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Facezie ed insicurezze

Post n°126 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da Basta_una_scintilla
 

Non penso di essere particolarmente narcisista e vanitosa ma tengo abbastanza al mio aspetto, tanto da dedicargli un minimo di attenzione quotidiana. Amo truccarmi un pochino, anche quando so che non incontrerò nessuno e resterò a casa a lavorare, il tanto che basta per non spaventarmi quando, inaspettatamente e magari soprappensiero, mi imbatto nella mia immagine che mi osserva con aria critica dallo specchio. Allo stesso modo mi piace coccolarmi ogni tanto con qualche crema, maschera o impacco per i capelli sebbene, in queste cose, la costanza non sia proprio una delle mie caratteristiche dominanti ed in quei momenti acquisisca l’aspetto di un’aliena imbalsamata nella pellicola o nell’alluminio Domopack, a seconda delle necessità. Ho  un buon rapporto con il mio corpo in generale, per fortuna. Ci sono aspetti fisici di me che mi sono sempre piaciuti: l’espressione del viso, degli occhi in particolare, la forma delle spalle e la schiena, il seno. Come penso succeda a molte donne mi capita di lamentarmi per qualche chilo di troppo o per la cellulite, ma ad essere sincera, non me ne faccio un cruccio reale, non abbastanza, almeno, per rinunciare ad un bel costume da bagno o ad una buona cena e ad un bicchiere di vino. Un po’ di attività fisica in più, quando necessario…minimo sforzo massimo rendimento, questa è ormai la mia filosofia di vita, in molti ambiti. Ma non è sempre stato così e ci sono state parti di me che ho detestato o addirittura odiato con tutte le mie forze. Il naso, ad esempio, piccolo è vero, ma decisamente storto; non so come abbia fatto ad uscire così, credo che mio fratello, quando ancora stavamo nella pancia della mamma, ci abbia tenuto sopra un piede per qualche mese. Non ho mai respirato bene, ma la tentazione di raddrizzarlo, da ragazzina, nasceva certamente più da un fattore estetico, devo confessarlo. Fu un complesso di breve durata che terminò nel momento in cui un chirurgo mi descrisse la pratica cruenta che si impiegava in casi analoghi: un bel perno, lo spostamento del setto, un male bestia (sue testuali parole), ed un livido su tutta la faccia per un mesetto. Tornata a casa mi guardai allo specchio e decisi che, in fondo, non era poi tanto male e potevo benissimo tenermelo così come natura l’aveva creato, insieme alla sadica soddisfazione di essere la probabile artefice dell’unico orecchio a sventola di mio fratello. Quello che invece mi ha per un certo periodo della mia vita fortemente influenzato sono state le gambe…”come sono belle le gambe delle donne…”, diceva una canzone…si, ma quelle delle altre però, pensavo io. Da ragazzina vedevo i mie arti inferiori come una punizione divina con le ginocchia tonde, i polpacci grossi e quelle caviglie…le avevo soprannominate “i tronchetti dell’infelicità”, il che dovrebbe riassumere abbastanza bene il mio rapporto con loro. Quando sei adolescente ed un aspetto fisico di te non ti piace, anche se razionalmente pensi che non sia poi così importante, te ne fai condizionare, è inevitabile. Un giorno guardando Hillary Clinton alla televisione mia sorella, con il grazioso tatto che la contraddistingueva, mi disse: “guarda quella che caviglie…sembrano le tue…se, con tutti i soldi che ha, non le ha sistemate rassegnati: non puoi farci proprio nulla”.  E’ una cosa stranissima pensare come, in alcuni momenti di scarsa consapevolezza di sé, si concentri la propria attenzione su tali facezie, quasi che tutto il mondo fosse li ad osservare la forma delle tue gambe, perché la realtà, in fondo, è che a te non importerebbe un fico secco di come siano fatte, purché funzionino a dovere, ma quello che temi fortemente è il giudizio degli altri. Credo si tratti di una naturale manifestazione di insicurezza che trova le sue origini nel fatto che, crescendo, cambiamo e dobbiamo imparare a conoscerci creandoci un’idea di noi stessi, esterna ed interna, che ci piaccia consentendoci di vivere serenamente; a tale proposito, sono davvero felice di essere divenuta adulta in un’epoca in cui il culto dell’immagine non era tanto ossessionante e non dovevi sentirti obbligata a confrontarti con  veline e letterine di ogni genere e sorta o con pantaloni taglia 38 le cui gambe non ti si sarebbero infilate neppure in un avambraccio. Anche i rappresentanti del genere maschile, forse loro malgrado, contribuiscono negli anni dell’adolescenza  ad esacerbare l’insicurezza di una ragazza attraverso commenti indelicati, confronti, battute che ne colpiscono la parte più debole ed insicura, condizionandola.  E così ti ritrovi ad una festa vestita con una gonnellona fiorata a balze stile hippy e cogli uno sguardo del tuo ragazzo ad un’altra e subito pensi che, per forza succede, perché lei ha delle belle gambe e tu no. Magari pianti pure il muso, per qualche giorno. Ed il povero diavolo, che ovviamente, non era sfiorato neppure da tale pensiero, ma che come natura comanda non poteva proprio fare a meno di dare una sbirciatina ad una graziosa fanciulla nei pressi, continuerà per un pezzo a domandarsi perché cavolo ti fai tutti quei problemi che non sussistono mentre lui sta disperatamente combattendo con dei terribili brufoli che proprio non se ne vogliono andare. Che vita da incubo! Ma per fortuna si cresce e si capisce di essere altro, di avere tante caratteristiche uniche, belle e brutte, ma che insieme fanno quello che sei, e si raggiunge la consapevolezza che chi non è interessato a guardare oltre i tuoi difetti più o meno manifesti tutto sommato non vale le tue preoccupazioni. Capisci che le caratteristiche di te veramente importanti non sono quelle esteriori e che se alcune proprio non ti piacciono puoi provare a modificarle, altre ad accettarle, altre ancora addirittura ad amarle. E ti accade un giorno di trovarti tra le braccia di un uomo che ti guarda come se tu fossi bellissima e di sentirti femmina come non ti eri mai sentita prima. Capita ogni tanto che qualche mia amica si lamenti delle rughe che arrivano e, rimpiangendo i tempi andati mi dica “come vorrei avere ancora 20 anni…”. Ma sei matta? Penso io…Non se ne parla neppure… Ho 42 anni e, finalmente, mi piaccio.

 
 
 
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