma un uomo di nome Giliano e la sua famiglia. Penso viviamo purtroppo in un paese in cui, ormai, si volgarizzano e trattano in modo superficiale troppi argomenti di importanza cruciale, in cui non esiste più spirito civico, nel quale, troppo spesso, le logiche di interesse e di mercato prendono il sopravvento rispetto ai più elementari principi di rispetto dei diritti delle persone. Penso allo stesso modo che non si debba mai smettere di denunciare e lottare perché il nostro è un paese nel quale, dopo momenti di indignazione globale per determinati eventi, si dimentica troppo in fretta. Il mio blog è aperto a tutti, da sempre,  perché ritengo che ogni idea, pur se discordante, vada ascoltata. Non condivido ovviamente ciò che ha scritto Mizar: parlare di slogan mi sembra agghiacciante pensando a tante vite e famiglie distrutte, quasi come, tanto per fare un esempio noto a tutti, i sette  operai della Thyssen bruciati tra fumi e olio rovente nella notte del 6 dicembre 2007 se la fossero andata a cercare. Mi rattrista ed indigna pensare che si possano ritenere responsabili della propria morte sul luogo di lavoro persone che non sono tutelate, informate, formate, difese da chi ha il dovere di farlo. Mi inquieta chi parla di slogan facendo a sua volta slogan vuoti, non giustificati, che, come tutti gli slogan, appaiono preconfezionati. Chiederei comunque a tutti quelli che passano di qui di provare a mantenere un comportamento di tolleranza e non insultare in alcun modo chi commenta, cercando piuttosto di instaurare un contenzioso democratico (esiste ancora o è solo una delle mie tante utopie?) basato sulle idee, sul ragionamento e sui dati di fatto. Lascio infine uno spunto di riflessione, a chi potesse interessare, un libro, "Mezzanotte e cinque a Bhopal". " Non c'è niente da temere. Lo stabilimento di Bhopal sarà innocuo come una fabbrica di cioccolato" - assicurò il capo del progetto - " I molteplici sistemi di sicurezza di cui sono dotati gli impianti di questo genere permettono di tenere sotto controllo tutte le reazioni potenzialmente pericolose del Mic". Era il 1984 e quegli impianti così sicuri, tanto decantati dalla Union Carbide, erano stati disattivati per risparmiare: 7500 morti per esposizione diretta alla nube tossica, una stima delle vittime da 16.000 a 30.000, oltre 5.000 feriti, 200.000 le persone che riportarono gravi danni alla salute. Bhopal è una catastrofe che ad oggi è rimasta impunita. Quelle persone non lavorano in quell'azienda, vivevano semplicemente vicino ad essa. Se la saranno andati a cercare? Oppure erano in India, dei poveracci, e quindi tutto sommato non ci riguardano? Sono storie lontane dal nostro paese e da quello che accade da noi? Io non credo. Credo che un incidente lo è solo quando è inevitabile e come tale può accadere anche sul luogo di lavoro. In tutti gli altri casi non si può parlare di incidente ma di reato e di omicidio. Credo che a fronte di molti datori di lavoro che rispettano le leggi, tutelando i lavoratori, ancora troppi non facciano prevenzione ed eludano i controlli e penso che lo facciano esclusivamente al fine di ridurre i costi ed incrementare i propri profitti. Credo che il governo debba prendersi la responsabilità  di attivarsi efficacemente, una volta per tutte, per evitare che tutto ciò accada e per garantire pene certe a tutti coloro che, per negligenza, provocano la morte di persone innocenti. Credo che i sindacati debbano smetterla di nascondersi dietro a parole vuote ed impegnarsi realmente in quello che dovrebbe essere il loro compito primario: la difesa del lavoratore. Albert Einstein disse: " L'uomo e la sua sicurezza devono costituire la prima preoccupazione di ogni avventura tecnologica. Non lo dimenticate mai quando siete immersi nei vostri calcoli e nelle vostre equazioni". Ma noi ce lo stiamo dimenticando...

 

 
 
 
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