LO PSOAS, LO STRESS E LO YOGA

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Lo psoas, di cui abbiamo già parlato, è uno dei muscoli più voluminosi del nostro corpo ed a parte la sua importanza funzionale nella nostra anatomia, lo psoas si è valso il soprannome di muscolo dell’anima perché è anche collegato al diaframma e sappiamo bene come varia la respirazione a seconda del nostro stato d’animo e delle sensazioni di ansia e paura che avvertiamo. Abbiamo un’eredità ancestrale per cui di fronte ad una situazione di pericolo si innesca automaticamente un meccanismo di lotta o fuga nel nostro sistema nervoso e che può essere attivato diverse volte nell’arco delle giornate più frenetiche.
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Nell’era moderna, in cui la parola più diffusa è STRESS perché i ritmi frenetici imposti dalla società odierna generano in continuazione situazioni di stress nel nostro corpo/mente. Il corpo riconosce lo stress come un “campanello di allarme” e pur senza accorgercene perché non ci troviamo di fronte a un pericolo reale, il nostro cervello reagisce attivando il sistema parasimpatico e liberando adrenalina ed i nostri muscoli rispondono a questo stimolo contraendosi. In tutto questo perfetto meccanismo di autodifesa il muscolo psoas è l’ago della bilancia. Purtroppo quando a questo non segue una risposta reale (proprio perché non ci troviamo di fronte ad un pericolo visibile) gli ormoni si accumulano nel nostro corpo determinando a lungo andare una situazione di malessere che include insonnia, disordini alimentari, ansia ed un abbassamento del nostro sistema immunitario.
Nell’immediato può succedere di accorgerci invece di avvertire un’impennata di energia, il respiro si fa corto, il sangue viene pompato maggiormente verso i muscoli più grandi e assistiamo all’innalzamento dei livelli di due ormoni, il cortisolo e l’adrenalina, che fanno schizzare verso l’alto il battito cardiaco e la pressione.
Questo meccanismo è determinato dal nervo vago che è il responsabile di quasi tutte le comunicazioni con il nostro sistema parasimpatico.
Vi chiederete come possiamo fare per “controllare” tutto questo complicato meccanismo!! Visto che il nervo vago si irradia anche dai polmoni, possiamo agire sul respiro, una delle funzioni che possiamo coscientemente controllare: se vi sentite in affanno, provate ad inspirare in modo da riempire i polmoni per intero e poi lasciare fuoriuscire tutta l’aria molto lentamente. Lentamente, respiro dopo respiro rallenterà il battito del nostro cuore e di conseguenza si potranno ristabilire nella normalità tutte le altre funzioni alterate.
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Imparare a respirare con consapevolezza è uno strumento utile per trovare un equilibrio nell’altalena che coinvolge mente e corpo. E lo yoga, come sappiamo, ha come principio cardine la respirazione ed insegnandoci a respirare in profondità aiutiamo noi stessi ad: alleviare l’ansia e le condizioni di stress, rilassarci, stabilizzare la pressione sanguigna ed aumentare l’energia. Lo yoga pone l’accento su tutte le 4 fasi della respirazione e per ottenere il massimo dalla respirazione occorre prestare massima attenzione all’espirazione che è il momento in cui si ottiene l’effetto di rilassamento, allungando il più possibile il rilascio dell’aria dal nostro corpo. In questa fase il sistema parasimpatico riceve il messaggio che va tutto bene e attraverso la stimolazione del nervo vago, come in un effetto domino, fa rallentare il battito cardiaco, diminuire la pressione e calmare mente e corpo.
I benefici di una respirazione profonda e consapevole sono ben noti a chi pratica yoga, anche a livello muscolare e mentale. A livello fisico si rilasciano gli impulsi inibitori che impediscono ai muscoli di allungarsi col risultato di una maggiore elasticità. Avete mai provato a portare il respiro nel punto in cui sentite maggiore tensione o dolore? Personalmente io all’inizio del mio percorso nello yoga proprio non riuscivo a capire come poter riuscire in questa “impresa”. Invece, poi, esercitandomi con i pranayama ed una consapevole respirazione, sono riuscita davvero a convogliare il mio respiro dove ne sentivo il bisogno, con un effetto immediato di sollievo e rilassamento. Il respiro è l’inizio e la fine, è il primo atto che compiamo venendo al mondo e l’ultimo quando lo lasciamo, è ciò che ci accompagna per tutta la nostra esistenza e questa semplice constatazione basta a definirne l’importanza.
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ANJALI ASANA
Lo yoga con gli asana dedica ampio spazio all’allungamento dello psoas. Diversi asana consentono di distendete i flessori dell’anca e rimettere in moto l’energia del muscolo dell’anima. La posa regina in questo caso è anjali asana un affondo in cui la gamba dietro può poggiare sul pavimento o restare sospesa determinando un profondo stretching di questo muscolo. Ma ce ne sono diverse che vedremo in un successivo articolo
Concludendo non dobbiamo mai dimenticare che nel nostro corpo ogni cosa è connessa. Spesso non facciamo caso che la mente, il corpo e il respiro sono correlati tra loro e qualsiasi modifica in uno dei tre fattori può influenzare gli altri. Così come il respiro è influenzato dai nostri pensieri, allo stesso modo il nostro benessere fisico e la nostra quiete mentale sono conseguenza del nostro respiro.
Sperando di esservi stata utile vi saluto
Namastè – Marzia

I VAYU

In un percorso di yoga si sente sempre parlare del prana.

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Ma che cos’è il Prana? Spesso viene associato al termine Respiro, ma è inesatto e riduttivo: nella scienza yogica è qell’energia vitale, invisibile, che pervade il cosmo. Esso si manifesta attraverso il movimento e porta trasformazioni. Nell’essere  umano, l’energia del prana consentedi ossigenare le cellule e di regolare le funzioni psico-fisiche ed equilibrare i flussi energetici,  ed è pertanto una vera e propria fonte vitale. Nello yoga attraverso i vari pranayama si permette all’organismo di assorbire e a distribuire il prana in tutto il corpo.

A seconda dell’area del corpo dove il prana agisce abbiamo 5 tipologie di Vayus, ovvero i soffii vitali o venti.

I Vayus influenzano importanti funzioni corporee, come la digestione, la respirazione, nonché le funzioni del sistema nervoso.

Tramite  il sistema del corpo sottile il prana compie un vero e proprio ciclo nel nostro corpo:

  • Assimilazione del prana tramite il respiro.
  • Divisione del prana in cinque tipi di energia.
  • Accumulo dell’energia nei cinque vayu e nei sette chakra.
  • Ridistribuzione tra i vayu e i chakra dell’energia in base al tipo stesso di energia e per compensazione.
  • Immissione dell’energia nei vari organi in base alle esigenze e alle azioni del corpo.

 

 

 

I 5 PranaVayu:

I vayu e i chakra sono infatti collegati tra di loro grazie ai nadi ( नाडी , “tubo/i”), che consentono di spostare il prana in tutto il corpo.

Il Prana vayu, IL SOFFIO ASCENDENTE,  è quell’energia che riceve “elementi” esterni al corpo – come l’aria, ma anche il cibo – e li fa assorbire dal corpo stesso. Esso risiede nel plesso cardiaco ed è associato all’Anahata Chakra. A questo vayu sono collegate le percezioni sensoriali e le esperienze mentali.

L’Udana vayu, IL SOFFIO VERTICALE, è tutto ciò che si eleva verso l’alto. É associato al Vishuddha Chakra e all’Ajna Chakra, il chakra della gola e il chakra chiamato terzo occhio. Questo vayu Influisce sull’area della gola, e quindi nella nostra capacità comunicativa ed influisce anche a livello mentale, formando idee e pensieri.

Il Vyana vayu, IL SOFFIO PERVASIVO, è la  forza che  crea il collegamento con gli altri Vayu. E’ il prana che circola, si espande e riempie tutti gli spazi del nostro corpo con energia vitale creativa. Esso è collegato  allo Svadhisthana Chakra, il chakra del plesso sacrale. Esso agisce sulle energie sottili e sui nervi, vene, articolazioni e muscoli. Influisce quindi sull’intero equilibrio energetico e fisico.

Il Samana vayu, IL SOFFIO MEDIANO è un’energia che agisce sul fuoco digestivo, Agni, secondo l’ ayurveda. E’ quindi strettamente connesso con la nostra capacità di digerire, non soltanto i nutrienti che immettiamo nel nostro corpo con il cibo ma anche le emozioni, le esperienze e i pensieri. Agendo sul plesso solare è collegato al Manipura Chakra. Questo vayu equilibra due forze contrapposte, Prana Vayu e Apana Vayu.

Apana vayu, IL SOFFIO DISCENDENTE, svolge una funzione opposta a Prana Vayu, poiché elimina tutto ciò che non è più necessario al corpo. É praticamente il nostro depuratore naturale.  Esso è associato al Muladhara Chakra e agiscesu tutta l’area del corpo posta  l’ombelico e il perineo.

In un antico racconto Vedico, nel Chandogya Upanishad, si racconta che le 5 principali facoltà della nostra natura – la mente, il respiro, la voce, le orecchie ed gli occhi, litigavano tra loro per chi era più importante ed essenziale per l’essere umano. Per risolvere la disputa, decisero di lasciare il corpo uno alla volta. Vinse ovviamente il Prana: senza respiro non c’è vita. Ovviamente il concetto di respito negli antichi testi, come abbiamo già visto, è più ampio della “semplice” respirazione: il respiro è considerato come la porta d’ingresso al mondo delle correnti energetiche vitali generate nel corpo umano e che controllano tutti i processi biologici.

Il concetto di vayu si trova anche in altre medicine e pratiche tradizionale: I Cinesi lo chaimano Ki (Qi) i Polinesiani Mana, gli indios americani Orenda, gli antichi germanici Od.

Sperando di esservi stata utile vi lascio con questa citazione:

Viviamo come onde di energia nel vasto oceano dell’energia.
(Deepak Chopra)

Namastè Marzia

EQUINOZIO D’AUTUNNO

Ben ritrivati, com’è andata per voi questa caldissima estate. Oggi parliamo di questo nuovo cambio di stagione.

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Il termine Equinozio deriva dal latino e significa “notte uguale”. Infatti nei giorni degli equinozi la durata del giorno è uguale a quella della notte (12 ore ciascuno) in tutto il mondo, perché i raggi solari incidono perpendicolarmente all’asse terrestre. In realtà l’equinozio non è un giorno, ma è un istante preciso: è quel momento della rivoluzione terrestre intorno al Sole in cui quest’ultimo si trova allo zenit dell’equatore. Accade due volte l’anno (a sei mesi di distanza, a Marzo e Settembre del calendario civile). Nell’emisfero boreale l’equinozio di marzo segna la fine dell’inverno (astronomico) e l’inizio della primavera (astronomica), mentre quello di settembre termina l’estate (astronomica) e introduce l’autunno (astronomico). È specificato  “astronomico” perché differente è la classificazione  in meteorologia che come inizio delle stagioni prende  il primo del mese (1° Settembre per l’autunno e così via per le altre stagioni).

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Dal punto di vista ayurvedico e yogico,  che coincide con la Scienza, nella settimana dell’Equinozio entriamo in una fase di profondo equilibrio degli opposti: il numero di ore di luce equivale a quello di buio. È il Perfetto Equilibrio Cosmico, è il momento in cui possiamo ricercare l’armonia e senso di Unità.

Come già in altri articoli che abbiamo pubblicato ricordiamo che i quattro momenti di passaggio della Ruota dell’Anno (i due equinozi e i due solstizi), sono un punto di svolta fisiologico, ormonale – organico – nel nostro corpo e nella nostra psiche. Il  diminuire delle ore di luce influisce enormemente sul sistema ormonale e su tutto il funzionamento del nostro organismo sia fisico che energetico, interessando sonno, appetito, sistema nervoso, funzionamento degli organi ed energia.

Per l’ayurveda e lo yoga l’Equinozio segna l’inizio del GRANDE INSPIRO COSMICO., dove mitologicamente la dea Shakti apre gli occhi e l’Universo si riassorbe in Lei, ed è quindi il momento del “respiro equanime”, samavritti pranayama, dove l’inspiro (il giorno) e l’espiro (la notte) hanno la stessa durata. Questo momento è in grado di donare una profonda centratura nel Sè.

Per questo la Porta che dall’estate ci porta all’autunno invita all’introspezione. É il momento di rallentare, lasciare andare, meditare e riposare, è il momento della non-azione. Con l’autunno entra l’Elemento ARIA (VAYU MAHA BUTHA), e ci accompagnerà per i tre mesi successivi.

 

Nella tradizione ayurvedica l’Autunno, dominato dal Vata può portare dolori alle articolazioni, sensazione di secchezza, insonnia, irritabilità, ansia, depressione e stanchezza. Occorre equilibrare Vata e basta osservare la natura per capire come. Nel mondo animale in questo periodo dell’anno molte specie si preparano al letargo, nel mondo vegetale la maggior parte delle piante si libera del fogliame preparandosi ad un periodo di pausa, alleggerendosi dall’impegno di nutrire le parti verdi. Impariamo da loro, rallentiamo il ritmo, favoriamo il riposo.

L’autunno ci invita a entrare dentro e a godere dei frutti del nostro raccolto estivo, ed è la stagione giusta per:

  • ridurre gli impegni non necessari,
  • adattarci per cena e sonno all’accorciarsi delle giornate,
  • praticare un’attività fisica leggera ma costante (la stabilità aiuta Vata a stabilizzarsi),
  • sfruttare le ore di luce ed ancora calore stando il più possibile all’aperto e compensare la riduzione del calore proveniente dal Sole sollecitando il fuoco digestivo e interiore,
  • praticare i Kriya Solari che fisseranno il calore del Fuoco in noi che abbiamo accumulato durante l’estate per manterci caldi nell’avanzare delle stagioni fredde,
  • praticare nel flusso dei Pancha Prana (le 5 grandi energie all’interno del nostro corpo), seguendo questo grande momento di inspiro della terra per armonizzarci con il cambiamento stagionale.
  • adeguare l’abbigliamento alle temperature e preferire cibi caldi e cotti e bevande a temperatura ambiente o calde (è il tempo di tornare alle buonissime tisane ad esempio).

Buon passaggio di stagione a tutti quindi.

Namastè Marzia

Pranayama Sitkari

 

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Torniamo all’estate. Namastè a tutti. Abbiamo visto una delle respirazioni rinfrescanti che lo yoga ci propone per combattere l’eccesso di calore corporeo nel periodo estivo e pacificare il dosha Pitta, Sitali Pranayama. Ma molti chiedono: “io non riesco ad arrotolare la lingua, come posso fare?” Semplice, sostituire questo pranayama con un altro simile e che apporta i medesimi benefici. Stiamo parlando si Sitkari Pranayama.

Come praticare  Pranayama Sitkari?

 In una posizione comoda da seduti, con la schiena, il collo e la testa allungati  verso l’alto ed in linea, concentriamoci sull’ascolto del nostro respiro naturale lento e fluido.

Uniamo poi i denti lasciando la mandibola rilassata ed appoggiamo la lingua all’interno dei denti ed inspiriamo dalla bocca, lasciando che l’aria passi attraverso i denti. Avvertiremo subito una sensazione di freschezza  tratteniamo un’istante l’aria e poi lasciamo uscire il respiro dal naso. Questo pranayama andrebbe ripetuto per alcuni minuti, o perlomeno per quanto il nostro corpo lo ritiene utile.

Questo Pranayama, come Sitali è uno dei bochi che prevede l’inspirazione dalla bocca, proprio per rinfrescare. La spiegazione scientifica è molto semplice: nell’inspirazione dal naso il percorso dell’aria è più lungo è tende a scaldarsi anche grazie alla struttura stessa delle cavità nasali. Dalla bocca il breve percorso permette di mantenere l’aria più fresca anche grazie al “restringimento” dell’entrata in entrambi i pranayama.

Sitkari come Sitali ha molti benefici oltre permettere di regolare e abbassare la temperatura corporea (utile anche quando si ha la febbre o in caso di vampate di calore durante la menopausa). Infatti:
• Favorisce il rilassamento muscolare
• Ha un effetto rivitalizzante
Abbassa la pressione
Calma le emozioni
Allevia lo stress
• Stimola il fluire del prana (energia vitale) in tutto il corpo

Viste le temperature elevate e l’afa che in questi giorni ci affligge regaliamoci una ventata di freschezza.

Namastè

Sitali Pranayama – Il respiro rinfrescante

Oramai le stagioni estive in Italia sono sempre più simili alle stagioni Africane. Come possiamo combattere questo eccessivo caldo estivo?

Lo yoga ci viene in aiuto con delle apposite respirazioni rinfrescanti. Una di queste è Sitali pranayama, anche conosciuto come la respirazione rinfrescante, ed è perfetto per l’estate perchè calma e rinfresca il cervello e il sistema nervoso portando il corpo e la mente verso uno stato naturale di equilibrio, armonia e salute.  Vediamo ora come eseguirlo:

 

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In una posizione comoda seduti, iniziamo con una serie di respirazioni naturali e poi iniziamo il pranayama sitali. Questa respirazione prevede che si arrotoli la lingua ai lati per formare un “canale2 di ingresso stretto per l’aria, mantenendo la mandibola rilassata.

Si Inspira lentamente e regolarmente dalla bocca attraverso il tubo, trattenendo il respiro qualche secondo e si espira dalle narici. Si avverte sin da subito una sensazione di freschezza che si produce sulla lingua e nella parte posteriore della gola. Nella sopsensione del respiro si sente la sensazione di freschezza che si espande fino al cervello.

Nell’espirazione concentriamoci a difforndere la sensazione di calma e freschezza in tutto il sistema nervoso.

Sitali pranayama può essere praticato una volta al giorno per 6/12 cicli i(una inspirazione ed una espirazione) o al bisogno, come un vero e proprio pronto soccorso.

Inoltre dopo asana più intensi o alla fine di una sessione di yoga dinamico sitali aiuta il corpo a controllare un eccesso di pitta.

I benefici di questo pranayama sono molteplici, oltre a riuscire a contrastare il calore in estate,:

  • Stimola il fluire del prana e Calma rinfresca corpo e mente.
  • Regola e abbassa la temperatura corporea, anche in caso di vampate di calore dovute alla menopausa.
  • Aiuta in caso di febbre.
  • Favorisce il rilassamento muscolare.
  • Ha un effetto disintossicante sul sistema nervoso.
  • Ha un effetto defaticante e Calma le emozioni e lo stress.
  • Rinfresca il cervello.
  • Abbassa la pressione. 

Proviamolo e scopriremo che abbiamo un condizionatore portatile a disposizione!

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LO YOGA D’ESTATE

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Il caldo può essere un deterrente a non praticare durante il periodo estivo e premesso che prendersi delle pause anche di 3 settimane, dopo che si è praticato costantemente tutto l’anno, concedendo al corpo di riposarsi e rigenerarsi va bene e non dobbiamo assolutamente avere “sensi di colpa”, ma se vogliamo continuare con la pratica basta seguire delle semplici regole per fare yoga senza aggravare l’elemento Pitta (fuoco), predominante in questo periodo. Non dimentichiamo che lo yoga nasce in India, un paese dove il caldo è predominante.

Ovviamente praticare lo stesso “tipo” di  yoga che si esegue durante la stagione fredda non è indicato e rischia di essere più controproducente che altro.

Lo yoga rispettando i cicli della natura, i cicli universali e i cicli personali è il nostro personale strumento per avere e mantenere salute ed equilibrio, fisico (e non solo per muscoli, ossa ecc.. ma soprattutto per i nostri preziosi organi interni). La pratica yoga si adatta a chi lo pratica e non viceversa.  Coloro che sonoabituati durante l’anno a fare pratiche yoga molto dinamiche  devono tener conto che il rischio d’estate è quello di farsi più male che bene nel continuare con le solite pratiche intense.

Nei mesi estivi non dobbiamo strafare, ma prediligere una pratica yoga più leggera e più lenta con una intensità ridotta per pacificare il dosha Pitta e non aumentare il fuoco.

No n mi addentro sugli stili consigliati ma vediamo comunque alcuni consigli utili:

I saluti al sole, che stimolano moltissimo l’energia e l’elemento fuoco, sono possibilmente da evitare oppure da eseguire con un ritmo più lento, limitando il numero di ripetizioni. Si può sostituire il saluto al sole con il saluto alla luna, infatti l’energia lunare è un’energia fredda.

Sono da evitare o diminuire le posizioni che stimolano in modo particolare Manipura Chakra, ovvero la zona dell’ombelico e l’addome, quindi pochi addominali! In ultimo, anche le posizioni in piedi sarebbero da limitare.

Le posizioni con i piegamenti in avanti  che hanno la capacità di rilassarci e di calmare il ritmo cardiaco,  e le sono posizioni invertite, in cui la testa è al di sotto della linea del cuore e favoriscono una buona circolazione (che abbiamo visto con il caldo può avere notevoli problemi), sono le più consigliate. Ottime le posizioni di apertura del petto e le posizioni a terra, che richiamano la freschezza, soprattutto le torsioni (anche da seduti) per combattere il ristagmo dei liquidi che in estate si aggrava. La tenuta delle posizioni deve essere diminuita, rispetto alla pratica invernale.

 Alcuni esempi:

Uttanasana, ardha uttansana, pashimottanasana, sarvangasana, halasana, viparita Karani (possibilmente al muro), matsyasana, ustrasana, bhujangasana, urdhva mukha svanasana, Matsyendrasana, Supta Matsyendrasana, ecc, ecc..

Sono ottime tutte le pratiche di rilassamento profondo, come lo yoga nidra.

Per quanto riguarda il pranayama invece, l’estate ci dà l’opportunità di provare a praticare la respirazione Sitkari. Una respirazione particolarmente rinfrescante, che proprio per questa sua peculiarità non viene normalmentepraticata d’inverno.  Ottime anche Sitali e Chandra Pranayama.

Sono Consigliate tutte le meditazioni sul respiro, quelle con visualizzazione della parte fredda della fiamma, sull’acqua e sul colore verde (4° chakra), che favoriscono una pacificazione di Pitta.

Il Mantra consigliato Om somaya namaha, il mantra della luna piena, il Mudra è quello del cuore, Hridaya Mudra. lo yantra è quello del 4° chakra il cui Bija mantra è yam.

Spero di esservi stata utile.

Namastè

 

 

 

 

ESTATE

 

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È  arrivata l’estate, ed anche in maniera “prepotente”, con un aumento considerevole delle temperature.

Nonostante la bellezza di questa stagione, le giornate più lunghe, le vacanze, ecc.. come ogni stagione ha i suo risvolti “no”. Vediamo insieme come lo yoga e l’ayurveda ci possono aiutare a vivere meglio la stagione del sole.

Questa è la stagione in cui predomina il dosha PITTA in cui l’elemento fuoco è predominante. Questo dosha ha qualità di calore, leggerezza e movimento. Quando eccede (come avviene nei giorni più caldi) si manifesta con infiammazioni, irritazioni, irascibilità e stress. Si introduce nella stagione primaverile e aumenta fino ad alterarsi nella stagione estiva e va, pertanto, equilibrato, proprio per non avere su di noi i suoi risvolti negativi.

Oggi vediamo insieme quali sono le REGOLE FONDAMENTALI da seguire in estate suggerite dall’ayurveda:

  • La 1 regola fondamentale, che ogni anno ci ricordano anche i telegiornali, J è IDRATAZIONE, ovvero bere molto per compensare la sudorazione eccessiva e l’aumento della temperatura corporea, che comporta un’evaporazione dei liquidi, determinando un calo di energia, stante che, unitamente all’acqua (liquidi) evaporano anche i Sali minerali.
  • L’acqua non andrebbe mai bevuta eccessivamente fredda ed ottime sono le bevande aromatizzate, con foglie di menta o cetriolo, ma anche entrambi. Tra l’altro diventano anche bevande detox, ottime per la linea.
  • Sarebbe ideale camminare scalzi dentro casa ed approfittare il più possibile di passeggiate scalzi sull’erba e sul bagnasciuga, perché rinfrescare i piedi rinfresca tutto il corpo. Consigliati sono anche pediluvi in acqua fredda. Questo anche d’inverno perché uno dei vantaggi di questo trattamento: rafforzare il sistema immunitario. A differenza di quanto potreste credere, per preparare le vostre difese all’attacco di virus e batteri, è bene che si “allenino”. Come? Esponendole ad una situazione similare. Quando il nostro sistema immunitario sa come far fronte ai cambiamenti di temperatura dei piedi (la prima parte del corpo che prende freddo in inverno o quando piove e la prima parte che si surriscalda d’estate), è capace di evitare qualsiasi malattia relazionata al freddo o le conseguenze relative all’eccessivo caldo. Questo ci aiuterà anche a sgonfiare i nostri piedi favorendo la circolazione sanguigna.
  • Ottime le docce fresche e l’alternanza caldo – freddo nel getto dell’acqua per stimolare la circolazione.
  • No ai cibi che nell’ayurveda rientrano nella categoria acidi, salati e piccanti, ed evitiamo troppi caffè ed un consumo eccessivo di alcool, soprattutto super-alcolici; ma di questo ci occuperemo con un articolo a parte e parleremo di tutti i consigli sull’alimentazione nel periodo estivo. È comunque consigliato evitare pasti pesanti per non aggravare il fuoco gastrico e produrre all’interno del nostro corpo ulteriore eccesso di calore.
  • Ovviamente i bagni di sole fanno benissimo, anche perchè è noto che sviluppano la vitamina D, che il nostro corpo non assimila in maniera normale come per le altre vitamine. Quindi si alla tintarella ma solo nelle ore meno calde e con le dovute protezioni.
  • In estate prediligete il bianco nell’abbigliamento. È riflettente e non assorbe calore. Ed usate tessuti di fibre naturali e freschi.
  • Si alle attività sportive ma LEGGERE e se possibile in acqua. Si alle lunghe passeggiate ma nelle ore serali, quando le temperature si mitigano e possiamo godere dell’energia lunare.
  • Si allo yoga ma come in ogni stagione con le sue regole: uno yoga non troppo intenso, per nno aggravare pitta e con una tenuta minore delle posizioni. Ma anche a questo dedicheremo un articolo a parte.

 

La parola d’ordine è: PIENEZZA ED APERTURA.

Godiamoci al meglio questa stagione in cui la natura porta a compimento il lungo lavoro dell’inverno e della primavera, trasformando i suoi fiori e semi in frutti, cercando in tutto quello che facciamo LA LEGGEREZZA.

 

Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.
(Italo Calvino)

 

Sperando di esservi stata utile vi saluto J

Namastè

 

 

 

21 GIUGNO – LO YOGA DAY

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Il 21 giugno è il giorno del Solstizio d’estate, quando il sole si trova allo Zenit (perpendicolare) sulla latitudine del tropico del Cancro ed è il giorno più lungo dell’anno, che segna il trionfo della bella stagione, l’inzio dell’estate ed dà il via alla fase calante del Sole che riprende il suo cammino discendente.

La scelta di dedicare il giorno più lungo dell’anno alla Giornata Mondiale dello Yoga non è un caso: nella mitologia indiana  gli antichi testi vedici indiani parlavano di questa circostanza come di una conoscenza di ordine iniziatico. Infatti sembra che proprio il 21 giugno Shiva (che non è considerato un dio, bensì un Adi Yogi, il primo Yogi e Adi Guru, il primo Guru) abbia iniziato a trasmettere la disciplina dello Yoga ai suoi fedeli allievi e discepoli. Questo giorno, quindi, è ritenuto sacro perché riconducibile alla nascita della Scienza dello Yoga.

Per gli antichi yogi  venerare il sole e la luce, simboli d’immortalità, porta prosperità e salute al corpo e alla mente.

In quasi tutte le culture antiche il Sole viene venerato e particolare importanza veniva data al Solsitizio d’estate.

Nella mitologia yoga si racconta che Hanuman scelse Surya, il dio del sole come suo precettore, e gli si avvicinò con la richiesta di insegnarli tutto ciò che sapeva . Surya accettò e Hanuman divenne il suo discepolo. Hanuman creò il Surya-Namaskar, come forma di omaggio e ringraziamento al suo maestro spirituale.

Dakshinayana, ovvero il Solstizio, è la porta che si apre verso la seconda metà dell’anno, un momento particolarmente favorevole per definire le proprie intenzioni, piantare i semi del cambiamento e purificare il corpo.

Il mantra solare è : “OM HRAM HRIM HROM SAHA SURYAYE NAMAH” ,

Come è nato lo Yoga day? Il primo ministro indiano Narenda Modi ha sollecitato l’ONU per l’istituzione di questa ricorrenza ed ha creato anche un ministero per la promozione dello Yoga.

Con un discorso alla 69esima edizione dell’Assemblea delle Nazioni Unite, Modi ne aveva chiesto il riconoscimento ufficiale. Era settembre 2014.

Nel suo discorso il primo ministro pronunciò le seguenti parole a supporto della richiesta del suo governo di istituire una Giornata Internazionale dello yoga:

“Yoga embodies unity of mind and body; thought and action; restraint and fulfilment; harmony between man and nature; a holistic approach to health and well being,”

Che tradotto significa:

“Lo yoga significa unità di mente e corpo; pensiero e azione; dominio di sé e autorealizzazione; armonia tra uomo e natura; un approccio olistico tra salute e benessere”. 

Tre mesi più tardi, l’11 dicembre 2014, la sua richiesta fu accolta e fu istituito lo Yoga Day. Da quel momento, oltre 170 paesi del mondo hanno promosso la risoluzione – tra cui anche gli USA, il Canada e la Cina -, mentre 175 nazioni hanno co-sponsorizzato l’iniziativa.

Lo yoga come disciplina di vita, per i suoi benefici psicologici e spirituali, la pratica costante e regolare contribuisce a una riduzione di ansia e stress, al miglioramento dell’elasticità e della forza fisica, a una maggiore capacità di controllo di sé e delle proprie azioni. Lo yoga rende il corpo più forte e flessibile e calma la mente. A livelli differenti, lo yoga è praticabile da individui di tutte le età.

Ed è per questo e per la sua tradizione millenaria che dal 2016 lo Yoga è stato aggiunto anche alla lista dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità dell’Unesco.

 

Salabhasana: la locusta

 

Eccoci ad approfondire una posizione Yoga. Oggi parliamo di Salambhasana.

In sanscrito salabha significa “locusta” o “cavalletta”, quindi  Salabhasana può essere tradotta come “la posizione della locusta” o “la posizione della cavalletta”.

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Nell’antichità la locusta e la cavalletta hanno simboleggiato la devastazione e la morte come testimonia più volte la bibbia. Più tardi questi insetti simboleggiarono i seminatori di discordia, l’indisciplina, l’invidia e la superbia. Nello yoga ha invece una connotazione positiva.

Salabhasana viene citato nello scritto Gheranda Samhita:

शलभासनम्
अध्यास्य शेते कर युग्मं वक्षे भूमिम वष्टभ्य करयोस्तलाभ्याम्
पादै च शून्ये च वितस्ति चाध्यं वदन्ति पीठं शलभं मुनीन्द्राः।३४।

śalabhāsanam
adhyāsya śete kara yugmaṁ vakṣe bhūmim avaṣṭabhya karayostalābhyām
pādai ca śūnye ca vitasti cādhyaṁ vadanti pīṭhaṁ śalabhaṁ munīndrāḥ |34| (4)

Salabhasana
Sdraiato sul suolo con la faccia in giù, le due mani posizionate al livello del torace
con i palmi rivolti verso la terra, le gambe in alto circa 44 cm (un cubito).
I più grandi saggi dicono che questo asana  è la posizione della locusta.

 

Il significato simbolico di questa posizione è collegato, come tutte le asana yogiche che prendono il nome da un animale, all’osservazione che gli antichi yogi facevano sulla natura, così come tutte le posizioni relative ad elementi naturali, come Tadasana, la montagna, ad esempio.

Le cavallette simboleggiano per loro la capacità di fare solamente un salto in avanti, non all’indietro o di lato, esattamente come noi possiamo solamente fare un passo in avanti nelle nostre vite. Rappresentano la capacità di connettersi solo nel qui ed ora, del non volgersi indietro verso il passato. Quindi la capacità di eliminare
il momento presente da  paure e preoccupazioni verso il futuro per essere capaci di una maggiore e serena apertura verso il fututro.

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Questo asana, che sembra di facile esecuzione, necessita invece di molto allenamento, coinvolgendo in particolar modo i muscoli dorsali, che nella vita quotidiana, vengono normalmente poco sfruttati.

Ai muscoli della schiena e dell’addome, infatti, sono richieste forza e flessibilità e vengono rafforzati da questa posizione.

In Salabhasana il torace si espande e le spalle scivolano indietro ed insegna a coordinare i movimenti dell’area superiore del corpo e a mantenere una curva naturale nella zona lombare.

Sul sistema dei chakra la locusta è un immagine del sesto centro energetico, Ajna-chakra, mentre La forza che genera il movimento, risiede invece nel secondo centro energetico, Svadhistana-chakra, sede di tutte le conseguenze delle forze, che si sono accumulate fino ad ora da una vita precedente e dal passato vissuto. Inoltre apre i Chakra nella colonna vertebrale sottile, la suumā Nadi, particolarmente il Visuddha-chakra.

Namastè – Marzia

 

 

UTKATASANA

Utkatasana è una posizione che in questa pagina abbiamo già visto, ma che con piacere torniamo ad analizzare per darvi anche uno spunto su un mito a cui può essere collegata.

utkatasana 2

Viene chiamata la “posizione della sedia”. Ma utkata letteralmente significa potente, orgoglioso, fiero, superiore, ma anche alto, immenso, difficile.
Le sedie in India non erano  e non sono molto usate. La maggior parte della gente sedeva per terra, mentre i reali sedevano su troni che li sollevavano dal livello comune e gli donavano maggiore visibilità.

Nell’epocale Ramayana, la saga dell’esilio e delle avventure di Rama la questione delle “sedie” viene richiamata, dando rilievo all’importanza che si dava loro.

Nell’incontro di Hanuman col re Ravana, nella sua missione di salvare Sita, una volta a corte il Duo scimmia chiede di essere fatto sedere su di una sedia, per mostrare la sua posizione di messaggero di Rama e quindi di essere superiore al re Ravana. Il Re ovviamente si rifiuta ma  Hanuman allora inizia ad allungare la sua coda, facendola girare in piccoli cerchi sotto di sé per sedercisi sopra. Così facendo il trono di Ravana era più basso, e questa cosa fece infuriare il re ed ordina ai suoi soldati di innalzare il suo trono in modo che sia più alto di quello del dio. Ma la sua posizione di prestigio dura per poco poiché Hanuman continua col suo gioco allungando ulteriormente la coda e continuando a chiedere nel frattempo la liberazione di Sita, moglie di Rama. Il Re, ancora più furioso decide di punire Hanuman per la sua sfrontatezza e, non potendolo uccidere, avendo questi il ruolo di messaggero,  ordina che questi venga esposto in strada con la lunga coda messa al fuoco. Ma Hanumann tra i vari poteri ha quello dell’immunità dal fuoco e così rimane illeso, salva Sita e mette a fuoco la città di Lanka saltando da un tetto all’altro con la sua coda infuocata.

utkatasana 3

L’incontro fra Hanuman e Ravana è collegato ad Utkatasana.

Utkatasana, benefici

 utkatasana

Quando eseguite utkatasana ripensate allo spirito di imponenza della storia di hanuman ed eseguiamola in tutta la sua forza.

Ricordiamo i benefici di questa posizione:

  • Fortifica le articolazioni delle ginocchia.
  • Migliora l’equilibrio e la capacità di coordinazione dei movimenti.
  • Attiva le ghiandole surrenali.
  • Tonifica la muscolatura a livello dei glutei e del perineo.
  • Rimodella l’arcata plantare nel caso dei  “piedi piatti”, tonifica la muscolatura e aumenta la mobilità delle dita e ridona elasticità ai piedi.
  • Favorisce la peristalsi e la regolarità intestinale
  • Dona vitalità e salute agli organi riproduttivi e al sistema uro genitale.
  • Lavora su chakra MULADHARA.

utkatasana1

Un’ottima variante che va a lavorare sugli organi interni e su tutti i muscoli del busto è la versione ruotata della posizione della sedia, chiamata Parivrtta Utkatasana (dal sanscrito parivrtta “ruotato, in cui si esegue dalla posizione iniziale una rotazione del busto prima dal lato sinistro, andando ad appoggiare il gomito destro sul ginocchio sinistro, e poi dal lato destro, appoggiando il gomito sinistro sul ginocchio destro.