Creato da rteo1 il 25/10/2008
filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica
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LO STATO SONO LORO ?
Come era bello ed efficace il concetto “Lo Stato siamo noi”, quando si sintetizzava, in tale modo, la identificazione dei cittadini con lo Stato; quando questo veniva considerato come lo strumento amico dei cittadini e al servizio di questi. Ma i cittadini si sentivano ancor più orgogliosi con l’altro “slogan”: “ la sovranità appartiene al popolo”. Con questo principio, infatti, il “comune cittadino”, l’abitante dei quartieri degradati, delle periferie malsane, delle “vele di Scampia”, dei Paesi infestati dalla mafia e dalla camorra, asserviti da una “classe politica” saprofita che ha saputo solo arraffare e dissipare le risorse pubbliche, riservandosi privilegi medioevali e da “ancien regime”, avvertiva un senso di libertà, di aria pulita; sognava un futuro diverso (e coltivava la “speranza”, diversa, ovviamente, da quella propagandata oggi dal premier degli 80 euro), e per un attimo si sentiva come “un Re”, col potere di decidere della sua sorte, di essere l’artefice del suo destino, mentre camminava insieme a tanti altri concittadini che non l’avrebbero mai lasciato da solo (la solidarietà era avvertita come un valore, e non era il welfare di oggi che elargisce briciole dall’alto dei ministeri per consolidare il potere). Così anche i problemi economici, di come arrivare a fine mese (questa realtà, purtroppo, esisteva anche allora, e non è stata mai del tutto cancellata dalla bella società italiana, fatta di tantissime “facce pulite e oneste”) si affievolivano, e comunque facevano lievitare l’ansia del giorno, e anche di quello dopo. Era un bel sogno, quello che vivevano i cittadini italiani, e anche a livello locale e territoriale esplodevano le energie di giovani che votavano i loro interessi alla cultura del pensiero e ne diffondevano biblicamente i modelli che si sarebbero potuti realizzare per il bene comune, dove l’eguaglianza non era un astratto concetto politico ma azione effettiva. Purtroppo, però, i sogni finiscono, e a volte diventano perfino degli incubi, e così può anche accadere che quando ci si sveglia si scopra che lo Stato (come organizzazione, ovviamente, come apparato), in effetti è diventato solo uno strumento nelle mani dei burocratici (molti, altissimi, e anche eccessivamente remunerati) che convivono con molti politici inclini al malaffare e tutti, come nei convivi e nei baccanali, continuano a fare razzie di risorse pubbliche mentre la Repubblica è in agonia (povera Repubblica! quanto sangue versato per essa, da tantissimi giovani che l’hanno amata e che l’hanno elevata al di sopra della loro stessa vita, per consegnarla alle generazioni future affinché potessero vivere in una società nella quale non esistessero più “il primo e l’ultimo” ma che tutti fossero al servizio di tutti). Karl Max aveva teorizzato una società senza classi e senza Stato. La sua idea fu detta utopia dai capitalisti, quando fu sconfitto dalla storia il governo dittatoriale e tirannico di Stalin, che in verità non aveva mai perseguito l’ideologia comunista. Anche Gesù di Nazareth aveva prescritto di “amare il prossimo tuo come te stesso”, e quindi di condividerne le sorti e le sostanze, ma la chiesa dei secoli mondani; la chiesa fattasi Stato, è andata oltre, ridimensionando il messaggio cristiano, che è stato riveduto e corretto, anche se oggi s’intravvede un lumicino di “rinnovamento” nel ministero di Papa Francesco. Il soffio del vento, però, può spegnerlo, così come i politicanti di questi nostri tempi tempestosi, che si sono autodefiniti “classe dirigente” (pur sapendo che non ci crede più nessuno), hanno soffocato la voglia di reagire della stragrande maggioranza dei cittadini, che non hanno più voglia di fare inutili sacrifici, di alimentare un sistema iniquo in cui “i padri” si divertono con i “burlesque” e i “figli” devono “tirare la cinghia”. E allora, prima che il soffio diventi un uragano, bisogna “invertire la rotta”, spiegare le vele al cambiamento, che passa attraverso un impegno diretto e responsabile di tutti i cittadini, senza più alcuna rappresentanza (soprattutto se stipendiata e garantita da immunità e privilegi vari), per far sì che “ i cittadini siano lo Stato” e che “ Lo Stato non siano più loro”.
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