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Il rifiuto assurdo della verità è naturale nell’uomo. L’uomo non vuole essere, ma apparire. Non vuole vedere ciò che è, cerca solo di prendersi per il personaggio che gli altri vedono in lui. (Svami Prajnanapada) 

 


 

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Martedì 14 Agosto 2007(dal diario di viaggio in Francia 2007)

Non che le pietre siano mute:

conservano soltanto il silenzio.

Humberto Ak’Abal

Questa giornata vede la partenza dei tre dalla spiaggia dei surfisti alla volta del borgo di Pont-Aven; solamente la pioggia battente rovina l’atmosfera magica del paese che ispirò moltissimi pittori. Non rimangono a lungo qui per via del tempo che non lascia tregua… l’impatto comunque sembra esser stato buono nonostante il tempaccio. Lasciando ai ricordi Pont-Aven i tre se ne vanno a percorrere i quindici chilometri di Costa Selvaggia, lungo la penisola del Quiberon; è qui che per la prima volta possono vedere l’oceano veramente incazzato… un vento fortissimo e la gioconda presenza di uno splendido Terranova non impedisce loro di mangiare le “solite robe in scatola”. Dopo circa un paio di ore comincia pure a sgocciolinare e i tre decidono di proseguire con il loro tour partendo alla volta di Carnac; il traffico impedisce loro di arrivare all’ora prestabilita cosicché i megaliti del paese saranno obbligati a vederli solamente di sfuggita. Riprendendo la macchina si spostano al paesello di Auray che, a parte un trancio di pizza al prosciutto, nulla lascia ai ricordi dei tre amici. Intanto il tempo non sembra affatto migliorare e loro devono ancora trovare un tetto sotto cui dormire… La dea bendata stavolta lascia intendere di vederci bene aiutando i tre a trovare un ottimo posto al riparo per passar la notte. Come proseguirà la serata non ve lo anticipo, vi dico solo che: “GRANDE LEZIONE DEI TRE AVVENTURIERI!!”.

Fabio

 

Martedi H.10.38

 

Buondì, sono Fabio, noi siamo qui in macchina in direzione Pont Aven… no, non è che sto scrivendo mentre guido, sono passato dall’altro lato del sedile divenendo copilota… sono retrocesso di grado a discapito di Gio… è lui ora il Comandante di questo vascello errante.

Bene, dobbiamo parlare della giornata di ieri e io ci provo cominciando così…

Sveglia intorno alle 08.00 e colazione con fette biscottate, marmellata e birra. Bevuto una scodellaccia di Heineken, disfato la tenda con gli altri e sistemato ossa e ferramenta;  poi, dopo un veloce saluto alla penisola di Crozon, siamo partiti in direzione Locronan. Arrivo circa verso mezzogiorno… visita del borgo in un’oretta… fantastica atmosfera paesana, un mix di aria medievale e cultura celtica unitamente a mastri vetrai che, dietro sfarzose vetrine, cercavano di accaparrarsi turisti in cerca di un ricordo luccicante. Anche numerosi troll, gnomi e fate… abbiamo così visto uno dei borghi più belli in assoluto!! Sicuramente da podio per quanto riguarda Franciavventura 2007. La piazzetta è fantastica, la gente qui non si ammassa come da noi in una ressa opprimente; pur essendoci tantissima gente regna una soave quiete… ad esaltarne ancora di più le sue magnifiche caratteristiche c’era alla guida di un calesse un uomo, un mix tra un personaggio leggendario, un matto di quartiere e un vecchio cowboy… con il cappello nero, scarpe alte, jeans consumati, capelli lunghi raccolti sotto il cilindro e folta barbarossa che portava in giro turisti tra le vie del paesello gridando al vento paesano frasi di un incomprensibile dialetto bretone… dovrebbe essere anche un lavoro che gli renda bene, secondo i calcoli fatti da Clare e Giordano. Ritornati poi alla macchina abbiamo scritto cartoline agli amici comuni e ai nostri parenti in compagnia della solita bionda, facendo come sempre “SBARACCATA”24, ridendo e scherzando come ovvio.

Poi siamo ripartiti in direzione Pointe-du-Raz e Pointe-du-Van (con la bella cappella di St.They a picco sull’oceano)… al primo, vento fortissimo e tantissima gente (forse troppo turistico). Mangiato pistacchi in faccia all’America e rimasti sul posto un paio di ore… Poi con l’ausilio della macchina ci siamo spostati a Pointe-du-Van, posto a una decina di chilometri di distanza, dove abbiamo così visto le ultime scogliere selvagge della Bretagna… scogliere oceaniche, lame affilate nascoste dai flutti pronte ad affiorare all’improvviso e a colpier nel segno chiunque non rispetti le leggi che impone il mare…

Potevano rappresentare posti nei quali lasciare per sempre il nostro ricordo ma, avendone già viste tantissime di scogliere selvagge, non siamo proprio rimasti a bocca aperta… bella si, ma poteva risultare veramente indimenticabile. Bene…

…poi verso le 18.00 siamo ritornati al caro-fratello Doblò lasciando che ci portasse fino a Lesconil… prima però tappa a Quimper nel tentativo di trovare un Internet.Point per poter sia aggiornare lo spazio cibernetico ma soprattutto per ricaricare le batterie del PC del Clare. Grazie alla disposibilità di due ragazzi neri, i gestori del punto, abbiamo così potuto passare un paio d’ore in relax. L’ambiente era veramente accogliente… computer a schermo piatto, di ultima generazione, webcams, microfoni, cuffie, silenzio e ambiente pulito!! Il motivo vero per il quale avevamo cercato la rete era stato quello di lasciare un messaggio sul blog… passato però in secondo piano quasi subito dopo che, abbiamo trovato su MSN25 il Belo (per pochi minuti, veramente solo il tempo dei saluti perché poi è andato a fare una riparazione idraulica. Ad esempio io e Giordano, che siamo arrivati un dieci minuti dopo, in quanto stavamo cercando parcheggio, non l’abbiamo neanche salutato –va a cagà!!!-) e poi Elena, la professora… abbiamo riso tanto, scritto minchiate e ci siamo salutati con i soliti scambi di complimenti. Io ho fatto severamente il cretino mentre Clare faceva il vero… era serio; ma soprattutto grazie alla sopracitata Webcam ci siamo potuti vedere a vicenda… era bello scrivere scemate e vedere la reazione in “presa diretta” della vittima, si poteva capire dallo sguardo la reazione avuta dopo l’ennesima cretinata scritta… o alla serietà del Clare… poi presa forse da malinconia/nostalgia o chissà cos’altro, abbiamo potuta vederla forse piangere/commuoversi più di una volta. Dunque il vero scopo delle mie cretinate erano volte soprattutto a solleverle il morale. Poi visto che eravamo entrati in un labirinto in cui nemmeno a migliaia di chilometri si vedeva la via di uscita, le ho chiesto tramite SMS di “bidonarci”26 (Clare non sa niente… adesso si!!!) e lei prontamente ridendo e schiacciandoci l’occhio ci ha mandati a Lesconil…

Arrivati sul posto eravamo convinti di passare una serata diversa dalle altre finora… magari aspettando sul molo i pescherecci arrivare a riva con i loro frutti del mare, convinti anche del fatto che saremmo andati a cenare a base di pesce… siamo rimasti però delusi dal fatto che il paesello non offriva nulla di più di un paio di classici ristoranti, oltretutto abbastanza carucci, credo. Poi, per paura di spendere troppo ma soprattutto di mangiare poco (il famoso qualità-prezzo) abbiamo attivato l’uscita di soccorso optando per la nostra cara pasta all’italiana.

 

Fabio

 

H.12.56 martedì

 

Prima, come trucco oramai collaudato dalla truppa ci siamo riforniti di acqua e vista la scarsità di pompette pubbliche per la seconda volta abbiamo optato per un cimitero… Mente Fabio e Cristian il braccio. Poi trovando uno spiazzo vicino a un camping stavamo per decidere a rimanere lì, passando così la notte, ma vista l’opportunità presentataci dopo 9giorni di fare una buona doccia calda e avere a disposizione energia elettrica per ricaricare “foto e video”… abbiamo deciso di fare come tutti i comuni mortali, solo per una sera però… (si rivelerà essere a mio parere un’ottima scelta!). Mentre Gio e Clare preparano la tenda, con non poche difficoltà dovute soprattutto al terreno morbido e alla potenza del vento… il cuoco fuori di zucca Fabio si mette ai fornelli per preparare qualche diavolerie delle sue:

La cena sarà: come primo la pasta, che si rivelerà più che asciutta una schifosissima pasta colla, terribilmente immangiabile al punto giusto… con pomodoro, aglio, sale, olio, peperoncino, finocchio, prezzemolo e origano… poi per non sentirmi il responsabile di quel fallimento ho scaricato il “bidone” sulla fiacchezza della fiamma del fornelletto!??!!! Come secondo poi un piatto decisamente più umano: mix di pisellini e mais con condimento delle solite spezie infernali… brindato con vino, coca e chinotto poi tutti sotto l’acqua calda (io e Gio facendola molto tardi l’abbiamo fatta quasi al buio… a casa poi Clare confesserà che a far saltare metà impianto elettrico molto probabilmente è stata la centrale nucleare da lui installata la sera stessa con le prese della corrente sovraccariche di lavoro!!). Poi Clare ha monopolizzato il bagno trasformandolo in una centrale nucleare con prese, cavi di traverso, PC, macchina fotografica, cinepresa, penna USB, spine e quant’altro…

Abbiamo così potuto scaricare le foto sul computer e abbiamo guardacaso tirato le 02.00… poi tutti a dormire sotto la tenda consapevoli del fatto che, per una sera almeno, non eravamo passibili di multa (esattamente perché noi piantiamo i picchetti esclusivamente dove ci sono i divieti di campeggio!). Notte tranquilla a parte un fortissimo vento… mattina sveglia alle 08.30 con la pioggia e il solito lamento del Dio Eolo.

Ciao questo era Fabio

 

Giordano

 

Sistemazione delle valige e della tenda sotto un’acqua battente (alla cazzo…) e, dopo una doccia veloce del Clare e ricaricamento dell’ultima parte della batteria della videocamera, partenza verso le 10.10 per Pont Aven, borgo incantevole che ispirò vari artisti e pittori tra i quali Gaugin. Con un po’ di fatica finalmente riusciamo a trovare parcheggio davanti alla casa di una signora morta (ce lo ha detto la vicina!); passeggiata tra le vie del borgo pieno di negozi di pittori. Ne è venuta di acqua finora, giusto per non lasciarci soli e quindi ci siamo armati di poncho e K.Way. Il paesello non ha reso pienamente le aspettative per via della giornata uggiosa, quasi autunnale. Abbiamo visto lo scorcio del famoso quadro di Gaugin “Le lavandaie di Pont Aven” (famoso per gli intenditori non per me e Fabio che siamo realmente ignoranti in materia!) e dopo un giretto abbastanza rapido tra i negozi di splendidi souvenirs, per via del tempaccio, siamo tornati al nostro caro Doblò per ripartire verso la penisola del Quiberon. Prima di avanzare verso la meta tappa al Super per fare qualche acquisto per poter pranzare. Compraro le solite cose: pane, salame, scatolame e qualche patatina. Fermati in un Ufficio del Turismo a chiedere delucidazioni sul numero di francobolli e la relativa valuta per poter spedire cartoline a parenti e amici italiani e successivamente alla Posta per poterle imbucare. Comincia a vedersi il mare ora, con l’oceano da una parte e il mare del Golfo dall’altro lato della strada. È impressionante notare la differenza tra una parte e l’altra. Nel golfo il mare è calmo, dall’altra dove è “aperto” è un susseguirsi e un rincorrersi di onde che terminano la loro corsa sugli scogli esplodendo in una bianca schiuma. Il vento fortissimo rende questo posto quasi apocalittico. È una manna per i surfisti che osano sfidare questa forza della natura. Sono le 16.00 quindi è giunta l’ora di pranzare. Trovato un parcheggio sul lungomare, un po’ isolato dal trafficar caotico delle macchine e sotto un vento violentissimo abbiamo posto le nostre ossa anche qui. Un bel pranzo alla nostra solita ora a base di vino, birra, scatolame e le solite cose sotto il soffio potente di Eolo. I passanti vedendoci così “fuori di testa” che mangiavano in terra, alcuni sorridevano e in qualche modo ci sostenevano mentre altri nemmeno ci “cagavano”… ma noi, in entrambi i casi, abbiamo continuato ad ingozzarci! È qui che abbiamo brindato per l’ultima volta all’oceano.

Due tiri a football e di tubetti e poi è già ora di ripartire. Decidiamo di percorrere la strada che costeggia il golfo ma un certo punto bisogna per forza pigliare quella principale. Non vi dico: una coda impressionente allora decidiamo per la furbata (?!), e cioé prendere la strada che costeggia la Costa Selvaggia, ma qui è peggio di prima. Il lato positivo è che da qui, riusciamo ancora a vedere l’oceano impazzito. Mi sa che qualcosa sia successo in acqua perché c’era un elicottero che continuava a sorvolare la zona e camionette di salvataggio erano parcheggiate vicino alla spiaggia. (abbiamo letto poi dai giornali che il vento soffiava a 80 Km/h). Intanto che siamo in coda Clare e Fabio si sfidano a Marianna27. Una pioggerella finissima continua a scendere incessante che fa di questa regione una seconda Irlanda.

Il cielo d’Irlanda è dentro di te!

Questa terra ce la porteremo nel cuore, penso per sempre e mi sa che prima o poi ci ritorneremo. Dovere!!

Siamo in coda da mezz’ora e ci stiamo dirigendo verso la zona di Carnac dove migliaia  di megaliti perfettamente allineati giacciono misteriosamente in chissà quale logica, forse luoghi di raduno, qualcosa di mistico o indicano qualcosa di astronomico. Un giretto veloce tra le pietre magiche e pecorelle dai lunghi tarzanelli28 e poi ripartenza verso il paese di Auray. Questo paese forse per via del grigiore del cielo o per la mancanza di turisti non ha saputo regalarci niente a parte un giretto veloce per il suo centro. Qualcosa invece ripensandoci ci ha offerto (pagando): una buona pizza mangiata al volo in un parcheggio. Sono quasi le 21.00 e non abbiamo ancora un posto dove poter passare la notte. È giunta l’ora di andarlo a trovare dato che per il momento non si è ancora fatto buio. La tenda mi sa che stasera non si rivelerà utile visto che è fradicia e anche il terreno è bagnato. Bisogna cercare un vero e proprio tetto, magari fuori da un supermercato. Ci avviamo quindi in direzione Le Bono, borgo che visiteremo domani. Sta piovendo e qualcuno da lassù ci ha portati appena fuori dal paesello. Ecco, presentarsi alla nostra destra rispetto al senso di marcia, un distributore dismesso di benzina. È proprio il posto che stavamo cercando… non si deve montare un bel tubo di niente perché c’è già tutto pronto. Il tempo guadagnato nel trovar il posto letto pronto l’abbiamo impiegato per ripulire il Doblò dato che “c’è un bel rebelot29!!”.

Riassestata la macchina… a pochi metri da noi soffia il vento con tutta la sua potenza. (sempre 70/80 Km/h); le piante sono piegate mentre noi, con il Doblò posto a scudo, non sentiamo un filo di aria, la pioggia continua a scendere incessante ma noi abbiamo il nostro bel tetto che ci ripara a dovere. È ora di cenare a base di patatine gusto cipolla e Chardonnay, proprio in parte al marciapiede del distributore… e tra un tubetto e l’altro ci guardiamo sul computer del Clare due episodi di “Buona la Prima” lo show comico di Ale&Franz. Troppo scemi!!!!!!!!!!!!! Gio intanto si è abbioccato via, oramai siamo troppo abituati a dormire in terra che sembra di essere nel nostro comodo lettino. Dopo dieci minuti e altri cinque per riprendere conoscenza facciamo una bella partita a Bigia, tra l’altro vinta propria dal sottoscritto stracciando il resto della ciurma. È l’ora di andare a nanna e infatti i nostri trolls in pochi minuti potranno entrare insieme a noi nel mondo dei sogni. Notte gnari, ce la siamo cavata anche oggi!!

È già ora di svegliarsi, sono già le 8.00; una buona colazione come oramai siamo abituati, qualche foto per ricordarci in che razza di posto abbiamo dormito stanotte e ripartenza verso Le Bono posto a un paio di Km di distanza, per una veloce visita al borgo di pescatori.

Una bella passeggiata lungo il porticciolo con il caratteristico ponte in legno sopra di esso e si riparte verso la cittadina di Vannes. Siamo ancora sotto l’acqua quando comincia il tour cittadino. È giorno di mercato e se ne vedono di tutti i colori, le pinze che tranciano enormi rami oppure quello che vende l’aggeggio che avvitandolo nel limone o nell’arancio fa uscire tutto il succo e funge da bicchierino aggiunto, potendo così gustare il frutto in tutta semplicità. Una bella cittadina con angoli caratteristici e le classiche case con travi in legno che ci hanno accompagnato durante tutto il viaggio. Un giro al mercato coperto nell’attesa che il forte acquazzone passasse visto che non ha ancora smesso. Proprio dietro l’angolo ecco apparire un Internet.Point, utile per vedere le previsioni del tempo per i giorni a venire e per un aggiornamento al nostro caro blog. Anche qui i negozi di souvenirs sono parecchi, soprattutto in vetrina ci sono i trolls. Un giro per il mercato del pesce e poi verso l’una ripartiamo verso l’ultimo paese della CARA BRETAGNA, cioè Rochefort-en-Terre. Tra strade di campagna con in sottofondo la musica dei Nomadi e Blasco… “VIVERE” cantata a sguarciagola, eccoci arrivati in questo paesino; anche questo pur essendo in culo al mondo, dev’essere molto rinomato visto il numero di macchine parcheggiate in parte alla strada. Adesso però è ora di pranzare. Oggi decidiamo di farlo con cucina tipica messicana: con cerveza messicana (bottiglietta da quasi un litro, comprata da Fabio al mercato di Vannes), Tequila Sauza (utilizzata liscia e mista alla birra), insalata messicana in scatola (con fagioli rossi, cipolla, peperoncino, peperoni…), fagioli a parte, cipolle borettane (splendide!) con il sempre caro peperoncino. Manca solamente la canzone “Messico e Nuvole!” cantata dalla Mannoia e un sobrero poi sembrerà di essere nello Zocalo di Città del Mexico. Una bella partitella a Bigia, stavolta vinta da Fabio e poi partenza a piedi alla scoperta del borgo. L’impatto è stato di stupore di fronte a tanta bellezza incantata. Balconi ornati da coloratissimi gerani (§§§§§§§§§§§§§§§EI) e porte ornate da ortensie profumatissime. Tutto assieme sembra confezionare una splendida bomboniera!! Una suonatrice di arpa è seduta vicino al pozzo pittoresco posto nella piazzetta del borgo (sembra Elena Semenzato, la nostra amica di Mestre). Qui tutto è perfetto, non c’è una sola cosa fuori posto, a parte la massa di turisti viaggiatori.

Il fascino di questo paese probabilmente lo si percepirà alla fine della splendida vacanza quando tutta questa gente tornerà nella loro rispettiva routine giornaliera. Il posto è veramente magico e magico… pensare che magari di notte qui i Korrigans (§§§§§§§§§§§§§) scorrazzano in giro per le vie a preparare scherzi per turisti e abitanti. Ci fermiamo in due dei tanti negozi per comprare qualche ricordo da portare a casa e sistemarlo sul comodino per poterlo guardare e sognare tornando indietro nel tempo ricordandoci della nostra avventura. Adesso si riparte in direzione Valle della Loira, ci aspettano 200 Km e ancora un posto da trovare per poter così dormire. Intanto però godiamoci questi momenti deliziosi e proprio tra i campi bretoni è spuntato un magico arcobaleno. Magari ai suoi piedi, come dice la leggenda c’è una pentola piena di monete d’oro, può darsi però che li ci siano le casette dei Trolls.

Proprio in questo momento stiamo percorrendo le ultime strade della FANTASTICA BRETAGNA. Non esistono parole per magnificare questa parte di mondo, bisognerabbe solo aprire bene gli occhi e girare nei suoi paesini tra le sue fantastiche vie.

Bretagna, ci rivedremo ancora, se il Destino lo vorrà!! Au revoir!!!

 

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