RIASCOLTATI PER VOI – JEFF BUCKLEY – Grace – 1994. by Jankadjtrummer

 

she’s the tear that hangs inside my soul forever…lei è la lacrima che resterà sospesa nella mia anima per sempre…  (Jeff Buckley, “Lover, you should’ve come “, dall’album Grace, 1994)

“Questo ragazzo è talento puro, deve essere nostro!” Sentenziò il responsabile della Columbia records quando assistette ad una esibizione di Buckley. Jeff Buckley classe 1966 era figlio della violoncellista Mary Guibert e del cantante Tim Buckley. Jeff iniziò a suonare la chitarra da bambino, era la sua grande passione. Suonò in vari gruppi ma solo nel 1990 avvenne la svolta: fu invitato a New York, ad un raduno di commemorazione del padre Tim deceduto per overdose, li incontrò il chitarrista Gary Lucas ( già nel gruppo di Frank Zappa )  con cui iniziò un vero sodalizio che lo portò, nel 1994,  alla pubblicazione del suo disco manifesto “Grace”. Purtroppo, oltre alle doti vocali, suo padre gli aveva lasciato in eredità anche un destino nefasto, e così, all’età di trent’anni, morì annegato in un fiume a Memphis. Rimetto sul piatto questo magnifico disco d’esordio di Jeff, 10 tracce suddivise tra canti liturgici e angelici  di forte impatto spirituale e ballate pop/rock/soul sorprendenti, un disco che non esagero a definire “pura Arte “. “Mojo Pin“, il pezzo che apre questo lavoro, corre  tra gli arpeggi delicati della chitarra di Gary Lucas, rullate di batteria e la voce quasi sussurrata ed  eterea di Jeff che man mano prende corpo fino a straripare e prendere il sopravvento sugli strumenti, un testo in cui l’amore non è mai banalizzato; Grace, la title track, rappresenta il viaggio contrastato tra la santità e gli inferi, che è resa immortale dalla progressione vocale di Buckley  che cambia di intensità e umore fino all’urlo finale che è da pelle d’oca. Il pezzo nasce da un sogno in cui una ragazza di colore si spara di eroina durante un rito voodoo. Il testo poi però diventa narrazione di sé stesso, “Grace” è una delle canzoni più belle di tutti i tempi. È Jeff che parla alla sua Rebecca di ciò che accadrà. I bellissimi versi iniziali recitano: “C’è la luna che chiede di restare/ abbastanza a lungo perchè le nuvole mi portino via,/ sento che la mia ora sta arrivando/ ma io non ho paura…“. Buckley si ferma. Poi sibila: “afraid… to die”! sembra una profezia della sua fine. “Last Goodbye” è una canzoncina senza pretese ma che diventa  struggente e poetica con la sua voce, rappresenta il lato più pop di Jeff, dove il termine “pop” va inteso nella sua accezione più nobile.. Dopo i tre primi gioielli di produzione propria ci presenta una cover di”Lilac Wine“, fa suo un testo malinconico in linea con uno “stile Buckley” una melodia che esalta le qualità di interprete di Jeff, che stavolta abbandona gli acuti per cantare in maniera più dolce perché la canzone richiede un’intensità quasi religiosa, un crescendo morbido del canto tra gli arpeggi di chitarra di Lucas. “So Real” emana un’atmosfera cupa, con i rintocchi grevi del basso e della batteria e le note della chitarra quasi dark, è certamente un brano rock “immediato”, ma non per questo ha qualcosa in meno degli altri: anche qui infatti Jeff si conferma grande interprete, grande compositore, grande autore di testi. La seconda cover: “Hallelujah“, pesca nel classico repertorio di Leonard Cohen, Jeff, qui,  tocca livelli di intensità interpretativa altissimi tanto che ritengo  la sua personalissima versione di gran lunga superiore all’originale. Proseguendo ci porta da un’atmosfera mistica ad una triste, malinconica: “Lover, You Should’ve Come Over” sale lentamente d’intensità, nel frattempo ti penetra nel cuore e nel cervello e ti sembra di veder passare il  corteo funebre, i tristi parenti con le scarpe bagnate dalla pioggia. “Lover” è la canzone d’amore di Jeff Buckley, una magnifica interpretazione che rende onore a delle liriche poetiche, da ascoltare e riascoltare più volte. “Corpus Christi Carol” ed “Eternal Life” sono due brani  di natura opposta il il primo è un canto religioso, sacro, il secondo è invece sorretto da chitarre impazzite quasi blasfeme. Solo sussurrata la prima. Un enorme grido di dolore la seconda; la sensazione è che il contrasto fra la violenza di questo pezzo e la pacatezza di quello precedente, rappresentino le due anime di Buckley.  La chiusura del disco è un’altra gemma, “Dream Brother“. Il testo è ancora una volta pura poesia, e la musica passa dall’arpeggio iniziale, quasi orientaleggiante, a un intermezzo strumentale di notevole interesse.Di tutte le canzoni di Jeff, questa è quella che più risente dell’influenza del padre Tim, sia  musicalmente che nel testo: rivolto a un proprio amico, Jeff lo prega di non lasciarsi morire, perché altrimenti i suoi figli sarebbero andati incontro allo stesso destino che Tim riservò a lui. Il disco straborda di candore, di purezza ma anche di tragedia, musicalmente Jeff prende il jazz, il soul, il punk  generi all’apparenza inconciliabili e riesce a tenerli insieme, credo che sia questa la sua genialità e la sua arte. Lui un ragazzo vissuto in forte solitudine, ha cercato qualcosa su cui aggrapparsi e l’ha trovato in Rebecca la musa ispiratrice di almeno la metà delle canzoni, la donna che definisce angelo terreno, che lotta affinché gli uomini rimangano con lei, qui sulla Terra, in mezzo a quest’inferno che è la vita (“Wait in the fire”), ma la tragedia incombe, lui sente che la morte arriverà presto a prenderlo, perché il destino così ha deciso. Non voglio essere retorico ma credo che sia impossibile ascoltare questo disco senza  provare un pizzico di commozione, senza  lasciarsi andare a riflessioni sulla propria vita, sui propri sentimenti, senza vagare con la mente e scavare nelle proprie inquietudini e nei propri dolori. Grazie Jeff.

Buon ascolto da JANKADJSTRUMMER

Discografia essenziale

  • 1994 – Grace
  • 1998 – Sketches for My Sweetheart the Drunk ( postumo )
  • 2007 – So Real: Songs from Jeff Buckley ( raccolta)

jeff

RIASCOLTATI PER VOI – JEFF BUCKLEY – Grace – 1994. by Jankadjtrummerultima modifica: 2020-05-26T18:13:34+02:00da giancarlopellegrino