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A volte da una sola scintilla scoppia un incendio (Lucrezio)

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L'arcobaleno

Post n°246 pubblicato il 13 Maggio 2014 da Basta_una_scintilla
 

Lei avrà avuto tre anni, credo, il fratellino cinque. Non so dirvi se parlassero il quechua o l’aymara, certamente non parlavano lo spagnolo, ma quel giorno non ci fu bisogno di un idioma comune per comunicare. Il mio zainetto era colmo, come sempre, di carta, biro e, soprattutto di pastelli colorati; le caramelle sono buone, ma i dentisti costano molto e non si trovano con tanta facilità da quelle parti, mentre le matite ed i colori durano di più, creano sogni, e, soprattutto, non fanno male a nessuno.
Presi due pastelli, del colore del fuoco e del cielo e li porsi alla piccina che, di rimando, mi scrutò con un’aria perplessa…probabilmente le sembrava già molto bizzarra questa signora dalla pelle chiara e dai capelli biondi ma con ancora maggiore curiosità osservò quei due oggetti che le parvero, credo, assolutamente strani e misteriosi.
Non mi era mai capitato di offrire dei pastelli colorati ad un bimbo e di avere, netta, l’impressione che non sapesse cosa farsene. Credo che al momento rimasi più interdetta di lei. Ci guardammo. Curiose. La presi per mano, non mi sembrò infastidita da questo, andai verso il tavolo di legno con la panca, al centro del paese, mi sedetti e la sollevai sulle mie gambe.
Tutte le volte che prendo in braccio un bambino le sensazioni sono le stesse…mi si scioglie qualche cosa nello stomaco, mi riempio di una dolcezza infinita, come se, per un momento, quel vuoto che per tanti anni ho vissuto come un castigo, e che, con il tempo, si è fortunatamente sopito e trasformato, si farcisse di una gioia infinita.
I suoi vestiti multistrato di lana pesante erano duri e rigidi come il cartone, sporchi, forse, o ricoperti da quella poca salsedine presente in quel lago leggermente salato. La lunga treccia nera e lucida, scendeva impertinente dal cappellino colorato ed i grandi occhi profondi non mostravano alcuna forma di diffidenza; sembrava a suo agio, sulle mie gambe fortunatamente non ossute, e pertanto, suppongo, abbastanza accoglienti per quella piccola creatura.
Presi un foglio e cominciai ad abbozzare quei soggetti, banali, infantili, che mille e mille volte avevo già disegnato per le mie nipotine, curiose come delle scimmiette, sempre pronte a nuove richieste mettendo, talvolta mi sembra di pensare con fanciullesca soddisfazione, in serie difficoltà la zia dotata di doti artistiche non propriamente esperte.
Come mi sentii quel giorno non so descriverlo…una fata, forse. Sul foglio bianco comparve un pesciolino rosso…i mie pesci hanno le ciglia lunghe, le labbra carnose e non sembrano certo patire la fame, direi. Gli occhi scuri, attenti, si aprirono un pochino di più…ed una piccola luce si accese; ricevetti uno sguardo che non mi permise di smettere. E fu così che comparve un fungo, gigante, con una porticina e tante finestre, da una delle quali, un bruco curioso con un cappello in testa, guardava i fiorellini sottostanti. La piccina sgranò gli occhi e lo accarezzò, delicatamente, dicendo qualche cosa che non capii, ma che arrivò dritto al mio cuore. E nacque allora una lumaca, con il comignolo fumoso e le lunghe antenne sfiorate da due inverosimili farfalle dalle dimensioni spropositate. Ma, misteri della carta, questa volta vennero alla luce soltanto i loro bordi…e poi ci ritrovammo, insieme, la sua manina scura, chiusa attorno a quei magici strumenti nella mia mano bianca, a riempire quei vuoti, di mille colori e mentre l’arcobaleno affollava quel piccolo foglio sentii quella risata, squillante, pura come lo scrosciare di acqua di montagna, la vidi felice e mi sentii in perfetta sintonia con lei. Senza parole.
Le parole mi vennero, la sera, quando ripensai a quei momenti e ancora oggi, mentre ricordo; sono parole di gratitudine per quello che la vita mi ha donato, parole di preghiera, e non importa in che lingua siano dette o a che Dio siano rivolte. 

Padre nostro
Yayayku hanaq pachapi kaq,
sutiyki yupaychasqa kachun.
Kamachikuq-kayniyki takyachisqa kachun,
munayniyki kay pachapi ruwakuchum,
Imaynan hanaq pachapipas ruwakun hinata.
Sapa p'unchay mikhunaykuta quwayku.
Huchaykutapas pampachawayku,
imaynan ñuqaykupas contraykupi huchallikuqniykuta panpachayku hinata.
Amataq watiqasqa kanaykuta munaychu,
aswanpas saqramanta qispichiwayku.
Qanpan kamachikuq-kaypas, atiypas,
wiñaypaqmi yupaychasqa kanki.
Amen
(allievadelgabbiano novembre 2007)

(Foto Perù - allievadelgabbiano 2005)

 
 
 

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