Il mondo di Chia

Post N° 485

A volte penso a te, con il tuo zaino sulle spalle e gli stivali neri immersi nella sabbia.
Cammini dove hai sempre voluto vivere, per dare una mano, perchè hai sempre saputo che non tutti sono fortunati come noi.
Con il tuo carico di volontà e amore sei partito. Una mattina d'estate come questa, hai preso i tuoi pochi bagagli, sei salito su un aereo e hai lasciato la calda città che per anni ti aveva visto crescere. La tua vera casa era lontana, ma eri determinato a raggiungerla e a dedicarti completamente a lei.

L'afa del centro città non era nulla in confronto al pressante calore della sabbia, percorrere interminabili chilometri su una jeep in mezzo al nulla è stato il benvenuto di una terra deserta.
Continuavi a pensare a quello che ti aspettava, ciò che avevi lasciato ti sembrava inutile rispetto al nuovo mondo dove volevi renderti utile al più presto. La prima parte della tua vita era servita unicamente a scoprire la tua vera missione.
Sei stato fortunato a scoprirla in fretta e a coltivarla fino a farla diventare realtà.

Il villaggio che ti ospitava per poche notti, in attesa che alcuni volontari ti facessero raggiungere il centro operativo, era formato da un minuscolo complesso di baracche e tende. Pochi nomadi l'avevano fondato alcune settimane prima del tuo arrivo. Probabilmente quella goccia di umanità svanì dopo la tua partenza.
I pochi abitanti conoscevano solo la propria lingua, che per te suonava come una filastrocca fatta di suoni senza senso, legati da un filo impercettibile; per la prima volta ti sei sentito uno straniero, un intruso nel deserto di nessuno.
La tua prima notte l'hai passata sdraiato sulle coperte piene di sabbia, nel bagagliaio della jeep. coperto da un oceano di stelle che sembravano essere li per te.
Non sei riuscito a dormire, in parte per la scomodità, in parte per la nostalgia di casa che attanagliava il tuo stomaco vuoto, ma soprattutto perchè capivi che senza quel cielo non potevi vivere, da laggiù la luna era una palla d'argento nel buio, regina di dossi dorati e anime sperdute come la tua.
Fu allora che ti innamorasti di quel dimante lontanissimo e da quel giorno cominciasti a passare tutte le notti cercando di afferrare la luna per stringerla a te.

Attendevi ogni giorno l'arrivo di uno dei missionari, passavi le ore a scrutare l'orizzonte senza ricevere alcuna risposta.
Quanto sarebbe durata l'attesa?

Uno scossone e una sonora risata ti svegliarono all'alba del sesto giorno del tuo viaggio. Vedere quel viso occidentale, coperto da due spessi occhiali da sole, posati su un enorme nasone, bruciato dal sole, ti fece tornare la speranza.
Sei riuscito a salutare solo Saul il bambino con cui avevi fatto amicizia in quei primi giorni, gli donasti l'ultimo sacchetto di caramelle che ti rimaneva e prima di allontanarti sulla jeep, che sembrava un enorme scarabeo che correva su quella distesa infinita di sabbia, così inospitale ma così magnetica.

Ancora sotto il sole, ancora sulla sabbia, ancora senza meta.