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Il Collegio dei Cinesi ovvero L'Orientale di Napoli

Post n°2142 pubblicato il 11 Marzo 2012 da luger2
 

L'Istituto Universitario Orientale di Napoli trae le sue origini dal Collegio dei Cinesi, fondato da Matteo Ripa, sacerdote secolare e missionario, che dal 1711 al 1723 aveva lavorato, in qualità di pittore ed incisore su rame, alla corte dell'imperatore mancese Kangxi. Egli condusse con sè, al suo ritorno a Napoli, avvenuto nel novembre 1724, quattro giovani cinesi insieme ad un loro connazionale, maestro di lingua e scrittura mandarinica, primo nucleo della istituzione. Sarà Clemente XII, con breve del 7 aprile 1732, ad offrire un riconoscimento ufficiale al Collegio dei Cinesi, che aveva come scopo la formazione religiosa e l'ordinazione sacerdotale di giovani cinesi destinati a propagare il cattolicesimo nel loro paese. Tra gli scopi del Collegio era prevista in origine anche la formazione di interpreti, esperti nelle lingue dell'India e della Cina, al servizio della Compagnia di Ostenda, costituita nei Paesi Bassi con il favore di Carlo VI d'Asburgo, per stabilire rapporti commerciali tra i paesi dell'Oriente Estremo e l'Impero Asburgico, nel cui ambito rientrava il Regno di Napoli. Al Collegio si era aggiunto, già ai tempi di Matteo Ripa, un convitto per l'educazione a pagamento di giovani napoletani, convitto ove nel Settecento soggiornarono, tra gli altri, Sant'Alfonso Maria de' Liguori e il venerabile Gennaro Sarnelli. Dal 1747, furono ammessi al Collegio giovani provenienti dall'Impero Ottomano (albanesi, bosniaci, montenegrini, serbi, bulgari, greci, libanesi, egiziani) allo scopo di ricevere formazione religiosa e ordinazione sacerdotale perchè poi potessero svolgere attività missionaria nei paesi di origine. Dal 1736 fino al 1888 una Congregazione di preti secolari - la Congregazione della Sacra Famiglia di Gesù Cristo - provvide all'educazione sia dei collegiali che dei convittori. Dopo l'Unità d'Italia il Collegio dei Cinesi fu trasformato nel 1868 in Real Collegio Asiatico, articolato in due sezioni: quella, antica, missionaria e una nuova, aperta a giovani laici interessati allo studio delle lingue parlate nell'Asia Orientale. Prima ancora della riforma voluta nel 1878 dal Ministro della P.I., Francesco De Sanctis, già era stato introdotto l'insegnamento dell'arabo e del russo. Dopo la riforma De Sanctis furono inaugurati gli insegnamenti dell' hindi e dell' urdù, nonché del persiano e del greco moderno. Nel dicembre del 1888 una legge dello Stato trasformò il Real Collegio Asiatico in Istituto Orientale. Con tale riforma fu soppressa la sezione missionaria e il nuovo Istituto fu equiparato ad università, laddove il Real Collegio Asiatico era considerato scuola secondaria superiore. Dopo le prime conquiste coloniali, l'Orientale passò sotto la direzione del Ministero delle Colonie che vi istituì quindi una scuola per funzionari coloniali. La scuola, attiva fin dopo la fine della Seconda guerra mondiale, attirò un numero sempre più crescente di studenti interessati a entrare nell'amministrazione coloniale; dovendo gestire un numero enorme di iscritti per l'epoca (quasi 10.000 nell'immediato dopoguerra) ritrovatisi improvvisamente senza sbocchi occupazionali per la perdita delle colonie, l'Orientale trasformò il corso di laurea in Facoltà di Scienze Politiche per l'Oriente, successivamente trasformatasi nell'attuale Facoltà di Scienze Politiche. Solo nel1992 si deciderà poi di scorporare la Facoltà di Lettere e Filosofia, istituendo un'apposita Facoltà di Lingue e Letterature straniere per l'insegnamento delle sole lingue occidentali. Quello stesso anno la Scuola superiore di Studi Islamici si trasformò anch'essa in Facoltà.

Per la sua peculiare storia, in quanto sottoposto alla direzione della Curia diocesana prima dell'Unità d'Italia, l'Orientale è stato proprietario di migliaia di ettari fondiari nel Cilento, di cui attualmente sopravvive una parte soltanto. Lo sfruttamento di queste terre ha rappresentato una delle principali voci attive di bilancio dell'Università fino alla vendita della mandria negli anni ottanta. La necessità di ampliare gli spazi universitari portò intorno a quegli anni, dopo aver scartato l'ipotesi di costruire un campus universitario ad Agnano (dove era stato acquistato un vasto fondo), alla decisione vendere i migliori lotti terrieri di modo che, unitamente alla concessione di fondi comunali, regionali e statali, si potesse concludere l'acquisto dei diversi edifici che costituiscono l'attuale patrimonio architettonico universitario, consistente nei seguenti palazzi:

  • Palazzo Giusso (sede dei dipartimenti di scienze sociali, filosofia e politica, studi americani).
  • Palazzo Saluzzo di Corigliano (sede dei dipartimenti di studi asiatici, di studi e ricerche su Africa e Paesi arabi e del mondo classico).
  • Palazzo del Mediterraneo (sede degli uffici amministrativi, presidenze e segreterie, con varie aule destinate alla didattica).
  • Palazzo Santa Maria Porta Coeli (sede dei dipartimenti di studi dell'Europa occidentale, studi dell'Europa orientale e studi comparati).
  • Palazzo Du Mesnil (sede del rettorato).

In precedenza, l'Orientale aveva affittato per un certo periodo diverse sezioni di altri edifici (il Palazzo dell'ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra), il Palazzo Doria d'Angri, il Palazzo Carafa di Maddaloni). Gli ultimi edifici in affitto, Palazzo Sforza e il Palazzo dei Duchi di Casamassima (negli immediati pressi di Palazzo Giusso) sono stati recentemente dismessi: il primo nel 2004 con l'apertura del nuovo Palazzo del Mediterraneo, il secondo nel 2009 per alleggerire il bilancio. Appartiene inoltre in comodato gratuito il limitrofo Palazzo Penne, mai tuttavia aperto per la necessità di imponenti lavori di restauro. L'Istituto Universitario Orientale si configura oggi come la più antica scuola di sinologia e di orientalistica di tutto il continente europeo: il cinese mandarinico, scritto e parlato, vi è stato insegnato dalla fine del 1724, mentre l'hindi e l'urdù dal 1878. Attualmente L'Istituto è particolarmente specializzato negli insegnamenti linguistico-letterari e storico-artistici inerenti l'Oriente e l'Africa, senza trascurare le culture espresse dai paesi mediterranei, dall'Europa e dalle Americhe. Un processo di consolidamento, avviato già dal 1975, consente oggi il funzionamento di quattro facoltà universitarie: Lettere e Filosofia, Lingue e Letterature Straniere, Scienze Politiche e Scuola di Studi Islamici. Con una consolidata tradizione di studi nelle lingue, culture e società dell’Europa, dell’Asia, dell’Africa e delle Americhe, si propone, fin dalle sue origini, come un centro di studio e di ricerca che intende porre in evidenza le differenze e i punti di contatto tra le culture. Nel momento in cui poniamo in evidenza la differenza, ecco che ci si mette in questione. È un ‘esercizio’ culturale e spirituale al tempo stesso. Studiare popoli e culture, e i loro rapporti, e le loro differenze, è anche e soprattutto porsi in questione. 
Lasciarsi penetrare dal dubbio, aprirsi al confronto, disgregarsi come unità troppo compatte per diventare porosi. Lasciarsi incrinare ed arricchire dall’altro, dal diverso. Una pratica di cui “L’Orientale” vive quotidianamente l’esperienza, e da sempre. È questo uno dei motivi del persistente fascino che il nostro Ateneo continua ad esercitare. 
Oggi, in un mondo in cui popoli di differenti lingue, culture, religioni, e molteplicità di pensieri, di forme d’arte, di atteggiamenti morali e di costumi, entrano sempre più in contatto, il nostro Ateneo non è colto di sorpresa perché è da sempre impegnato in intense relazioni culturali internazionali e in collaborazione costante con le istituzioni universitarie di numerosi Paesi. “L’Orientale”, pertanto, è in grado di assicurare ai giovani una formazione all’altezza delle esigenze del mondo contemporaneo.
L’Ateneo ha oggi una fisionomia del tutto originale che offre agli studenti esperienze intellettuali e percorsi formativi mirati sostanzialmente alla conoscenza dei popoli e delle culture diverse dalla nostra, con le quali si vuole interagire e dialogare, individuando in ciò anche un’efficace chiave di approccio ad un mercato del lavoro in piena evoluzione; una finestra sul mondo, dunque, dove lingue, culture e saperi si intrecciano, e si fondono, nell’attività didattica come nella ricerca.
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