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L'ambiente nuoce gravemente alla salute
Come sottolineato in un incontro tra esperti, di recente promosso a Milano dalla Mario Negri institute alumni association, viviamo immersi in un aerosol e respiriamo in condizioni normali circa 200 milioni di particelle al minuto, 10 milioni delle quali si fermano nei polmoni e vi restano depositate. Se la concentrazione di particelle aumenta ulteriormente o se varia la composizione e subentrano componenti tossici, compaiono anche danni alla salute. Cuore e polmoni da ricovero Sono, infatti, in aumento i segni dell'impatto negativo, per esempio sull'apparato respiratorio e sul sistema cardiovascolare, registrato da numerose indagini sperimentali ed epidemiologiche. Gli esperti tendono a fare una distinzione tra gli effetti acuti che si manifestano subito dopo l'innalzamento delle concentrazioni di inquinanti atmosferici, come aumento dei decessi o dei ricoveri, e gli effetti cronici. Questi ultimi infatti si manifestano a causa di una prolungata esposizione che può favorire la comparsa di patologie croniche a carico dell'apparato respiratorio, come asma, sensibilizzazione agli allergeni e probabilmente anche tumore polmonare, o a carico del sistema cardiocircolatorio con patologie che vanno dall'infarto alla trombosi venosa. Il dato rincuorante è che a differenza di periodi storici passati alcuni inquinanti di riconosciuta pericolosità, come l'anidride solforosa (SO2), sono nettamente diminuiti. Per contro, sono ancora molto alti, o in aumento, i livelli del particolato, le cosiddette polveri sottili (Pm10), la cui presenza soprattutto nelle aree urbane è da attribuire al traffico delle auto. Il particolato fine, oltre a raggiungere trachea e bronchi, tende a penetrare nel sangue, interferendo con la coagulazione e aumentando, appunto, la tendenza alla trombosi. È stato, infatti, stimato che un aumento di 10 microgrammi al metro cubo di Pm10 fa salire dell'1% la mortalità totale. Un dato che si traduce, per esempio in una città come Milano, in un numero di morti compreso tra 160 e 200 attribuibili alle condizioni di esposizione. Una recente ricerca condotta presso l'ospedale San Paolo di Milano, ha registrato un aumento dei ricoveri per problemi respiratori in corrispondenza dell'aumento delle concentrazioni di monossido di carbonio (CO) e di biossido di azoto (NO2). Pericoli ancor più gravi per i più piccoli. L'impatto sulla salute dei bambini rappresenta un capitolo a parte proprio perché come sostiene Luigi Terracciano, dirigente medico nello staff di Pediatria del Presidio ospedaliero Macedonio Melloni di Milano «I bambini non sono adulti in miniatura e interagiscono con l'ambiente in maniera diversa, che determina una suscettibilità ai danni da sostanze inquinanti che è quasi sempre maggiore». Nel bambino, infatti, le difese dalle aggressioni ambientali sono ancora immature ed è in corso un processo di sviluppo e di accrescimento di organi e funzioni, che lo rendono particolarmente vulnerabile. Ma gli effetti degli inquinanti possono incidere sull'evoluzione nel periodo prenatale e immediatamente post-natale: per esempio è stata riscontrata una riduzione del peso alla nascita per esposizione al particolato, all'ozono e agli ossidi di azoto, ma anche al fumo di sigarette attivo e passivo. Le conseguenze possono essere ancora più gravi, come dimostrano i dati di aumento dei casi di tumore e di malattie neuropsichiche. Per ciò che riguarda i tumori, l'incremento più consistente interessa i bambini sotto l'anno di età per alcune particolari forme di tumore come linfomi e tumori del sistema nervoso, che rendono molto probabile il contributo alla loro genesi di un'esposizione materna o dei gameti a sostanze tossiche. Inoltre, centinaia di studi confermano che la presenza nell'ambiente di sostanze simili a molecole presenti nell'organismo, di metalli pesanti e di altri inquinanti può interferire sullo sviluppo neuro-endocrino dell'embrione, del feto e del bambino. Un recente studio della Harvard school of pubblic health, pubblicato sul Lancet, segnala l'aumento dei danni neuro-psichici che interessano ormai il 10% dei bambini. LA SITUAZIONE A NAPOLI: L'ARIA PEGGIORE D'ITALIA!!!!!! (di Marco Franciosi da Cronache di Napoli). Per Legambiente l’aria di Napoli è la peggiore d’Italia, assieme a quella respirabile ad Ancona e Torino. Il capoluogo campano guida la classifica dei superamenti dei limiti di legge per le concentrazioni di Pm10 con ben 156 giorni di sforamento, seguito dai 151 di Ancona e i 129 giorni di Torino. Nulla di buono nemmeno sul fronte ozono, che nei mesi estivi ha fatto registrare livelli record. `Mal’Aria di città’ è il dossier di Legambiente, compilato in collaborazione con il sito www.lamiaaria.it, che apre la campagna annuale sull’inquinamento atmosferico che per oltre due mesi attiverà iniziative in tutta Italia, per sensibilizzare e informare i cittadini sull’inquinamento. Dal 1 gennaio, ricorda Legambiente, è entrato in vigore il limite per la protezione della salute umana di 120 microgrammi/metro cubo da non superare per più di 25 giorni in un anno, ma oltre la metà delle città monitorate nel 2009 non rispettavano questo limite (32 su 50). “Il traguardo di un livello accettabile della qualità dell’aria è purtroppo ancora lontano – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza – e molte sono ancora le azioni da intraprendere da parte delle amministrazioni locali e dal governo centrale per contribuire a migliorare la qualità dell’aria che respiriamo. Ma se la salute è la nostra priorità, non dobbiamo dimenticare che il non rispetto delle norme sui livelli di inquinamento entro il 2011 esporrà il nostro Paese all’ennesima sanzione annunciata da parte dell’Unione europea”. Migliorata la situazione per anidride solforosa, monossido di carbonio (CO) e benzene, ma “molto ancora si deve fare per le polveri sottili, l’ozono e biossido di azoto”. Le principali fonti di inquinamento atmosferico a livello nazionale sono rappresentate dal settore industriale (responsabili del 26% delle emissioni di Pm10, del 23% di biossido di azoto, 79% di ossidi di zolfo e 34% di idrocarburi policiclici aromatici) e dai trasporti, con il contributo maggiore attribuibile a quello su strada con il 22% di emissioni totali di Pm10, il 50% di biossido di azoto, il 45% di monossido di carbonio e il 55% del benzene.In particolare a Napoli il traffico veicolare emette circa il 50% delle polveri sottili e degli ossidi di azoto. E mai come quest’anno Napoli segue il trend ecologista. Alcuni negozi del centro cittadino hanno esposto dei manichini che indossano mascherine anti-smog. Anche questa è una iniziativa di comunicazione provocatoria lanciata da Legambiente con lo slogan `Ci sono mode che non vorremmo mai seguire’, ovvero non riduciamoci a dover considerare anche la mascherina come parte del nostro abbigliamento abituale, ma facciamo qualcosa prima che sia troppo tardi. Mauro di Cosimo, rappresentante napoletano di Eco-Logico, questa mattina ha commentato l’apparire delle mascherine come un segno positivo di interesse anche da parte dei cittadini “Speriamo solo – ha affermato – che l’emergenza non venga accantonata con il termine dei mesi freddi, e poi rispolverata il prossimo autunno. Per poter migliorare la situazione dell’aria c’è bisogno di una campagna di sensibilizzazione ecosostenibile costante, fino a che certe abitudini non diventino consuetudini di miglior vita”.
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Inviato da: maximus260
il 08/09/2020 alle 08:18
Inviato da: labora17554
il 10/08/2018 alle 22:53
Inviato da: labora17554
il 10/08/2018 alle 22:52
Inviato da: GothMakeUp
il 21/03/2017 alle 16:14
Inviato da: diletta.castelli
il 23/10/2016 alle 14:21