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IL SINDACO È IL “PRIMO CITTADINO” ?

Post n°957 pubblicato il 28 Ottobre 2018 da rteo1

IL SINDACO È IL "PRIMO CITTADINO" ? 

Accade alquanto di frequente che quando i cittadini si riferiscano alla persona titolare della funzione di Sindaco anziché identificarla con questa sua carica istituzionale gli attribuiscano, invece, il titolo di "primo cittadino", come se i titoli fossero equipollenti, alternativi. La questione può sembrare priva di rilevanza, e forse per alcuni aspetti lo potrebbe pure essere, tuttavia rispetto all'emancipazione culturale della comunità tale comportamento dei cittadini va necessariamente corretto perché anzitutto contrasta con il senso democratico della funzione istituzionale, che deve essere di servizio in un quadro di eguaglianza e alternanza dei ruoli e funzioni; inoltre, evidenzia una certa soggezione psicologica nei confronti del titolare del "potere locale" tipica del remoto mondo feudale e baronale che impedisce la crescita civile e morale dei cittadini. Non va mai dimenticato che le parole hanno sempre un significato e un valore in sé, e che quando esse si allontanano dai termini giuridici utilizzati per identificare gli enti e gli organi pubblici occorre essere particolarmente accorti e cauti perché a seconda dell'uso corretto o meno s'introducono nel sistema sociale e politico dei concetti spuri che alterano i fragili rapporti tra i cittadini e il potere, dando ai titolari di questo la sensazione di essere considerati come delle "divinità" politiche e sociali. Definire, quindi, come "primo cittadino", un qualunque cittadino che ha provvisoriamente assunto la carica istituzionale di Sindaco (ma la riflessione può valere anche per tutte le altre cariche pubbliche), equivale ad esprimere un giudizio di paragone, di raffronto, con tutti gli altri cittadini della stessa comunità, stabilendo, così, un ordine gerarchico, in virtù del quale - se c'è un primo - è inevitabile che tutti gli altri seguano tale ordine discendente (il secondo, il terzo, etc., imponendo, così, di individuare anche chi sia "l'ultimo cittadino"). Al di là del fatto che non vi è nessuna norma che preveda tale attribuzione del "primato" (non vi è, infatti, alcuna vigente disposizione di legge in tal senso), per cui il "primato" viene riconosciuto al di fuori della legge, tuttavia, qualora si voglia conservare questa "tradizione paesana" allora si rende senz'altro necessario fissare almeno alcuni requisiti minimi di base affinché si possa attribuire ad un Sindaco tale primato di "primo cittadino" rispetto a tutti gli altri concittadini. E allora occorre cominciare col riconoscere che non è ovviamente sufficiente essere stato eletto Sindaco del Comune, ma che è necessario che tale cittadino possegga anche altri ulteriori requisiti diversi da quelli politici. Credo che l'elenco dei requisiti dovrebbe sempre essere quanto più lungo possibile, tanto da distanziare sempre tutti gli altri cittadini, a cominciare dal "secondo". Tra i requisiti dovrebbero certamente primeggiare la conoscenza, la saggezza, il senso etico e della moralità pubblica; l'assenza di qualunque procedimento penale a carico; il rispetto per il bene comune e lo spirito di servizio verso la collettività. Individuati, così, tali parametri valoriali minimi occorre, indi, verificare se il cittadino-Sindaco ne sia o meno in possesso qualora gli si voglia attribuire il "titolo" di "primo cittadino". Soltanto all'esito, perciò, di tale riscontro, sarà eventualmente possibile attribuire detto "primato", e sempreché non ci sia qualche altro cittadino che pur non ricoprendo la carica di Sindaco (e forse proprio per questo), abbia ben altri e ulteriori requisiti rispetto a quelli minimi del Sindaco perché in tal caso il titolo di "primo cittadino" dovrebbe essere riservato a tale semplice cittadino e non al Sindaco. Indubbiamente un procedimento di questo tipo comporta una serie di difficoltà e inconvenienti, e rende complicato poter attribuire - come invece ora si fa a cuor leggero - il titolo di "primo cittadino" a un Sindaco qualunque, tuttavia, così operando, si potrà essere più sicuri di aver fatto la scelta migliore. Diversamente, coloro che non amano soffermarsi più di tanto a "cavillare", possono limitarsi a dire soltanto «Il Mio primo cittadino» anziché «Il primo cittadino», perché così esprimeranno solo un giudizio personale e relativo senza coinvolgere tutti quegli altri cittadini che non amano fare ricorso ad alcuna scala piramidale per differenziare i cittadini e che valutano questi solo per ciò che fanno e non per i titoli e le cariche che ricoprono.

 
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Commenti al Post:
Quivisunusdepopulo
Quivisunusdepopulo il 03/11/18 alle 13:22 via WEB
Ciao amico mio, credo che tu abbia colto nel segno nel ritenere che l'espressione "primo cittadino" sia un retaggio storico, però forse avresti dovuto riferirla ad un'epoca ancora più remota, derivante cioè come "verba tralaticia" dal latino "primus inter pares". Buon fine settimana.
(Rispondi)
 
rteo1
rteo1 il 05/11/18 alle 19:45 via WEB
Buona sera, Caro amico. L'obiezione non è condivisibile perché il "primus inter pares" vale nell'ambito dell'ente comune, nel cui il Sindaco, come organo, si innesta. Il concetto, invece, di "primo cittadino" esce dall'ente e si colloca nella Comunità, all'interno della quale il cittadino-sindaco non è altro che un comunissimo cittadino. Detto ciò, che peraltro non è privo di rilevanza, rimane comunque il fatto che se c'è un primo c'è anche allora un secondo e così a seguire, fino all'ultimo. E allora, relativamente a quest'ultimo, vorrei proprio sapere chi sia. Soprattutto versando in un regime democratico, per quanto sempre di più di sola facciata, in cui il principio di eguaglianza costituisce il canone fondamentale. Cordialmente.
(Rispondi)
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