Creato da rteo1 il 25/10/2008
filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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Messaggi di Giugno 2014

I LEGITTIMI EREDI DI NERONE

Post n°696 pubblicato il 27 Giugno 2014 da rteo1

I LEGITTIMI EREDI DI NERONE

Lo so che è una vecchia polemica, che ogni tanto ritorna, soprattutto quando si prova un po' d'amarezza per essere stati esclusi dalle qualificazioni ai mondiali di calcio.

Personalmente, però, credo di essere al di sopra di ogni sospetto: ho sempre sostenuto che il calcio, l'arte, in genere, e i sollazzi vari, vengono dopo le cose "serie della vita", ossia quelle di poter mettere il piatto a tavola e di avere un lavoro dignitoso da cui trarre un reddito che consenta di vivere senza vendere la propria libertà.

Nella Grecia classica le predette attività non erano considerate granchè, anche se al vincitore dell'Olimpiade si riconoscevano molteplici privilegi.

Nei tempi moderni, invece, come presi da una follia collettiva, si riconoscono a persone che "lavorano con i piedi" trattamenti economici stratosferi, che pure un folle avrebbe qualche esitazione a pagare.

Eppure la stragrande maggioranza dei cittadini che frequentano gli stadi, o che guardano il calcio alla TV mediante abbonamenti costosi, sembra che non se ne rendano conto. E neppure vogliono sentir parlare del giro di affari che ci sta intorno e delle gestioni poco chiare anche delle tifoserie.

Se un popolo si misura in base ai suoi costumi sociali la fotografia della nostra epoca è eloquente: siamo dei legittimi eredi di Nerone!

lLa riflessione che precede è scatutirta dalla lettura del sito  http://www.funweek.it/people/sgarbi-contro-gli-stipendi-doro-dei-calciatori.php che riportava il seguente titolo: <<Sgarbi contro gli stipendi d'oro dei calciatori: Così pieni d’oro non gli importa niente di vincere o di perdere. Perché dare un milione e mezzo a Prandelli? (...) Non so quanto prenda Balotelli però… o vince o v***>>.

 
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IMMUNITA’ PER DELINQUERE

Post n°695 pubblicato il 21 Giugno 2014 da rteo1

IMMUNITA’ PER DELINQUERE

I mass-media hanno reso noto che le riforme costituzionali e istituzionali stanno per avviarsi sul giusto binario, perché le forze politiche hanno trovato un accordo. Tra le riforme (molte discutibili, a mio modo di vedere, perché comprimono o annullano il ruolo democratico dei cittadini, col beneplacito, anche di questi, purtroppo, seppur a causa dell’apatia ormai incontenibile verso un sistema alla deriva) dovrebbe essere ripristinata, dopo un periodo di assenza, che tanto bene ha fatto al Paese, l’immunità parlamentare, già prevista dall’art.68 della Costituzione, che consentiva alla Camera cui appartiene il deputato (o senatore) indagato di negare l’autorizzazione a procedere alla magistratura, impedendo, così, di fatto di accertare le responsabilità penali del cittadino-parlamentare e di bonificare le istituzioni sempre a rischio “inquinamento ambientale”. E’ stato detto in passato, e si ripete ancora oggi, che si tratta di una garanzia necessaria per consentire ai “rappresentanti del popolo” di non subire l’invadenza dei magistrati, quando questi agiscano per finalità politiche e non istituzionali. Due obiezioni: a) i parlamentari-nominati, oggi più che mai, non possono essere ritenuti “rappresentanti del popolo” (non sostanzialmente), e quantomeno non di tutto il popolo (e anche  se ci si rifacesse al 40,8%, come usa fare un leader partitico per contrastare qualunque critica e libertà di opinione, tale percentuale, rapportata ai votanti, ossia il 50%, sarebbe corrispondente solo al 20% degli italiani aventi diritto al voto, e ancora di meno rispetto ai 60.000.000. di cittadini); b) la responsabilità penale (ma anche civile e amministrativa) costituisce un cardine di qualunque sistema politico, soprattutto se del tipo democratico, che non può differenziare i cittadini perché questi sono tutti eguali dinanzi alla legge; ed inoltre, tale privilegio trovava fondamento nella fase storica successiva al fascismo, alle lotte partigiane e alla seconda guerra mondiale, che avevano sfibrato i rapporti civili e politici tra i cittadini, onde per cui necessitava rafforzare la democrazia rendendo i parlamentari - scelti mediante le preferenze - immuni da qualunque iniziativa con mira politica da parte della magistratura, la quale è soltanto un organo indipendente e autonomo rispetto al potere governativo (e per fortuna!) e non, come qualche politico sostiene, ma senza fornirne la prova, “un organo militante” di un partito. Oggi, invece, i tempi sono cambiati, e la recente storia democratica ha fatto registrare anche elevate presenze in parlamento di persone poco affidabili sotto il profilo delinquenziale, che pur tuttavia hanno continuato a mantenere la carica con grave disdoro per le istituzioni. La reintroduzione, quindi, della immunità parlamentare sarebbe un grave sopruso, peggiore di quello che si sta verificando per le altre modifiche costituzionali, che tendono a separare definitivamente i cittadini-elettori dai “padroni” delle istituzioni. E che la volontà sia questa si ricava anche dalla preoccupazione dei partiti in campo di evitare ad ogni costo che le riforme possano essere sottoposte al vaglio referendario, mentre invece sarebbe stato oltremodo conveniente e salutare, soprattutto in questa fase in cui il Parlamento è il risultato di una legge elettorale dichiarata incostituzionale (per cui i parlamentari difettano della rappresentanza politica generale), acquisire il responso del corpo elettorale, l’unico idoneo ad avallare l’assenza di una legittima Assemblea costituente. Speriamo che non sia ormai troppo tardi, e che ci sia un ripensamento da parte di coloro che sono più sensibili al rispetto della sovranità popolare, anche se per come stanno andando le cose, ossia verso un sistema di tipo oligarchico, si può scommettere che i “diretti interessati” (ossia i parlamentari) non si cureranno dei principi di equità, giustizia sociale e di eguaglianza dei cittadini. In questo caso, allora, onde evitare di essere ritenuti correi o sodali, non rimane che  prendere le opportune distanze dagli autori del “democraticidio”  per impedire che si infetti l’intero corpo sociale e politico.  

 
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IL MINISTERO DELLA SALUTE CACCIA VIA I PRECARI CO.CO.CO.

Post n°693 pubblicato il 05 Giugno 2014 da rteo1

IL MINISTERO  DELLA SALUTE CACCIA VIA I PRECARI CO.CO.CO.

 

In data 4 giugno si è svolta presso il Ministero salute l’incontro con i sindacati per discutere la bozza del DPCM "precari" della sanità.

Il ministero della salute:

1) ha espresso la totale chiusura nei confronti dei precari atipici ( co.co.co e co.co.pro) che pur essendo lavoratori subordinati sono stati esclusi dalla quota riservata dei concorsi, allineandosi all'interpretazione più restrittiva della norma.

2) ha posto ulteriori vincoli alle assunzioni e alle proroghe tali da rendere praticamente impossibile la stabilizzazione nelle Regioni sottoposte a piano di rientro.

3) e, per l'effetto, il Dpcm di fatto non garantisce più la proroga dei contratti atipici in corso.

E’ evidente, per quanto innanzi, che il “Governo delle larghe intese” intende mandare a casa, cacciare via, in maniera discriminatoria, la categoria dei co.co.co., tra cui si annoverano lavoratori che hanno anche un’anzianità lavorativa esclusiva e continuativa di oltre dieci anni e un’età media intorno ai 45/50 anni.

E’ forse questa la “rottamazione” cui faceva riferimento il capo del governo ?

E allora una domanda sorge spontanea (come avrebbe detto il noto giornalista Lubrano):

Ma chi ha svolto finora soltanto ruoli politici (sindaco, onorevoli nominati, burocrati ministeriali superstipendiati, e quant’altro) senza essersi mai “sporcato le mani” col sudicio lavoro può decidere la sorte di tanti madri e padri di famiglia mandandoli a casa come se fossero dei farabutti, dei delinquenti, degli usurpatori, anziché, come invece sono (almeno la stragrande maggioranza di loro) dei lavoratori onesti, seri e professionali e anche dei cittadini che non possono essere classificati di serie B ?

 
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