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Non progrediamo dall’errore alla verità, ma dalla verità alla verità. Ecco perché dobbiamo renderci conto che nessuno può essere incolpato per quello che fa, perché, in quel momento, sta facendo il meglio che può. Impariamo solo dall’esperienza. (Svami Vivekananda)

Il rifiuto assurdo della verità è naturale nell’uomo. L’uomo non vuole essere, ma apparire. Non vuole vedere ciò che è, cerca solo di prendersi per il personaggio che gli altri vedono in lui. (Svami Prajnanapada) 

 


 

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Viva Villa!

Vorrei consigliarvi questo... un po' lunghino e abbastanza impegnativo ma merita per conoscere al meglio una FIGURA LEGGENDARIA del nostro tempo passato!!!
Viva Villa!!! Villa è vivo!!!






In sintesi
La biografia di Pancho Villa, il rivoluzionario messicano entrato nella leggenda, scritta nello stile di Paco Taibo, che in tanti anni di ricerche ha dipanato un groviglio di aneddoti, dicerie, falsità o mitizzazioni. Un affresco della più complessa rivoluzione - la prima del XX secolo - seguendo la vita avventurosa, temeraria e tormentata dell'uomo che si chiamava in realtà Doroteo Arango, bandito per ribellione ai soprusi dei latifondisti divenuto generale della División del Norte, un esercito talmente disciplinato e ben organizzato da suscitare all'epoca l'interesse di osservatori militari europei e statunitensi. Questo libro ricostruisce le peripezie, dai particolari più stravaganti alle imprese memorabili, di un uomo sagace e imprevedibile, illetterato che fondò scuole in tutti i territori conquistati, astemio in un ambiente di forti bevitori, dallo sguardo magnetico.

VEDI: Qui si narra la vita di un uomo che era solito svegliarsi in un luogo quasi sempre diverso da quello che aveva inizialmente scelto per addormentarsi. Aveva questa singolare abitudine perché per una buona metà della sua vita, ben oltre la metà della sua vita adulta, diciassette anni dei trenta vissuti prima di partecipare a una rivoluzione, era stato un fuorilegge: ricercato dalla giustizia, bandolero, ladro di bestiame, brigante. E aveva paura che quella debolezza di concedersi qualche ora di sonno potesse sancire la sua rovina.” PIT II

La “biografia definitiva” di Pancho Villa, il rivoluzionario messicano entrato nella leggenda, scritta nello stile vibrante e intenso di Paco Taibo II, che in tanti anni di ricerche ha dipanato un groviglio di aneddoti, dicerie, falsità o mitizzazioni. Un affresco della più complessa rivoluzione – la prima del XX secolo - seguendo la vita avventurosa, temeraria e tormentata dell’uomo che si chiamava in realtà Doroteo Arango, bandito per ribellione ai soprusi dei latifondisti divenuto generale dell’invincibile División del Norte, un esercito talmente disciplinato e ben organizzato da suscitare all’epoca l’interesse di osservatori militari europei e statunitensi. Questo libro monumentale e dettagliatissimo ricostruisce le peripezie, dai particolari più stravaganti alle imprese memorabili, di un uomo sagace e imprevedibile, illetterato che fondò scuole in tutti i territori conquistati, astemio in un ambiente di forti bevitori, dallo sguardo magnetico che rimase impresso in chiunque lo avvicinò, generoso quanto spietato. Come Paco Taibo II scrive, questa biografia narrata è fedele allo spirito villista: “Si usa prima questa – diceva Pancho indicando la testa – e poi questi – prendendosi i testicoli”. Una vita all’attacco e in fuga perenne, quella del “Centauro del Nord”, anche dopo la morte, che ha lasciato il mistero di dove sia sepolto in realtà e chi si sia impossessato della sua testa.

ANCHE QUI... 
Pancho Villa. Una biografia narrativa

L'intervista a Paco Ignacio Taibo II


“Il governo promise un’inchiesta. Ma non sarebbe mai stata fatta. Il cadavere di Román Guerra, uno dei sicari, fu tranquillamente ritirato da Ricaud, uno dei cospiratori, che pagò i funerali. Il morto venne spacciato per un malcapitato passante. Nessuno si chiese chi fosse in realtà e cosa ci facesse lì. Una seppur minima indagine avrebbe condotto a suo fratello, membro del gruppo, e al suo villaggio, e da lì ai collegamenti con Lozoya. Ma non ebbe seguito.”

Quattro anni di ricerche, molti di più di riflessione: questa ampia e completa biografia narrativa di Pancho Villa segna un punto fermo da un punto di vista storiografico.
Paco Ignacio Taibo II ha abituato i suoi lettori a una modalità viva e appassionante del raccontare la vita di personaggi ormai entrati quasi nel mito. Senza perdere la tenerezza, in cui Che Guevara viene raccontato in tutta la sua complessità e in tutta la sua ricchezza di uomo, oltre che di rivoluzionario, è infatti così piacevole da leggere che ha venduto un numero di copie altissimo, tante quante un romanzo di successo.

Le prime pagine delle oltre 800 che compongono il volume, raccontano il “prima”, cioè gli anni in cui Doroteo Arango, questo è il vero nome di Pancho Villa, è un bandolero, un bandito da quattro soldi. E poi introduce le narrazioni di fantasia che lo hanno accompagnato per tutta la vita e dopo la morte, cioè le varie e curiose leggende che sono state create intorno alla figura del rivoluzionario e le curiosità più estreme e contraddittorie della sua personalità.
Ma non ha alcun senso raccontare questa biografia storica, nella sua complessità e nei suoi vari capitoli, quello che penso possa servire è invece sottolineare la ricchezza delle informazioni fornite, tante assolutamente inedite (come alcune immagini inserite nel volume) e la correttezza nel segnalare ciò che è solo “voce” “fama diffusa” o “falsità giornalistica”. Insomma di questo libro ci si può fidare e di questo autore, di cui conosciamo così bene anche l’abilità narrativa di romanziere, possiamo solo confermare un giudizio. Docente universitario, ma mai accademico nel senso deteriore del termine, personaggio pubblico e giornalista, i cui libri hanno ottenuto massimi riconoscimenti in ambito ispanico e sono stati tradotti in oltre venti lingue, Paco Taibo sembra volere, con questa biografia, fissare un punto fermo e definitivo a una ricerca che gli ha occupato tanti anni di vita. E questo perché Pancho Villa, pur così attuale e vivo nella testa della popolazione messicana, è morto da così tanti anni da far parte della storia, e non della cronaca, ed è quella che all’autore interessa di più, perché meno legata alla soggettività e già sottoposta al giudizio di diverse generazioni.  

Un altro aspetto che viene sottolineato è la naturale capacità strategica, una specie di dono che ha fatto sì che, con uomini poco addestrati e armi non certo perfette, Pancho Villa abbia affrontato e superato addirittura l’esercito degli Stati Uniti, sapendo utilizzare al meglio la conoscenza del territorio e della psicologia dell’avversario, tanto da essere modello di importanti generali degli eserciti regolari europei.
Personaggio dalle tante contraddizioni, affascinante forse per questo: astemio in un Paese di grandi bevitori, ha combattuto l’alcolismo dilagante vedendolo come una vera piaga nazionale. Quasi analfabeta, ha posto l’istruzione tra i suoi obiettivi primari tanto da fondare 50 scuole ancora in piena rivoluzione. Capace di gesti di grande generosità e di spietata crudeltà, amante delle donne, ma poi responsabile nei loro confronti (le sposa tutte!) e nei confronti dei figli che nascono da quelle relazioni.
Figura lontana dall’universo culturale dell’autore e nello stesso tempo molto vicina proprio perché è il Messico la terra in cui Paco Taibo vive fin da quando era bambino, terra che sente profondamente sua, e che lo ha circondato di storie leggendarie su quel liberatore ancora così presente nella mente di tutti: “Villa è vivo”: con queste parole infatti l’autore ha concluso l’intervista che ci ha concesso. “Villa è vivo”: e grazie anche a questo libro lo sarà ancora a lungo.



Fabio

 
 
 
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