Creato da ingridmessina il 18/10/2014
 

Le mie montagne

Valtellina

 

 

Domenica delle Palme

Post n°78 pubblicato il 20 Marzo 2016 da ingridmessina

 

 

 

Per i cristiani assume un significato molto profondo. 

Rievoca il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme, in sella ad un asino, 

osannato dalla folla, che lo salutava agitando rami d'ulivo. 

E' la domenica delle Palme, l'ultima del periodo della Quaresima che da 

avvio alla Settimana Santa. 

Un giorno particolare per i cristiani che si scambiano palme benedette. 

Un gesto simbolico ma denso di significato religioso per ricordare 

ai cristiani che vivere nelle fede vuol dire non stancarsi mai di perdonare, 

e di chiedere perdono a Dio come ha ricordato Papa Francesco 

nel suo primo Angelus ,

perché Dio mai si stanca di perdonarci. 

Durante la celebrazione, nella liturgia che comprende la lettura 

della Passione di Gesù il sacerdote benedice i rami d'ulivo o 

di palma per poi dare inizio alla messa. Insieme al significato religioso 

c'è anche quello legato alle tradizioni popolari. Allo scambio di palme 

che mesi prima vengono realizzate dai fiorai a mano. 

Un lavoro che richiede tempo, pazienza e fantasia come ci ha spiegato 

il signor Angelo Maiorano che ci racconta i segreti per realizzare a mano le palme. 

Una passione che si ripete ogni anno in nome della sua grande fede in Dio.

E nella Domenica delle Palme, come ogni anno, sono numerosi gli ulivi 

secolari della nostra regione che abbelliscono Piazza San Pietro a Roma. 

Quest'anno sono in partenza sedici alberi secolari e oltre 30.000 fiori e

d essenze mediterranee prodotte a Terlizzi e che quest'anno saranno benedetto 

da Papa Francesco. 

Una tradizione che si rinnova ogni anno e che lega sempre più la nostra terra alla fede e ai

 valori cristiani.

 

 

 

 
 
 

Ricette valtellinesi: gli sciatt!

Post n°77 pubblicato il 19 Marzo 2016 da ingridmessina

Oggi ci tuffiamo nell’olio bollente e dedichiamo la nostra attenzione a tutti i turisti che vengono a Bormio e in Alta Valtellina, rimanendo piacevolmente sorpresi dai piatti e dai sapori tipici locali. 

Oggi, per festeggiare la giornata di San Giuseppe,prepareremo gli sciatt.

INGREDIENTI

800 g di formaggio Casera
200 g di farina di grano saraceno
200 g di farina bianca “00″
33 cl di birra
50 g  di pane grattato
500 g di cicorino
Qb. di bicarbonato, acqua gasata, sale e pepe

PROCEDIMENTO

preparazione Sciatto Bormio Valtellina - parte 1

Mescolare le farine, il pane, il bicarbonato, sale e pepe, aggiungere poco alla volta la birra, e l’acqua fino ad ottenere una pastella morbida, non troppo liquida, e riporla in frigorifero per circa due ore. Nel frattempo tagliare il formaggio Casera in piccoli cubi grandi circa 1,5 cm e pulire il cicorino, adagiandolo su piatti con sale, aceto e poco olio.
Portare l’olio a 160°C , ravvivare la pastella con la frusta ed immergervi il formaggio.

preparazione Sciatto Bormio Valtellina - parte 2

Prendere i cubetti di formaggio ricoperto di pastella – importante non esagerare con la pastella, che deve rivestire il formaggio ma non coprirne il sapore – e friggerli 5/6 per volta fino a doratura, lasciandoli nell’olio circa un paio di minuti. In seguito prelevare gli sciatt con delle pinze da cucina, scolarli e asciugarli con della carta paglia o Scottex.
Gli sciatt vanno serviti subito bollenti, adagiandoli sul letto di cicorino.

RISULTATO FINALE:

Sciatt Bormio Cucina Valtellina

I nostri meravigliosi Sciatt, adagiati su un letto di cicorino

Mi raccomando, attendo un’opinione da tutti quelli che proveranno a farli! Buon appetito!

Chef Massimo
Hotel Ristorante Vallechiara – Bormio

 

 
 
 

Cosa visitare a Livigno

Post n°76 pubblicato il 17 Marzo 2016 da ingridmessina


Livigno è un paesino di nemmeno 5 mila abitanti, con le caratteristiche case a tetti 

spioventi e una strada lunghissima piene di centri commerciali. 

I negozi che vanno per la maggiore sono quelli di elettronica e negozi alimentari dove

acquistare prodotti costosi con un notevole risparmio.






Livigno, famosa stazione sciistica dell'Alta Valtellina, offre ai suoi visitatori ben 115 km. di

 piste da sci, tutte comprese tra 2.000 e 3.000 m.s.l.m.



Il sentiero che si snoda sul lungolago di Livigno e che conduce alla Baita della Capre 

è un percorso adatto a tutti, in special modo ai bambini. Bisogna fare però attenzione 

a non lasciarli andare da soli ma a tenerli sempre sotto controllo. È un sentiero silenzioso 

e ti porta ad un rifugio dove si può consumare dal caffè al piatto di polenta con capriolo 

e altro. Provare per credere.





Viaggio splendido, specialmente nel periodo estivo. Tragitto che si compie a bordo del 

Trenino Rosso del Bernina è emozionante, con tanti posti da vedere che ti spingono a

riflettere su quanto sia bella la la natura. Munirsi di vestiario e calzature adatte per

trascorrere una giornata a diretto contatto con l'ambiente. Senz'altro da fare.




Il comprensorio sciistico Mottolino ha davvero tutto per gli amanti della neve e della

montagna. Qui si possono infatti trovare ottimi rifugi, piste da sci e da snowboard 

per tutti i livelli, lo Snowpark migliore d’Europa e molto altro ancora. 

Senza contare il fatto che la vista è spettacolare! Sicuramente non potete perdervelo 

se siete in vacanza a Livigno.



 
 
 

I Vini di Valtellina

Post n°75 pubblicato il 15 Marzo 2016 da ingridmessina




I vini rossi della Valtellina sono ottenuti da uve nebbiolo, un vitigno dalla maturazione

 tardiva che ha saputo creare nel corso dei secoli un connubio perfetto con questa terra,

 dando alla luce vini unici.La fragranza e la peculiarità dei rossi ottenuti dalle uve dei

 terrazzamenti della sponda retica rappresentano un prezioso biglietto da visita della

 provincia di Sondrio dal momento che i D.O.Valtellina sono vini di gran  qualità oltre che di

 straordinaria eleganza.La Denominazione di Origine (D.O.) di Valtellina vanta 2 DOCG





(  Sforzato di Valtellina e Valtellina Superiore )

1 DOC (Rosso di Valtellina) e 1 IGT (Terrazze Retiche di Sondrio).Sforzato Di Valtellina

 DOCG Lo Sforzato (o Sfursat) di Valtellina è il primo passito rosso secco italiano a potersi

 fregiare della DOCG, ottenuta nel 2003 dopo un laborioso iter che ha visto impegnati, col

 Consorzio, tutti i produttori.È il frutto della selezione delle migliori uve Nebbiolo

 (perfettamente sani ed integri) che subito dopo la vendemmia vengono poste per circa tre

 mesi su graticci in locali asciutti e ben ventilati detti “fruttai”.Dopo l’appassimento l’uva ha

 perduto il 40% del proprio peso, ha concentrato i succhi, ha sviluppato particolari fragranze

 aromatiche ed è pronta per la pigiatura.Seguono 20 mesi di invecchiamento ed

 affinamento in legno e bottiglia e solo a quel punto questo rosso con grado alcolico minimo

 14% è pronto per la degustazione. Il colore è granato scuro, intensi i profumi.Vitigno:

 Nebbiolo (min. 90%) e altri vitigni idonei alla coltivazione per la provincia di Sondrio

(10%)





Abbinamenti : ottimo come vino da meditazione, si abbina anche a formaggi d’alpe e

carni  saporite. 




 
 
 

Stupenda giornata sulla neve....

Post n°74 pubblicato il 14 Marzo 2016 da ingridmessina


..La bellezza del Creato sta offrendosi ad un nuovo giorno...

...La FELICITA' non è fatta solo di grandi cose.

Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a

mente,né a contarle.

E, tra esse, si nascondono granelli di una FELICITA' appena percepibile,

che l'anima respira, e grazie alla quale vive...













 
 
 

AIL Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma ONLUS

Post n°73 pubblicato il 12 Marzo 2016 da ingridmessina

Ci siamo! 
Fino a domenica dai vita alla ricerca prendendo un uovo dell'AIL. 

Trova la tua piazza su ail.it



Nei giorni 11, 12 e 13 marzo è in programma 

la 23ª edizione delle Uova di Pasqua AIL, 

realizzata grazie all’impegno di migliaia di volontari che offriranno 

un uovo di cioccolato a chi verserà un contributo minimo associativo 

di 12 euro.

Grazie_______ Ingrid@

 
 
 

La discriminazione delle persone con disabilità

Post n°72 pubblicato il 11 Marzo 2016 da ingridmessina


Dopo la stesura del contributo dal titolo “Tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazione: commento alla legge”1, si avverte l’esigenza di fornire – ai familiari, al mondo dell’associazionismo a tutela delle persone con disabilità e, per certi versi, anche agli operatori del diritto – una guida operativa di facile e veloce consultazione sul tema.Insieme, infatti, al precedente commento teorico della legge N° 67/06 – magari più utile per gli operatori giudiziari e per coloro i quali si avvicinano al tema con un “taglio giuridico” – risulta necessaria una guida operativa ed esemplificativa che manifesti: per un verso, le condizioni e le situazioni di potenziale (o conclamata) discriminazione della persone con disabilità;per altro verso le modalità e le operazioni da compiere a tutela e sanzione della discriminazione subita.Prima di concentrarci sul tema, occorre un’analisi di costume sociale.La legge N° 67/06 rappresenta un forte riconoscimento di tutela delle persone con disabilità.Essa – come si è già riferito – è il frutto dell’adesione del nostro Paese a principi e direttive comunitarie in tema di “non discriminazione” e di tutela delle persone fragili. D’altra parte il testo normativo risulta essere il naturale proseguimento della disciplina emanata nel 1999 in tema di diritto al lavoro dei disabili e della loro tutela dalla discriminazione nel mondo del lavoro.Ciò detto, purtroppo, si avverte una certa “preoccupazione” (se non persino ritrosia) verso il concetto di discriminazione anche da parte delle stesse persone con disabilità (potenziali beneficiari).Visto che, infatti, dal 2006 (data di promulgazione della legge) ad oggi, nessun provvedimento dell’autorità giudiziaria risulta emanato ai sensi di questa normativa, mi risulta difficile credere (pur augurandomelo) che nessuna persona con disabilità sia stata mai vittima di discriminazione negli ultimi due anni.Dire, sapere o denunciare di essere stati discriminati, insomma, pare che determini nella persona con disabilità (e nei suoi familiari) la stessa preoccupazione e ritrosia che determinava nella donna il denunciare la violenza sessuale subita (ritrosia e timori di stigmatizzazioni sociali che, con il tempo, per fortuna, si sono affievoliti).Subire una discriminazione non è colpa di un modo di essere della vittima, ma meschinità di un modo di fare del soggetto agente colpevole. E se non si denuncia (anche in senso atecnico) la violenza subita, non può pretendersi che simili fatti vengano stigmatizzati e puniti dalla società. Se la società non conosce, se le Istituzioni non vengono avvertite, non può diffondersi una sovrastruttura di pensiero, un moto popolare di rivalsa e di sanzione verso il meschino atto di cui si è rimasti vittima incolpevoli.Insomma, non è corretto discriminarsi (due volte) nel sottacere la condotta discriminatoria subita senza rivendicarne tutela e pretenderne sanzione. E non già per spirito di vendetta, ma per quello più profondo e democratico di “giustizia”.


 
 
 

SOUVENIR DELLA VALTELLINA BELLE VEDUTE CHIAVENNA MORBEGNO LIVIGNO BORMIO SANTA CATERINA VALFURVA TEGLIO TIRANO STELVIO

Post n°71 pubblicato il 10 Marzo 2016 da ingridmessina


SALUTI DALLA VALTELLINA A TUTTI I MIEI AMICI 

INGRID@







 
 
 

Prodotti tipici di Chiuro (So) da non perdere in Valtellina

Post n°70 pubblicato il 09 Marzo 2016 da ingridmessina



GLI EVENTI GOURMAND DA NON PERDERE IN VALTELLINA 




Latteria di Chiuro




Lo Scimudin (tradotto picccolo),formaggio tipico di Chiuro




Culatello della Valtellina




Pizzoccheri di grano saraceno bio made in Chiuro





Grappa ai mirtilli




Bitto formaggio tipico di Chiuro,usato per i pizzoccheri




Yogurt di Chiuro



Latteria di Chiuro




Formaggio Dop Valtellina Casera





Latteria sociale di Chiuro


 
 
 

Buona giornata dedicata alle DONNE !!!!!

Post n°69 pubblicato il 08 Marzo 2016 da ingridmessina

DEDICATO ALLE DONNE

Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.

Però ciò che è importante non cambia; 
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito e` la colla di qualsiasi tela di ragno.

Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c`e` un`altra delusione.

Fino a quando sei viva, sentiti viva. 
Se ti manca cio` che facevi, torna a farlo. 
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.

Non lasciare che si arruginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.

Quando a causa degli anni 
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Pero` non trattenerti mai!

Madre Teresa di Calcutta




Per l’8 marzo lasciamo 
le mimose sulle piante,
a vivere e a fiorire.
E alle DONNE regaliamo 
ogni giorno dell’anno
un fiore che non appassisce mai,
che ha tre petali che si chiamano:
Tenerezza, Rispetto e Amore.


Ingrid@



 
 
 

Nevicata di ieri nel mio paesello !!!

Post n°68 pubblicato il 06 Marzo 2016 da ingridmessina


















 
 
 

Il sentiero della strega e del drago in quel di Samolaco

Post n°67 pubblicato il 02 Marzo 2016 da ingridmessina

Un angolo poco conosciuto della bassa Valchiavenna cela un sentiero ancor meno conosciuto. Parliamo di Nogaredo, uno dei nuclei che costituiscono il comune di Samolaco, e del sentiero della strega e del drago. Per la verità non si chiama proprio così: è noto come sentiero per Piazza Caprara, maggengo panoramico sui monti di Samolaco, ma la più suggestiva denominazione non è priva di fondamento. Sul sentiero, infatti, una strega ed un drago hanno lasciato inequivocabili segni della loro remota presenza. Inequivocabili, davvero, tali da convincere anche gli scettici incalliti. Quelli, per intenderci, che restano fermi all’idea secondo cui si tratterebbe solo di invenzioni della fantasia popolare, in tempi nei quali tanto potevano fame e miseria nell’alimentare paure irrazionali. Costoro potranno toccare con mano, saggiare con le proprie dita la muta testimonianza della pietra, più eloquente di ogni parola, perché, potremmo ben dire, verba volant, saxa manent. 
Ma andiamo con ordine. La prima cosa da fare, per un incontro ravvicinato con l’arcano mistero, è raggiungere Nogaredo. Per farlo dobbiamo percorrere la strada provinciale Trivulzia, che corre, parallela alla ss. 36 dello Spluga, sul lato opposto (occidentale) della Mera. La imbocchiamo lasciando la ss. 38,sulla sinistra (per chi proceda in direzione di Chiavenna), allo svincolo all’altezza di Novate Mezzola. Ci portiamo, così, al ponte della Nave, che scavalca la Mera e, proseguendo verso destra, raggiungiamo Era, proseguendo poi fino a Nogaredo. Qui lasciamo la strada provinciale, all’ultimo svincolo sulla sinistra prima del ponte sul torrente Bolgadrégna, e ci portiamo al centro del piccolo nucleo di Nogaredo (nugarè). Nucleo storicamente rilevante, già citato nel 1454, sorge sulla giavéra (prato magro, ricavato ricoprendo di poca terra il terreno alluvionale) del conoide di deiezione della Borgadrégna e deve il suo nome alle piante di noce (nughiéer). Salendo diritti, raggiungiamo l’imbocco di una stradina che un cartello segnala senza sbocco; qui prendiamo a destra e, appena prima del ponte più a monte sul torrente, vediamo, sulla destra, un piccolo slargo con un cassonetto per l’immondizia, dove possiamo parcheggiare l’automobile. Inizia da qui (220 metri circa) la salita verso Piazza Caprara, sulle tracce del mistero. 
Torniamo indietro fino all’imbocco della stradina in asfalto cieca e saliamo per un tratto diritti, passando a destra di una bella casa. L’asfalto lascia il posto al fondo sterrato; siamo sul lato meridionale (a sinistra) del tratto terminale della val Bolgadrégna. Dopo una semicurva a destra, troviamo, alla nostra sinistra, la partenza di un largo sentiero, che sale verso sinistra. Lasciamo, quindi, la pista per seguirlo: pochi passi e siamo al bel nucleo di baite del Sasèl (m. 240; troviamo questa indicazione scritta sulla più bella). Sulla facciata di una di queste troviamo un bel dipinto artigianale, che raffigura una Madonna incoronata che tiene nella mano destra il rosario e nella sinistra il Bambino. Alla sua destra, sopra lo stipite di una porta e sotto una finestrella a forma di croce, la scritta “Chi serve a voi Gesù con puro core vive felice e poi contento more”. Una sintesi popolare ed efficace della saggezza cristiana. Non si sospetterebbe che questa serena enunciazione di fiducia in Cristo sia posta quasi all’imbocco di un sentiero legato ad oscuri ed inquietanti misteri. 
Pochi passi più in là, intercettiamo la mulattiera per Piazza Caprara (sentée de Pièza Cavrée), e la seguiamo verso destra, iniziando a salire. La mulattiera è segnalata da segnavia bianco-rosso-bianchi e bianco-rossi. Dopo un breve tratto, volge a sinistra e sale descrivendo un lungo traverso; piega, poi, a destra e di nuovo a sinistra, prima di affacciarsi ad una spianata, ormai rimboschita, che ospita un nucleo di baite, denominato, sulla carta IGM, Piazza (la piàza, m. 370). Il luogo, davvero suggestivo, è sorvegliato da castagni secolari ed immerso in un silenzio profondissimo. Un silenzio dal quale emerge l’eco antichissima, ormai solo riverbero lontano, di una vita che pian piano sprofonda nei meandri sotterranei del tempo. Fin qui, nessun segno arcano, solo la mestizia delle cose che tramontano e che raccontano il loro dolore prima che il gorgo dell’oblio le sommerga interamente. Il sentiero, la cui traccia qui è poco evidente, rimane sul lato sinistro del nucleo e riprende a salire in diagonale verso sinistra (sud-ovest), passando poi sotto un nucleo più piccolo di baite posto leggermente più in alto (i crotti della piàza, m. 410) ed effettuando una lunga diagonale verso sinistra, prima di volgere a destra (ovest) e proporre una serie di tornantini. Piega, quindi, ancora a destra e raggiunge la sommità di un dosso, denominato Mot de Mugnina (m. 576).
Possiamo arrivare fin qui anche per via più breve, ma anche più faticosa. Se ci portiamo sul lato destro della Piazza, giungiamo ad un poggio-radura panoramico, che si affaccia sullo scosceso versante meridionale della Bolgadrégna. Qui pieghiamo a sinistra e cominciamo a salire diritti, sul largo filo di un dosso, verso sud-ovest. La salita, assai ripida, è accompagnata, nel primo tratto, da un muretto a secco, alla nostra sinistra. Alla fine intercettiamo di nuovo la mulattiera, al Mot de Mugnina (m. 576). 
La mulattiera prosegue verso destra, effettuando un traverso e passando poco sopra il primo segno delle forze oscure che sembrano addensarsi su questo versante della valle, una carcassa cava di un grande castagno secolare, riversa sul terreno come sradicata e schiantata da un maleficio che offende la sacralità della vita antica. Più in basso, una fascia di rocce scure e lisce. Saliamo ancora per un tratto, ed ecco, sulla sinistra del sentiero, proprio in un punto in cui alcuni alberi caduti ostacolano il passaggio, un roccione imponente. Non c’è dubbio, è il “sàs da la sc’trìa”, il sasso della strega, chiamato così perché antiche leggende vogliono che sia stato luogo di sosta prediletto o addirittura dimora di una pestifera strega. 
Ma, a questo punto, bisogna cedere la parola a chi può attestare come sono andate davvero le cose. Ecco, quindi, la testimonianza di Pierina del Giorgio, di S. Pietro (citato da “Nü’n cuštümàva – Vocabolario dialettale di Samolaco”, a cura di Sergio Scuffi, edito nel 2005 dall’Associazione Culturale Biblioteca di Samolaco e dall’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca): “Adèss vöoc’ cüntáff sü una sc’tória. Sül sentée de Pièza Cavrée, un póo dópu al Mótt de Mugnína, al gh’éva sü un gran sass gròss, péna sόor al sentée, e i disévan ce ‘l gh’éva sü dedré una sc’tría, ma brüta e catíva… e ‘l na cumbináva üna par sóort, e sc’ta póara sgéent i évan própi štüff. Un bèl dí al gh’è vügnűű in ment, par fágala a quíj de Šcinόon e Nugaré, da vughè sgió ‘l sass sgió in dála Bulgadrégna, par sc’tupácc’ l’aqua par piű fágala rivè sgió. E inόra al sass… al se brutáva brí: l’á ciapée ‘na béla cadéna, al l’á lighée e pö la gh’á dècc, l’á tirée fin ce l’á pudüü ma ‘l sass al s’è brí muvűű. E inόra cus’ála büu da fè: la tirée indré la só cadéna e ‘l ghe rasc’tée sü la níza, dála cadéna. E quaiverüün i vöran brí cre, però se i váan sü a vedé, la gh’è amò sü inciöö.” 
Sfuggito qualche dettaglio? Ecco, ad ogni buon conto, la traduzione in dialetto fiorentino: “Adesso voglio raccontarvi una storia. Sul sentiero di Piazza Caprara, un po’ dopo  il Mot de Mugnina, c’era un grande masso, appena sopra il sentiero, e dicevano che dietro viveva una strega, ma brutta e cattiva…e ne combinava di tutti i colori, e quella povera gente era proprio stanca. Un bel giorno le è venuto in mente, per fargliela a quelli di Schenone e Nogaredo, di far rotolare quel masso giù nella Bolgadrégna, per fermare l’acqua e non farla più arrivare giù. E allora il masso… non si  muoveva: ha preso una bella catena, lo ha legato e poi ci ha dato dentro, ha tirato finché ha potuto, ma il masso non s’è mosso. E allora che ha dovuto fare? Ha tolto via la sua catena e sul masso è rimasta l’impronta della catena. E qualcuno non vorrà crederci, però se salgono a vedere, c’è ancora oggi.” 
Osserviamo con attenzione: proprio sulla faccia del roccione che guarda al viandante, nella parte bassa di sinistra si vedono due nettissime strisciate, l’inequivocabile segno delle catene con le quali la strega ha tentato di sradicare l’enorme masso dal terreno. Ma, così come la farina del diavolo va in crusca, anche gli sforzi delle streghe finiscono in nulla: il masso è ancora lì, il corso della Bolgadrégna non ha subito perturbazioni e gli abitanti di Nogaredo non hanno subito danni dalla pestifera maliarda. 
Quel che la simpatica signore Pierina non dice, però, è qual mai fine abbia fatto la strega. Una fine misera, se è di lei che parla un’altra leggenda, quella della “sc’trìa dàla val”, cioè della strega di una non meglio specificata valle. Costei viveva sola ed era interamente dedita ad ordire trame ai danni del bestiame e dei contadini. Uno di loro, però, che la conosceva bene, non perdeva occasione per minacciarla: se non avesse smesso di fare del male ai cristiani, glie l’avrebbe fatta pagare salata. La strega, ovviamente, a smettere di fare del male non ci pensava neppure. Pensava, invece, di sbarazzarsi dell’incomodo contadino ed una volta, mentre questi scendeva lungo un sentiero stretto ed esposto su un dirupo, con un campacc’ colmo di fieno falciato sul monte, si trasformò in un rovo e si mise proprio nel mezzo del sentiero, per farlo cadere. Ma il contadino, che non era uno sprovveduto, con il falcetto fece a pezzi il rovo e lo gettò nel burrone, riprendendo tranquillo il suo cammino. Giunto a casa, sentì la campana suonare a morto: gli dissero che era morta la strega della valle, in modo orribile, era stata trovata in fondo ad un burrone, fatta a pezzi. Capì subito quel che era successo, ma non lo disse a nessuno. Sia come sia, pare che della strega si siano perse le tracce. Il roccione è, invece, ancora lì. 
Lo salutiamo e riprendiamo a salire, prendendo per un tratto a destra (la traccia è un po’ sporca, seguiamo i segnavia), fino a raggiungere il ciglio di un dirupo che si affaccia sulla selvaggia valle della Bolgadrégna, di cui vediamo, più in basso, sul lato opposto, paurosi ed orridi roccioni. Lo sguardo raggiunge anche l’abitato di S. Pietro di Samolaco e la piana di Chiavenna, incoronata dai monti del versante settentrionale dell’imbocco della Val Bregaglia. Dopo un breve tratto zigzagante, la mulattiera ci porta per la seconda volta sul ciglio della valle: sul lato opposto notiamo un impressionante squarcio che mostra la viva roccia sul fianco boscoso. Poco sopra, ad un tornante sinistrorso, si stacca, sulla destra, dalla mulattiera un sentiero che scende ad attraversare il torrente, portandosi sul lato opposto della valle. Nel primo tratto passa proprio sotto un impressionante salto roccioso. Restando sulla mulattiera, affrontiamo i due successivi tornanti dx ed sx, ritrovandoci, poco oltre un masso con una croce di ferro, faccia a faccia con la cappelletta denominata “capèla di cresc’tón” (m. 720), cioè cappella del crestone, costituito da alcuni spuntoni di roccia nei quali culmina il salto di cui sopra si è detto. Nella cappella è ancora parzialmente visibile un dipinto che raffigura la Madonna incoronata con Bambino, circondata da due santi. 
Appena sopra sulla sinistra, un masso che sembra una larga punta di lancia piantata nella base rocciosa sostiene un masso leggermente più piccolo, di forma ovoidale, un po’ bitorzoluto, che sembra appoggiato lì in precario equilibrio, non si sa bene da quando e perché. Si tratta del “sàs da l’öof”, letteralmente “sasso dell’uovo”. Tecnicamente, un masso alluvionale. Ma come fa ad essere finito lì, in posizione così rialzata rispetto al solco della valle, sul crinale del crestone?  


CARTA DEL PERCORSO sulla base della Swisstopo, che ne detiene il Copyright. Ho aggiunto alla carta alcuni toponimi ed una traccia rossa continua (carrozzabili, piste) o puntinata (mulattiere, sentieri). Apri qui la carta on-line


 
 
 

Scie chimiche in Valtellina

Post n°66 pubblicato il 25 Febbraio 2016 da ingridmessina


Scie chimiche nel cielo dell'alto lago e bassa Valtellina.... 

sicuramente ci stanno irrorando l'elisir di lunga vita 

per farci godere la pensione....














 
 
 

Valle del Bitto

Post n°65 pubblicato il 24 Febbraio 2016 da ingridmessina

AlpePiazza_VallidelBitto

La Valle del Bitto (o Valli del Bitto) è una valle secondaria della Valtellina. Si trova in Lombardia nella provincia di Sondrio.

DESCRIZIONE DELLA VALLE
La valle si trova sulla sinistra orografica della Valtellina, si incunea nelle Alpi Orobie e fa parte del Parco delle Orobie Valtellinesi.
Sovente si parla di Valli del Bitto perché la valle si biforca dopo un piccolo tratto comune: la valle più occidentale sale a Gerola Alta, quella più orientale ad Albaredo per San Marco e poi al passo di San Marco.
È il bacino idrografico del Bitto un immissario dell’Adda. È una valle trasversale che nasce al passo di San Marco (1991 m s.l.m.) fino a scendere ai 262 m s.l.m. diMorbegno. Alla sinistra del fiume si trova il Pizzo Tre Signori (2554 m s.l.m.) che fa confinare la valle con la provincia di Lecco.

 
 
 

Il cielo della sera

Post n°63 pubblicato il 21 Febbraio 2016 da ingridmessina

Il cielo della sera resta cielo della sera, con le sue stelle 


che spalancano le porte dell'anima e con la luna che la 

intrattiene in silenziosi dialoghi; 

poi ci sono altre lucine, quelle che sfuggono dalle finestre o 

quelle dei lampioni accesi lungo le strade. 

Ma il cielo resta cielo: il suo potere di spiegarci e spiegare l'esistenza, 

di farci sentire minuscoli e inermi, parte di un piano d'amore arcano ed eterno, 

non potrà mai essere violato o riprodotto da niente e da nessuno. 

(G. Pannia)





Una serena domenica a tutti!!!

col cuore.....

Ingrid@

 
 
 

VALMALENCO

Post n°62 pubblicato il 18 Febbraio 2016 da ingridmessina

Rifugio Zoia


E’ situato su di uno sperone roccioso a 2021 m., in gran parte ricoperto da conifere, che domina il villaggio di Campo Moro.

Gruppo Montuoso: Bernina – Disgrazia (Italia)
Valle: Valmalenco

DIFFICOLTÀ
T - Itinerario Turistico

Itinerario su stradine, mulattiere o larghi sentieri, con percorsi non lunghi, ben evidenti che non pongono incertezze o problemi di orientamento. Si svolgono di solito sotto i 2000 metri. Richiedono una certa conoscenza dell’ambiente montano e una preparazione fisica alla camminata.

 
 
 

Un abbraccio di LUCE

Post n°61 pubblicato il 16 Febbraio 2016 da ingridmessina

Giornata serena con piccola meditazione...


"Se non potete essere una via maestra,

siate un sentiero.

Se non potete essere il sole,

siate una stella.

Siate il meglio

di qualunque cosa siate."

[D. Mallok]

Un abbraccio di LUCE: Ingrid@





 
 
 

Auguri !!

Post n°60 pubblicato il 14 Febbraio 2016 da ingridmessina

 
 
 

VALTELLINA STAZIONI SCIISTICHE

Post n°59 pubblicato il 11 Febbraio 2016 da ingridmessina

La Valtellina è la maggiore regione alpina lombarda che corre tra 


Italia e Svizzera. 

Vanta una comprensorio composto di località di fama internazionale 

come Livigno, Bormio, Santa Caterina Valfurva, Madesimo,Chiesa 

Valmalenco, Aprica, tanti nomi per infinite discese lungo gli oltre 400 

km di piste sempre perfettamente curate.

Per gli amanti dello snowboard non mancano spazi attrezzati e snowpark, 

così come per i fondisti sono disponibili oltre 200 km di piste.

La Valtellina è terra di sci tutto l'anno, potendo contare sulle splendide 

piste dello Stelvio che da maggio a novembre accoglie gli allenamenti 

dei campioni così come le discese degli appassionati che anche d'estate 

non vogliono rinunciare alla neve.

Un capitolo a parte lo meritano gli impianti di risalita che negli ultimi anni 

sono stati oggetto di investimenti garantendo così un livello qualitativo sempre 

più alto..


MADESIMO,

Località sciistica della Valle Spluga (in provincia di Sondrio), 

è inserita nella Skiarea Valchiavenna. 

Questo comprensorio sciistico offre circa 60 km di piste per lo sci da discesa 

e 20 km di tracciati per lo sci di fondo, il tutto immerso in panorami da favola 

su neve polverosa e pendii che si snodano sulla montagna. Molto nota è la 

pista detta “Canalone” che unisce Pizzo Groppiera al Pian dei Larici con circa 

1000 metri di dislivello per 3 km di discesa.

Le piste sono tutte ottimamente innevate durante la stagione invernale, 

nonostante il comprensorio disponga comunque di un servizio di innevamente 

artificiale; gli impianti a disposizione



MADESIMO

 
 
 

I pizzoccheri alla valtellinese:Tutte le fasi

Post n°58 pubblicato il 10 Febbraio 2016 da ingridmessina


Per l'impasto x persona 

80 Gr farina grano saraceno, 40 bianca doppio 00 impastare e stendere fino ad uno spessore 
di 3 mm. Tagliare strisce larghe 7 / 8 cm . Mettere farina bianca 00 tra una striscia e l'altra 
(max 4)in modo che non si incollino

Tagliare a le strisce trasversalmente larga 7 mm formando le tagliatelle. Una patata a 

tocchetti x persona, 5 foglie di coste tagliate a pezzi di 3 cm

E fatte sbollentare a parte. 

Condimento 50 g di formaggio bitto o casera x persona (se non lo trovate ripiegare 
su asiago o fontina autentica ) 50 di grana 50 di burro. Fare lessare le tagliatelle 
in molta acqua salata per 20 minuti

Quando mancano 3 minuti allo scolare dei pizzoccheri fare friggere il burro nel pentolino con 
uno spicchio di aglio e una foglia di salvia sempre x persona

Scolare le tagliatelle di pizzoccheri con un mestolo piano bucato Im modo che puoi mettere 
uno strato di pizzoccheri e uno strato di formaggio (il casera, lo avrete fatto a fettine sottilissime 
in modo che si sciolgano facilmente col calore )

Quando le tagliatelle e i formaggi messi a strati sono sparsi , cospargete il tutto col burro che 
avrete fatto sciogliere assieme ad aglio e salvia in modo che si irrorano di burro fuso.....

buon appetito  

Quello che vi ho scritto è procapite


















 
 
 

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