LIGURIA – Golfo dei Poeti: Lord Byron
Le Emozioni del Golfo dei Poeti
Il Golfo dei Poeti va da Porto Venere a Lerici, due splendide località della Riviera di Levante; al centro si trova La Spezia, cuore del Golfo. Nel paesaggio si susseguono borghi di mare, chiese e castelli medievali sul mare, spiagge di sabbia e case color pastello. Una terra amata e descritta da artisti e poeti. Qui si svolgono due importanti manifestazioni sportive: il Palio del Golfo, gara di remi fra le 13 borgate del Golfo e la Coppa Byron di nuoto in mare aperto. Fra gli eventi più belli il 13 settembre si svolge la Festa di San Venerio, il patrono del Golfo.
Fra i tanti artisti che amarono questo luogo, ricordiamo lo scrittore David Herbert Lawrence, la scrittrice e pittrice George Sand, il poeta Lord Byron e lo scrittore Percy Bysshe Shelley. Quest’ultimo ha la sua ultima residenza nel borgo di San Terenzo, borgata marinara nel comune di Lerici.
L’8 luglio 1822, Shelley annega in una tempesta improvvisa mentre a bordo della sua nuova goletta, l'”Ariel”, naviga proprio verso San Terenzo.
Il pittore svizzero Arnold Böcklin ama soggiornare in varie località del Golfo. Il pittore tedesco Carl Blechen, nel 1829 si trova a La Spezia e lascia due disegni intitolati La baia della Spezia e i Monti sul golfo della Spezia, ed anche un olio su tela Tramonto sulla baia della Spezia.[1]
La scrittrice Emma Orczy, autrice de “La primula rossa”, costruisce una villa a Lerici, dove vive dal 1927 al 1933.
Tra gli artisti italiani ricordiamo lo scrittore e scienziato Paolo Mantegazza, il pittore Oreste Carpi, i poeti Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti, lo scrittore e regista Mario Soldati che abitava stabilmente in una villa presso Tellaro e dove morì il 19 giugno 1999, il giornalista Indro Montanelli che era solito dimorare a Montemarcello e il poeta e giornalista Giovanni Giudici nato a Le Grazie (Porto Venere).Sempre a Tellaro acquista la casa da lui ribattezzata “il battistero”, Attilio Bertolucci, poeta tra i più grandi del ‘900 e padre dei due registi Bernardo e Giuseppe.
Lord Byron
Attraversate le Alpi, Byron sostò nell’ottobre del 1816 a Milano, dove entrò in contatto con Pellico e Monti e conobbe Stendhal, per poi spingersi fino a Venezia, dove arrivò nel novembre 1816 per poi risiedervi per tre anni. Qui apprese l’italiano, il veneto, l’armeno e lavorò al quarto canto del Childe Harold, al Beppo e ai primi due canti del Don Juan, che fecero furore in Inghilterra, pur se pubblicati anonimi nel 1819; in ogni caso, Byron non trascurò affatto piaceri meno intellettuali, cimentandosi in dongiovannesche avventure (si vantò di avere posseduto più di duecento donne) e in due importanti relazioni, prima con la moglie del suo padrone di casa, Marianna Segati, e poi con la ventiduenne Margarita Cogni (la Fornarina), facendo della propria dimora sul Canal Grande una sorta di harem. Il soggiorno nella città lagunare – la «Cibele marina», come viene chiamata nel Childe Harold[10] – fu brevemente interrotto solo tra l’aprile e il maggio del 1817, quando il poeta visitò Roma, passando per Ferrara (che gli ispirò il Lament of Tasso).
Byron a Venezia, nell’isola di San Lazzaro degli Armeni, in un olio su tela di Ivan Ajvazovskij (1899)
Nell’aprile del 1819 nel salotto di Marina Querini Byron conobbe la diciottenne Teresa, sposata da un anno con il ricco sessantenne conte Guiccioli: la donna divenne ben presto la sua amante e i due si stabilirono verso la fine del 1819 a Ravenna, dove i Guiccioli vivevano. La giovane esercitò un’influenza assolutamente benefica sul poeta, che finalmente adottò uno stile di vita più salutare, senza però cessare di anelare a nuove avventure, tanto che tra il 1820 e il 1821 entrò nella Carboneria attraverso i contatti del fratello di Teresa, il conte Pietro Gamba. Nella città romagnola Byron scrisse altri tre canti del Don Juan, Marino Faliero, Sardanapalus, The Two Foscari, Cain: a Mistery, The Prophecy of Dante e altri scritti che rivelavano l’odio che Byron nutriva nei confronti della tirannia, che in suolo italico trovava espressione nella Santa Sede. Volendone fare una cattolica romana, inoltre, Byron accompagnò nel marzo del 1821 la figliuola Allegra nell’educandato gestito dalle suore di Bagnacavallo, in Romagna.
Lapide commemorativa a Genova, dove il poeta risiedette «finché intenso grido della greca libertà risorta nol traeva magnanimo a lacrimato fine in Missolungi»
Nel frattempo, al fallimento dei moti insurrezionali del 1820-1821 seguirono gli arresti e le confische, e i due amanti dovettero fuggire a Pisa. Nella città toscana Byron visse nel palazzo Toscanelli, dove raccolse intorno a sé un gruppo cosmopolita di letterati e di artisti che annoverava, oltre a Shelley, anche Edward Williams, Thomas Medwin, Edward John Trelawny, Leigh Hunt e John Taaffe. In seguito a una rissa tra il suo domestico Tita e il sergente Stefano Masi fu tenuto sott’occhio dalla polizia toscana: così, abbandonò il Circolo pisano e la città e si trasferì a Montenero, vicino a Livorno, soggiornando nella Villa Dupouy. Fu qui che iniziò la pubblicazione del periodico Liberal con Leigh Hunt, suo ospite, su cui apparve The Vision of Judgement, in aspra polemica col Southey, che aveva pubblicato un libello omonimo, zeppo di accondiscendenza, in memoria di Giorgio III. Sullo stesso Liberal venne pubblicato Heaven and Earth – A Mistery.
La serenità di questi ultimi anni andò tuttavia a frantumarsi proprio in questo periodo, allorché lo colpirono i lutti di Allegra (spirata il 21 aprile 1822) e immediatamente dopo di Shelley, affogato assieme all’amico Edward Elleker Williams a causa di un’improvvisa e violenta burrasca che aveva colpito la sua imbarcazione a dieci miglia da Viareggio.
Byron, anche per l’espulsione dei Gamba per motivi politici, abbandonò il Granducato di Toscana per andare ad abitare a Genova nel Quartiere di Albaro. Nel viaggio verso Genova passò per Lerici e, forse, Porto Venere; secondo un aneddoto, del tutto falso, avrebbe addirittura attraversato a nuoto il golfo, nuotando per otto chilometri fino a San Terenzo.
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