Creato da rteo1 il 25/10/2008
filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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LO STATO SONO LORO ?

Post n°703 pubblicato il 12 Agosto 2014 da rteo1

LO STATO SONO LORO ?

Come era bello ed efficace il concetto “Lo Stato siamo noi”, quando si sintetizzava, in tale modo, la identificazione dei cittadini con lo Stato; quando questo veniva considerato come lo strumento amico dei cittadini e al servizio di questi. Ma i cittadini si sentivano ancor più orgogliosi  con l’altro “slogan”: “ la sovranità appartiene al popolo”. Con questo principio, infatti,  il “comune cittadino”, l’abitante dei quartieri degradati, delle periferie malsane, delle “vele di Scampia”, dei Paesi  infestati dalla mafia e dalla camorra, asserviti da una “classe politica” saprofita che ha saputo solo arraffare e dissipare le risorse pubbliche, riservandosi privilegi medioevali e da “ancien regime”, avvertiva un senso di libertà, di aria pulita; sognava un futuro diverso (e coltivava la “speranza”, diversa, ovviamente, da quella propagandata oggi dal premier degli 80 euro), e per un attimo si sentiva come “un Re”, col potere di decidere della sua sorte, di essere l’artefice del suo destino, mentre camminava insieme a tanti altri concittadini che non l’avrebbero mai lasciato da solo (la solidarietà era avvertita come un valore, e non era il welfare di oggi che elargisce briciole dall’alto dei ministeri per consolidare il potere). Così anche i problemi economici, di come arrivare a fine mese (questa realtà, purtroppo, esisteva anche allora, e  non è stata mai del tutto cancellata dalla bella società italiana, fatta di tantissime “facce pulite e oneste”) si affievolivano, e comunque facevano lievitare l’ansia del giorno, e anche di quello dopo. Era un bel sogno, quello che vivevano i cittadini italiani, e anche a livello locale e territoriale esplodevano le energie di giovani che votavano i loro interessi alla cultura del pensiero e ne diffondevano biblicamente i modelli che si sarebbero potuti realizzare per il bene comune, dove l’eguaglianza non era un astratto concetto politico ma azione effettiva. Purtroppo, però, i sogni finiscono, e a volte diventano perfino degli incubi, e così può anche accadere che quando ci si sveglia si scopra che lo Stato (come organizzazione, ovviamente, come apparato), in effetti  è diventato solo uno strumento nelle mani dei burocratici (molti, altissimi, e anche eccessivamente remunerati) che convivono con molti politici inclini al malaffare e tutti, come nei convivi e nei baccanali, continuano a fare razzie di risorse pubbliche mentre la Repubblica è in agonia (povera Repubblica! quanto sangue versato per essa, da tantissimi giovani che l’hanno amata e che l’hanno elevata al di sopra  della loro stessa vita, per consegnarla alle generazioni future affinché potessero vivere in una società nella quale non esistessero più “il primo e l’ultimo” ma che tutti fossero al servizio di tutti). Karl Max aveva teorizzato una società senza classi e senza Stato. La sua idea fu detta utopia dai capitalisti, quando fu sconfitto dalla storia il governo dittatoriale e tirannico di Stalin, che in verità non aveva mai perseguito l’ideologia comunista. Anche Gesù di Nazareth aveva prescritto di “amare il prossimo tuo come te stesso”, e quindi di condividerne le sorti e le sostanze, ma la chiesa dei secoli mondani; la chiesa fattasi Stato, è andata oltre, ridimensionando il messaggio cristiano, che è stato  riveduto e corretto, anche se oggi s’intravvede un lumicino di “rinnovamento” nel ministero di Papa Francesco. Il soffio del vento, però, può spegnerlo, così come i politicanti di questi nostri tempi tempestosi, che si sono autodefiniti “classe dirigente” (pur sapendo che non ci crede più nessuno), hanno soffocato la voglia di reagire della stragrande maggioranza dei cittadini, che non hanno più voglia di fare inutili sacrifici, di alimentare un sistema iniquo in cui “i padri” si divertono con i “burlesque” e i “figli” devono “tirare la cinghia”. E allora, prima che il soffio diventi un uragano, bisogna “invertire la rotta”, spiegare le vele al cambiamento, che passa attraverso un impegno diretto e responsabile di tutti i cittadini, senza più alcuna rappresentanza (soprattutto se stipendiata e garantita da immunità e privilegi vari), per far sì che “ i cittadini siano lo Stato” e che “ Lo Stato non siano più loro”.

 
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Commenti al Post:
gabrielliluca
gabrielliluca il 13/08/14 alle 06:53 via WEB
mi sono spesso posto domande del tipo: cosa accadrebbe se alle prossime elezioni, di tutti gli aventi diritto al voto nessuno si presenti alle urne? E cosa accadrebbe se ogni uomo bruciasse letteralmente i soldi che vengono stampati dalla zecca? e cosa accadrebbe se venissero spenti tutti i televisori simultaneamente, e rimanessimo tutti nella semplice consapevolezza di noi stessi e non più informati di veleni e finti antidoti? non ci vorrebbe poi tanto a smantellare tutto, sono sicuro che Il GIORNO arriverà.
(Rispondi)
 
rteo1
rteo1 il 13/08/14 alle 13:03 via WEB
Si avrebbe un'altra società, organizzata in una forma "statale" diversa. Nessun modello ha valore assoluto; tuttavia esistono dei principi fondanti: il conflitto tra i vari gruppi umani per il primato del governo sugli altri; e il conflitto, indi, nell'ambito dello stesso gruppo dominante (ad es. come sta accadendo nel PD, o in F.I., ecc.)di assumere il ruolo di CAPO (con tutti gli annessi e connessi). Questi principi, che potremmo definire "naturali", possono essere disattesi o vinti ? Io credo di si, ma soltanto "riformando" l'essere umano, che dovrebbe far prevalere la parte spirituale a discapito di quella materiale e istintuale (o bestiale).
(Rispondi)
gabrielliluca
gabrielliluca il 14/08/14 alle 16:23 via WEB
c'è una frase che mi piace tanto " lo stupido è quell'individuo che contemporaneamente crea Svantaggio per se stesso e per gli altri. Di contro le persone intelligenti creano Vantaggi per se stessi e per gli altri." Pare che di persone appartenenti alla seconda categoria ce ne siano poche.
(Rispondi)
 
rteo1
rteo1 il 14/08/14 alle 19:24 via WEB
Forse è così, ma il dubbio mi assale. E se anche "gli stupidi" avessero un ruolo nel sistema? E poi, perchè fargliene una colpa, se sono nati così? Diverso è il caso in cui uno "fa lo stupido" Mi ricorda Forrest Gump)quando ha, invece, le capacità per elaborare concetti elaborati.I più pericolosi, però, sono coloro che non hanno dubbi, e che ritengono di essere stati investiti di una missione salvifica degli altri.
(Rispondi)
 
 
gabrielliluca
gabrielliluca il 15/08/14 alle 22:51 via WEB
il dubbio vero sai da dove mi nasce? dall'elaborazione del fatto che se guardi a fondo forse tutti e tutto hanno un ruolo, quindi tutto serve, ha un suo motivo di esercitare la propria appartenenza. Ma alla fine qualcuno dovrà cedere comunque il passo a qualcun altro, senza però che nessuno sia stato meno necessario di un altri. Dunque il nostro escogitare elaborazioni sulla realtà quanto senso ha? tutto scorrerebbe verso una sua fine già prescritta? o rimane indispensabile continuare a concepire ognuno il proprio concetto in una lotta inevitabile di idee e intenti buoni e cattivi? è un incubo!!! Ciao.
(Rispondi)
 
 
 
rteo1
rteo1 il 16/08/14 alle 12:58 via WEB
I tuoi dubbi sono legittimi e condivisi. Molti autori dei secoli passati hanno adottato come propria metodologia "la natura", e forse hanno visto giusto. I ruoli cui fai riferimento vanno verificati dal punto di vista della loro "costituzione" da parte della politica, che non sempre segue le regole "ferree" della natura. Forse è questa la strada da seguire, anche se oggi la fisica quantistica - come ben sai - sta mettendo in discussione tutti i principi generali.
(Rispondi)
malware_jinx
malware_jinx il 16/08/14 alle 03:28 via WEB
Osservavo l’altro ieri il piazzale antistante un noto supermercato. Era tappezzato di macchine fino all’inverosimile, alle 9.00 della mattina. File interminabili di persone con carrelli stracolmi attendevano di passare alla cassa. Mi sono chiesto dove sia la crisi. E, comunque, perché mai precipitarsi a far incetta di cibo per una festività insulsa come il ferragosto? E’ evidente che, come non si rinuncia ad imbandire la tavola perché la consuetudile lo impone, così non si tiene il televisore spento o non si smette di andare a votare o non si fa a meno di affollare i centri commerciali… Voglio dire, siamo sicuri che la maggioranza della gente stia proprio male, in questo paese, e abbia voglia veramente di vederlo cambiato, al di là delle chiacchiere da pianerottolo? D’accordo, la classe politica è, da decenni, quanto di peggio si possa immaginare. Ma l’uomo della strada… perché non si rende conto di venire da questa solamente “usato”, e non già “rappresentato”, come il concetto di democrazia imporrebbe di fare? Che cosa aspetta a iniziare la sua piccola rivoluzione personale, cominciando col bandire l’ascolto e la lettura di notizie false e tendenziose, col pretendere un servizio da pubbliche amministrazioni che mantiene lautamente, col frequentare banche torbide e rapaci, e… sì, col nutrirsi con l’essenziale, anziché accaparrarsi panettoni, uova di pasqua, merendine, quattrosalti e cappuccino/pasta a euro 2.50…? siamo diventati insensibili da rassegnazione? O, sotto sotto, questo stato di cose ci piace più di quanto non lo si ammetta? Ciao, jx
(Rispondi)
 
rteo1
rteo1 il 16/08/14 alle 13:07 via WEB
Dici: <<siamo sicuri che la maggioranza della gente stia proprio male ?>>. La risposta è: ancora no! Per questo il sistema "tiene". I problemi sociali si manifestano quando la minoranza (che oggi soffre) diventa maggioranza. E' la logica del sistema politico, ma che deriva dalla natura, ove il "gruppo dominante", col capobranco, detta le regole di comportamento alla minoranza. Considera, poi, che una parte rilevante della società organizzata difende ad oltranza le istituzioni, ossia la propria posizione organica nelle stesse, e questo impedisce, o rallenta, qualunque processo di cambiamento, anche quando questo - mediante un'equa distribuzione delle risorse - potrebbe portare maggiori vantaggi per tutti, e la pax sociale.
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