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LA VOCE DI KAYFA

IL BLOG DI ENZO GIARRITIELLO

 

Messaggi di Marzo 2015

LETTERA APERTA DI UN RUNNER A MUGHINI

Post n°1600 pubblicato il 26 Marzo 2015 da kayfakayfa
 
Tag: RUNNER

Egregio Dottor Giampiero Mughini,

nutrendo rispetto e simpatia verso la Sua persona, Le confesso che sono rimasto basito nel leggere il suo accorato “sfogo” contro la maratona di Roma apparso su DAGOSPIA.

Sono rimasto basito perché da una persona intelligente e amante dello sport - del calcio in particolare - quale Lei è mai mi sarei aspettato simili invettive. Mai da Lei che in un passato recente, e forse tuttora, non disdegnava partecipare ai talk show sportivi, disteguendosi in quel marasma di tuttologi del calcio per aplomb e competenza, ponendosi un gradino al di sopra degli altri.

Pur comprendendo il malanimo Suo e di tanti romani che come Lei - probabilmente perché non essendo abituati a camminare, domenica sono stati costretti a doverlo fare per qualche decina, al massimo qualche centinaia, di metri in più rispetto al solito per prendere un mezzo pubblico - non condivido nemmeno una virgola del Suo scritto!

Facendo parte anch'io di quella fiumana di gente che domenica ha partecipato alla maratona di Roma, Le assicuro che lungo tutto il percorso che dal centro si articolava verso al periferia per poi rientrare nuovamente nel centro della città, nonostante le pessime condizioni atmosferiche, tante erano le persone assiepate sui bordi delle strade munite di ombrelli e bandierine per incitarci.

Potrei raccontarle della signora anziana che nei pressi di un ponte ci applaudiva gridando “bravi, bravi”, solo per il gusto di guardarci passare, alla quale abbiamo risposto a nostra volta “brava” applaudendola; potrei raccontarle dei tanti bambini accompagnati dai genitori che in fila sui marciapiedi allegramente ci “davano il cinque” che non rifiutavamo; potrei raccontarle di quei ragazzi in pantaloncini e scarpette che spingevano i paraplegici in carrozzella per far vivere anche a loro l'entusiasmo che suscita correre una maratona; potrei raccontarle della runner brasiliana e di altri come lei con la webcam posizionata sulla fronte per riprendere mentre correvano tutta la maratona al fine di serbarne un indelebile ricordo; potrei raccontarle delle tante persone ultrasettantenni che in barba alla veneranda età hanno avuto il coraggio di correre la maratona perché correre le fa sentire più che mai vive in quanto dà un senso alla loro vita; potrei raccontarle delle oltre sessantamila persone che, a scapito della pioggia, hanno partecipato alla passeggiata di 5 km regalandosi un'indimenticabile domenica di sport in famiglia.

Potrei raccontarle tante cose belle della maratona di domenica scorsa, magari le mie personalissime emozioni.

Ma non lo farò perché potrebbe sembrarle che voglia metterla sul romantico per giustificare in maniera sdolcinata i disagi che Le abbiamo arrecato.

E allora, seppure per carattere mi è difficile, cercherò di metterla sul piano squisitamente pratico: viste le migliaia di runners in gara domenica, (in totale ottantamila tra partecipanti alla maratona e alla passeggiata), tra cui migliaia di turisti italiani e stranieri, Dottor Mughini, Lei e i tanti romani che inveiscono contro la maratona e noi runners, vi rendete conto dei benefici economici che essa ha apportato nella casse di Roma? A goderne non sono stete solo l'organizzazione e l'amministrazione comunale ma tutto l'indotto: ristoranti, alberghi, negozi, musei etc.

Lei auspica di relegare la maratona in una zona isolata della città per non arrecare fastidi a chi la domenica deve recarsi a lavoro o altrove; magari limitare il percorso a un circuito da ripetersi più volte in una zona avulsa dal centro.

Dottor Mughini Le sembra questo il modo migliore per attirare turisti?

Chi come me ha scelto di partecipare alla maratona di Roma l'ha fatto perché poche città al mondo possono offrire uno scenario monumentale e paesaggistico come quello offerto dalla città eterna. Un conto è correre tra i Fori Imperiali, il Colosseo, Piazza Navona, Via della Conciliazione con la basilica di San Pietro che si erge imperiosa al tuo sguardo – suscitandoti, se sei credente, il bisogno interiore di dire una preghiera mentre corri -, un altro è correre in una zona periferica tra freddi palazzoni di cemento e campagna incolta. Crede che a queste condizioni i turisti accorrerebbero in massa?

Dottor Mughini,

con tutto il rispetto che nutro verso la Sua persona, sinceramente le Sue critiche mi sembrano fuori luogo. A meno che esse non siano il pretesto per attaccare indirettamente l'amministrazione locale. Se Roma, come Lei giustamente osserva, non ha un sistema metropolitano adeguato in grado di compensare il giorno della gara al blocco della circolazione delle auto e alla limitazione degli autobus e dei tram, come invece avviene a New York, Parigi, Londra, dove la maratona non è solo un evento sportivo ma un vero e proprio business, la colpa non è certo degli organizzatori e dei partecipanti.

Con gli scandali che stanno venendo fuori relativi alla costruzione della Linea C, anche questa volta la colpa degli eterni disagi per i cittadini è della corruzione che alberga nel nostro sistema politico/amministrativo, non certo di noi runners.

Non le sembra ingiusto attaccare la maratona quando le problematiche da Lei vissute e denunciate nella lettera pubblicata da DAGOSPIA sono da addebitarsi al malaffare che alligna in questo nostro bistrattato paese?

Dottor Mughni non me ne voglia, da runner che ha corso, sofferto e chiuso la maratona di Roma con l'entusiasmo di un ragazzino, mi sentivo in dovere di dirle quanto.

Distinti saluti.

 

Vincenzo Giarritiello

 
 
 

MARATONA DI ROMA, VINCE L'AMICIZIA

Post n°1599 pubblicato il 24 Marzo 2015 da kayfakayfa
 
Tag: RUNNER

A distanza di 48 ore dalla maratona di Roma, analizzando a mente fredda la mia prestazione, mi rendo conto che averla chiusa in 4:31:36, lo stesso tempo impiegato a Firenze circa quattro mesi fa, non è da buttare. Considerando le pessime condizione meteo con cui s'è corso – pioggia e freddo dall'inizio alla fine con ripetute folate di vento gelido che in alcuni tratti sferzavano il viso frenandomi più del dovuto -, l'aver gareggiato al disotto delle mie possibilità per oltre metà gara pur di tener fede alla promessa fatta a un amico alla sua prima maratona di accompagnarlo per almeno 30 chilometri, l'aspro percorso con ripetuti sali/scendi che spezzavano le gambe e i tratti di pavè bagnato che imponevano attenzione per non scivolare, una fastidiosa contrattura alla coscia negli ultimi 10 chilometri che mi ha costretto a fermarmi un paio di volte per ricorrere all'ausilio dei sanitari, le rilassate - troppo rilassate - soste ai rifornimenti per alimentarmi come si doveva, l'essermi dovuto fermare a 3 km dall'arrivo per allacciarmi le scarpe – senza l'intervento di un inserviente da solo non ci sarei mai riuscito dato che avevo le mani intorpidite dal freddo e non riuscivo a piegarmi sulle gambe per la stanchezza - il risultato cronometrico, che sicuramente agli occhi di molti è irridente, ai miei assume la piacevole conferma che potenzialmente sono sceso ben al di sotto delle 4:30 che originariamente m'ero prefissato.

Sto cercando di giustificarmi per la insoddisfacente prestazione? No, assolutamente!

Certo, se l'avessi chiusa sotto le 4:30 sarei ancora più soddisfatto, sarei un ipocrita se dicessi il contrario. Eppure l'amarezza per aver fallito di un niente l'obiettivo cronometrico è mitigata dalla consapevolezza di aver fatto un grosso favore a un amico aiutandolo a finire la sua prima 42 km!

Nel momento in cui si prendono degli impegni, bisogna mantenerli, anche a costo di rimetterci.

Avevo promesso al mio amico che non l'avrei lasciato da solo per almeno 30 km e così è stato. L'amicizia va ben al di là di una manciata di minuti in più o in meno al traguardo.

Nella vita vi sono valori imprescindibili che non hanno prezzo, l'amicizia è uno di questi.

Non vi è nulla di più appagante della sua gioia per aver portato a termine quest'avventura.

Conoscendomi so che se l'avessi lasciato da solo molto prima del previsto e poi non l'avesse chiusa, seppure l'avessi terminata con un ottimo tempo, avrei portato il rimorso per non aver mantenuto fede alla promessa che gli avevo fatto, compromettendo inesorabilmente la sua stima in me e in sé.

Di maratone ce ne saranno altre. Roma ormai appartiene al passato. Ma le sue emozioni resteranno per sempre presenti nell'animo. Una su tutte quella provata a pochi chilometri dall'arrivo quando, superata Piazza Navona, diretti verso Piazza Venezia, dagli altoparlanti si udiva a tutto volume la voce di Modugno intonare “Nel Blu Dipinto Di Blu” e tutti noi a cantare mentre correvamo “Volare, oh oh, canatre, oh oh oh...”.

E sulle ali di quelle note e di quelle parole volavamo verso l'arrivo dove ad attenderci c'era l'agognata medaglia!

 

 

 
 
 

Né LUPI Né INCALZA, È IL SISTEMA CHE È MARCIO

Post n°1598 pubblicato il 19 Marzo 2015 da kayfakayfa

Arrivato a Palazzo Chigi senza ottenere il consenso popolare mediante le elezioni, come invece aveva ripetutamente stragiurato di voler fare per avere la consacrazione diretta degli italiani, bensì pugnalando alle spalle il suo predecessore Enrico Letta, Matteo Renzi tutto sta facendo fuorché rimettere in sesto il paese. E, seppure ciò stesse avvenendo, non appare così agli occhi di quei milioni di italiani che vivono di stipendio, di pensione, di sussidio e quant'altro.

Da chi invocava che i ladri devono stare in galera anziché in politica, che i deputati devono ridursi lo stipendio per dare il buono esempio e mostrare rispetto verso quei tanti concittadini che con il salario faticavano a arrivare alla fine del mese, che la politica deve rinnovarsi per servire i cittadini e non se tessa e pochi intimi amici, gli italiani si aspettavano tutto tranne che, dopo tante belle parole, una volta nominato premier, Renzi scendesse a patti con Berlusconi, condannato in definitiva a quattro anni per frode fiscale e con un discreto numero di procedimenti penali in corso in cui è imputato, per riformare la Costituzione e modificare la legge elettorale al fine di cambiare il paese; da chi invocava tutto ciò, auspicando trasparenza in politica per dimostrare ai cittadini quanto fosse un luogo comune identificare la politica quale sinonimo di corruzione e malaffare, ci si aspettava che affrontasse con piglio forte e deciso la vicenda che vede coinvolto il Ministro delle Infrastrutture Lupi “reo” agli occhi dell'opinione pubblica di aver non solo confermato come plenipotenziario al proprio ministero Ettore Incalza, arrestato su mandato della Procura di Firenze per tangenti nella gestione illecita degli appalti delle Grandi Opere, già in passato incorso in guai giudiziari sempre per questioni di tangenti, ma per essersi rivolto direttamente a lui affinché sistemasse suo figlio Luca appena laureato come risulterebbe da un'intercettazione telefonica.

Seppure il Ministro non risulta indagato, il suo presunto comportamento teso a favorire il proprio figlio, in totale dissonanza dalla linea rottamatrice e riformista che Renzi vorrebbe imporre alla politica per riabilitarla agli occhi del paese, imporrebbe un passo indietro del ministro. E se ciò non avvenisse, uno in avanti del premier per far sì che Lupi lasciasse il proprio dicastero per non alimentare ulteriormente l'antipolitica.

Se consideriamo che da circa due anni è in discussione in Parlamento una legge per combattere la corruzione nella pubblica amministrazione senza che si arrivi a una conclusione, mentre in meno di due settimane si riformò il sistema pensionistico creando la triste figura degli esodati (governo Monti/legge Fornero) e che è in pochi mesi Renzi e i suoi hanno praticamente mandato a puttane anni di lotte operaie partorendo il Job act che contempla l'abolizione dell'articolo 18 e di altre tutele sul mondo del lavoro per i neoassunti, tanto che qualcuno ipotizza che la riforma a Renzi gliela abbia scritta confindustria; una riforma della scuola che dà poteri illimitati ai direttori d'istituto - tanto che c'è chi ha visto in questo il riflesso dell'idea di potere di Renzi per il quale è il capo che comanda, gli altri sono da contorno -, delegando alla loro volontà la scelta dei professori e la valutazione degli stessi per un ipotetico salto di livello con relativo aumento di stipendio; cancellazione delle graduatorie di istituto con conseguente annullamento di diritti acquisiti in chiave di punteggio per eventuali assunzioni, imponendo assunzioni nella scuola solo attraverso concorsi pubblici.

Possibile che quando si tratta di intaccare i diritti acquisiti dei cittadini i governanti, di destra o di sinistra non fa differenza, non perdono tempo a lederli per il bene del paese. Ma quando poi si tratta di mettere in un angolo uno di “loro” perché dalle indagini della magistratura risulterebbe che, pur non commettendo reati, abbia tenuto un comportamento non in sintonia con il ruolo che ricopre, offendendo le istituzioni e i cittadini, lo si lascia al proprio posto invocando il garantismo?

Perché in tanti altre democrazie chiunque ricopra funzioni istituzionali, basta che venga solo sfiorato dal sospetto di poter aver agito illegalmente, si dimette all'istante, senza aspettare la fine delle indagini e, nell'eventualità venisse rinviato a giudizio, la sentenza finale, per rispetto delle istituzioni, mentre da noi in alcuni casi non basta nemmeno la condanna in definitiva perché un politico si dimetta?

Perché cambiare una legge che fa decadere dalle funzioni politiche locali chiunque sia stato condannato in primo grado solo perché il candidato del PD alle prossime regionali, Vincenzo De Luca ex sindaco di Salerno, decaduto da sindaco proprio per la legge Severino in quanto condannato in primo grado per abuso di ufficio, se fosse eletto governatore decadrebbe all'istante? Che senso ha candidare un incandidabile solo perché porta voti già pensando di cambiare la “severino” a proprio uso e consumo?

In virtù di questa logica contorta è ovvio che un ministro solo sfiorato dal sospetto di aver potuto contrattare l'assunzione di suo figlio in cambio di appalti pubblici non si dimetterà mai!

Candidando un incandidabile, figurarsi se un presunto innocente si dimettesse mai, anche se eticamente fosse la cosa più giusta da farsi, per allontanare dai cittadini il sospetto che a essere marcio è il Sistema ossia gli uomini che lo reggono emedendandone le leggi!

 
 
 

17 MARZO 2015, IL SUD È OCCUPATO DA 154 ANNI

Post n°1597 pubblicato il 17 Marzo 2015 da kayfakayfa

Oggi 17 marzo 2015 si festeggiano i 154 anni dell'unità d'Italia. Oppure l'avvenuta occupazione del Regno delle Due Sicilie da Parte dei Savoia, fate voi.

Personalmente non ho nulla da festeggiare. Sono orgoglioso di essere un uomo del sud Italia, quel sud Italia tanto inviso e vituperato da milioni di italiani rappresentati in parlamento da un partito razzista e secessionista qual è la Lega Nord che oggi si scopre improvvisamente nazionalista tanto che il suo segretario Matteo Salvini, lo stesso che alcuni anni fa fu sorpreso a cantare in maniera irridente contro i napoletani puzzolenti, che voleva istituire nel capoluogo meneghino mezzi pubblici con carrozze solo per gli immigrati, oggi sta facendo propaganda politica al sud per accaparrarsi i voti dei meridionali che fino a ieri offendeva sfacciatamente, reiterando quanto fecero i “piemontesi” all'epoca dei Borbone per accattivarsi le simpatie di quelle stesse genti che avrebbero poi sterminato e affamato senza scrupoli una volta ricevuto il loro appoggio per portare a termine l'occupazione del regno di Napoli.

Tutto ciò sembrerebbe paradossale eppure l'azione politica di Salvini, malgrado sia contrastata in loco dall'ostruzionismo dei movimenti filo-borbonici e meridionalisti, è giustificata da quella decina di migliaia di voti che la Lega Nord raccolse al sud nelle passate elezioni politiche. Un risultato elettorale quanto mai inatteso, ma che ripropone in chiave moderna la causa che generò la fine del Regno delle Due Sicilie, ossia l'ingenuità (?) di tanti cittadini del sud che all'epoca dei Borbone dettero credito alle promesse dei piemontesi i quali, in cambio dell'appoggio delle popolazioni locali alla loro causa, promisero ai villani e ai galantuomini Terra e Libertà. Disattendendo alle proprie promesse una volta che i Borbone furono cacciati da Gaeta, imponendo un rigido regime fiscale che immiserì le terre del sud e quegli illusi che avevano dato credito alla loro parola, tartassandoli più di quanto non avvenisse sotto i Borbone; dando origine al brigantaggio che fu una vera e propria resistenza contro l'invasore piemontese anziché un movimento criminale come da sempre la storia ufficiale tende a presentarlo.

In virtù di quanto sopraddetto i vari “eroi” risorgimentali - Garibaldi, Cavour, Mazzini per citare i più famosi - assumono le mediocri fattezze di criminali e traditori al soldo dell'Inghilterra interessata a mettere fuorigioco i Borbone per imporre il proprio dominio navale nel mediterraneo al fine di estendere le proprie brame colonialiste, e intenzionati a espropriare le casse del Regno delle Due Sicilie, all'epoca terza potenza economica europea, per rimpinguare quelle povere del Piemonte.

A riguardo, soprattutto nel corso degli ultimi quarant'anni, s'è sviluppata una letteratura revisionista sempre più documentata finalizzata a fare luce e ridare dignità ai popoli del sud saccheggiati e trucidati dai piemontesi in contrapposizione alla storia ufficiale che continua a osannare Garibaldi i suoi mille e i Savoia come liberatori del sud Italia dal giogo borbonico.

Basterebbe citare un titolo per tutti, Terroni di Pino Aprile edito da Piemme, o le pubblicazioni delle edizioni controccorrente per renderci conto di come e quanto sia sviluppato l'argomento questione meridionale visto dalla parte degli “sconfitti”.

Essendo la storia, quella ufficiale che leggiamo sui libri di scuola, scritta dai vincitori, è ovvio che l'occupazione del sud Italia da parte dei Savoia fosse illustrata come una pagina eroica indicata con il termine epico di risorgimento.

In realtà essa fu una vera e propria invasione di uno stato nei confronti di un altro stato sovrano con il vigliacco appoggio di ministri e generali borbonici che si vendettero al nemico per poi riceverne riconoscenza, come fu il caso del Ministro degli Interni borbonico Liborio Romano, successivamente eletto Ministro degli Interni del primo governo italiano, il quale non si fece scrupoli di scendere a patti con la camorra affinché appoggiasse le truppe garibaldine, nominando successivamente camorristi in ruoli chiave della politica meridionale nazionale per ripagarli dell'aiuto che avevano dato nel facilitare l'occupazione piemontese nel regno di Napoli.

Ancora oggi sono vivi nella memoria locale gli eccidi perpetrati dalle truppe piemontesi nei confronti delle popolazioni meridionali. Tra i più tristemente famosi quelli di Casalduni e Pontelandolfo.

A 154 anni dalla dichiarazione dell'Unità di Italia, il mezzogiorno d'Italia è tutt'ora in arretratezza rispetto al resto del paese. E non certo per ignavia dei suoi abitanti. Seppure sono trascorsi un secolo e mezzo da quei tragici eventi, la questione meridionale è quanto mai viva. Lo testimoniano l'eterna incompiutezza della Salerno-Reggio Calabria, la molte tratte ferroviarie del sud non ancora elettrificate, l'alto tasso di analfabetismo e, soprattutto, la dilagante disoccupazione giovanile in queste zone, gli indiscriminati abusi edilizi con il tacito assenso delle autorità locali in luoghi naturali di una tale bellezza invidiatici da tutto il mondo, l'incondizionato potere della criminalità organizzata che in queste zone del paese può definirsi un governo ombra all'opera dietro le quinte delle istituzioni ufficiali, in grado di condizionare la politica sia a livello locale che nazionale al pari di un “puparo” che muove i pupi.

Sono trascorsi 154 anni dalla dichiarazione dell'Unità di Italia eppure sono tante le discrepanze che tuttora separano il Nord dal Sud senza che la politica faccia realmente qualcosa per sanarle. Tanti sono gli impegni verbali che in quasi due secoli il governo centrale si è assunto nei confronti del sud perché fosse al passo con i tempi con il resto del paese. Ma poi, quando è il momento di passare dalle parole ai fatti, si scopre che le parole sono il pretesto per mettere in atto sulla carta piani avveniristici per veicolare al sud una quantità immensa di denaro pubblico che scompare senza lasciare alcuna traccia, lasciando incompiute opere la cui utilità già era discutibile al momento della progettazione.

Se proprio vogliamo festeggiare, commemoriamo quegli uomini e quelle donne che patirono soprusi, umiliazioni, che morirono per difendere le loro terre da un invasore che la storia ufficiale si ostina a presentare come eroici liberatori ai quali sono state dedicate piazze e monumenti ma che in realtà erano raffinati strateghi e criminali di guerra!

 

 
 
 

BERLUSCONI ASSOLTO MA LA DIFESA...

Post n°1596 pubblicato il 11 Marzo 2015 da kayfakayfa

Piaccia oppure no, ieri sera, poco prima della mezzanotte, la cassazione s'è pronunciata e ha assolto in via definitiva Silvio Berlusconi dall'accusa di prostituzione minorile e concussione nel processo Ruby, confermando quanto emesso dalla sentenza di appello che aveva ribaltato il primo grado di giudizio in cui l'ex premier era stato condannato a complessivi sette anni di reclusione.

Una sentenza quella di ieri che, seppure cancella per Berlusconi l'onta di poter essere pubblicamente additato come un uomo che amava andare con le minorenni, di fatto conferma, contrariamente a quanto sostenevano sia lui che e i suoi legali Ghedini e Longo, che a Arcore non avvenissero “cene eleganti” bensì vere e proprie orge con prostitute. A affermarlo implicitamente è stato lo stesso legale difensivo dell'ex premier Franco Coppi, affiancato a Ghedini e Longo, il quale durante l'arringa difensiva ha testualmente affermato: “La sentenza della Corte d'Appello ammette che ad Arcore avvenivano fatti di prostituzione con compensi, cosa che non non contestiamo nemmeno noi difensori, ma manca, in fatto, la prova che Berlusconi prima del 27 maggio sapesse che Ruby era minorenne”.

Di fatto, grazie all'avvocato Coppi, ora gli italiani hanno quanto meno la certezza di essere stati governati per anni da un puttaniere.

Se poi qualcuno azzardasse che Berlusconi non sapeva che tutte quelle belle ragazze compiacenti presenti alle sue feste fossero prostitute ma “solo” giovani fans affascinate dalla sua persona, non certo dal suo potere e, soprattutto, dal suo denaro, allora ciò porrebbe il serio dubbio che l'Italia non solo sarebbe stata per anni governata da un puttaniere ma anche da un credulone. Diversamente con quale altro termine definire chi credette alle parole di una giovane marocchina la quale gli confessò di essere la nipote di Mubarak e intercedette per lei con la questura di Milano afinché la rilasciasse e la affidasse a un apersona di sua fiducia, Nicole Minetti imputata di induzione alla prostituzione nel processo Ruby terl, quando fu fermata con l'accusa di furto per evitare un incidente diplomatico con l'Egitto all'epoca guidato da Mubarak?

Essere governati da un puttaniere ci può anche stare, seppure l'art. 54 della Costituzione impone a chi ricopre cariche pubbliche un atteggiamento eticamente consono alle proprie funzione. Da un ingenuo è quantomeno pericoloso in quanto il soggetto in questione sarebbe eternamente in balia dei malintenzionati che potrebbero in qualunque momento convincerlo a firmare o agire in un certo modo non per il bene del paese bensì per il proprio esclusivo tornaconto o per quello di una potenza straniera mettendo a rischio la sicurezza nazionale!

Paradossalmente la sentenza di ieri ha sì assolto Berlusconi dall'accusa di prostituzione minorile ma apre inquietanti scenari su quale possa essere stata la reale tenuta della sicurezza nazionale all'epoca dei suoi governi!

 
 
 

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