Creato da ingridmessina il 18/10/2014
 

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Prelibatezze valtellinesi

Post n°51 pubblicato il 31 Gennaio 2016 da ingridmessina


I pizzoccheri sono il piatto simbolo della cucina tradizionale Valtellinese, conosciuti un po' ovunque e molto apprezzati 
soprattutto nei mesi freddi.
Il nome, pizzoccheri, sembra derivare dalla radice pit o piz col significato di pezzetto o ancora dalla parola pinzare col significato 
di schiacciare, in riferimento alla forma schiacciata della pasta.
Altre ipotesi farebbero risalire la parola pizzoccheri dal longobardo bizzo, ovvero boccone, ma questa ipotesi etimologica sembra da scartare completamente.
Nonostante un tempo venissero fatti a mano, al giorno d'oggi i pizzoccheri sono venduti sotto forma di pasta secca già imbustati 
e pronti alla cottura e sono realizzati con un tipo di farina 
particolare: la farina di grano saraceno.

PIZZOCCHERI ALLA VALTELLINESE

INGREDIENTI X 4 PERSONE

g 400 pizzoccheri - 1 spicchio di aglio - g 250 patate - 

g 150 formaggio bitto - g 40 burro - g 250 cavolo verza - 1 cipolla - 

8 foglie di salvia - 4 cucchiai olio extravergine di oliva - sale e pepe 

q.b.

PREPARAZIONE

La prima cosa da fare è preparare le verdure e gli ortaggi: 

lavate, sbucciate e tagliate a cubetti le patate, lavate e tagliate 

a listarelle la verza e tritate finemente la cipolla.
Quindi, fate cuocere per una ventina di minuti le patate e la 

verza in una bella pentola d'acqua ben salata fino a che le verdure 

non saranno tenere, a quel punto aggiungete i pizzoccheri e fate

 cuocere per 10 minuti.

Intanto fate rosolare in una padella la cipolla, l'aglio e la salvia a 

fuoco basso, senza però farli diventare neri.

A questo punto scolate la pasta e le verdure e in una ciotola bella

 grande fate uno strato di pizzoccheri, bagnateli con un po' di 

soffritto e metteteci sopra del formaggio bitto e del parmigiano

 grattugiato.

Rimescolate il tutto per un minuto per permettere agli ingredienti 

di amalgamarsi bene e al formaggio di fondersi perfettamente e 

quindi di filare, e servite in tavola i vostri pizzoccheri ben caldi.



 

Le caratteristiche della Bresaola

La Bresaola della Valtellina IGP è un salume ottenuto con carne di manzo salata e stagionata. Dalla nascita nel 1998 del “Consorzio di tutela Bresaola della Valtellina” i passaggi della produzione, della lavorazione e le materie prime sono sottoposte alle rigide regole imposte dal Disciplinare di produzione.Povera di grassi ed altrettanto nutriente, la Bresaola della Valtellina IGP conta tra le sue caratteristiche anche l’alta digeribilità e la ricchezza di ferro, minerali e vitamine. Infatti la bresaola è al centro delle principali diete ipocaloriche in quanto ha un altissimo valore proteico e pochi grassi. E’ proprio la sua preparazione a conferirle un apporto proteico maggiore.Si contano 151 calorie ogni 100 g di prodotto.Attenzione però, essendo sottoposta ad un 

processo di salatura, la bresaolanon risulta adatta a chi soffre di ipertensione.


Il Bitto Dop è, senza dubbio, uno dei simboli della produzione 
casearia lombarda: un formaggio di lunga tradizione e grande valore.
Il formaggio Bitto è fatto esclusivamente con il latte prodotto negli 
alpeggi della provincia di Sondrio e dei territori limitrofi dell’Alta Valle Brembana. 

Questo nobile formaggio valtellinese è prodotto esclusivamente con latte intero di vacca e con una piccola aggiunta di latte di capraorobica in misura non superiore al 10%, che gli conferisce una speciale aromaticità e persistenza. La stagionatura, che inizia nelle casere d’Alpe, deve protrarsi per almeno 70 giorni e può durare oltre 10 anni.Il Bitto presenta forma cilindrica, regolare, con diametro di circa 30-50 cm, altezza di 9-12 cm; il peso varia da 8 a 25 kg. La pasta è caratterizzata da una struttura compatta, con presenza di occhiatura rada a occhio di pernice. Al taglio, il colore si presenta variabile dal bianco al giallo 

paglierino, a seconda della stagionatura. Appena pronto, il sapore del Bitto è dolce, delicato e racchiude in sé i profumi dell’alpeggio; il gusto, con il procedere della maturazione, diventa più intenso e i tipici sapori d’erba e di latte appena munto del formaggio giovane vanno trasformandosi in un aroma sempre più piccante e deciso.

Negli stadi giovanili, il Bitto è un prelibato e classico formaggio da taglio; 

ha largo uso nella cucina regionale dellaValtellina ed è un ingrediente fondamentale nella preparazione dei pizzoccheri alla valtellinese; ottimo anche alla piastra o fuso sulle carni. Dopo l’anno di stagionatura, il Bitto è uno straordinario formaggio da tavola, e quando poi si prolunga l’affinamento per 6-7 anni o più, diventa uno dei rarissimi formaggi da meditazione del mondo. Con il perfetto abbinamento del pregiato Sfursat della Valtellina, vino passito anch’esso da meditazione, va così in scena il trionfo dei sapori della montagna.Il Bitto, che può fregiarsi del marchio Dop, viene festeggiato da oltre 100 anni durante la tradizionale Mostra del Bitto che si svolge a Morbegno, in provincia di Sondrio a metà ottobre.

 


 

L’Azienda Agricola Luca Faccinelli produce per scelta aziendale una sola etichetta nella quale si concentrano passione, entusiasmo e amore per la terra e i vigneti della Valtellina. Il Valtellina Superiore Ortensio Lando è da scoprire e da conoscere come interpretazione di uno stile di vita fatto di cose semplici, buone e che sanno emozionare: realizzato esclusivamente con uve Nebbiolo coltivate e raccolte da un unico vigneto caratterizzato da forti pendenze e dall’eccellente esposizione a sud dei filari, è dedicato a Ortensio Lando, filosofo bon vivant e letterato fra i più originali dell’umanesimo italiano, vero antesignano dell’eccellenza del vino valtellinese. Un vino che si presenta, per dirla con Ortensio Lando, “grato al stomaco, utile a’ nervi e giocondo al palato”.

La vite era una coltura molto importante per l’economia della Valtellina. 

Verso la fine del XVI secolo appaiono già ben individuate le qualità di uva

Buona parte degli impianti a vigneto è avvenuta in quell’epoca.

Il vino costituiva la merce di scambio più importante che le valli potevano 

offrire. La torchiatura era il simbolo della chiusura della stagione agraria.


 
 
 
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