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Sindrome di Williams. Speranze per il futuro?

Post n°202 pubblicato il 01 Dicembre 2008 da Williams_Sindrome
Foto di Williams_Sindrome

Trovate le porte del Dna. Una ricerca tutta
italiana ha scoperto un meccanismo di accesso che potrebbe rivelarsi importante
nella strategia di cura di diverse malattie genetiche, fra cui la Sindrome_di_Williams. Molti dei nostri geni, infatti, non vengono letti e interpretati
dalla cellula per il semplice fatto che è come se fossero bloccati dietro una
porta chiusa. E il complesso macchinario cellulare addetto a trasformarli in
proteine non ha la chiave per entrare. A trovare una soluzione è il recente
studio pubblicato su 'Plos Biology' da Davide Corona, ricercatore dell'Istituto
Telethon Dulbecco (DTI), grazie ai finanziamenti di Telethon e della Fondazione
Giovanni Armenise-Harvard.

Protagoniste del lavoro sono due proteine 'chiavi', che potrebbero aprire
prospettive interessanti anche nel disegno di nuove strategie terapeutiche per
alcune malattie genetiche. La prima si chiama Iswi ed è stata scoperta proprio
dal gruppo di Corona nel 2007: la sua peculiarità è la capacità di determinare
la forma dei cromosomi, indicando al Dna come e quanto deve 'impacchettarsi'
(non è come un gomitolo disordinato all'interno del nucleo, ma è condensato
secondo regole ben precise). L'importanza di questa proteina è confermata dal
fatto che nel corso dell'evoluzione si è conservata quasi del tutto intatta:
basti pensare che quella della Drosophyla melanogaster (il moscerino della
frutta su cui Corona ha condotto i suoi esperimenti) è uguale per il 90% a
quella umana e svolge praticamente la stessa funzione. Questa osservazione ha
fermamente convinto i ricercatori a studiare quanti e quali fossero i geni che
regolassero Iswi. Ed è proprio qui che entra in gioco la seconda proteina:
Parp.

Degli oltre 100 geni capaci di interagire con Iswi, questo è quello che si è
imposto all'attenzione del gruppo di Corona. "Noto fino a quel momento per lo
più per il suo ruolo nella riparazione dei danni al Dna, Parp ha rivelato una
stretta relazione con Iswi: è infatti in grado - spiega in una nota Anna Sala,
una delle collaboratrici di Corona e autrice di questo studio - di mettere una
sorta di bandierina chimica su questa proteina e di bloccarne l'attività. Il
risultato è che il Dna risulta meno 'impacchettato' e i geni fino a quel
momento inaccessibili possono essere espressi". In altre parole, si aprono le
porte che prima erano sprangate.

Questo risultato, oltre a rappresentare un importante passo avanti delle
conoscenze sui quei meccanismi che i ricercatori definiscono epigenetici (che
sono cioè al di sopra dei geni), potrebbe dare un contributo importante anche
in termini di strategie di cura. Esistono infatti delle forme tumorali e
diverse malattie genetiche, come la Sindrome_di_Williams, che potrebbero essere
dovute anche a un problema di accesso al Dna. Non a caso, caratteristica comune
di queste patologie così diverse è quella di essere multisintomatiche: questo
perché alla base non c'è l'alterazione di un singolo gene, ma di un meccanismo
che regola più geni. Inoltre, già esistono dei farmaci in grado di bloccare
l'attività di Parp. Si potrebbe quindi pensare a una sorta di effetto domino:
Iswi si spegne e così si apre la porta di geni prima inaccessibili.

(Adnkronos Salute) Roma, 14/10/2008

Se alcune malattie ereditarie sembrano un rompicapo
perche' coinvolgono un grande numero di geni, il bandolo della matassa potrebbe
essere in due proteine che nella cellula svolgono la funzione di buttafuori,
impedendo ad alcuni geni di attivarsi. Le descrivono sulla rivista Plos Biology
gli italiani Davide Corona e Anna Sala, dell'Istituto Telethon Dulbecco presso
l'universita' di Palermo. Entrambi lavorano grazie ai finanziamenti di Telethon
e della Fondazione Giovanni Armenise-Harvard. Molti geni, osservano i
ricercatori, non vengono letti e interpretati dalla cellula per il semplice
fatto che e' come se fossero dietro a una porta chiusa: il macchinario
cellulare addetto a trasformarli in proteine non riesce a entrare. Le proteine
capaci di tenere la porta chiusa si chiamano Iswi e Parp: riuscire a
controllarle permettera' di mettere a punto nuove cure contro alcune malattie
genetiche, come la Sindrome_di_Williams, e alcune forme di tumore. La proteina
Iswi e' una delle meglio conservate nel corso dell'evoluzione, tanto che quella
del moscerino della frutta e quella umana sono uguali per il 90%. E' anche una
delle piu' potenti, tanto da controllare il 5% del genoma. Il suo compito e'
indicare alla molecola del Dna quanto e come deve impacchettarsi su se stessa.
Ma la sua azione puo' essere bloccata dalla proteina, Parp: quest'ultima
''mette una sorta di bandierina chimica su questa proteina e ne blocca
l'attivita'. Il risultato - spiega Sala - e' che senza l'intervento di Iswi il
Dna risulta meno impacchettato e i geni fino a quel momento inaccessibili
possono essere espressi''. In altre parole, si aprono le porte che prima erano
sprangate. Le ricadute in termine di cure richiedono tempo, ma e' incoraggiante
che esistano gia' farmaci capaci di bloccare la proteina Parp, percio' di
impedire che la Iswi non venga spenta e di aprire la porta ai geni rimasti
inattivati.

(ANSA) - ROMA, 14/10/2008

 

 
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