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Ti Piacciono i fumetti Baby? Terza Parte.

Post n°91 pubblicato il 05 Agosto 2011 da stradeperdute2
 
Foto di stradeperdute2

 

"La notte viene e mi parla,

con la sua lingua fatta

d'ombre e di sogni.

 

I morti invece non parlano,

vengono da me,

 

nei sogni,

 

quieti

 

e tacciono.

 

Sono tanti, una folla che un tempo

conobbi,

 

altri non ricordo.

 

Ricordo

 

solo

 

i loro occhi

 

scrutarmi muti,

 

di rimpianto

e

d'infinita

tristezza..."

 

 

stradeperdute2

 

 

 

 

 

Ti Piacciono i Fumetti baby? Parte 3

 

 

 

In breve sfruttai le mie conoscenze.

Usai però l'accortezza di non percorrere i canali di copertura usuali, ma usufruii della mia rete di conoscenze locale.

Gente fuori dal giro ufficiale, gente della feccia, della suburra. Era il mio passato che tornava.

 

La periferia dalla quale arrivavo tornava sempre.

 

Non mi facevo illusioni sul passato, ancor meno avrei potuto farmene per il futuro.

 

Era bastato spargere la voce ed ecco che nel giro di tre giorni era saltato fuori un vecchio capannone dismesso che faceva al caso mio.

 

Sarebbe stato di gran lunga più saggio il bunker antiatomico sottostante una villetta anonima sulle alture della città, come mi era stato precedentemente proposto, primo entroterra.

Quello si pressochè inespugnabile. Ma non mi andava di rinchiudermi come un insetto nel suo bozzolo: volevo sparire si, ma non seppellirmi vivo.

 

Volevo vivere, o morire. Punto.

 

Mi fidai delle informazioni ricevute sul luogo senza nemmeno curarmi di fare un sopralluogo preliminare.

L'esperienza delle persone che me l'avevano consigliato era fuori discussione, la loro lealtà pure.

Avrebbe fatto sussultare i benpensanti il fatto che dei banditi fossero leali e fedeli e non viceversa i componenti di quella parte di società che i più avrebbero considerato "normale".

 

Ma questi "banditi" rispettavano un loro codice, e le loro regole erano assai più rigide di quelle fuori del giro.

Anche le punizioni per chi le trasgrediva erano immensamente più veloci di quelle comminate dai vari tribunali e dalle varie procure e terribilmente piu efficaci.

 

Quegli uomini non mi avrebbero mai e poi mai venduto...

 

Presi il mio borsone morbido con tracolla e vi buttai i miei effetti personali, medicinali e pochissimi vestiti. Era estate, faceva fin troppo caldo e da nudista convinto quale ero non ne avrei avuto bisogno.

E poi sarei stato solo, fin troppo solo in quest'avventura senza ritorno, mentre chi mi voleva morto al momento di spararmi oppure di tagliarmi la gola non si sarebbe troppo formalizzato per il mio pisellino che pendeva libero fra le gambe.

 

Mi lasciai crescere la barba di tre giorni e mi vestii come un coatto: felpa di cotone con cappuccio nera e jeans anch'essi neri il tutto indossato direttamente a pelle, niente biancheria intima.

 

Le lavanderie in questo periodo sono tutte chiuse per ferie, pensai con un ghigno.

 

Scarpe ginniche pure di colore nero completavano il tutto.

 

Aggiunsi qualche tatuaggio all'hennè qua e là e alle dita misi anelli grandi e pacchiani, sporgenti, che all'occasione sarebbero serviti anche come tirapugni.

Il tutto indossato sul mio fisicaccio contribuiva a darmi l'aria del rocker e del coatto di periferia, non certo quella di esperto uomo dei Servizi.

 

Nel sottofondo della borsa invece ben nascosti prendevano posto i "ferri", l'artiglieria e le abbondanti munizioni con le quali non avrei mancato di dare il benvenuto agli "amici".

 

Torce, coltelli, pistole, uzi, perfino alcune bombe a mano adeguatamente potenziate. Nel caso di visite sgradite avrei scatenato l'inferno.

Da solo avrei certamente avuto la peggio, ma avrei fatto altrettanto certamente passar loro un quarto d'ora che (per i sopravvissuti) sarebbe stato impossibile da dimenticare.

 

E sarei morto da guerriero.

Per quelli come me esistevano due soli modi per andarsene con dignità: in un conflitto o fra le braccia d'una bella fanciulla.

Morire in un letto anziano e malato non era nei miei progetti.

 

Il cielo era grigio e nuvoloso e prometteva pioggia quando uscii dunque per la mia nuova avventura.

Era mattino presto e mi trovavo piuttosto lontano da luogo indicato; prendere un mezzo pubblico o peggio recarmici usando la mia auto privata era fuori discussione.

 

Avrei rubato un'automobile.

Non avevo voglia di spaccare finestrini e collegare fili della messa in moto, ma soprattutto volevo guardare in faccia il conducente.

 

Non mi andava di rubare una macchina che sarebbe potuta veramente servire al legittimo proprietario.

 

Così mi sedetti tranquillamente su di una panchina nei pressi della prima edicola che incontrai e mi disposi all'attesa.

 

Non avevo nemmeno ancora assaggiato il mio bastoncino alla liquirizia che si fermò un suv scuro che faceva proprio al caso mio, disponeva anche del full optional dei vetri oscurati per la privacy e del fatto che era un mezzo spazioso, veloce e robusto.

 

Dunque guardai il pisquano di turno completo di vestito firmato e sussiegosa boria scendere tutto pieno di sé per acquistare il sole ventiquattr'ore, ovviamente col motore acceso.

Gettai uno sguardo nei posti a sedere posteriori per assicurarmi che fosse solo; salii lesto al posto di guida gettai la borsa sul sedile del passeggero, feci scattare la sicura e sgommai via.

 

In tutto ci misi meno di una manciata di secondi.

 

Osservai dallo specchietto retrovisore solo per il piacere di gustarmi la scena e vidi che dalla tasca estraeva il cellulare.

Inchiodai, feci velocemente retromarcia, mi fermai alla sua altezza e abbassai il finestrino: impugnavo una pistola.

 

Divenne bianco come un cencio e dalla patta dei suoi calzoni vidi allargarsi una macchia e sgocciolare in terra: l'eroe s'era pisciato addosso.

 

"Tranquillo fratello" gli dissi sfoderando il mio sorriso delle grandi occasioni: "oggi è la tua giornata fortunata: butta il cellulare sul sedile e ti lascio vivere...non è l'affare più vantaggioso che tu abbia mai fatto?

 

Gettò il telefonino in macchina come se improvvisamente avesse potuto scottarsi; lo presi in mano: "fiuuuu blackberry!!!!"

 

Poi gli sorrisi ancora: "ti restituisco anche la tua valigetta" e ciò detto sgommai via, la aprii e la gettai aperta com'era fuori dal finestrino. Immediatamente si sollevò in aria una nuvola di documenti di vitale importanza e guardarlo mentre giocava ad acchiappare quelle farfalle bianche imprendibili nella giornata ventosa mi riconcigliò un poco col mondo.

 

Percorsi un paio di isolati , svoltai nella prima a destra, sganciai le targhe e le buttai nella spazzatura, quindi appesi al ruotone di scorta posteriore una targa Prova. Questo mi avrebbe consentito di non essere da subito nel mirino della Polizia per via dell'auto rubata.

 

Dopo mi diressi fischiettando un vecchio motivetto di moda una trentina d'anni fa verso un centro commerciale piuttosto fuori mano e relativamente poco frequentato e lì caricai in macchina ogni genere di provviste alimentari, libri, infradito, utensili vari.

 

Considerata la descrizione piuttosto dettagliata che gli amici avevano fatto della mia nuova dimora essa disponeva di uno piccolo spazio aperto recintato e retrostante il corpo principale costituito dal capannone, quindi ebbi un'idea.

 

Acquistai quattro sedie in plastica di cui due piccole sdraio, un tavolino circolare pure in plastica ed un ombrellone, alcuni pezzi di prato sintetico e poi come giusta chicca una piccola piscina da montare che sistemai sul tetto del "mio" suv.

 

Gli amici mi avevano organizzato tutto per una lunga permanenza, pertanto disponevo di acqua luce gas di un letto per dormire e quant'altro necessario ma di certo non avrebbero lontanamente pensato a costruirmi il piccolo angolo di giardino che avevo in mente.

 

Soddisfatto dopo aver a lungo controllato di non esser seguito (cosa letteralmente impossibile visto che il luogo si trovava isolato in una zona periferica d'un quartiere portuale) entrai col suv dentro al capannone; il mio era il solo veicolo a percorrere quella breve strada senza sbocco.

 

Così come senza sbocco era la mia vita adesso; solo di una cosa potevo essere certo:

 

Quella strada senza uscita che nessuno in possesso delle normali capacità di intendere e di volere avrebbe imboccato per alcuna ragione al mondo mi rappresentava degnamente, era la giusta metafora delle mie "stradeperdute."

 

Solo che questa sarebbe stata con ogni probabilità l'ultima...

 

 

stradeperdute2

 

 

 

p.s So che avevo programmato un poco di sano sesso per questa puntata, ma mi sono dilungato un po' troppo questa volta e per ragioni di spazio lo metterò alla prossima. Giurin giurello.

 

Sempre confidando nel fatto che Libero non mi banni :-))

 

Felice Vita a tutte/i.

 

Ciao!!!

 

 

 

 

 
 
 
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