IL DUBBIOLa vita non è fatta solo di terra da arare o produttiva, ma anche di montagne di sogni e di sotterranei di dolore ¨ Abraham Heschel |
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LA POESIA
"Quando il potere spinge l'uomo all'arroganza, la poesia gli ricorda i suoi limiti. Quando il potere restringe il campo dei suoi interessi, la poesia gli ricorda la ricchezza e diversità della sua esistenza. Quando il potere corrompe, la poesia purifica"
John Fitzgerald Kennedy - pochi mesi prima di essere assassinato ...
DEDICATO ALLA CLASSE POLITICA ITALIANA
"Bisogna sempre tener presente questi due principi: primo, agire unicamente secondo ciò che ti suggerisce il bene dell'umanità; secondo, cambiar parere se trovi qualcuno capace di correggerti, rimuovendoti da una certa opinione. Questo nuovo parere, comunque, deve sempre avere una ragione, come la giustizia o l'interesse comune, ed esclusivamente tali devono essere i motivi che determinano la tua scelta, non il fatto che ti sia parsa più piacevole o tale da procurarti maggior gloria."
Tratto dai "Ricordi dell'imperatore Marco Aurelio (121-180 D.C.)
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ALDO MORO: Il sacrificio di un innocente
Post n°110 pubblicato il 18 Marzo 2008 da svitol5
Il giorno 16 marzo del 1978 l’auto che trasportava il Presidente della DC Aldo Moro alla Camera dei Deputati fu intercettata in Via Fani da un commando delle Brigate Rosse. I terroristi uccisero gli agenti di scorta Oreste Leopardi, Francesco Zizzi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino e Giulio Rivera; Moro fu rapito. Successivamente il 9 maggio, dopo una prigionia di 55 giorni, il suo cadavere fu ritrovato nel cofano di una Renault 4 in Via Caetani, a poca distanza da Piazza del Gesù, allora sede della Democrazia Cristiana , e Via delle Botteghe Oscure, sede del PCI. Non avevo ancora 17 anni, quel giorno ero a scuola ed il clamore di quella notizia sconvolse tutti noi. Nessuno di noi studenti poteva pensare che un gruppo di terroristi, anche in quegli anni di piombo, sarebbe arrivato a tanto. Un colpo inferto al cuore dello Stato attraverso il personaggio che in quegli anni rappresentava il dialogo tra le parti politiche appartenenti al cosiddetto “arco costituzionale”. Aldo Moro aveva sempre cercato il dialogo, ma senza mai rinunciare ai suoi valori ed ai suoi ideali. Fu uno dei fautori, insieme a Fanfani, del centro-sinistra, e cioè dell’accordo di governo con i socialisti. Nelle elezioni politiche del 1976 c’era stato un sostanziale pareggio tra i due maggiori partiti di allora (DC al 36% e PCI al 34%). Moro capì che occorreva fare in modo di attuare una sorta di pacificazione nazionale che imponeva la temporanea collaborazione tra i 2 maggiori partiti. Poi, diceva Moro, compiuto quel passaggio, DC e PCI sarebbero tornati ad essere partiti tra loro naturalmente alternativi. Il ricordo principale che ho del grande statista è quello degli interminabili discorsi (anche 5 ore) con termini che ai più apparivano incomprensibili, come quello delle “convergenze parallele” che rappresenta allora l’astrattezza della politica ed un modo anche per ironizzare sulla presunta incomprensibilità dei discorsi di Moro. Riporto qualche stralcio di un articolo di Dario Franceschini, ora dirigente del PD, che lo ricorda:
…noi invece conoscevamo un altro Moro. Quello di cui ci avevano parlato i nostri predecessori nel Movimento Giovanile, capace di andare, quando era presidente del Consiglio o ministro in carica, a certe riunioni semiclandestine di circoli o associazioni cattoliche giovanili solo per ascoltare. Seduto in ultima fila a sentire cosa avevano da dire quei ragazzi che vivevano il ’68 da democristiani. Il professore che non aveva mai voluto interrompere la sua attività universitaria proprio per tener vivo il suo rapporto con i giovani. Conoscevamo Aldo Moro per averlo letto e riletto; gli scritti giovanili, i suoi interventi alla Costituente, i suoi discorsi politici che accompagnavano e spesso anticipavano il divenire della nostra storia politica …. Ci colpiva soprattutto quella che lui stesso definiva “intelligenza degli avvenimenti” e che nasceva proprio dalla consapevolezza della democrazia come processo che continuamente si svolge … Aldo Moro era per noi il politico capace di tenere accesa la luce su quella “umanità che vuole farsi”, come disse nel ’68 in uno dei suoi discorsi più belli. E noi giovani cattolici ci sentivamo un pezzo di quell’umanità nuova … Trent’anni dopo è giusto tornare a pensare ad Aldo Moro. Alla sua politica. Alla lezione di questo “uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico” come disse Paolo VI nella sua preghiera in Laterano, che è sopravvissuta all’odio, alla violenza, alle ombre di troppe verità che ancora mancano e che ha continuato a dare frutti.
Di quei lunghissimi giorni in cui Moro fu prigioniero ho ancora il ricordo dello scontro che ci fu all’interno del quadro politico tra i sostenitori della linea della fermezza (quasi tutta la DC e tutto il PCI) e quelli della trattativa, tra cui Craxi e Fanfani. Furono momenti drammatici scanditi dalle lettere rivolte alla sua famiglia ed al suo partito. Riporto quella che fu l’ultima, bellissima, lettera di Moro a sua moglie: Mia dolcissima Noretta, Ed ancora un’altra, mai recapitata, che ieri sera Massimo Ghini a Niente di Personale ha letto con una emozione e trasporto eccezionali: Mia dolcissima Noretta, Riguardo al riferimento che fa Moro del Vaticano e della sua scarsa propensione alla trattativa, ho letto un articolo di una giornalista del mensile Jesus che scrive che, a quel tempo, si erano addirittura offerti come ostaggi 3 alti prelati che furono poi dissuasi dall’allora segretario di stato Vaticano, Casaroli (molto amico di Andreotti, anche egli contrario alla trattativa) con la motivazione che Moro era un pericolo, in quanto aveva aperto le porte del governo italiano al Partito Comunista. Forse, con il senno del poi, fu giusto non trattare e quindi non liberare nessun detenuto brigatista per dimostrare che lo Stato non si arrendeva al terrorismo. Ma questo fu pagato con la vita di un uomo innocente. Ebbi sempre l’impressione, ultimamente poi più che confermata, che all’interno della DC ci fossero bieche ragioni politiche e di potere che spinsero tutti i leader democristiani di allora (tranne Fanfani che fece la proposta di liberare chi non si era macchiato di sangue) a lasciar morire Moro. Invece all’interno del PCI sembrava che ci si volesse liberare a tutti i costi di una certa base che pensava addirittura che i brigatisti fossero “compagni che sbagliano”. Ma erano solo delinquenti e non “combattenti”. Pur con molte anomalie e contraddizioni, in Italia, avevamo comunque una Democrazia e, sopprimere un uomo giusto e buono, è stato il peggior crimine che si potesse compiere nella nostra Storia. Un saluto a tutti Vito |
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