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Il diario di Nancy

Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.

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Le prime cotte

Post n°185 pubblicato il 14 Novembre 2007 da bimbadepoca
 

Quando andavo alle elementari, ero magra come un chiodo, con capelli cortissimi, sempre spettinati e tante lentiggini sul naso troppo grosso. Non ero quella che si può definire una bella bambina, eppure ho avuto un innamorato cronico che ogni anno riempiva il suo diario di cuoricini con i nostri nomi.
In quei lontanissimi anni, l’amore stava a me come l’onestà ai nostri politici. Un concetto talmente astratto che m’infastidiva e per questo picchiavo il mio povero e fedele corteggiatore.

Lunedì pomeriggio mentre osservavo la mia bimba giocare, ho, inaspettatamente, ripensato a quel ragazzino saputello e occhialuto, dalla testa sproporzionata rispetto al corpo. Come tutte le madri che rivivono attraverso le figlie, i fasti della propria giovinezza.
Lunedì la mia Emme ha festeggiato il compleanno con i suoi amici, quando è arrivato A. uno dei bambini più carini della scuola, mi sono ritrovata davanti un bambino timido come non avevo mai visto, proprio lui che è la disperazione delle maestre.
Dovevate vedere con che occhietti dolci guardava mia figlia. Dovevate vedere come ha cercato di starle sempre accanto, per tutta la durata della festa.
Sua madre mi ha raccontato, con molto divertimento, che A. le ha fatto girare decine e decine di negozi, alla ricerca del regalo giusto per Emme, la quale non ha capito la tenera premura dell’amichetto, ha ringraziato a malapena ed è subito passata a scartare un altro dono.
Il suo atteggiamento di noiosa indifferenza è continuato anche a casa, mentre rispondeva alle mie domande curiose.

Sia chiaro A. non somiglia per niente al mio spasimante bruttino delle elementari, A. è oggettivamente un bellissimo bambino, di quelli come vedi nelle pubblicità, la sua vivacità e lo sguardo impertinente lo rendono immediatamente irresistibile.
Personalmente un tipino del genere me lo mangerei di baci…
Ma Emme non la pensa così.
Perché Emme ha una cotta pazzesca per Elle, uno degli amici del fratello. Elle ha tredici anni ed è il ragazzino più quotato dal popolo femminile, tra i sei e i sedici anni, della mia città. Elle è bello ed è cresciuto in fretta, per la  strada di una città straniera, con la difficoltà di una lingua diversa. Inevitabilmente ha assunto quell’aria sveglia che fa impazzire le donne di qualsiasi età.

Elle lo sa che Emme, sorellina di uno dei suoi migliori amici, è innamorata di lui, è abituato a riconoscere quei rossori, quei segnali apparentemente illogici che noi donne lanciamo a chi ci piace davvero. E proprio per questo ha preso le distanze da lei, trattandola come si conviene. Da bambina.
Ma Emme, figlia di cotanta madre e degna rappresentante del genere femminile, non ci bada. Che importa cosa pensa e cosa voglia lui.
Emme, ogni volta che Elle viene a casa, si chiude in camera sua sbattendogli la porta in faccia, per farsi notare. Non risponde mai al suo saluto per dispetto. Ma poi si nasconde per spiarlo e gli brillano gli occhi.

Ed io riconosco nella mia Emme, nei suoi atteggiamenti innati e nei suoi vezzosi comportamenti, i difetti atavici di noi donne, di quando ci ostiniamo a volere l’impossibile senza accorgerci di quello che già abbiamo, a portata di mano.
Poi nel caso di Emme basterebbe davvero poco. Già il fatto che A. abbia scelto per lei, come regalo, una minigonna, la dice veramente lunga…

 
 
 
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