Area personale
Menu
Cerca in questo Blog
I miei Blog Amici
- IRaccontiDelCuscino
- ECATINA
- Lady_Juliette
- Arancia candita di Vanillassky
- delirio-Woodenship
- rosheen - il vento dellanima
- Libertà di sorridere di Mark
- PENSIERI TINTI di Luisa Faillace
- AlfaZulu
- le labbra del tempo- Elisabeta
- LA LUNA PIENA.40
- SCARTOFFIE- di A.dr.Faust
- il bosco incantato- lupo nella notte
- DIS-APPUNTI - il caos in me
- Una storia perduta - di fata/Angela
- MUSICAEPOESIA-occhi di gatta
- Insieme a Voi -di Albino
- di sole e dazzurro - angela
- culturamista- Piedimonte - Antonio
- come non mai di Albino
- parlodime- mpt2003
- Labirinto- di Enri
- Umiltà e dignità di 03RADOVICKA
- ricomincio da qui- La scrivana
- TUM TUM LA LEGGENDA. Joulesal
- vivi e lascia vivere- PADMAJA
- luce e ombra di Lady Marianna
- EMOZIONANDOMI.......di perla88
- InsonniaCreativa - di Alice insonne
- Eloquenzadelsilenzio- di Jamy 2006
- Perimetri d Aura- oltreL_aura
- acido.acida - Carlotta
- il ritorno di amu7
- CertePiccoleVoci- solo sorriso
- Nel baule di Omut... - anche in L.Juliette
- pensieri e capricci- un po dea e un po befana!
- @FELY@
- Grafica_Mary- di Mary
- VERTIGO- KATA3000
- frammenti...di Barbara
- UNIVERSI PARALLELI di Pier
- Margherita 22
- gradiva 1940
- Fenice_A®- Angela
- Altromondo17 di Gabri
- odori di muse di mymuse77
- ROSSO DI SERA-N.Y.
- Narrativa e oltre...di Cantastorie
- Grafic@Mary di Mary
- Guedj per sempre- futur 12- Francesco
Ultimi commenti
Tag
Chi può scrivere sul blog
Post n°69 pubblicato il 16 Ottobre 2012 da nefertiti704
Nobile Signore della Dimenticanza
ridammi il tempo ch’io non vissi perché cantar io possa le antiche ballate dell’Amore.
Ridammi indietro nello spazio l’infanzia dei miei figli per loro narrare di padri di fate, di poeti e di briganti.
Compatta è la tela e antico il tessuto di quel tempo andato e ciò che avevi ordito non si può disfare.
Donami ora
la ballata roca di mio padre il Mare l’odore resinato del querceto antico mani bambine da riscaldare e dal ventre del nulla io rinascerò pregna di sanguigna linfa che nuova vita esige.
|
Post n°68 pubblicato il 10 Ottobre 2012 da nefertiti704
NASSIRIYA 12 novembre 2003
Spettrali fuochi d’artificio incendiano la notte latranti stelle schizzano in un cielo senza Dio. Ricadono brandelli crisantemi scarlatti che macchiano una terra che non è la loro. Nel volo, un ragazzo ha urlato il nome d’una donna altri son rimasti muti risucchiati dall’onda lunga di stalattiti nere. In alta uniforme si leggono discorsi. Litanie di morte. Poggiate su cuscini con le frange d’oro fredde medaglie alla memoria. Verranno appese nel salotto buono. Medaglie, parole parole, medaglie non scalderanno corpi femminili non cresceranno figli e non invecchieranno. Diciannove le lucide bare diciannove le vite sprecate diciannove le vite rubate. La tromba geme il silenzio. L’ultimo.
…e passami il sale la minestra è sciapa… |
Post n°67 pubblicato il 03 Ottobre 2012 da nefertiti704
Il mio canto è cessato.
Ti viaggiavo a fianco, ombra nella bruma. Blateravi di te, delle tue notti insonni del tuo seme ibernato, dei tuoi spettri maligni dell’ossessione per la tua vecchiaia parole tue per te.
Per noi, per me, estranei silenzi. Mi sono arresa e t’ho lasciato andare. Nella sera di maggio cilestrina i tuoi egoisti schizzi salivari soffocavano la fiamma.
|
Post n°66 pubblicato il 26 Settembre 2012 da nefertiti704
COSTANTINOS KAVAFIS (1863 – 1933) (amando molto questo Poeta, ho cercato d’immaginare passo per passo lo scorrere lento una sua giornata, di capire(con umiltà) i suoi stati d’animo, il suo mal di vivere e la sua difficoltà per essere omosessuale).
Costantinos ripiegò le mezze maniche da impiegato, nere come la sua noia. Aprì faticosamente il cassetto della scrivania e le ripose con cura. Domani, come ieri, le avrebbe indossate per sfogliare pratiche polverose e inutili come il pianto dei vecchi. Si alzò lentamente. Il viso magro pareva mal sopportare il peso degli occhiali cerchiati di nero. Scese in strada inalando l’odore del mare, misto a quello delle spezie coloratissime sui banchi dei venditori arabi. L’aria ne era satura. Ebbe un leggero capogiro. Uscire dall’angusta stanza dell’ufficio per ingoiare la luce violenta della città gli procurava sempre un sottile malessere. Avrebbe voluto andarsene. Fuggire. Rincorreva nel sogno genti, fiumi, strade, tetti di altre città. Ma era un pensiero sbiadito. Non avrebbe preparato la valigia e non sarebbe partito. Mai. Sarebbe rimasto nella sua Alessandria d’Egitto. Un monolite scribacchino. Per vivere gli bastava leggere e rileggere fino all’innamoramento le poesie di Omero, Saffo, Alceo, Anacreonte. Amava la grandiosità della Grecia si tuffava nelle antiche letture, ritrovava la sua Itaca e dimenticava così il Ministero dei lavoro pubblici, luogo del suo lavorare. Costantinos continuò a camminare. Da un angolo remoto della mente si affacciò evanescente il viso di sua Madre. Il rimpianto di quella morte gli procurava sempre un groviglio alla gola. Cercò di dipanarlo respirando forte. Aveva nostalgia dei loro viaggi in Francia, Turchia e Grecia. Le non c’era più da anni ma la sua assenza lo faceva ancora soffrire. Molto. Si sedette s’una panchina lasciando che l’odore salmastro del mare gli salasse la pelle. Prese il suo taccuino e stava per cominciare a scrivere quando lo fermò il rumore del passo svelto di un ragazzo. Corpo agile, capelli scuri, andatura arrogante di chi ha consapevolezza d’esser giovane e bello. I loro occhi s’incrociarono un istante..Costantinos avvertì un brivido lungo la schiena. Un breve attimo esitativo e il ragazzo si era già allontanato con un breve cenno del capo. Costantinos era rimasto immobile. In quel soffio di tempo aveva desiderato fisicamente quel ragazzo dallo sguardo sfrontato. Avrebbe voluto fermarlo. Non aveva potuto. Da sempre la società ottura e bigotta lo costringeva ad amare solo nelle ore sgualcite della notte. Al riparo da occhi accusatori. Si alzò riponendo il quaderno degli appunti nell’ampia tasca del suo cappotto. Arrivò in Via Cherif, aprì il portoncino di legno scuro, salì i due piani di scale e fu sul pianerottolo. Cercò la chiave, aprì e fu nel piccolo appartamento. C’era odore di solitudine, addolcito però da un altro profumo, quello delle sue poesie. Le parole che scriveva, erano ovunque. Scendevano dal soffitto, si allungavano sulla poltrona, uscivano dai cassetti, correvano sopra il divano, si arrampicavano sulle pareti per riposare, infine, sul tappeto. Logoro. Quel torrente di parole per Costantinos significavano famiglia amore dolore fiaba morte. Un mondo d’inchiostro carta frasi virgole punti. Il suo mondo. Si sentì felice ed appagato. Si tolse il pastrano e lo appese con cura all’ingresso. Si avvicino alla scrivania e accese la lampada. I vetri colorati spruzzavano gocce di bagliori sul ripiano di pelle verde. Intinse il pennino nel calamaio e scrisse:
Se raccontassi di te / non ti renderei giustizia/ mio giovane sconosciuto amore/ mi colse il desiderio della tua bocca audace/ del tuo corpo perfetto/ la fitta lancinante nel mio inguine/ è passata/ e tu sei il Sogno.
|
Post n°65 pubblicato il 20 Settembre 2012 da nefertiti704
Dolente, svuotata dell’Io inquisivo la Sfinge dagli occhi pietrosi mentre la nebbia dorata occultava antiche menzogne con arabesche volute.
Lei presagiva di me più dei grassi prelati ed i falsi profeti incrociati nei vicoli bui dell’infanzia.
Leggeva su pagine d’ambra della sfiorata pazzia e vedeva l’angelo Yezael dispiegare le ali di blu colorate a vegliare la donna che sola danzava nel prato.
Era Lei la realizzazione del Centro Lei della mente l’approdo e ai suoi piedi, chino il capo ho deposto il mio dono: lacrime bambine, gocce di cristallo intrise di veleno.
(La Sfinge non è l’enigma è la risposta) Jean Cocteau |
Inviato da: cassetta2
il 11/09/2020 alle 11:07
Inviato da: occhi_digatta
il 26/05/2020 alle 18:38
Inviato da: aldogiorno
il 20/12/2017 alle 18:09
Inviato da: alfazulu31
il 25/07/2016 alle 16:59
Inviato da: sweetygame
il 25/07/2016 alle 09:11