Creato da kayfakayfa il 10/01/2006

LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Novembre 2016

REFERENDUM, PERCHE' SECONDO ME VINCE IL NO

Post n°1756 pubblicato il 30 Novembre 2016 da kayfakayfa

Per una volta voglio divertirmi a fare la sibilla e vaticinare sull'esito del voto referendario di domenica prossima. Per una volta voglio farlo prima del voto anziché scrivere, a evento consumato, “come avevo previsto” dando l'impressione del saccente a posteriori.

Secondo me domenica il referendum sancirà la vittoria del No.

Motivo? I tanti endorsement - oramai si dice così, no? - ossia i quotidiani sostegni a favore del Sì da parte dei tanti organismi finanziari e imprenditoriali, nazionali e internazionali, tipo Confindustria, J.P. Morgan, Fiat e quant'altri.

Ogni qualvolta il cittadino medio, per intenderci quello che la mattina si sveglia per andare a lavoro e fatica a quadrare i conti per arrivare serenamente a fine mese, apre la televisione o legge il giornale, sentendo o leggendo che i cosiddetti poteri forti sostengono del Sì, ammonendo che la vittoria del No potrebbe causare un terremoto finanziario nel paese, guardandosi allo specchio si domanda se il terremoto si verificherà per sé o per quei signori che lo paventano.

Già, perché un padre di famiglia, un lavoratore, uno studente, un pensionato, ascoltando il Ministro Boschi vantare le lodi della riforma ribattezzata con il proprio cognome, auspicando la vittoria del Sì perché diversamente il paese andrebbe a rotoli, si chiedono che credibilità abbia quel Ministro per lanciare tali tristi presagi quando il proprio papà è implicato nella bancarotta di una banca i cui risparmiatori hanno visto svanire in un battito di ciglia i propri risparmi di una vita in quanto letteralmente truffati dai vertici della banca cui apparteneva per l'appunto anche il papà del Ministro in questione.

Perché un padre di famiglia, un lavoratore, uno studente, un pensionato dovrebbero dare credito alle parole degli organi finanziari i quali speculano sulla pelle pelle dei piccoli risparmiatori o alle parole di organizzazioni imprenditoriali che da sempre tendono a portare acqua al proprio mulino, fregandosene dei lavoratori, con l'ausilio del governo che, abolendo l'articolo 18, gli ha di fatto concesso la facoltà di licenziare in assoluta, o quasi, libertà.

perché un padre di famiglia, un lavoratore, uno studente, un pensionato dovrebbero dare credito ai moniti degli organismi finanziari internazionali affinché la maggioranza degli elettori voti Sì quando quegli stessi organismi hanno di fatto causato il disastro economico della Grecia?

Perché un padre di famiglia, un lavoratore, uno studente, un pensionato dovrebbero votare Sì in quanto la vittoria del Sì si renderebbe più facile al governo legiferare visto che in meno di 20 giorni il governo Monti varò la famigerata riforma pensionistica Fornero che tanti male ha arrecato e sta tuttora arrecando a milioni di italiani?

Ciò testimonia che l'attuale Costituzione già contempla i crismi necessari perché le leggi vengano varate e applicate in tempi brevi. Il problema dei ritardi è la politica la quale, solo quando è costretta o le conviene, emette o riforma le leggi in tempi brevi.

Perché un padre di famiglia, un lavoratore, uno studente, un pensionato dovrebbero abboccare alla favola che se vincesse il Sì, con la drastica riduzione dei senatori, si risparmierebbero nell'immediato 500 milioni quando la Ragioneria dello Stato ha stimato il risparmio in 50 milioni; mentre i deputati del M5S, tagliandosi autonomamente lo stipendio, senza esservi obbligati per legge, risparmiano circa 80 milioni all'anno che vengono reinvestiti in un fondo per il sostegno alle piccole imprese?

Un padre di famiglia, un lavoratore, uno studente, un pensionato sanno bene che chi detiene il potere economico guarda solo e esclusivamente ai propri interessi, fregandosene di quelli dei più poveri. Da che esiste il mondo è così!

Nel momento in cui chi detiene il potere si espone a sostegno del Sì, agli occhi di un padre di famiglia, di un lavoratore, di uno studente, di un pensionato è evidente che la vittoria del Sì favorirebbe solo quelli che detengono il potere.

La maggioranza degli italiani non solo non crede a Renzi, il che sarebbe relativo; ma soprattutto non si fida di chi detiene il potere economico e che non passa giorno che non lancia allarmi per intimorire quanti sono intenzionati a votare No e soprattutto a convincere gli indecisi a votare Sì!

Come insegna la favola, agitare lo spauracchio del lupo quando non serve, al momento opportuno può ripercuotersi contro!

Per questo sono convinto che domenica vincerà il No.

Se invece vincesse il Sì, pazienza, me ne farò una ragione.

 
 
 

NAPOLI-POMPEI, CORRERE PER DEVOZIONE

Post n°1755 pubblicato il 28 Novembre 2016 da kayfakayfa
 
Tag: RUNNER

È proprio vero, nella vita mai dire MAI!

Quando nel lontano, ma non troppo, 2012 partecipai alla mia prima Napoli- Pompei, pur  essendo stato avvertito da chi l’aveva già fatta che si trattava di una gara particolare, con diverse sbavature organizzative derivanti dal fatto che, attraversando ben sette comuni – Napoli, San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Pompei  -  non garantiva agli atleti di correre in un contesto tranquillo di traffico controllato, provandone sulla mia pelle i diversi aspetti negativi, tra tutti la mancanza di acqua ai rifornimenti del 15 e del 20 chilometri, pur chiudendola in un tempo che andava al di là delle mie più rosee aspettative, (l’obiettivo prefissato era di chiuderla in 2h e 45 minuti, invece la chiusi in 2h e 33 minuti), ripromisi a me stesso che non l’avrei fatta mai più.

Tuttavia non mi sorprendevo se tanti amici runner, a loro volta consapevoli delle sbavature incluse nella  gara, ogni anno la rifacevano per devozione alla Madonna: pur non essendo né cattolico praticante, né nutrendo un particolare credo religioso,ho sempre provato profondo rispetto verso chi coltiva una fede religiosa.

Per cui ritenevo le loro motivazioni più che plausibili per sottoporsi a tutte quelle difficoltà. Del resto non vi è pellegrinaggio che si rispetti che non presenti difficoltà, qualunque strada che conduce a Dio è irta di spine!

Anche papà era devoto alla Madonna di Pompei e per diversi anni, durante i mesi della supplica, insieme ai colleghi di lavoro, faceva il pellegrinaggio al santuario partendo da piazza Mercato dove era il negozio in cui lavorava. Altrettanto mamma era devota alla Madonna di Pompei.

Poiché mamma è mancata agli inizi di febbraio di questa’anno -  papà a maggio del 2011 dopo una lunga e sofferta malattia - essendomi a lungo allenato per la maratona di Salerno che si sarebbe dovuta svolgere lo scorso 13 novembre, mache poi è stata annullata, come è avvenuto precedentemente a febbraio per quella di Napoli a conferma delle tante defezioni che a livello regionale caratterizzano la federazione d’atletica campana, desideroso di fare una gara che fosse più lunga di una mezza maratona, ho ritenuto opportuno di partecipare alla Napoli - Pompei in memoria di papà e mamma anche perché questo sarà il primo Natale che farò orfano di entrambi.

Per lunghi tratti ho corso in compagnia di un mio compagno di squadra che, pur non avendo nelle gambe la distanza, anche lui aveva deciso di gareggiare spinto dalla motivazione spirituale, chiedendomi di accompagnarlo per i primi 20 km. Per circa 16/17 chilometri l’ho preceduto, cercando di tenere un’andatura che gli consentisse di correre senza affanni. Per i primi 10 non ha avuto problemi. Ma quando, giunti a Ercolano, ho sentito che iniziava ad affannare e vedevo che rallentava ulteriormente, a volte camminando veloce, costringendomi a fermarmi per aspettarlo o a tornare indietro per controllare come stesse, ho capito che di benzina non ne aveva più.

Non appena ci siamo immessi sullo stradone che da Torre del Greco conduce a Torre Annunziata, visto che a poche centinaia di metri da noi stava sopraggiungendo il gruppetto degli ultimi seguito dall’ambulanza, e soprattutto che le gambe mi facevano un male del diavolo per via dell’andatura blanda a cui stavamo viaggiando, gli ho detto che lo lasciavo in compagnia degli altri e che lo avrei atteso all’arrivo.

Da runner navigato qual è mi ha esortato ad andare, incitandomi. Così come tante volte è accaduto a me durante una gara di stimolare chi correva al mio fianco ad allungare perché io non ero in grado di tenere il suo passo e non volevo rallentarlo . La corsa contempla anche questo aspetto, la consapevolezza che quando non si ha la forza di procedere a un certo ritmo si deve avere l’umiltà e il coraggio di incitare chi, pur avendo benzina nelle gambe si frena per correre con noi, a precederci per dare un senso agli allenamenti cui s’è sottoposto per mesi al fine di fare una buona gara.

Nel momento in cui mi sono ritrovato da solo e ho iniziato a spingere, con mia grande sorpresa le gambe hanno iniziato a girare alla grande consentendomi di recuperare diverse posizioni e chiudere la gara in un tempo più che onorevole a una media finale di 6 minuti a chilometri. Confermandomi che quando si fanno gare lunghe, soprattutto se tratta di una maratona, non ci si deve preoccupare di andare lenti per i primi 20/30 chilometri tanto, se ci si è allenati bene, nel momento in cui si decide di aumentare il passo, le gambe vanno senza intoppi.

A livello organizzativo, anche questa edizione ha lasciato molto a desiderare e per una gara giunta alla sua 23° edizione,tanto da potersi ritenere un classico nel panorama sportivo campano, non è certo bello.

Tuttavia, visto che le motivazioni che spingono, e non tutti, quasi tutti coloro che decidono di correrla sono di natura spirituale, le tante sbavature logistiche che puntualmente  si ripetono ogni anno vanno in secondo piano. Quando corri la Napoli – Pompei l’unico pensiero che hai è quello di giungere al traguardo, volgere lo sguardo al Santuario e un intimo pensiero a chi non è più con te.

Per quanto concerne il mio compagno di squadra, alla fine l’ha chiusa anche lui seppure poco oltre il tempo massimo:  “anche strisciando, la chiuderò” mi aveva più volte risposto quando gli avevo palesato i miei dubbi sulla sua decisione di correrla.

Quando stavamo iniziando seriamente a preoccuparci perché non lo vedevamo arrivare, da dietro la curva che immette su piazzale Bartolo Longo è comparsa la sua figura caracollante e sorridente.

“Scusate il ritardo” ha detto salutandoci. Quindi s’è rivolto al Santuario, s’è inginocchiato e ha baciato l’asfalto. Poi ha ripreso a correre fino al traguardo.

Questa è la Napoli – Pompei! 

 
 
 

REFERENDUM, ATTENTI A QUEI TRE

Post n°1754 pubblicato il 23 Novembre 2016 da kayfakayfa

Evidentemente, pur di convincere gli elettori di centrodestra a votare Sì al referendum costituzionale, il Presidente emerito Giorgio Napolitano a Porta A Porta ha dichiarato, “Nel contenuto molti punti di questa riforma sono simili a quelle precedenti, compreso quella di Berlusconi ”.

All'epoca, pur di bocciare la riforma presentata dal governo Berlusconi che, a detta dei suoi oppositori, se fosse passata avrebbe instaurato un regime autoritario nel paese, - praticamente lo stesso che dicono oggi gli oppositori della riforma Boschi -, l'intero centrosinistra, alias Ulivo, a guida DS si schierò compatto per il No.

Ovviamente contro quella proposta di riforma si allinearono molti media e molti artisti tra cui Roberto Benigni che si inventò lo show televisivo LA Più BELLA DEL MONDO per difendere la Carta dalle grinfie berlusconiane.

Oggi, a distanza di otto anni, per diretta ammissione di Napolitano, scopriamo che la riforma costituzionale targata Boschi, è molto simile a quella contro cui nel 2006 il centrosinistra fece le barricate.

Nello stesso tempo, per quanto riguarda il referendum del 4 dicembre prossimo, Silvio Berlusconi ha invitato gli elettori del centrodestra a votare No perché, testuale, “se vince il Sì deriva autoritaria

In pratica mentre Napolitano rinnega le scelte fatte dal centrosinistra e da e se stesso nel 2006 – l'allora senatore Napolitano si oppose energicamente alla riforma proposta dal centrodestra, oggi lo stesso fa Berlusconi per quanto concerne il centrodestra. Né Benigni è da meno poiché, dopo essersi inizialmente schierato per il No, ora s'è schierato apertamente per il Sì.

In pratica, dopo otto anni, i ruoli si sono invertiti, le teste ragionano in maniera completamente opposta.

Tuttavia, come insegna la matematica, invertendo i fattori, il prodotto resta sempre lo stesso.

E non essendo la matematica opinabile, in virtù del fatto che la riforma costituzionale Boschi è molto simile a quella presentata dal governo Berlusconi nel 2006, come all'epoca fu bocciata la riforma berlusconiana altrettanto dovrebbe avvenire oggi per quella Boschi. Non fosse altro perché simili tra loro, Napolitano docet!.

Diversamente Renzi, ma soprattutto Napolitano e altri esponenti del centrosinistra, attualmente schierati per il Sì, ci spiegassero perché nel 2006 fecero di tutto per far fallire la riforma costituzionale di Berlusconi !?

Non essendo competente in materia, facendo gli opportuni paragoni con il passato, la mia ignoranza mi porta a individuare molte contraddittorietà in entrambi gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra per quanto concerne l'approvazione o la bocciatura della riforma Boschi .

La sensazione è che ci troviamo al cospetto di due situazioni, referendum per l'approvazione di riforme costituzionali, praticamente simili tra loro. Ma che, solo per motivi politici, nel 2006 si risolsero in un modo e oggi potrebbero risolversi in maniera completamente opposta.

Se 2x3 fa 6 è altrettanto vero che anche 3x2 fa sempre 6.

Per cui, nel dubbio, io voto No, come votai nel 2006!  

 
 
 

RENZI-DE LUCA: IL FINE GIUSTIFICA IL MEZZO

Post n°1753 pubblicato il 21 Novembre 2016 da kayfakayfa

A meno di due settimane dal referendum per l'approvazione della riforma costituzionale, con i sondaggi che danno iL No in netto vantaggio sul Sì - se l'esisto elettorale li rispecchiasse, la riforma verrebbe bocciata e presumibilmente Renzi sarebbe costretto a dimettersi dato che, per sua stessa ammissione, non ha intenzione di galleggiare – non sorprende che il Presidente del Consiglio, a pochi giorni dal voto, eviti ulteriori rogne e getti acqua sul fuoco sull'ennesimo incendio alimentato dalle dichiarazione offensive su Rosy Bindi del Presidente della Campania Vincenzo De Luca e sull'audio in cui lo stesso De Luca esorta 300 sindaci ad attuare una politica clientelare pur di indurre i propri cittadini ad andare votare in massa per il Sì, citando a esempio di perfetta politica clientelare il sindaco di Agropoli Franco Alfieri.

dall'audio si evince che vincendo il Sì il Governo  manderebbe una pioggia di soldi, viceversa quei soldi necessari per le tante situazioni da sanare in Campania  rimarrebbero un miraggio.

Un po' come lasciò intendere il Ministro Boschi , l'intestatari della riforma, durante la campagna elettorale per le amministrative a Torino in cui senza mezzi termini disse che "se vince l'Appendino, (candidata del M5S), Torino perde i 250 milioni stanziati dal governo per il parco della salute".

Anziché condannare l'esortazione di De Luca, Renzi, pur ammettendo di non condividerne il modo di fare politica, gli riconosce il merito di aver amministrato egregiamente Salerno tanto che, a suo dire, se tutti gli amministratori locali del sud facessero come De Luca, il PIL crescerebbe di un punto in più in percentuale.

Seppure non condivisibili, sono comprensibili le ragioni per cui Renzi tende a stemperare la polemica De Luca, cercando di accreditarle risvolti positivi.

Quel che mi lascia perplesso è che, così facendo, l'atteggiamento etico che dovrebbe caratterizzare chiunque fa politica, come stabilisce l'Articolo 54 della Costituzione, va a farsi benedire. A meno che la riforma Boschi non contempli tra l'altro l'abolizione o addirittura la modifica anche di quest'aspetto!

Che pur di vincere Renzi tenda a tirare quanta più acqua può al proprio mulino, è normale.

Il problema è se tira a sé acqua inquinata e acqua potabile non c'è il rischio che tutta l'acqua si inquini?

A quel punto che idea si faranno il cittadini della politica visto che attualmente l'opinione che ne hanno è pessima!? Appoggiando chi attua una politica clientelare non si rischia di aumentarne ancora di più il disgusto?

Renzi sostiene che a sostenere il No sono tutti coloro che dal cambiamento hanno solo da perdere, appartenendo al vecchio modo di fare politica che includeva per l'appunto anche il clientelismo, soprattutto al sud.

Bene, sostenendo De Luca e il suo clientelismo, Renzi non dimostra di appartenere a sua volta a quel mondo, anziché d'essere schierato, come dice, per il cambiamento?

A chi conviene questo gioco al ribasso? Di certo né ai cittadini né all'immagine della nazione!

E forse nemmeno a quella di Renzi e del Pd.

Ma, pur di vincere al referendum, il Presidente del Consiglio, nonché Segretario del Pd, sembra non farsi alcuno scrupolo, e di gradire, se arrivassero, i 4 mila voti per il Sì prospettati da De Luca nell'audio incriminato.

È proprio vero, il fine giustifica il mezzo!

 
 
 

IL 4 DICEMBRE L'ULTIMA SPIAGGIA PER LA DEMOCRAZIA

Post n°1752 pubblicato il 15 Novembre 2016 da kayfakayfa

Facciamocene una ragione, fino al 4 dicembre, giorno del referendum costituzionale per decidere se approvare o bocciare la riforma Boschi, i media nazionali continueranno a bombardarci di immagini e parole del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dei suoi giannizzeri mirate a convincere la maggioranza degli italiani a votare Sì.

La tesi di lor signori è che solo approvando la riforma intestata all'avvenente Ministra si può sbloccare il paese dalla palude in cui è tuttora impantanato. Basta un Sì e per incanto l'Italia si smuoverà dal marasma burocratico/economico che la tiene al freno e riprenderà a crescere rendendo tutti più felici e contenti.

Pochi sono i media che danno ampio risalto anche alle ragioni del No. E, se lo fanno, quasi sempre gli dedicano la metà, se non meno del tempo concesso ai propugnatori del Sì, contravvenendo alla par condicio la quale stabilisce che in campagna elettorale si dia lo stesso spazio di visibilità a tutti i contendenti al fine di rendere equilibrata la tenzone elettorale.

Purtroppo essendo nel nostro paese la democrazia sospesa dal 12 novembre 2011, ossia da quando, a seguito delle dimissioni di Berlusconi da Presidente delConsiglio, al governo subentrò Mario Monti direttamente (im)posto a Palazzo Chigi dall'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - il quale dopo Monti, nonostante l'esito elettorale del 2014 evidenziò la sorprendente affermazione del M5S come seconda forza politica del paese alle spalle del PD di Bersani, anziché prendere atto della novità politica e agire di conseguenza, affidò comunque l'incarico esplorativo a Bersani che fallì miseramente, anziché indire nuove elezioni, come avrebbe dovuto già fare nel 2011, nominò un governò di unità nazionale appoggiato da quasi tutte le forze politiche di vecchio stampo tranne il M5S, guidato da Enrico Letta e poi da Matteo Renzi – essendo la riforma costituzionale per cui voteremo a dicembre figlia della volontà di Napolitano, il quale ha condannato sia la decisione dell'ex Premier britannico Cameron di indire il referendum che ha sancito la brexit perché, a suo dire, certe scelte delicate non devono delegarsi alla volontà popolare, sia l'elezione di Donald Trump in America, forte è la sensazione che, seppure a parole Renzi e suoi affermino che la riforma costituzionale gli italiani, compresi gli stessi padri costituenti (?), l'attendono addirittura dal 2 gennaio 1948, ossia dall'indomani dell'entrata in vigore dell'attuale Costituzione, quella che andremo a votare tende davvero a limitare la democrazia in quanto espropria i cittadini del loro diritto elettorale, privandoli di votare per il Senato che non viene cancellato ma vede solo ridotto il numero dei senatori il cui ruolo sarà svolto dai sindaci e dai consiglieri comunali; come invece stigmatizzano i comitati per il No per i quali la riforma, pur riducendo il numero dei senatori, non ridurrebbe le spese della politica.

L'ambiguità che ci accompagnerà fino al 4 dicembre non è affatto un clima da democrazia.

Se il Premier e il Presidente emerito, dopo aver cercato in ogni modo di dissuadere gli italiani dall'andare a votare al referendum contro le trivellazioni in mare affinché non si raggiungesse il quorum e l'esito fosse quindi invalidato, in questo caso entrambi si stanno spedendo con tutte le proprie forze a disposizione per convincerli a esercitare un loro sacrosanto diritto sancito dalla Costituzione, pretendendo che votino Sì – Napolitano ha affermato che chi sostiene il No lo offende – il loro agire non può certo definirsi conforme a quello che dovrebbe caratterizzare chi ricopre ruoli istituzionali in un paese democratico dove la volontà popolare è sovrana, o almeno così dovrebbe essere secondo la Costituzione...

Dare ampio spazio alle ragioni del Sì, lasciando scampoli o oscurando del tutto quelle del NO è l'ulteriore conferma che di fatto in Italia la democrazia esiste solo sulla Carta non ancora modificata.

I passati esiti referendari sovvertiti dalla politica – ad esempio quello sull'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e il No alla privatizzazione dell'acqua: il primo ripristinato dalla politica sotto forma di rimborsi, il secondo di là da venire – sono la dimostrazione di come la politica è pronta a disattendere la volontà popolare quando questa va contro i suoi interessi o delle lobby che la sovvenzionano – affermano senza appello che da diverso tempo in Italia si è instaurato un regime oligarchico dove pochi decidono per molti.

Il fatto che una tantum ci lascino votare ci illude che siamo ancora una democrazia.

Il 4 dicembre potrebbe risolversi davvero nell'ultima spiaggia per riaffermarlo a voce alta e senza appello.

Il 4 dicembre io Voto NO!

 
 
 

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