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filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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LA GUERRA IN UCRAINA. BISOGNA DISARMARE GLI STATI

Post n°1049 pubblicato il 25 Febbraio 2022 da rteo1

LA GUERRA IN UCRAINA. BISOGNA DISARMARE  GLI STATI !

Un blog come questo non può non soffermarsi, seppur brevemente, sull'inutile carneficina che  sta avvenendo in Ucraìna come consegenza della "volontà di potenza", sia degli Stati direttamente in conflitto sia di tutti gli altri Stati che indirettamente stanno prendendo parte, anche mediante sanzioni economiche. E ciò non per consentire ai rarissimi lettori e visitatori di avere argomenti su cui riflettere, perché di fonti "autorevoli" ce ne sono già a sufficienza, seppur tutte "allineate e coperte" (gergo militaresco), ma per lasciare traccia, anche per memoria di chi scrive, di aver "partecipato" alla dinamica della storia che sta facendo un ulteriore passo "evolutivo", secondo gli insegnamenti di Hegel in ordine alla "fenomenologia dello spirito" nel mondo e che egli così riassumeva: La verità è l'intero, ovverosia, la "verità" è il risultato sia del giusto che dell'ingiusto, sia delle azioni corrette che errate. In altri termini, tutto concorre a formare la "verità", e non solo ciò che il potere politico dei governi dà in pasto alle menti dei cittadini, spesso consensualmente reclusi nei "recinti" sociali, i quali sono debitamente ammaestrati, addomesticati e resi incapaci di qualsiasi analisi e di giudizio indipendente (e quando lo fanno controcorrente devono stare sempre attenti alle ritorsioni, non solo dell'ordine costituito, che si potrebbe pur comprendere, bensì degli altri cittadini, abituati ad essere intolleranti verso tutte le minoranze, e lo scontro recente e in atto sul green pass né è una prova).

La Russia ha invaso l'Ucraìna ! È questa la versione ufficiale dei media e della stampa europea e occidentale, che continua a diffondere la notizia mettendo, altresì, in evidenza che Putin è un deposta, un tiranno, come Hitler, che vuole sottomettere l'intera Europa.

Forse è vero. Ma forse no, o forse è vero a metà. Certamente, però, quanto sta accadendo è frutto di una concatenazione di cause ed effetti che derivano da un conflitto in atto da una decina di anni per la contesa di una zona - il Donbass - dell'Ucraina. Di fronte a questa contesa (giusta o meno, non importa) una "sana diplomazia" avrebbe dovuto già da tempo trovare una soluzione. Invece così non è stato, e la reponsabilità è certamente di tutti gli Stati, soprattutto di quelli europei, a causa della vicinanza dell'Ucraina. In questa "sporca vicenda" ha giocato un ruolo determinante l'America, come Superpotenza, che ha il monopolio (quasi) assoluto della forza militare e nucleare. È infatti l'America (e presto si imporrà anche la Cina che le sta contendendo il primato della leadership mondiale) che sta lottando contro il suo declino economico, sociale, politico e militare e, come un organismo malato in agonia, preso da follia e da "demenza senile", non intende arrendersi all'epilogo storico, cui soggiacciono sempre tutti gli imperi (quelli greco-romano, ottomano, zarista, prussiano, ecc.), perciò da tempo sta insidiando la Russia, suo grande avversario ("nemico") fin da quando era URSS, e ha fatto di tutto per "metterla all'angolo", pungolandola con lo strumento militare della NATO, anche dopo il 1989, quando l'URSS si era sciolta così come l'alleanza militare del Patto di Varsavia antagonista alla NATO. L'Ucraìna è diventata così l'ultimo tassello del mosaico geostrategico europo dell'America per assestare il colpo finale alla Russia. Certamente anche la Russia ha le sue colpe, e i suoi metodi "dittatoriali" non costituiscono un buon modello di dialogo per gli occidentali, ma bisogna anche riconoscere che di Stati "dittatoriali" nel mondo ne esistono una grande varietà, e che anche quelli che si professano "democratici" a volte sono altrettanto "dittatoriali" (basti riflettere, a mio avviso, all'assurda prescrizione dell'obbligo di vaccinazione per gli ultracinquantenni, prorogata senza senso fino al 15 giugno solo per affermare il primato del potere, come potere, senza altro fine).

Ebbene,  dubito perciò che la "verità" sia quella narrata dai massmedia e, perciò, ritengo che la "verità" abbia più facce, come Giano bifronte (il dio della pace e della guerra). Non conosco Putin, se non dalle informazioni che sono state rese pubbliche, soprattutto nel passato, ma "conosco abbastanza gli uomini e i loro vizi e difetti" (Terenzio: Homo sum, humani nihi a me alienum puto). Gli uomini, in fondo, sono "tutti uguali", sia psicologicamente che biologicamente, anche se questa "verità" viene fermamente respinta dalla "vulgata" perché si ha la pretesa di voler affermare che c'è sempre uno che è nel giusto e un altro che è nell'errore. Nulla, invece, è più falso, perché sia la posizione del giusto che quella dell'ingiusto derivano dalle circostanze, dall'angolo visuale, e poi nessun comportamento è mai giusto o ingiusto in assoluto. Per questo sento di poter affermare che nessuna delle parti in causa è senza colpa; nessuna è senza "peccati" (e chi lo è "scagli la prima pietra"); e neppure c'è una parte migliore, in assoluto, rispetto alle altri parti. Sono solo le circostanze, come detto, che ti collocano da una parte o dall'altra (Bertold Brecht: Ci sedemmo dalla parte del torto perché gli altri posti erano occupati).

Una prima conclusione, perciò, mi sento, per ora, di depositare in questo spazio: I problemi sono gli Stati, pur essendo questi la migliore soluzione degli umani aggregati in società. Gli Stati, infatti, hanno in sè il male della "volontà di potenza", che si alimenta dalla sommatoria delle singole volontà dei suoi cittadini, amplificandone in modo esponenziale sia la forza che la follia. E la "volontà di potenza" è succube del suo "potenziale bellico", che è la massima espressione del monopolio della forza fisica, capace di annientare i nemici (anche avversari politici). L'essere umano, perciò, che ha già in sè la follia della "volontà di potenza" si ritrova a gestire, come governante, anche lo strumento militare (e delle altre forze) per cui, se preso dal panico, o valuti male gli accadimenti, libera la sua follia inconscia e il disastro diventa inevitabile. Le conseguenze, ovviamente, cadranno sempre su quella parte del Popolo lontana o fuori dalle istituzioni governative. Le ultime due guerre mondiali (e tutte le guerre in generale), infatti, hanno lasciato sul suolo milioni di vittime e, peggio ancora, anche milioni di orfani, vedove, mutilati, e città rase al suolo con immensi accumuli di macerie, oltre ai danni psicologici irreversibili negli animi umani. Per questo le "guerre" le dovrebbero combattere i governanti soltanto tra se stessi, chiudendosi in un recinto o in un "pollaio" (ad es. nella sede ONU, o a Bruxelles, o in un campo aperto, ecc.) e sterminarsi a vicenda, se è proprio ciò che desiderino. Finchè, invece, i governanti (tutti, nessuno escluso, sia detti democratici che dittatori) avranno il monopolio della Forza fisica, e quindi la possibilità di utilizzare gli strumenti militari e gli arsenali convenzionali e atomici, la follia della guerra non si arresterà mai. E tale follia sarà ancorpiù maggiore e peggiore quando ad avere tale monopolio saranno le superpotenze mondiali, come gli USA, la Russia, la Cina (e tra poco anche l'India). Le superpotenze, infatti, sono la causa delle disgrazie dei popoli perché assommano in sè tutte le singole volontà di potenza dei singoli Stati, e quindi la follia all'ennesima potenza. Per questo le libertà dei popoli sono sempre in pericolo quando i governanti restano per lungo tempo nelle stanze del potere (sia dell'esecutivo, che legislativo e giudiziario). Anche i governanti più docili, infatti, si possono trasformare in  belve assetate di sofferenza umana, di vanagloria e di potere. Perciò, solo il ricambio continuo nelle cariche può ridurre al minimo il grave rischio per le libertà dei cittadini.

Comunque, è prevedibile che prima o poi finirà la guerra in Ucraìna e che i contendenti si siederanno al tavolo dei negoziati per trovare una soluzione per stipulare un trattato, che ben sarebbe stato possibile sottoscrivere già da tempo. "Lo spirito del mondo" nella storia farà comunque un ulteriore passo avanti, ma l'auspicio è che gli uomini capiscano che per salvare l'umanità sarà necessario  e indispensabile impedire la nascita delle Superpotenze e "DISARMARE GLI STATI" per bloccare la loro "volontà di potenza" mediante l'uso della forza muscolare. Nessun uomo, anche se guida un governo, ha mai ragione nè torto in assoluto. Bisogna sempre mettersi "nei panni degli altri" per trovare le migliori soluzioni per tutti. La NATO (cioè sostanzialmente l'America) e gli Stati europei stanno inviando armi all'Ucraina, forse credendo in buona fede di farla "resistere". Ma così la stanno mandandolo al massacro (forse per utilità strategica della stessa NATO e dei paesi europei). Invece questi ultimi avrebbero dovuto dimostrare di avere raffinate armi diplomatiche per chiudere sin da subito il conflitto. Bastava riconoscere uno "statuto speciale" al Donbass e tutto (o quasi) si sarebbe risolto. L'Italia ha dal 1948 cinque Regioni a statuto speciale, due province autonome, una repubblica di San Marino, lo Stato del vaticano e delle zone franche come Campione d'italia (fino al 2019). Lo "statuto speciale" per un'area geografica non intacca il potere di supremazia dello Stato ma valorizza una popolazione, una etnia, su una certa parte del territorio. Peccato che il presidente Ucraino, forse per la sua carenza di cultura politica e storica, non l'abbia capito e abbia portato il suo popolo al massacro. Probabilmente otterrà il "premio" di entrare nella U.E. e forse nella NATO ma ne sarà valsa la pena ?

 
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IL "SADO-MASOCHISMO" DELLA MAGGGIORANZA, LA CORTE COSTITUZIONALE E IL REFERENDUM ABROGATIVO

Post n°1048 pubblicato il 16 Febbraio 2022 da rteo1

IL "SADO-MASOCHISMO" DELLA MAGGGIORANZA, LA CORTE COSTITUZIONALE E IL REFERENDUM ABROGATIVO

La Corte costituzionale ha dichiarato INAMMISSIBILE il quesito referendario sulla c.d. "EUTANASIA". Prima di ogni approfondimento nel merito, ossia sul potere di decidere sulla propria vita, ovvero su come "uscire di scena" da un contesto sociale ostile e ormai diventato persino sado-masochista, soprattutto quando si professi come religiosamente ispirato, e perciò ancor più persecutorio, occorre richiamare sommariamente le disposizioni costituzionali e legislative che disciplinano la materia, al fine di valutare sul piano formale la bontà o meno del giudizio espresso dalla Corte.

Un richiamo necessario perché purtroppo anche nei "templi giudiziari e accademici" si perde tempo per cavillare, e spesso anche per tutelare la propria "parrocchia", senza avere alcuna preoccupazione per la "verità umana" e biologica. E allora ecco il "quadro normativo" di riferimento:

Art.75 Costituzione:

È indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.

La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

La legge determina le modalità di attuazione del referendum.

Come ben si rileva dalla norma che precede, in virtù del secondo comma: «Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali».

Quindi, sono escluse (non ammissibili) dal referendum: 1) le leggi tributarie e di bilancio; 2) di amnistia e di indulto; 3) di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

Tutto qui ! Nessun'altra legge ! Pertanto l'esame, il riscontro, è oltremodo facile, semplice, e la ragione è ancor più chiara: Trattasi di referendum popolare, ossia del Sovrano costituzionale che ha deciso di volersi esprimere, perciò tale decisione politica non può che avere un valore assoluto e sovraordinato rispetto ad ogni altro e diverso potere e volontà costituzionale e istituzionale (a parte le materie "escluse").

Le modalità di espletamento del Referendum sono contenute nella Legge 25 maggio 1970, n. 35 (Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo) che all'art.33, comma 4, così sancisce: La Corte  costituzionale,  a  norma  dell'art.2 della legge costituzionale 11 marzo 1953 n. 1, decide  con  sentenza,   da pubblicarsi entro il  10  febbraio,  quali  tra  le  richieste  siano ammesse e quali respinte, perché contrarie al disposto  del  secondo comma dell'articolo 75 della Costituzione.

La Corte costituzionale, quindi, decide con sentenza « quali  tra  le  richieste  siano ammesse e quali respinte, perché contrarie al disposto  del  secondo comma dell'articolo 75 della Costituzione».

Stando così le cose la domanda "che sorge spontanea" è la seguente: Se la Corte non si limita al solo e semplice riscontro tra la richiesta referendaria del POPOLO e l'art.75 travalica i suoi poteri costituzionali e agisce come "legislatore" ?

Detto tutto questo, e lasciate a ciascuno le conclusioni sulla domanda che precede, nel merito:

A mio avviso "IL FINE VITA" è un potere individuale, assoluto e UNIVERSALE di ciascun cittadino, che preesiste a ciascuno Stato ed è oltre i limiti di quest'ultimo, per cui lo "Stato" non ha alcuna delega (né potestà) a decidere al posto del cittadino, quando è questi a decidere se "uscire di scena" e quando farlo. Indubbiamente lo "Stato" "emotivamente" vuole avere il diritto di vita e di morte perché si preoccupa di perdere la sua esigenza di "IMMORTALITÀ giuridica, di "ONNIPOTENZA", ma è giunta l'ora che per le questioni di coscienza, di visione della vita, si faccia da parte perché il MEDIOEVO, tanto rimpianto da molte sette politiche, è ormai - e per fortuna - alle spalle. E anche gli ODIATORI MAGGIORITARI nel Paese devono rivolgere su se stessi l'esigenza sadica e masochistica di soffrire e veder soffrire e lasciare libera la minoranza, anche se fosse una sola persona! Indubbiamente stiamo vivendo una recrudescenza dei rapporti sociali anche a causa della pandemia che ha sconvolto il cervello e disattivato i neuroni dei "politici" e anche delle persone pacifiche che da tempo, ormai, spruzzano veleno nei confronti dei NO VAX e godono da impazzire per le limitazioni proprie e di tutti delle libertà (anzi queste non hanno più alcun valore rispetto all'illusione dell'elisir del vaccino). L'auspicio, tuttavia, è che qualcuno inizi a rinsavire e ad ergersi a paladino di OGNI MINORANZA. Anzi, mi permetto di proporre UNO STATUTO PER LE MINORANZE, affinché queste abbiano rispetto e dignità come (e mi verrebbe di dire: di più) le maggioranze. E in ordine all'eutanasia, o al suicidio assistito, ogni cittadino deve comprendere l'importanza di avere uno "SPAZIO INTERIORE INVIOLABILE", quello spazio in cui dimora LA VOLONTÀ UNIVERSALE, ove matura la volontà dell'essere umano di ritornare nelle braccia del TUTTO. Ed è il Tutto che deve sempre e solo prevalere e mai la parte, anche quando questa sia lo Stato. Quest'ultimo, tuttavia, può anche regolamentarlo, se crede, ma dovrebbe farlo  per stabilire soltanto la regola generale che chi è contro il SUO suicidio assistito dev'essere tutelato e garantito, così come dev'essere altrettanto tutelato e garantito CHI È A FAVORE DEL SUO "SUICIDIO ASSISTITO" PERCHÉ PER COLUI CHE FA QUESTA SCELTA SI TRATTA SOLTANTO DI UN ATTO DI LIBERTÀ E AMORE PER IL SÉ del profondo CHE È L'ESPRESSIONE DELLA VOLONTÀ UNIVERSALE. 

 
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I MORTI DELLE FOIBE SONO DIVERSI DA QUELLI DELLA SHOAH ?

Post n°1047 pubblicato il 11 Febbraio 2022 da rteo1

I MORTI DELLE FOIBE SONO DIVERSI DA QUELLI DELLA SHOAH ?

Questo commento avrà una durata effimera. Lo scrivo solo per esternare un punto di vista - il mio - estemporaneo.

Leggo stamattina sul quotidiano la Repubblica : <<Mattarella: " Le foibe crimine orribile". Polemiche per il paragone con la Shoah. Protestano Anpi e Ucei per la circolare del ministero alle scuole. Lite anche sul seminiario di Molinari>>.

Ogni anno è sempre la stessa storia. E' certamente già un "bene" che alle vittime delle Foibe sia stata dedicata una giornata, così come a tante altre vittime (anch'io ricordo le mie vittime in una giornata particolare, in memoria della tragedia avvenuta a causa dell'alluvione e delle frane per colpa delle amministrazioni pubbliche che non furono solerti nel predisporre i mezzi necessari nei tempi utili per impedire il verificarsi della sciagura). La giornata alla memoria delle Foibe, però, diventa l'occasione, come al solito, per dividersi, per distinguere. Per richiamare la storia e dire che "i morti della Shoah sono diversi da tutti gli altri morti". E guai a coloro, o a chi, accomuni i morti della Shoah con le altre vittime, soprattutto se siano quelli delle Foibe, perchè quì entra in gioco anche il fondamentalismo politico, dogmatico, direi quasi da crociata, come usano fare i talebani. E' come un altro 25 aprile, che scatena gli istinti più primitivi dei cittadini (una parte, ovviamente) e delle associazioni che pretendono di dire chi deve poter celebrare l'anniversario della liberazione (?) e chi invece no, quando è ormai certo che di persone che parteciparono all'evento liberatorio (?) del 1945 ne sono rimaste (forse) ben poche in circolazione, così come ben poche sono i cittadini che hanno vissuto in prima persona l'avvento del fascismo (o dello stalinismo). Ebbene, a me sembra proprio una follia che soltanto i cosiddetti umani sono capaci di farne strumento di offesa e di espressione. Credo, infatti, che nessun'altra specie vivente sia così pervicare e ottusa come quella dei mortali che sprecano tutto il proprio tempo, o  buona parte di esso, per trovare tutti i cavilli possibili affinchè si possa distinguere, dividere, separare il grano dal loglio, il grano dalla semola, la lana dalla seta. Anche nei blog di libero ho riscontrato la stessa protervia a voler distinguere, a volte anche con la sicumera e la presunzione di spiegare perchè non si può nè si deve assimilare i morti della Shoah con gli altri morti. E neppure si deve fare riferimento a loro, per intendere altro (come ad esempio la recente "scellerataggine" di alcuni no vax che hanno manifestato con indumenti che richiamavano la tragedia dei lager nazisti). Non vi è dubbio che il mondo visibile si rappresenti nella diversità e nella molteplicità. Ogni essere vivente, infatti, micro o macro, è somaticamente (culturalmente, sensibilmente) diverso da tutti gli altri, anche se gli umani hanno in comune il 99,99 % del DNA. Ed è perciò inevitabile che tutto sia (apparentemente) diverso, soprattutto nella storia narrata (per fortuna sinora breve, e a termine). MA I MORTI SONO SEMPRE MORTI, QUALSIASI NE SIA LA TRAGEDIA, LA CAUSA. NESSUNO, FINORA, PERO', SI E' MAI CHIESTO: MA CHE NE PENSANO I MORTI DELLA SHOAH E QUELLI DELLE FOIBE ? VERAMENTE I PRIMI VORREBBERO CHE NON LI SI CONFONDESSE CON I MORTI DELLE FOIBE, E NEPPURE CON QUELLI DEL VAJONT, DEL PONTE MORANDI, CON I MIEI DELL'ALLUVIONE, CON QUELLI DEL TERREMOTO DEL 1980 (CHE FECE 3000 VITTIME IN IRPINIA), CON I 300.000 DELLO TSUNAMI, E VIA DISCORRENDO ?

SE I MORTI, DI CUI INNANZI, FOSSERO D'ACCORDO CON COLORO - GLI ODIERNI VIVI, A TERMINE - CHE PRETENDONO DI RAPPRESENTARNE LA "MEMORIA" ALLORA ME NE SCUSO SIN D'ORA. DIVERSAMENTE (E SENZA SCOMODARE L'ARCINOTA LIVELLA DI TOTO'), INVECE, DIREI: BASTA ! FATELA FINITA, CON TANTA STOLTEZZA, STUPIDITA', PROTERVIA, E RICORDATE I MORTI, SE VOLETE, MA SOLTANTO PERCHE' SONO STATI INGIUSTAMENTE PRIVATI DELLA LORO VITA DA TANTI CARNEFICI E DALLA FOLLIA E DALLA BESTIALITA' UMANA (CHE, PURTROPPO, REGNA IN OGNI ESSERE UMANO).

E PROPORREI: UN'UNICA E SOLA GIORNATA ALLA MEMORIA DI TUTTI I MORTI DELLA BESTIALITA' UMANA PER INIZIARE AD UNIRE PROPRIO NELLA MEMORIA, MA DEI MORTI E NON PIU' DEI "VIVI" (VISTO CHE PERALTRO SEMBRA ESSERE DIETRO L'ANGOLO ANCHE LA GUERRA TRA RUSSIA E USA, COL CONCORSO DI ALTRI FOLLI CAPI DI GOVERNO).

 
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NESSUN UOMO Č MIGLIORE O PEGGIORE DI UN ALTRO UOMO

Post n°1046 pubblicato il 01 Febbraio 2022 da rteo1

NESSUN UOMO È MIGLIORE O PEGGIORE DI UN ALTRO UOMO 

Per capire le cose del mondo e valutare cosa sia giusto/ingiusto e corretto/scorretto per il genere umano e comprendere perchè nessun uomo sia migliore o peggiore di qualsiasi altro uomo è necessario partire dal rapporto "Mezzo-Fine". Tutto ciò che si osserva, infatti, sembra essere organizzato secondo tale "rapporto", o relazione dinamica. E anche le azioni umane vi sono ovviamente assoggettate. Tutte, sia commissive che omissive. È su queste azioni, perciò, che ora fisserò e avvierò la mia disamina. Per iniziare, però, è opportuno porsi la seguente domanda: chi è l'uomo ? Per me (che tuttavia non escludo la parte spirituale, anche come energia, pensiero e informazioni) è "essenzialmente" (come si manifesta nella "realtà" sensibile) un organismo vivente, tra miliardi di altri organismi - micro o macro, semplici o complessi - che fa parte, pro tempore, di un generale "mosaico" apparente; che è uscito dall'indeterminato del Tutto/Uno e si è inserito nel processo dinamico dello spazio-tempo, in cui, adesso, come homo sapiens, sta "rappresentando" la propria frazione della vita e che, secondo il ciclo universale  della creazione (o big bang), ritornerà inevitabilmente a rifondersi nel Tutto, nell'indifferenziato, nell'eterno, nell'illimitato. Ogni uomo, come individuo, è lo specchio psichico di ogni altro individuo, e viceversa, perciò "conosci te stesso" per conoscere gli altri, e per conoscere tutti. Nessuno escluso ! Dai cosiddetti più "grandi", ritenuti tali per convenzione sociale o legge, ai più "piccoli". E da questa "verità", spesso inconfessabile, e respinta da ogni "sistema costituito", articolato (anche di fatto) per classi e caste, anche nelle democrazie repubblicane, fintamente egualitarie, si ricava anche che in ogni psiche c'è sia il criminale che l'anti-criminale, sia l'eroe che il pavido, sia il responsabile che l'irresponsabile, sia il buono che il cattivo, sia il sadico che il masochista, sia il costruttore che il distruttore, sia l'odio che l'amore, ecc. E la prevalenza di un carattere rispetto a un altro (i "tipi" di Jung) è frutto solo di circostanze, forse casuali, forse del "destino". Così, in generale, e fatte salve le eccezioni (detto anche "per quieto vivere", e comunque perché per ora non sono spiegabili per difetto di conoscenza scientifica), un uomo che nasce in una famiglia "benestante", che ha disponibilità economiche, un ruolo sociale, professionale, o istituzionale (spesso "garantito" per nascita), ha meno possibilità di diventare un criminale. Di contro, invece, chi si trovi emarginato, sia individualmente che come appartenente a un nucleo familiare degradato e privato anche dei mezzi primari di sussistenza, ha una elevata possibilità di delinquere (oltre a diventare un derelitto, senza fissa dimora). Eppure sia il primo, dell'esempio, che il secondo, sono speculari, sia biologicamente che psichicamente, e la prova, seppur ora e qui solo concettuale, è quella di inserire il primo nel contesto socio-familiare del secondo e con buona probabilità ne verrà fuori un criminale (emarginato). Di contro, il secondo, con buona probabilità, potrebbe diventare una persona "perbene". Perciò, per evitare di incorrere e perseverare in gravi errori concettuali e comportamentali, e di degradare ingiustamente il proprio "essere", ognuno, durante la propria vita sociale e biologica, nell'osservare chiunque altro, ovunque questi si trovi, sia come ruolo che come essere umano, deve dire a se stesso: NON È MIGLIORE DI ME ! Ma deve anche dire, ammansendo il suo Ego, che è causa principale dei disastri politici, economici e sociali: NON SONO MIGLIORE DI LUI/LEI ! E, inoltre, ogni uomo deve sempre aver ben chiaro e non dimenticarsene mai che in "natura" non esiste né il "migliore" né il "peggiore" e che queste distinzioni appartengono soltanto alla cultura della specie umana, che se ne avvale soprattutto per "giustificare" -altrimenti non giustificabile- l'ineguale distribuzione delle risorse nell'ambito della società, a seconda del ruolo o funzione, riconoscendo a chi "comanda" ("migliore" per convenzione) più risorse di chi "esegue" ("peggiore", solo perché non comanda), senza considerare che spesso ha più talenti chi esegue. Per la "natura", invece, tutto ciò che esiste, e così come esiste e si rappresenta nella universale manifestazione dell'Essere, è così come dev'essere ed è così come è, perché non potrebbe essere altro mentre è, perciò nessun ente (od organismo vivente) è nè migliore nè peggiore di nessuno altro ente (o soggetto), e questo vale in senso assoluto ! Per l'homo sapiens, poi, c'è anche qualcosa in più che rende "tutti uguali": il DNA, che per il novantanone virgola novantanove per cento (99,99%) è identico perchè tutti gli esseri umani oggi viventi sul pianeta provengono dalla stessa specie (l'ultima "ondata") che è migrata dall'Africa alcune decine di migliaia di anni fa. Pervenuti, quindi, a questa conclusione fondamentale, massima espressione del principio di "eguaglianza ontologica", confermata dalla lunga e profonda riflessione "gnoseologica"  e scientifica sull'uomo, bisogna ora chiedersi se l'uomo sia mezzo o fine e rispetto a chi e a che cosa. Anzitutto necessita ammettere che ogni uomo (e tutti gli esseri viventi), per quanto si illuda di "dominare il mondo", è in realtà soltanto "strumento" della natura e della dinamica universale. Ciò detto, l'esperienza porta a ritenere che non esista nel "mondo umano" e terrestre un mezzo che non sia anche fine e che un fine non diventi anche mezzo, nella inconoscibile serie della concatenazione delle cause e degli effetti. L'uomo, quindi, può essere sia fine che mezzo e viceversa. Tuttavia, però, esiste un limite insuperabile, ontologico, come già detto, per non "oltraggiare" il principio di eguaglianza universale, e cioè che MAI un uomo deve essere mezzo per un altro uomo o per altri uomini senza la rigorosa e inviolabile regola della RECIPROCITÀ. Nella realtà sociale, invero, la massa (politicamente detta anche "popolo", sudditi, cittadini) è stata sempre impiegata come mezzo dai governanti (ossia l'oligarchia, i pochi rispetto alla generalità della massa), ma questo è spesso accaduto perché la "massa" non ha mai pensato di essere sempre e solo un insieme di individui bensì di aver creduto di essere diventata un "corpo" del tutto diverso dai singoli corpi, e così la "massa" si è assoggettata alla volontà di un altro uomo, posto (o postosi) al di fuori e al di sopra della massa. E così sono avvenuti anche gli stermini, i campi di concentramento, le epurazioni, le guerre, i genocidi. Occorre, perciò, che ogni individuo sia sempre consapevole della propria individualità e diversità, anche quando si aggrega con altri (la massa, la molteplicità) e che tali individualità e diversità gli rendano sempre chiaro e manifesto che tutti gli altri (nessuno escluso), dentro, fuori o sopra gli altri per ruolo o funzione, sono biologicamente e "ontologicamente uguali" agli altri e che nessuna psiche è monda dall'odio/amore e dal bene/male. In ciascun "IO", perciò, alberga Hitler, Stalin, Caligola, ma anche Gandhi. Le "due personalità" spesso si manifestano facendo prevalere l'una sull'altra. Ma la seconda rimane sempre sullo sfondo, non sparisce mai, in attesa di affermarsi. Perciò ogni individuo deve esserne consapevole perchè l'unico rimedio è la consapevolezza di Sé. Soltanto la consapevolezza può far evitare le tragedie umane, come gli stermini, i genocidi. le persecuzioni, le guerre fratrecide della volonà di potenza. Nessuna legge o istituzione potrà mai bastare per evitarle, perchè sono comunque sovrastrutture "politiche", mentre "IO" abita soprattutto nell'inconscio ed è lì che occorre agire, lavorare, coltivare i semi del bene. Per quanto detto, quindi, ognuno deve essere consapevole di non essere nè migliore nè peggiore di nessun altro, e di essere, individualmente, mezzo e fine di se stesso, prima di tutto, e mezzo e fine degli altri, come parte della società costituita, così come tutti gli altri, singolarmente, devono essere, a loro volta, sia mezzo che fine, affinché, secondo il principio di RECIPROCITÀ, TUTTI GLI UOMINI (nessuno escluso, in assoluto!) SIANO FINE E MEZZO, DI SE STESSI E IN RAPPORTO A TUTTI GLI ALTRI.

 
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GLI ODIATORI "NAZISTOIDI" CON GREEN PASS

Post n°1044 pubblicato il 25 Gennaio 2022 da rteo1

GLI ODIATORI "NAZISTOIDI" CON GREEN PASS

Questo è il fatto (in sintesi): mia moglie, strenua sostenitrice del primato della scienza, anche per competenza professionale, si è sottoposta, tra le prime dell'Ospedale dove lavora, alla prima dose di vaccinazione, coartando tutti i componenti della famiglia che dimostravano una certa resistenza e perplessità (io in primis, che tuttavia mi arrendevo, tanto che ho fatto anche la terza dose). Dopo la seconda dose, però, ha avuto un ingrossamento dei linfonodi e delle ghiandole mammarie, con una linfoadenopatia che si è manifestata con l'inversione della formula leucocitaria. Sia l'ematologo che l'immunologo, dopo dh-ospedaliero e molteplici analisi di laboratorio effettuate,  hanno relazionato alla direzione sanitaria che era opportuno rinviare la  terza dose di vaccinazione, in attesa di verificare l'andamento della reazione avversa prodotta dalla vaccinazione. E così mia moglie non ha potuto fare la terza dose di richiamo (la dose booster), ed essendo stata dichiarata "idonea al lavoro ma con limitazioni", ha dovuto sottoporsi ogni due giorni al tampone antigenico e molecolare per poter lavorare. Il suo medico di medicina generale, poi, le ha rilasciato la "Certificazione di esenzione alla vaccinazione anticovid-19" prevista dalla Circolare n.35309-04/08/2021 del Ministero della salute - Direzione generale della prevenzione sanitaria. Purtroppo questo documento non le serve a niente perché ovunque si rechi si pretende il green pass e non si ha tempo da perdere a leggere un certificato di esenzione dall'obbligo della vaccinazione. E ora, con l'introduzione del green pass "rinforzato",  per lei è diventato ancor più difficile uscire di casa per le proprie necessità, ma anche per andare al lavoro perché il recente decreto legge del governo del 7 gennaio  ha archiviato, in linea generale, il green pass di "base" che si poteva ottenere anche con i "tamponi". Le resta, pertanto, solo la predetta "certificazione", che tuttavia non ha alcuna dignità sociale; anzi, le sta procurando persino delle manifestazioni di "odio" da parte dei possessori del "green pass rinforzato" con la terza dose che la considerano come una "No VAX".

È chiaro che tali "nazistoidi" con green pass sono arrivanti ad odiare tutti coloro che sono privi di tale documento statale perché il clima di odio è stato alimentato dall'alto e ora è difficile da correggere. Ma in questo modo si sta condannando ingiustamente e immoralmente una cittadina ad una morte sociale. Stamattina sul quotidiano "la Repubblica" è riportato il "racconto" a firma di Alessandra Zinitti dal titolo "La vita a ostacoli degli esenti  "Non credono al certificato e ci trattano come No Vax" (pag. 16). È emerso, così, che circa 3/400.000 cittadini si trovano, per ragioni analoghe, in possesso del "Certificato di esenzione" e che stanno subendo le più primitive angherie e discriminazioni da parte di coloro che dovrebbero essere all'altezza del titolo di "cittadini democratici della Repubblica italiana". Credo che questi odiatori ("nazistoidi") debbano un po' vergognarsi, e per quanto riguarda il Ministero della salute, invece, dovrà urgentemente provvedere a rilasciare al posto della certificazione " UN GREEN PASS PER GLI ESENTATI", se si vuole allontanare l'ombra di essersi avviati a diventare uno Stato dittatoriale come quelli dell'Est europeo.

 

  • Inviato con la mia pec professionale al Ministero della salute il testo che precede.

 
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