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CHIURO (SO) in Valtellina

Post n°82 pubblicato il 29 Marzo 2016 da ingridmessina

Borgo fiero ed antico, Chiuro mostra ancora oggi con orgoglio il suo volto segnato da tradizione e vivacità al viaggiatore che, senza troppa fretta, vaghi per i paesi del versante retico mediovaltellinese da Sondrio a Tirano. È posto allo sbocco della Val Fontana, sul grande conoide della Fiorenza, e di questa nascosta quanto ampia valle possiede la quasi totalità. Borgo antico, antichissimo: il ritrovamento di due massi incisi sulle balze di Castionetto e di due altre pietre incise attesta la presenza di insediamenti umani in età preistoriche. L’antichità è segnalata anche dal nome: ciür, come suona in dialetto, o Clure, nella forma più antica attestata (in loco Clure, sec. X), deriverebbero dalla radice Clur, di origine ligure o reto-etrusca, la stessa che ha dato origine a Glarus e Glorenza in Alto Adige.
Solo con la spedizione di Druso (16-15 a.C.), in età augustea, i Romani penetrarono in Valtellina, estendendovi il proprio imperium. Chiuro, per la sua posizione sulla strada di valle (il cui primo tracciato è, peraltro probabilmente di epoca pre-romana), fu interessata da qualche insediamento romano, come attestano di alcune monete romane. Nella vicina Ponte è stata, poi, ritrovato un cippo granitico con dedica di una moglie Pupa e dei figli alla memoria del marito Gaio Caninio Sisso. 
La disgregazione dell’Impero Romano d’occidente portò alle invasioni(o migrazioni, a seconda dei punti di vista) delle popolazioni germaniche e probabilmente Chiavenna fu inglobata, dopo il 489, nelregno ostrogoto di Teodorico, in quel medesimo V secolo nel quale si colloca la prima penetrazione del cristianesimo nella valle. Furono gettate le basi della divisione di Valtellina e Valchiavenna in pievi. “La divisione delle pievi”, scrive il Besta (cfr. bibliografia), “appare fatta per bacini… aventi da epoche remote propri nomi, come è infatti accertato per i Bergalei, i Clavennates, gli Aneuniates”. Esse, dopo il mille, erano San Lorenzo a Chiavenna, S. Fedele presso Samolaco, S. Lorenzo in Ardenno e Villa, S. Stefano in Olonio e Mazzo, S. Eufemia o S. Pietro in Teglio, dei martiri Gervasio e Protasio in Bormio e Sondrio e S. Pietro in Berbenno e Tresivio; costituirono uno dei poli fondamentali dell'irradiazione della fede cristiana. Chiuro venne inglobata, in data imprecisata, nella pieve di S. Pietro in Tresivio, dove si trovava già, in età alto-medievale, una fortificazione e dove risiedeva, per tre mesi l’anno, il vescovo di Como. 
L’offensiva Bizantina riconquistò probabilmente alla “romanità” la valle della Mera e dell’Adda, anche dopo l'irruzione e la conquista dei Longobardi (568); solo nell'VIII secolo, con il re Liutprando, il confine dei domini longobardi raggiunse il displuvio alpino e quindi divenne effettivo in tutta la valle. La presenza longobarda si concretizzò nell’istituzione del sistema della “curtis”, cellula tendenzialmente autosufficiente, costituita da una parte centrale, direttamente controllata dal signore (dominus) e da terreni circostanti coltivati (mansi), che dovevano conferire parte dei prodotti nella corte. La presenza militare fu rappresentata da contingenti di arimanni (uomini liberi e guerrieri) chiamati a presidiare le frontiere del regno. Con i successori di Liutprando, Rachis ed Astolfo, nel medesimo VIII secolo, Valtellina e Valchiavenna risultano donate alla chiesa di Como: inizia così (se non risale già all’epoca romana) quel forte legame fra Valtellina e Como che ancora oggi permane nell’ambito religioso (Valtellina e Valchiavenna appartengono alla Diocesi di Como). 
Il dominio longobardo fu però durò solo pochi decenni: i Longobardi furono sconfitti, nel 774, Carlo Magno, e Valchiavenna e Valtellina, rimasti parte del Regno d’Italia, furono sottoposte alla nuova dominazione franca. È, probabilmente, questa l’origine del toponimo “Borgo Francone”, che designa una via di Chiuro. Nel 775 la Valtellina, o buona parte di essa, fu donata alla celebre e potente abbazia di St. Denis a Parigi, e ad essa rimase infeudata fino al secolo X. Nel medesimo secolo, e precisamente nel 918, compare per la prima volta il nome del paese, nell’espressione “in Clure”, assieme a quello di Ponte, in un atto di vendita. La frammentazione dell’Impero di Carlo portò all’annessione del Regno d’Italia al sacro Romano Impero. Il 3 settembre 1024 l’imperatore Corrado succedette ad Enrico II, inaugurando la dinastia di Franconia, e confermò al vescovo di Como i diritti feudali su Valtellina e Valchiavenna; nel medesimo periodo un altro potente vescovo, quello di Coira, estendeva i suoi diritti feudali su Bormio e Poschiavo. Il successivo secolo XII fu di fondamentale importanza per la storia di Chiuro, in quanto giunsero da Como, dopo la sua distruzione (1127) conseguenza di una lunga guerra con Milano, alcune famiglie illustri, che segnarono la storia del paese, prima fra tutte quella dei Quadrio, destinata a diventare punto di riferimento fondamentale per tutti i ghibellini di Valtellina e a fare di Chiuro un paese sempre fedelmente schierato con questa fazione. La loro presenza spiega quel moto di sviluppo e progressiva emancipazione dal comune dalla pieve di Tresivio. Questo processo iniziò nel Duecento, quando Chiuro ebbe un sacerdote che reggeva le due chiese di S. Giacomo e S. Andrea e divenne probabilmente comune autonomo con un podestà nominato da Como, che comprendeva vari abitati, sul versante retico e su quello orobico, tra cui Castionetto, Castello dell’Acqua, Cigalina, Gera, e Bensale. Queste tre ultime località, però, furono progressivamente abbandonate, rispettivamente prima del 1627, nel 1630 – quando le ultime nove famiglie rimaste morirono di peste – e prima della fine del Settecento, perché il loro territorio fu ripetutamente interessato da eventi alluvionali. 
Ogni quadra del comune di Chiuro, tramite una propria adunanza, il consiglio di quadra appunto, eleggeva un proprio consigliere nel consiglio di comunità, decideva le modalità di riscossione delle tasse, nominava propri sindaci.
Articolata era la struttura del comune, gestito dal consiglio di comunità, composto da cinque consiglieri, uno per ciascuna delle quadre, e presieduto dal decano. Il consiglio di comunità amministrava, infatti, i beni comunali, imponeva le taglie e le tasse, decideva le spese ed i lavori per il bene comune; nominava gli agenti di comunità, vale a dire il notaio, o cancelliere, i campari, con il compito della custodia dei campi, i due stimatori, che dovevano tenere aggiornato l’estimo, il ser­vitore, o messo comunale e i poco amati esattori, che riscuotevano le taglie. Il decano era nominato dal consiglio di comunità ed era quasi sempre scelto nella quadra dei Nobili; dal 1537, però, le Magnifiche Tre Leghe Grigie, di cui diremo, im­posero un secondo decano, che rimaneva in carica cinque anni. Il decano rap­presentava la comunità nei consigli di terziere, incamerava le entrate e i canoni di affitto ed al termine del mandato presentava la rendicontazione al consiglio di comunità.
Nel 1335 Como, e con essa Valtellina e Valchiavenna, vennero inglobate nella signoria milanese di Azzone Visconti. I nuovi signori riorganizzarono amministrativamente la valle con l’atto degli Statuti di Como, di quel medesimo anno, nel quale figura il “commume loci de Clurio”. Sul carattere generale di tale dominazione, scrive il Romegialli, nella sua "Storia della Valtellina" (1834): "Noi lontani dasospettosi loro sguardi; noi popoli di recente acquisizione, noi senza famiglia con motivo o forza da rivalizzare con essi; noi per più ragioni, da Visconti riguardati con amore e in pregio tenuti, dovettimo essere ben contenti dell'avvenuto mutamento. Aggiungasi che il nostro interno politico economico regime, poco tuttavia distava dal repubblicano. E diffatti ci erano serbate le antiche leggi municipali, e soltanto dove esse mancavano, dovevano le milanesi venire in sussidio... Deputava il principe, non già Como, alla valle un governatore... Il governatore chiamavasi anche capitano, al quale associavasi un giudice o vicario... I pretori ed ogni altro magistrato liberamente eleggevansi dal consiglio della valle; e il supremo tribunale, cui presiedeva il capitaneo, stava in Tresivio." 
Nel 1370 molti comuni valtellinesi, di parte guelfa, capeggiati da Tebaldo De’ Capitanei, si sollevarono contro i nuovi signori; Chiuro, però, comune ghibellino, rimase fermo nella fedeltà ai Visconti. Una pacificazione generale chiuse il conflitto tre anni dopo. Durante il periodo visconteo raggiunse il suo massimo sviluppo la località Gera, nel comune di Chiuro, come centro commerciale e artigianale; vi abitarono numerose famiglie nobili e vi risiedette, sia pure non continuativamente, a partire dalla metà del XIV secolo, il vicario del governatore di Valle; circa un secolo dopo fu sede anche del capitano e commissario ducale Raffaele Mandello. Fino al 1460 circa a Gera presero dimora i commissari ducali e si tennero i consigli di valle, poi ristabiliti in Tresivio. A partire dal XVI secolo, la località, però, andò incontro ad un progressivo declino, dovuto ai dissesti legati alle rovinose piene dei torrenti Fontana e Bensale.


 
 
 
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