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life of a waster

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I MIEI SCATTI - PARTE 1



 

 

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quando le ferite bruciano part.2

Post n°1188 pubblicato il 12 Ottobre 2009 da Celtic_treasure
 

E va bene, ennesimo pensiero che ronza per la testa a giorni alterni da un po', e non riesco ad allontanarlo del tutto. Tanto lo so che ogni tanto passi di qua a vedere come mi vanno le cose, quindi, dato che non riesco a parlarti da quasi un mese quello che ho da dire (oltre alle decine di sms, mails, messaggi su skype e/o msn) lo scrivo qui, così sentirò di essermi potuta aprire a modo mio, nel mio sfogatoio personale e non sentirmi in colpa più del dovuto per quel che mi frulla nella testa da un po'.

Alla fine, come supponevo, qualcosa è andato storto e tu, amico mio, non hai più fatto lo scalo a Roma che mi avevi annunciato con tanta felicità e sicurezza poco tempo prima del tuo rientro in Italia, e del tuo ovvio ritorno in Giappone una settimana dopo. L'unica spiegazione che mi è stata data è stata quella che qualcosa sul lavoro non era andato come doveva e che saresti dovuto tornare con un volo diretto addirittura un giorno prima del previsto. Eppure a quelle 2 ore ci tenevamo tanto, ma ci è voluto pochissimo a far sfumare tutto, come sempre. Chiamalo destino. Proviamo a non pensarci più, tiriamo avanti a parlare qualche minuto su msn e poi mi fai una domanda che "mi apre un mondo": sei mai stata nella situazione di dover scegliere tra due vie, sapendo che da una parte fai felice la persona che ami ma infelice un sacco di altre, e dall'altra fai infelice la persona che ami ma felice gli altri?. Ti risposi col cuore e con la mente insieme, come avevo sempre fatto: all'inizio volevo fare la cosa che reputavo "più giusta" su gran parte dei fronti, ero sul limite massimo per la decisione... poi ho fatto quello che in un film chiamano il colpo di scena... ed ho preso un'altra decisione... comunque giusta, un po' egoistica forse... ma si è rivelata la migliore... seguendo l'impulso di un attimo. Penso che se non l'avessi fatto sarei finita male... il fatto secondo me è che devi scegliere quale è la cosa migliore per te... non per gli altri, messo anche che siano i tuoi affetti più cari... ma deve essere giusto non "perché conviene che sia così", ma perché deve essere giusto per te stesso, senza darti rimpianti o rimorsi. 

E dopo tutte queste parole io non so a che decisione sei arrivato. Mi sono preoccupata, mi sono sentita esclusa, ma poi ho capito (come sempre) che le tue decisioni devi prenderle da te. Perché sei tu quello "duro e forte" che vuol sempre risolvere ogni cosa da solo e non parla mai, si tiene tutto dentro fino a quando non esplode. 

Io, in tutto il periodo di anni in cui non ci siamo sentiti prima di questi ultimi mesi a giorni alterni, sono cambiata in certe cose che tutt'ora mi accorgo che mi spaventano: la delusione riguardo persone che ho amato come fratelli/sorelle, aumenta fino a tal punto che, quando il cuore non ce la fa più, inizia a chiudersi lentamente. La delusione fa spazio al bisogno di dimenticare anche quel che di buono c'è stato... pur di non soffrire più. E sai che succede poi? Te o immagini? Inizi a scordare anche piccole cose, piccoli sorrisi che tempo addietro ti avevano dato più di tanto altro. Inizi a dimenticare l'affetto provato per chi, fino a poco tempo prima, era indispensabile; il problema però non è che dimentichi completamente, ti rimane sempre dentro qualcosa... il rancore, che è la parte peggiore. Ed in quel momento inizi a capire cosa significhi odiare. Ma non odi chi ti ha fatto soffrire, inizi ad odiare te stesso/a perché non sei riuscito a tenere vicino/a quell'affetto che ritenevi indispensabile, perché non riesci a capire. E ti chiedi in che cosa hai sbagliato, perché non riesci a trovare soluzione. E forse la soluzione ce l'hai davanti agli occhi: sei tu stesso/a che non vai. Che cerchi sempre un motivo a tutto, che ti rendi conto delle cose, ma non fino in fondo, finché non forzi qualcuno a sbattertele in faccia. Perché forse è di questo che si tratta: per me le cose non sono chiuse finché non le sento dette a voce o scritte da qualche parte, perché, come si dice... scripta manent, o no? 

E così cerco ancora una risposta da te, dopo anni di amicizia, di un legame lontano fatto di parole, centinaia, migliaia, milioni di parole... che ci sono voluti anni per tirar fuori, e di silenzi. Solo che ho quasi sempre parlato io per entrambi, mentre tu stavi in silenzio, ed una volta invece vorrei sentire io da te che cosa succede, che cosa ti gira per la testa, che cosa ti assilla, che cosa ti spaventa, che cosa ti frena nelle tue azioni, nelle tue decisioni, nel risolvere i tuoi problemi. Non vuoi l'aiuto di nessuno perché devi sempre farcela da solo, ma non riesci a convincerti del fatto che chi ti è amico vuol capire cosa ti succede per aiutarti anche indirettamente, sapere cosa può sollevarti e renderti il peso più leggero. E non capisci che c'è chi sta male all'idea di non sapere come comportarsi. 

Tutto questo perché tu NON PARLI. 

PARLA, PER CARITA'! PARLA FINO A SFINIRMI, MA PARLA. Perché ho bisogno che tu mi dica quel che ti blocca da una vita; dopo questo potrai anche prendere la tua strada, mollare ogni cosa, la nostra amicizia, il nostro legame che dopo ogni discussione, periodo di stacco, paura ci porta sempre a ritrovarci ed a volerci bene come prima. 

Voglio sentirti parlare, a costo di forzarti e starti dietro, assillarti. Finché non avrò raggiunto questo risultato non smetterò di parlarti, qualunque sia il modo.

E questo post non schioderà dalla prima pagina del mio blog finché non saprò PER CERTO che l'avrai letto.

E.

 

 
 
 
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I MIEI SCATTI - PARTE 2

 
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