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LETTERA AL PROF. TITO BOERI

LETTERA AL PROF. TITO BOERI

Egr. Prof. Tito Boeri,

anzitutto Le do la notizia che la mia petizione legislativa finalizzata a trasferire all'INPS tutte le competenze in materia di previdenza di vecchiaia, finora riconosciute anche alle Casse ed Enti privati, è stata assegnata alla XI Commissione (Lavoro) della Camera, col numero 1084, nella  Seduta di martedì 29 marzo c.a.

Ciò detto, e sperando di averLe dato una notizia che possa trovare d'interesse, desidero, ora, sottoporre alla Sua attenzione alcune mie perplessità che derivano dalle Sue iniziative in materia di riforma pensionistica, sebbene in generale abbiano un fine condivisibile.

Lei finora ha messo e giustamente "sotto accusa" le cosiddette pensioni d'oro, quelle liquidate senza i corrispondenti contributi (per i sindacalisti, i parlamentari,i magistrati, i militari, ecc.), e ora quelle di anzianità col minimo dei venti anni previste fino a qualche anno fa per il settore pubblico (che sarebbero circa 500.000, come ha reso noto).

La Sua idea, se ho ben compreso, è quella di "recuperare" delle risorse da ridistribuire nell'ambito dello stesso settore previdenziale, che purtroppo si riflette - in termini di spesa - anche nel campo assistenziale, che invece dovrebbe gravare sulla fiscalità generale.

A primo acchito può sembrare un'operazione giusta e sostenibile tuttavia riflettendo meglio essa cela delle insidie pericolose, così come i reiterati bonus degli 80 euro da parte del capo del governo (che ora vorrebbe distribuire un analogo bonus in favore dei pensionati al minimo recuperando circa 2 mld. dai pensionati di anzianità).

La ragione ? È questa: manca un'idea di sistema unitario. Trattasi di interventi - sia quello da Lei promosso, sia quello del capo del governo - settoriali, che rasentano la discrezionalità e creano disorientamento sociale oltre ad angosce tra i cittadini.

La mia petizione, invece, ha proprio il fine "Unitario", cui deve tendere l'intero sistema-Italia, se si vuole andare nella direzione di recuperare il senso Comunitario.

Se non si "cambia verso", con intelligenza, però, si alimentano e giustificano le dissociazioni delle diverse categorie professionali e istituzionali dall'ordinamento statale, e così potrà accadere (come è accaduto) che il C.S.M. non ritenga di dover documentare alla Corte dei Conti le spese sostenute, oppure che le due Camere del Parlamento continuino a rivendicare l'autonomia di spesa senza rendicontazione ad un organo esterno alle stesse.

Lei conosce bene i principi del bilancio pubblico e sono certo che non condivida le pretese di qualsiasi organo (anche del Parlamento) o ente che intenda sottrarsi al dovere di previsione e di rendicontazione ad un organo esterno delle spese sostenute per fini istituzionali nell'ottica dell'unitarietà del bilancio, che in verità ben si evince dall'art.81, comma 1, della Costituzione.

E sono altresì certo che condivida anche i "Principi di bilancio" sanciti nell'art.6 del Regolamento n.966/2012 del Parlamento Europeo e del Consiglio, che sono quelli «dell'unità, della verità del bilancio, dell'annualità, del pareggio, dell'unità di conto, dell'universalità, della specializzazione, della sana gestione finanziaria, che richiede un controllo interno efficace ed efficiente, e della trasparenza.»

Non mi dilungo oltre, perché rischierei di approfittare della Sua disponibilità, ma mi consenta di chiederLe di proporre le Sue soluzioni con un'ottica unitaria del sistema-Italia, dove se si valuta come necessario recuperare risorse, distribuire 80 euro o concedere altre provvidenze, si faccia riferimento all'unità di bilancio per recuperare dalle entrate generali tutte le risorse necessarie anziché scegliere per differenti settori (quelli dei pensionati, dei dipendenti pubblici, della sanità, ecc.) che alimentano "guerre fratricide" in un momento in cui occorre essere uniti e non divisi.

La ringrazio per l'attenzione che mi riserverà e Le auguro Buon lavoro.

Cordialmente.