IL DUBBIO

La vita non è fatta solo di terra da arare o produttiva, ma anche di montagne di sogni e di sotterranei di dolore ¨ Abraham Heschel

 

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LA POESIA

"Quando il potere spinge l'uomo all'arroganza, la poesia gli ricorda i suoi limiti. Quando il potere restringe il campo dei suoi interessi, la poesia gli ricorda la ricchezza e diversità della sua esistenza. Quando il potere corrompe, la poesia purifica"

John Fitzgerald Kennedy - pochi mesi prima di essere assassinato ...

 

DEDICATO ALLA CLASSE POLITICA ITALIANA

"Bisogna sempre tener presente questi due principi: primo, agire unicamente secondo ciò che ti suggerisce il bene dell'umanità; secondo, cambiar parere se trovi qualcuno capace di correggerti, rimuovendoti da una certa opinione. Questo nuovo parere, comunque, deve sempre avere una ragione, come la giustizia o l'interesse comune, ed esclusivamente tali devono essere i motivi che determinano la tua scelta, non il fatto che ti sia parsa più piacevole o tale da procurarti maggior gloria."
Tratto dai "Ricordi dell'imperatore Marco Aurelio (121-180 D.C.)

 

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Un mondo senza di noi e l'usura della Terra ...

Post n°113 pubblicato il 28 Marzo 2008 da svitol5
 
Foto di svitol5

Ce lo siamo chiesti tutti, penso qualche volta: come potrebbe essere il nostro mondo, la nostra Terra, senza che venisse calpestata dalla razza umana. E’ un bel dilemma di cui non sapremo mai la risposta, ma sembra che qualcuno abbia studiato ed ipotizzato in un libro la fine della nostra specie, immaginandone le conseguenze che sono per certi aspetti incredibilmente positive, mentre per altre magari un po’ meno.

Infatti ho letto un articolo su di un settimanale relativamente ad un libro, di recente pubblicazione, “Il Mondo senza di Noi” di un famoso giornalista scientifico, Alan Weisman, il quale sposta le lancette del tempo in avanti, dopo che l’estinzione della razza umana si è già verificata.

Come si à estinta? Non importa, cerchiamo di non immaginarci scenari apocalittici e surrealisti di Matrix e consimili. E’ successo e bisogna farsene una ragione. Cosa accadrà quindi nel “day after”? E dopo un mese? Un secolo?

Dopo un iniziale caos, sbarazzatosi della nostra insopportabile zavorra, la Terra comincerebbe a rifiorire. Aria buona, clima rinsavito …. Sino al prossimo scarto evolutivo in cui un’umanità auspicabilmente più saggia sarebbe più “zen” nella manutenzione del globo.

Quindi, dal momento che siamo tutti scomparsi, vediamo un po’ che cosa succede. Dunque, partiamo con New York: a 48 ore dalla scomparsa del genere umano la sua metropolitana sarebbe inondata dall’acqua. Il motivo è che esiste un potente sistema di pompaggio per tenere l’acqua lontana. Manhattan è circondata dal mare che per sua natura spinge per entrare. Un vero agente distruttore. Ma, senza manutenzione, in un paio di stagioni, anche le infiltrazioni nei tetti di qualsiasi hotel di Roma comincerebbero ad espandersi nei solai e nei soffitti. Poi il liquido entrerebbe nel cemento, indebolendolo. Da come dice comunque lo scienziato, tutti i monumenti e le costruzioni fatte dagli antichi Romani sopravviverebbero in quanto sono molto resistenti. La maggior parte delle metropoli è costruita più economicamente e verrebbe giù prima.

Poi ci sarebbe la forestazione delle città in quanto i sacchetti di plastica intaserebbero le fogne. La materia organica, quella specie di compost involontario prodotto dai rifiuti nelle strade, germinerebbe. La vegetazione prenderebbe il sopravvento e lo si è visto in molte zone del mondo (come la zona demilitarizzata tra le due Coree) in cui gli effetti del ritiro dell’uomo si vedono già adesso in termini di riappropriazione da parte della natura.

Poi, basterebbe poco, che nelle città desolate e lasciate a se stesse, per innescare incendi. I gas prodotti dai rifiuti, oltre che la vegetazione secca per le strade, sarebbero la condizione ideale per il divampare delle fiamme attizzate dai fulmini.

Avete poi presente il film “Io sono Leggenda”, con Wil Smith, in cui si narrano le avventure dell’ultimo uomo sano rimasto sulla faccia della terra? Ebbene come nel film, tutti i ponti si sbriciolerebbero per ruggine e sale, in quanto anche l’ingegneria più solida, in assenza di manutenzione, ha una data di scadenza. I tiranti di acciaio dei ponti verrebbero per esempio mangiati nel tempo dalla ruggine, lasciando crollare la campata di cemento in acqua, dove verrebbe corrosa dal sale.

Praticamente in 500 anni quasi ogni manufatto umano sarà perduto. Tranne, pensate un po’, qualche esemplare che rappresenta forse il nostro peggiore contrappasso. Infatti i sanitari dei bagni si manterrebbero intatti: la ceramica dei lavandini e water è, dal punto di vista geologico, quasi un fossile, non si deteriora. Anche il bronzo è un materiale estremamente duraturo: statue e fontane sopravviverebbero. Mentre i monumenti di marmo, senza inquinamento, durerebbero molto più a lungo.

Ma, come l’erba cattiva, le ultime cose ad andarsene, spesso sono le peggiori. Infatti la plastica ha una formidabile resistenza e ce n’è oltre un miliardo di tonnellate nel solo Oceano Pacifico, ovvero sei volte la quantità del plancton. Nessuno ha calcolato il dato complessivo. Di certo resterebbe in circolazione a lungo, dal momento che non si sono ancora sviluppati microbi in grado di mangiarla.

Cosa propone quindi l’autore del libro per fermare la nostra autodistruzione che potrebbe avvenire per molteplici cause? Semplice, la politica del figlio unico: in questo modo, nel 2100, il pianeta avrebbe “solo”1,6 miliardi di abitanti come nel XIX secolo. In questo modo si ristabilirebbe l’equilibrio perduto tra esseri umani e risorse, dato che sarà impossibile sviluppare energie rinnovabili in tempo per provvedere ai bisogni sempre crescenti dell’economia, Cina e India in testa. Continuando così, nel 2050, saremo 9 miliardi e la Terra non potrebbe sostenere l’inquinamento da CO2 prodotto da tanta gente sempre più affamata di modernità

Tralasciando l’ultima affermazione che sembra  presa, pari pari da una pianificazione del centralismo dittatoriale Cinese, sono interessanti le deduzioni che fa Weisman dopo la nostra prossima fine. Certo un’estinzione di massa è una ipotesi remota, ma considerando il tempo in cui la razza umana scorrazza per il pianeta non è poi da farci sopra una bella risata.

Avevo letto, qualche tempo fa, un articolo del filosofo Umberto Galimberti a proposito dell’USURA DELLA TERRA, partendo da una considerazione di Heidegger:

“La tecnica obbliga la terra ad andare oltre il cerchio della possibilità che questa ha naturalmente sviluppato, verso ciò che non è più il suo possibile, e quindi è l’impossibile”

Ma cosa ha portato l’uomo all’uso ed all’abuso della Terra e quindi alla sua usura? Partendo dalla concezione greca antica, la Natura veniva concepita come quell’ordine immutabile che nessuna azione umana poteva violare, perché, come diceva Eraclito: “Questo cosmo, che è di fronte a noi e che è lo stesso per tutti, non lo fece nessuno degli dei né degli uomini, ma fu sempre, ed è, e sarà fuoco sempre vivente, che divampa secondo misure e si spegne secondo misure”. Quindi l’uomo doveva assoggettarsi alla Natura come suprema legge, avendo solo il vincolo della sua necessità senza poter oltrepassare quello che era un orizzonte insuperabile.

Nella tradizione giudaico-cristiana, invece, si concepisce la Natura come creatura di Dio, quindi come effetto di una volontà che è stata creata e consegnata all’uomo. Nella Genesi, infatti, si legge: “Poi Iddio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza, domini sopra i pesci del mare e sugli animali ….su tutto quello che circola sopra la sua superfice …”. In questo modo la natura non è più espressione di un ordine immutabile, ma semplice materia da dominare al servizio dell’uomo.

L’impronta della scienza moderna è tracciata poi da Bacone nel suo “Scientia est potentia”, conosce per dominare, che nel dominio della Natura scorge l’impronta di Dio e le condizioni del riscatto umano in cui “l’uomo è padrone della scienza e la utilizza per i suoi scopi”. Quindi il problema è che noi non conosciamo più i limiti, sia della nostra esistenza che di quello che ci circonda.

Forse li abbiamo già oltrepassati i nostri limiti. Ma, cercando di mettere un pezzettino di ottimismo in questo post forse lungo, noioso e pessimista, potrebbe darsi che saranno magari proprio la scienza e la tecnica, che ci hanno portato a massacrare la Natura, un giorno (speriamo presto) a SALVARLA …. In che modo? Ai posteri la risposta …

Un saluto e buon fine settimana a tutti

Vito

 
 
 
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INFO


Un blog di: svitol5
Data di creazione: 18/05/2007
 

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Sant'Ambrogio - padre della Chiesa (339 - 397 d.C.)

 

LA GOCCIA E LA PERLA

"Partì la goccia dalla sua patria, trovò una conchiglia, vi entrò e divenne perla. O uomo, viaggia da te stesso in te stesso, perché da un simile viaggio la terra diventi oro purissimo"

Gialal Al-Din Rumi - poeta (1207 - 1273)

 

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