LA FATA DELL'AUTUNNO
BENVENUTI
UN BAMBINO E LA FATA
Ogni volta che un bambino smette di credere alle Fate, una Fata muore…
~• James Matthew Barrie •~
QUESTO BLOG
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Il mio grazie sincero va a tutti coloro che si adoperano con la grafica e consigli e rendono disponibile a tutti la loro creatività.
Messaggi di Marzo 2018
La Fata più bella del mondo
C’era una volta una fata così luminosa che quando lei era vicina il buio non veniva mai.
I bambini le correvano intorno felici perché siccome la mamma aveva detto loro: “ Potere giocare fino a c’è luce” giocavano sempre.
La Fata però sapeva che dovevano anche studiare e così dopo aver dato una carezza a tutti volava via.
I bambini allora tornavano a casa e facevano i bravi.
La Fata infatti compariva sempre e solo se nessuno si comportava male.
Ma un giorno un bambino che non aveva più voglia di catturare la fata, senza sapere che non si può catturare una fata è pura di fantasia e nessun limite può essere imposto alla fantasia.
La Fata fece finita di farsi catturare e poi parlò con dolcezza al bambino. “Perché non vuoi che io vada via?”
“Perché così non sono costretto a studiare e posso giocare sempre”.
La Fata e prendendolo con sé gli disse “Vieni con ti farò fare un giro”.
Cominciarono così a volare e ogni volta che arrivavano in città nuova il bambino faceva mille domande a cui la Fata dava sempre riposte complete e precise.
Quando tornarono a Adria la fata disse: “Ti è piaciuto?” rispose “Sìiii.
“Vedi, quello che abbiamo fatto non è stato altro che studiare” disse la fata “ Quando apri il libro pensa di viaggiare con me. Leggi cosa c’è scritto le domande che ti vengono in mente e cerca poi le risposte nel libro o dalla maestra.”
Il bambino la guardò felice corse a casa a dirlo a tutti gli amici.
La Fata adesso veniva spesso perché i bambini erano bravi e a turno li portava in giro per il mondo.
Era la Fata più bella del mondo: si chiamava Lisa.
Autore: Gianni Magnan
(dal Web)
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Magiche Bolle
Una strega annoiata
dipinge da fata,
soffiando da un colle
di sapone le bolle…
prendendo i colori
da magici fiori.
Un pegaso alato
o un castello incantato,
un vasello volante
o un drago elefante….
Invia in un momento
I tuoi sogni col vento,
soffiando leggera,
al calar della sera,
dal magico colle
di sapone le bolle.
Autore: Simonetta Monacelli
(dal Web)
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Secondo sogno
Sei vicino a me, ti abbraccio,
non posso dormire senza di te
devo ascoltare il tuo sognare
mentre pavoni innamorati mi introducono
in un paese dove le fate raccontano fiabe,
e io sono il cavaliere che ti porta su una stella
dove in prato di ciclamini voglio sconfiggere
il drago delle mie e delle tue paure,
così che mia anima entri nel tuo corpo delicato
per assaporare il nettare dei tuoi pensieri
e restare dentro di te fino a che l’aurora
non spenga tutte le stelle e un volo di colombe
illumini con polvere d’oro il buio
e nasconda nella luce, la dolcezza dei nostri corpi.
Autore: Enrico Garrou
(dal Web)
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Primo sogno
La luna percorreva la sua orbita,
grilli cantavano raccontandosi sogni e desideri
e stelle come greggi riempivano il cielo.
Palpita il mio cuore al buio, qualcuno gli parla,
si, è la tua voce, le tue parole cadono come rossi petali
nel sospiro del mio sogno, estasi perché le tue labbra
sorridono dolci, annunciatrici di baci sul mio viso.
Sento il tuo profumo che sprigiona dalla mia memoria,
accarezzo i tuoi seni che sanno di viole,
sono farfalla che si posa sulla color carne che la porta del cielo
mentre le mie mani ricamano sulla tua pelle fiori di primavera.
Carezze fra le stelle dell’amore immaginato,
le ombre dei tuoi baci passano sui miei occhi addormentati
e angeli colorano d’azzurro questo mio paradiso.
Autore: Enrico Garrou
(dal Web)
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Il Mistero della Quercia
In una casetta vicino al bosco della Partecipanza viveva un bambino di nome Tom. Un giorno tornò
da scuola portando il risultato della verifica di matematica… un disastro! Quindi suo padre si arrabbiò
moltissimo e Tom, impaurito, scappò nel bosco.
Si addentrava nella vegetazione intricata quando vide delle piccole fate luminescenti che lo imploravano
di seguirle; la curiosità lo spinse a farlo.
Molti rumori misteriosi lo attraevano ma continuò a camminare. A un tratto si arrestò: capì che il
padre aveva ragione, quindi decise di tornare a casa.
Tornando, notò che tutte le fatine erano concentrate in un preciso punto, Tom si avvicinò e loro si
spostarono… a terra giaceva un cadavere!
Tom rimase senza parole: quell’orrendo cadavere giaceva inerme per terra, sotto una grande quercia.
Si mise a correre a più non posso; il suo cuore batteva all’impazzata e il povero ragazzo per poco non
si mise a piangere. Dopo qualche minuto di corsa, le fronde e le piccole piante del bosco iniziavano a
sparire per far spazio a una graziosa stradina che portava alla città. Tom, nel vederla, si sentì sollevato
perché si era perso e così, sfiancato dalla corsa, tornò a casa a passo svelto pensando a cosa fare.
Dopo circa 20 minuti, finalmente Tom arrivò al parchetto di fronte a via Red 3, ancora scosso da ciò
che aveva visto. Stava calando la sera e la luna stava salendo in cielo quando cominciò a piovere.
“Mamma e papà saranno preoccupati” pensò disperato “vorranno sapere dove sono stato e papà mi
sgriderà per il brutto voto”. Poi cercò di riflettere per trovare una scusa credibile ma, venendogli in
mente solo l’orribile immagine del cadavere e pensando che se l’avesse raccontato nessuno gli avrebbe
creduto, si fece coraggio e si avviò verso la porta di legno di casa sua. Attraversò la strada, salì sul marciapiede
e, prima di entrare, guardò la sua casetta, circondata da siepi e piccole aiuole di margherite,
pensando che dopo la sgridata che lo aspettava non si sarebbe più ripreso.
Bussò e… “Entra pure!” disse sua sorella Ella, con la sua voce sempre allegra.
Tom entrò timidamente, tutto infangato e con qualche graffio sul viso.
“Santo cielo! Cosa ti è successo? Dove sei stato, tesoro mio!” esclamò la mamma preoccupata. Subito
dopo arrivò il padre e, vedendolo conciato in quel modo, non ebbe il coraggio di rimproverarlo per
il brutto voto e lo abbracciò. Tom, quasi piangendo, corse in camera disperato, con troppi pensieri in
testa. I genitori lo lasciarono andare, ragionando sul suo stato d’animo e pensando a come consolarlo.
“Tom, aspetta! Torna!” gridava Ella correndogli dietro.
Intanto il ragazzo si era sdraiato sul letto, a pancia in giù, piagnucolante.
“Tom, ascoltami, per favore… dimmi cos’è successo. Voglio solo aiutarti” disse Ella, appoggiandosi
alla sponda del letto.
“No, vattene!” le rispose Tom. La sorella, siccome non voleva insistere, fece per andarsene, ma Tom
riprese: “Anzi, no…ti racconterò tutto. Ma per favore non parlarne a nessuno! Nessuno, ok?”
Ella, soddisfatta, rispose: “Bene, ti ascolto!”
Tom raccontò tutto e, quando si fu confidato, si sentì come se si fosse liberato da un grosso peso.
Durante la cena chiarì tutto con suo padre, poi andò a letto sperando di dormire beato.
Invece fece dei sogni orribili: sentiva delle voci, il bosco buio pullulava di alberi neri e i fiotti di sangue
schizzavano sugli alberi.
Il giorno dopo si svegliò di soprassalto, sollevato dal fatto che tutto ciò che aveva visto fosse stato un
brutto sogno. Fece colazione con qualche biscotto e una tazza di latte, poi si vestì e partì per andare
a scuola.
Arrivò in anticipo ed ebbe modo di raccontare tutto ai suoi amici John e Giulia.
John è un ragazzino povero al servizio di un vecchio e avaro mercante ed è un grande amico di Tom;
insieme passano gran parte delle giornate. È una persona degna di fiducia: se gli riveli un segreto stai
pur certo che dalla sua bocca non uscirà una mosca!
tratto dal racconto (dal Web)
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