Lo Stimolo alla Lettura post-Pandemia by Libreria Aiace Roma Montesacro

San Pietro Basilica

Post-Pandemia

Questo periodo di pandemia può rappresentare un momento di silenzio e di grande produzione letteraria e artistica ?

Nella storia della letteratura, in effetti, è già accaduto: le ondate di pestilenza hanno lasciato traccia di sé in Petrarca, Boccaccio e Manzoni. Come le guerre, le pandemie rappresentano una spaccatura della storia, un punto di rottura che generalmente tira fuori il meglio e il peggio delle persone, che interrompe la linearità delle vite e ne fa iniziare altre, che crea nello stesso tempo le condizioni per il baratro e quelle per la redenzione. E’ una grande narrazione collettiva, che parla di noi a ognuno di noi. ( Dall’Intervista a Luca Scarpetta da MBN )

Leopardi

Ode all’Italia di Giacomo Leopardi

Il canto è stato composto tra l’estate e l’autunno del 1818 e venne stampato a Roma all’inizio del 1819, assieme a quello intitolato Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze.
In una lettera del 31 agosto 1818 a Pietro Giordani vi è l’annuncio di entrambe le canzoni. Giacomo infatti scrive, mentre attende la visita a Recanati dell’amico:“ Fra tanto v’aspetterò io, e con me un opuscolo molto sudato,che sebbene, dovendo uscire alla luce, non vorrebbe aspettar tanto, e anche mi preme a bastanza, a ogni modo non lo voglio nè pur toccare se prima non ne ho sentito il giudizio vostro e consultato con voi se si debba pubblicare o no ”
Nella lettera del 18 ottobre, Leopardi chiede all’amico un aiuto per pubblicare le canzoni, aggiungendo che intende dedicarle a Vincenzo Monti: “ Vorrei che lo faceste stampare costì o dove meglio credete […] perchè la spesa dovendosi fare dal mio privato erario, bisogna che sia molto sottile, avolernela spremere: e vedrete che o grande o piccolo che sia il sesto, il numero delle pagine non può essere altro che uno.Vedrete similmente ch’io dedico il libricciuolo al Monti ”. Le due canzoni saranno invece pubblicate a Roma, come testimoniano le lettere scambiate con il cardinale Francesco Cancellieri tra la fine del 1818 e l’inizio del 1819.

In All’Italia, Leopardi mette in pratica alcune affermazioni presenti nel Discorso di un italiano attorno alla poesia romantica ( 1818 ), nel quale si dichiarava a favore di una poesia che sapesse imitare la natura, come già facevano gli antichi, e che,a differenza della poesia a lui contemporanea, s’ispirasse al patetico autentico: “ quel ridurre pressoché tutta la poesia ch’è imitatrice della natura, al sentimentale, come se la natura non si potesse imitare altrimenti che in maniera patetica; come se tutte le cose rispetto agli animi nostri fossero sempre patetiche; come se il poeta non fosse più spinto a poetare da nessuna cosa, eccetto la sensibilità, o per lo meno senza questa ”

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La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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Libri & Letture

Libreria profumo di carta e magia

Libri.2

 

Qualche giorno fa, nel mezzo delle mie caotiche letture mi sono imbattuto in questa frase: «Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare»». Queste parole le ha scritte Carlos Ruiz Zafón ne Il gioco dell’angelo, ma avrebbe potuto concepirle chiunque di noi, noi che amiamo i libri, la lettura, il pensiero, la discussione, la circolazione delle idee. GIANLUCA BARBERO da Il Giornale

Annibale

La sua improvvisa apparizione nella Gallia cisalpina fece ribellare molte tribù galliche che da poco avevano stipulato un’alleanza con Roma. Dopo una breve sosta per lasciare riposare i soldati, Annibale mosse lungo la valle del Po sconfiggendo i Romani, guidati dal console Publio Cornelio Scipione, in un combattimento lungo il Ticino; il console rischiò di essere ucciso e la cavalleria numidica si dimostrò molto pericolosa; le legioni si ritirarono e furono costrette ad evacuare buona parte dell’attuale Lombardia. Nel dicembre dello stesso anno ebbe l’opportunità di mostrare la sua capacità strategica quando attaccò al fiume Trebbia, vicino a Piacenza, le forze di Publio Cornelio Scipione (padre dell’Africano), cui si erano aggiunte le legioni di Tiberio Sempronio Longo. Tatticamente la battaglia anticipò quella di Canne. L’eccellente fanteria pesante romana si incuneò nel fronte dell’esercito cartaginese, ma i Romani furono accerchiati ai fianchi dalle ali della cavalleria numidica e respinti verso il fiume, dove furono sorpresi da un contingente di truppe opportunamente nascosto da Annibale lungo la riva. Dei 16.000 legionari e 20.000 alleati, si salvarono circa 10.000 uomini che ripiegarono nella colonia romana di Piacenza fondata da poco (218 a.C.).

Dopo aver resa sicura la sua posizione nel nord Italia con questa battaglia, Annibale acquartierò le sue truppe per l’inverno fra i Galli, il cui zelo per la sua causa cominciò a scemare a causa dei costi del mantenimento dell’esercito punico. Nella primavera del 217 a.C. Annibale decise di trovare a sud una base di operazioni più sicura. Con le sue truppe e l’unico elefante sopravvissuto all’inverno, Surus, attraversò quindi l’Appennino senza incontrare opposizione. Lo attendevano grosse difficoltà nelle paludi dell’Arno, dove perse molte delle sue truppe per i disagi e le malattie e dove egli stesso perse un occhio. ( Wikipedia )

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