EFFETTI PERSONALI

"L'AUTUNNO NEL CUORE" (Epilogo)

... Tornata a casa, mostrai a mia madre i frutti che avevo raccolto;  seppi così, che erano corbezzoli e che erano commestibili, che un tempo se ne facevano buonissime marmellate, utili anche in caso di febbre, ma che, oramai, era un albero che quasi nessuno coltivava più. La domenica successiva, dopo il  catechismo, dissi agli amici che nel bosco c'era qualcosa di molto interessante che, sicuramente, sarebbe loro piaciuta tantissimo. Puntai sul fatto che fossero estremamente curiosi; la vicinanza della parrocchia al bosco, fece il resto. Ricordo il momento in cui fummo tutti davanti al corbezzolo: la meraviglia che vedevo sui loro volti, mi rese felice! Era chiaro che neanche loro ne avevano mai visto uno, pensai, mentre li guardavo  fare il giro dell'albero, chi in un senso, chi nell'altro: tutti avevano un'espressione  di sopresa  curiosità. Raccontai che lo avevo scoperto  durante uno dei miei giri nel bosco, un pomeriggio,  mentre li aspettavo per giocare, che era un corbezzolo e che se volevano, potevano mangiarne i frutti.  Il fatto che i frutti fossero commestibili, da una parte, mi dispiaceva un po', dall'altra, però, c'erano i miei compagni che, per come concepivo io la cosa, dovevano saperlo... La voce della mascotte del gruppo,  che diceva che sarebbe stato un peccato mangiare i frutti, perché lo avremmo rovinato, fu subito seguita da quella di un altro e poi un altro ancora. Avevamo avuto tutti lo stesso pensiero, dettato dalla stessa sensibilità; tutti volevamo lasciare intatta la bellezza di quell'albero! Rendersi conto che c'erano delle affinità che ci univano, e di quanto fortunati eravamo stati per esserci conosciuti, rese ancora più forte la nostra amicizia. Mentre facevamo ritorno a casa, rimasi un po' indietro, per guardarli chiacchierare fra loro, scherzare e ridere sonoramente. Il sole che tramontava lasciava sentire il rigore della temperatura di quel novembre, oramai inoltrato. Una delle amichette mi chiamò, invitandomi  a raggiungerli; mi mise un braccio sulle spalle e cominciò a raccontarmi di un altro albero e di quando lei era piccolina, mentre suo fratello le faceva il verso, facendoci ridere di gusto. Ci salutammo che era quasi buio; il giorno dopo ci saremmo rivisti a scuola e io pensai che quella stagione, oltre a farmi scoprire quello splendido albero, mi aveva fatto dei doni davvero grandi: tanti amici! La sensazione che provavo era strana: quell'ultimo anno era stato un susseguirsi di cambiamenti, per me. Dal trasferimento da un altro paese, alla conoscenza del resto dei familiari, dall'impatto con una lingua che conoscevo appena, alla nuova scuola: un vortice di emozioni; stati d'animo che si susseguivano facendomi maturare più in fretta. Mentre rientravo in casa, corsi col pensiero a quelle che sarebbero state le mie prime festività natalizie in quel nuovo contesto, a come sarebbero state 'diverse' da quelle che avevo vissuto nella prima parte della mia vita, e a come sarebbero state belle: un regalo davvero graditissimo, sarebbe stato un Natale con la neve! Qualunque cosa mi avesse riservato il destino, sarebbe stata una novità per me e, come tale, benaccetta. Ma, in quel momento esatto della mia vita, ebbi la certezza che mai avrei dimenticato quell'ultimo, splendido, periodo e che avrei portato per sempre l'autunno nel cuore.                                                          

                                                                                                                     A  

                             M

                           I

                              S

                                  T

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