Il diario di Nancy
Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.
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Si ringrazia Seduzir64 per il sottofondo musicale.
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« L'età del cervello | Sono una WINX » |
Sto aspettando le mie amiche, le ho invitate a casa mia per un tè, ho bisogno di capire perché, improvvisamente, sento questo bisogno disperato di qualcuno su cui fantasticare nella litania dei giorni troppo uguali. Ieri sera degli amici mi hanno portato in un locale dove non ero mai stata, doveva essere uno di quei posti di tendenza, a giudicare dalla folla che c’era. Sì, anche l’ultima sera, intorno al fuoco di un improvvisato falò in spiaggia. Eravamo tanto giovani in quella notte d’agosto, sulla pelle il colore dorato dell’estate, il barlume delle fiamme rendeva tutto irreale, come se sapessimo già che un momento così non sarebbe mai più ritornato. Quella notte lui comprese che l’avevo tradito un’altra volta, che ero irrecuperabile e sbagliata. Incominciò a intonare una nuova canzone, senza più guardarmi, parole di disprezzo già cantate da altri. E fu la fine. Non era lui a mancarmi, appartiene al passato remoto della mia vita, mi manca troppo l’ingannevole sensazione dell’amore, la pienezza appagante che regala, quasi uno scudo contro le brutture. Ci ho creduto perché volevo illudermi, perché di lui conservo ancora il desiderio, perché ho sperato che tra noi ricominciasse l’amore. Quello che ti fa battere il cuore e sentire viva, quello che regala un senso ai giorni uguali. - Un giorno noi vivremo insieme - mi ha prospettato un futuro per ripagarmi di quest’attesa infinita. Come se questa notizia avesse dovuto riempirmi di gioia, come se io volessi condividere con lui pantofole, pigiami di lana e unguenti per i reumatismi, come se cercassi la banale quotidianità. E invece cerco attimi da ricordare. - Cerca di capire Nancy, non voglio uscire con te solo per una sera, con te mi piacerebbe fare un bel viaggio- mi ha detto per cambiare discorso, per cancellare il rimprovero dal mio sguardo e dal mio tono di voce. Ho scosso la testa sconsolata, per quella nostra diversità che affiorava da particolari e cancellava in entrambi ogni rimpianto. Allora mi ha baciato con furia e non mi è piaciuto, perché quest’irruenza aggressiva non è passione, Non è quello che voglio e che mi manca. Ma è già così difficile spiegare a me stessa cosa mi manca, che non so spiegarlo a lui e rimaniamo in silenzio come due estranei, con quello stesso senso di vuoto che ho provato ieri sera, ascoltando una voce che, una volta, cantava per me sola.
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Baci,
Mario
Probabilmente noi donne, geneticamente, abbiamo delle carenze affettive che non sappiamo spiegare da cosa dipendano. Ci manca sempre qualcosa per sentirci veramente felici. E non credo che sia questione d'età, magari con l'età riusciamo soltanto a esserne maggiormente consapevoli, ma quel senso di vuoto lo proviamo anche a 16 anni.
Ti dirò, ai giorni nostri con i tempi che corrono, avrei paura a stare con gli amici intorno ad un falò in spiaggia. E' molto più probabile che un giorno ballerò nel cimitero di Praga :-))) Ti voglio bene. Mbzwàààààà.