Intervista a Manuela Tesse, allenatrice del Pomigliano, attuale capolista della Serie B: “Pomigliano, io ci credo!”

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Questa settimana, è intervenuta ai nostri microfoni, Manuela Tesse allenatrice del Pomigliano, attuale capolista del campionato di Serie B.

Manuela vanta un glorioso passato da calciatrice: 87 presenze con la maglia della Nazionale, ha partecipato a due edizioni degli Europei ed alla fase finale dei Mondiali del 1999 negli Stati Uniti.

Da giocatrice ha vinto: 4 scudetti, 5 Coppa Italia e 1 Supercoppa vestendo le maglie di Torres, Verona, Modena, Milan, Foroni,Torino e Lazio.

I successi sono arrivati anche in panchina, quando, una volta terminata la sua brillante carriera da calciatrice, ha vinto un campionato di Serie B, 1 scudetto, 2 Supercoppe e, nel 2018, una panchina d’argento con la Lazio come miglior allenatrice della serie b.

In questa intervista esclusiva, sono tanti i punti che siamo andati ad approfondire con Manuela, per ascoltare l’intervista integrale CLICCA QUI

Manuela Tesse, allenatrice del Pomigliano. Fonte: sportal.it
Manuela Tesse, allenatrice del Pomigliano. Fonte: sportal.it

Facciamo un passo indietro, raccontaci com’era Manuela da bambina…

“Abitavo in campagna, per socializzare, giocavo a calcio per la strada con i miei amici. Mi sono innamorata di questo sport e non ho mai più smesso di pensare al calcio, da quando sono bambina.”

Tra i tanti allenatori che hai avuto, ne ricordi uno in particolare?

“Ce ne sono due: Sergio Guenza, con un grande passato da calciatore e da secondo allenatore nella Lazio che vinse lo scudetto. Il secondo è Sergio  Vatta, un grande allenatore del settore giovanile del Torino che ebbe una parentesi con noi in Nazionale e che ci portò alla fase finale del Mondiale del 1999.”

Qual è stata una stagione calcistica che ricordi con particolare emozione sia da giocatrice che da allenatrice?

“Da giocatrice, la finale degli Europei del 1997 che abbiamo perso contro la Germania. Vincemmo 2 a 0 contro la Norvegia, fu un risultato incredibile per noi, loro erano campionesse olimpiche. Da allenatrice, vivi le emozioni più da dentro. Sei colei che trascina la squadra. Un ricordo bellissimo fu la prima Champion’s League, perdevamo 3 a 0 e riuscimmo a pareggiare 3 a 3 a Cipro con tripletta di Patrizia Panico , arrivammo ai quarti di finale. Poi, anche la vittoria dello scudetto a casa mia, quando giocavo nella Torres, fu un ricordo indelebile.”

Hai qualche rimpianto?

“Sì,mi è dispiaciuto non essere andata in America quando è partito il professionismo, soprattutto per imparare la lingua.”

Come è vissuto il calcio femminile in Canada e Trinidad Tobago?

“Sono molto più avanti di noi, le bambine, già da piccole, praticano tutti gli sport.”

Qual è stata l’avversaria più forte che hai marcato?

“Sicuramente, Carolina Morace e Patrizia Panico.”

Manuela Tesse con la maglia della Nazionale. Fonte: solocalcio.com
Manuela Tesse con la maglia della Nazionale. Fonte: solocalcio.com

Nel 2020, hai superato il corso di allenatrice MASTER UEFA PRO, ci racconti questa esperienza?

“C’erano tantissimi campioni del Mondo del 2006, ho imparato tantissimo parlando di calcio con giocatori come Andrea Pirlo e Luca Toni che sono stati allenati dai migliori allenatori del mondo. Il corso è stato molto duro, per una donna è molto difficile accedere. Devi avere dei punteggi molto alti, solo in 25 possono accedere e non ci sono le quote rosa. Ho dovuto fare 15 anni di carriera da allenatrice prima di poter accedere, mentre Pirlo, appena ha smesso di giocare, è subito entrato. Lo dico senza alcuna polemica, loro sono molto più avanti da un punto di vista tattico, perchè hanno avuto la possibilità di essere allenati da grandi allenatori e questo ti fa apprendere tanto.”

Questa è stata la tesi che hai presentato al corso: “EVOLUZIONE TECNICO TATTICA NEL CALCIO FEMMINILE :
ITALIA vs BRASILE VENT’ANNI DOPO (mondiali USA 1999 vs mondiali Francia 2019)” relatore Renzo Ulivieri, come ti è nata l’idea di questa tesi?

“Nel sorteggio dei Mondiale del 2019 è capitato il Brasile, proprio come nel 1999. L’idea è nata spontanea. I cambiamenti sono stati tantissimi, sia sotto il profilo tecnico-tattico sia sotto il profilo organizzativo. Inoltre, è stato un modo per riempire la biblioteca di Coverciano perchè ci sono ancora poche tesi sul calcio femminile. Per leggere la tesi di Manuela CLICCA QUI

Qual è la calciatrice che ti ha colpito di più in Italia?

“Elisa Polli, l’ho vista giocare nella Jesina. Lei è un attaccante di grande prospettiva, quest’anno ha la possibilità di giocare ad Empoli, ma nei prossimi anni la vedo molto bene in una squadra di alta fascia.”

Parliamo del tuo presente, il Pomigliano. Che ambiente hai trovato?

“Un ambiente che non mi aspettavo. Il Pomigliano è una società neopromossa che è nata dal niente, è una società dilettante, ma vi assicuro che loro operano come se fossero dei professionisti. A partire dalle infrastrutture, ai componenti dello staff, al presidente che vive il calcio ancora con passione, mi trovo veramente bene.”

La vittoria di Manuela Tesse della Panchina d'Argento nel 2018. Qui con Renzo Ulivieri. Fonte: twitter SSLazio
La vittoria di Manuela Tesse della Panchina d’Argento nel 2018. Qui con Renzo Ulivieri. Fonte: twitter SSLazio

Mancano sei giornate alla fine della Serie B, come lo state vivendo questo finale di stagione così emozionante?

“Il mood deve essere IO CI CREDO. Lotteremo fino alla fine per tentare di conquistare la promozione in Serie A. I sogni devono essere cavalcati.”

Quale squadra di Serie B ti ha impressionato di più e quale giocatrice di Serie B può fare il salto di categoria?

“Sicuramente la Lazio è una squadra fortissima e Martin, capocannoniere del campionato, è una delle candidate per fare il salto di categoria. Mi ha colpito tantissimo.”

Hai un sogno nel cassetto?

“Sogno una casa vista mare. ”

Due aggettivi per descriverti?

“Grintosa e passionale”

Cosa fai nel tuo tempo libero?

“Mi piace andare al mare e leggere.”

Si ringrazia per la disponibilità Manuela Tesse per la concessione dell’intervista.

Denise Civitella

 

Intervista all’Avv. Francesca Carrozza: “Lo sport femminile ha bisogno di tutele legislative e visibilità.”

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

L’avvocato Francesca Carrozza, consulente legale dell’agenzia FTA(Football Trading Agency), iscritta presso l’ordine degli avvocati di Lecce e membro dell’Associazione italiana avvocati dello sport.

Il tema del professionismo, nel mondo dello sport, è assai diffuso in questo periodo. Grazie all’aiuto dell’Avv.Carrozza, facciamo chiarezza su questo argomento.

PER ASCOLTARE L’INTERVISTA AUDIO INTEGRALE CLICCA QUI

Avv.Francesca Carrozza (fonte www.fta.football.it)
Avv.Francesca Carrozza
(fonte www.fta.football.it)

Francesca, ci spieghi cosa vuol dire essere un consulente legale dell’agenzia FTA? Di che cosa ti occupi nel tuo quotidiano?

“Ci tengo a sdoganare il mito che ci rivogliamo alla figura dell’avvocato solo per cose spiacevoli, in realtà, la mia attività si focalizza nell’aiutare le atlete che sono con la nostra agenzia, di ottenere ciò che a loro spetta. Tutto questo grazie anche all’aiuto delle società. Ci sono state e ci saranno tante modifiche da un punto di vista legislativo, le ragazze hanno bisogno di una guida,per loro è un mondo tutto nuovo.”

Com’è stata la gestione contrattuale delle giocatrici di Serie A,B e C durante il periodo di lockdown nel 2020 quando sono stati fermati tutti i campionati, tranne la Serie A femminile?

“Nè le società nè le giocatrici avevano delle linee guida per gestire una situazione del tutto nuova. Ogni ragazza ha una storia diversa: c’è chi studia, chi lavora e tutto questo rendeva più difficile capire chi poteva prendere l’indennità. E’ stato difficile, ma grazie all’aiuto delle società, siamo riusciti a far percepire alle nostre atlete un compenso.”

Pensi che le altre Federazioni sportive, seguiranno l’esempio della FIGC?Perchè non dovrebbero farlo?

“Me lo auguro, credo che accadrà nella pallavolo e nel rugby. Questo perchè, dopo il calcio, sono gli sport più seguiti nel nostro Paese e hanno un bel seguito. Il problema consiste nella sostenibilità del sistema, adesso nel calcio femminile, ci sono sponsor e broadcaster che danno una mano al movimento. La visibilità è fondamentale poichè i risultati ottenuti, sono sotto gli occhi di tutti e aiutano gli sponsor a capire l’importanza dello sport femminile.”

Francesca Carrozza (fonte: profilo Linkedin)
Francesca Carrozza
(fonte: profilo Linkedin)

Cosa pensi delle dichiarazioni di qualche domenica fa del Presidente del CONI Giovanni Malagò, in occasione delle elezioni del Presidente della FIR(Federazione italiana rugby)Marzio Innocenti: “…più che mai oggi, avendo due figlie femmine, avrei voluto un figlio maschio e sarei stato felice avesse giocato a rugby”?

“Voglio credere nell’ingenuità del Presidente Malagò, questo ci fa capire come sia radicato il pre concetto che le donne non possono fare alcuni tipi di sport.”

Perchè non sono ancora presenti donne nelle alte cariche dello sport/Governo in Italia? Problema socio culturale? Da dove bisognerebbe partire?

“Ci sono preconcetti che sono ancora legati alla figura maschile; alcuni ruoli sono sempre stati destinati agli uomini e, per ingenuità, credo che non si pensi a mettere una donna al comando. Prendo sempre come esempio la FIFA che, nei prossimi anni, inserirà sempre più figure femminili al loro interno, non solo nello sport femminile, ma anche in quello maschile. L’Italia dovrebbe prendere esempio.”

Si ringrazia l’Avv.Francesca Carrozza per la disponibilità.

Denise Civitella

 

Intervista a Martina Carpi, portiere e allenatrice dell’U12 del Genoa CFC: “Amo il calcio ed i colori rossoblù. “

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Martina Carpi, classe 1999, è il portiere della prima squadra del Genoa CFC e allenatrice dell’Under 12. Abita a pochi passi dal quartier generale rossoblù e ha un grande sogno nel cassetto: lavorare nel mondo dello sport, in particolare, nel calcio. Da circa un anno, Martina è iscritta alla facoltà di Scienze Motorie.
Tra le tante esperienze sportive vissute, ne ha una che ad oggi definisce “l’esperienza più bella della mia vita” ha indossato, infatti, la maglia della Nazionale Under 17, in occasione di un torneo internazionale in Portogallo. Questa meravigliosa avventura in azzurro, le ha permesso di condividere il campo con talenti del calcio femminile italiano attuale come Glionna, Caruso, Cantore, Greggi e Merlo.
Quella per il calcio, non è l’unica passione per la nostra Martina che ama molto i gatti e li coccola sempre durante il suo tempo libero.

CLICCA QUI per ascoltare l’intervista integrale.

Martina Carpi, portiere del Genoa CFC. Fonte: www.genoacfc.it
Martina Carpi, portiere del Genoa CFC. Fonte: www.genoacfc.it

Martina raccontati ai microfoni di “Stelle in Campo” . Riavvolgiamo il nastro della tua vita…com’eri da bambina?

“Non so come sia nata questa passione per il calcio. Vivendo sotto il centro sportivo del Genoa, mi ha accentuato ancora di più questa passione. Quando rientravo da scuola, guardavo solo partite, non solo del calcio italiano, ma anche internazionale. E’ una passiona innata. Ho avuto la fortuna di giocare fuori dalla Liguria, per vedere realtà diverse, in particolare, nella Novese e con la Nazionale Under17 in Portogallo. Ho sempre fatto della mia serietà un  mio punto di forza, ed è quello che sto cercando di trasmettere alle mie 14 “furette” del Genoa. Tre anni fa ho preso il patentino UEFA C che mi permette di allenare dai Piccoli Amici alla Juniores Regionale.”

Come organizzi le tue giornate?

“Mi alleno con la prima squadra 3 volte a settimana, purtroppo, non posso presenziare a tutti gli allenamenti per motivi logistici perchè ho l’allenamento con l’Under12. Le ragazze, si allenano 4 volte a settimana, quando non ci sono sono aggregate con l’Under15. Al Genoa, ho trovato colleghi fantastici che mi hanno sempre aiutata. Sono iscritta all’Università e, a volte, mi sono dovuta assentare per motivi di studio. La collaborazione tra allenatori e dirigenti mi ha sempre dato una grossa mano. Al Genoa ho trovato la mia isola felice. Ho trovato compagne di squadra fantastiche e ci tengo a ringraziare il mio responsabile Santo Bignone e tutti i ragazzi e le ragazze dello staff rossoblù.”

Il ruolo del portiere rispecchia la tua personalità?

“Il ruolo per portiere ti da tante soddisfazioni, a volte ti fa anche un po’ arrabbiare, ma rispecchia al 100% anche la mia personalità fuori dal campo. E’ un ruolo solitario, come sono io. Difficilmente sono una chiacchierona.”

Ne hai giocate tante, ma qual è la partita che ricordi con maggior piacere fino a questo momento.. 

“L’esordio in Nazionale in Portogallo, ho giocato la terza partita del torneo contro le padrone di casa. Vale più di qualsiasi cosa. Ricordo gli spalti gremiti con due, tremila persone. L’esordio fu spettacolare perchè parai anche due rigori.”

Hai conseguito il patentino per allenare, secondo te, quali sono le caratteristiche che deve avere un’allenatrice per traghettare la sua squadra ad ottenere dei buoni risultati sportivi?

“Sto testando queste cose con le mie ragazze. Un buon allenatore, una buona allenatrice, deve avere molta empatia con le persone. Il dialogo è importante. Per me è importante sapere se hanno voglia di allenarsi, se stanno bene fisicamente, se hanno passato una giornata dura a scuola”

Martina Carpi con la maglia della Nazionale Under17. Si riconoscono delle giovanissime Merlo, Caruso, Cantore, Glionna e Greggi.
Martina Carpi con la maglia della Nazionale Under17. Si riconoscono delle giovanissime Merlo, Caruso, Cantore, Glionna e Greggi.

Tra i tanti che hai avuto, c’è un allenatore o un’allenatrice che ti piacerebbe nominare per essere stato/a un punto di riferimento per te?

“Ne ho avuti tanti. Ti direi Luca De Guglielmi, Michele Caracciolo che mi fece esordire in Serie B con il Molassana a quindici anni. Poi mi viene in mente Mara Morin e il mitico Franco Gallia alla Praese che è un papà aggiunto. Mi ha aiutato tanto sia da un punto di vista sportivo che umano.”

Quali sono il tuo giocatore e la tua giocatrice preferita?

“Ti risponderei con il nome di Rita Guarino, attuale allenatrice della Juventus Women.”

Il calcio femminile sta facendo dei passi da gigante negli ultimi anni, merito anche del grande Mondiale del 2019 in Francia delle nostre azzurre e degli ottimi risultati ottenuti dall’allenatrice Milena Bertolini, pensi che siamo vicine ad un radicale cambiamento nella cultura dello sport femminile in Italia, di cosa c’è bisogno per dare la svolta definitiva?

“Siamo all’inizio, c’è ancora tanto lavoro da fare. Dobbiamo dare sempre più visibilità al mondo dello sport femminile. E’ fondamentale per la crescita del movimento. Esprimo un pensiero sulla presenza di Cristiana Girelli a Sanremo. Chiunque di noi che ha giocato, non si sarebbe mai immaginato che una giocatrice di calcio potesse partecipare ad una serata del Festival. Ciò che non mi è piaciuto è stato che Cristiana è stata presentata all’1.08 di notte, con poca gente all’ascolto. Un’altra attività fondamentale è l’attività nelle scuole, promuovere il calcio femminile anche in ambito scolastico è molto importante.”

Uno dei due rigori parati da Martina in Nazionale U17.
Uno dei due rigori parati da Martina in Nazionale U17.

Come sta andando il campionato di Serie C?

“Domenica abbiamo lo Spezia, veniamo dalla sconfitta a Meda. Siamo un gruppo giovane e stiamo facendo un campionato al di sopra delle aspettative, merito anche di due fantastici allenatori: Marco Oneto e Sonia Manfucci. Stiamo crescendo, sono sicura che di questo gruppo ne sentiremo parlare.”

Hai altre passioni oltre al calcio?

“Mi definisco una gattara, posto che vado, gatto che trovo. Nel bosco che confina con il centro sportivo, passando tanti gatti randagi e il mangiare a loro non manca mai. Una volta, andai in Calabria con mia zia, tornammo dalla vacanza in tre: io, mia zia e un gatto.”

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

“Lavorare nello sport, mi piacerebbe fare dello sport il mio lavoro e la mia vita. Vivo il campo 24 ore su 24, sette giorni su sette. Mi vedo come allenatrice.”

Si rigraziano il Genoa CFC e Martina Carpi per la concessione dell’intervista e la disponibilità.

Denise Civitella

 

 

 

 

Intervista ad Elena Paloscia, psicologa del settore giovanile dell’U.C.Sampdoria: “L’importanza dell’ambiente sportivo nel calcio femminile e non solo.”

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Elena Paloscia è una psicologa e psicoterapeuta che, oltre all’attività di cura di persone adulte e adolescenti, dal 2015 collabora con il settore giovanile dell’U.C.Sampdoria.

Elena Paloscia, fonte www.youtube.it/sampacademy
Elena Paloscia, fonte www.youtube.it/sampacademy

Nel 2020 è uscito il suo primo libro “Al cuore della performance”, disponibile su Amazon ( CLICCA QUI ), in cui non si parlerà del cuore che viene richiesto ai singoli atleti e atlete, ma del cuore che tutto l’ambiente sportivo, che accoglie i ragazzi e le ragazze, è chiamato a mettere in campo. L’ambiente è il contesto emotivo che accoglie e fa crescere i ragazzi e le ragazze.

In questa intervista esclusiva concessa a “Stelle in Campo” sono stati i punti toccati da Elena e invitiamo tutti i nostri lettori ad ascoltare la versione integrale dell’audio a questo link:  INTERVISTA AUDIO

Elena, di che cosa ti occupi nella vita?

“Sono una psicologa e psicoterapeuta. La cosa che mi appassiona di più, lavorativamente parlando, è la cura dei miei pazienti, ma c’è uno spazio ampio per lo sport, collaboro dal 2015, con il settore femminile dell’Unione Calcio Sampdoria.  Sono,inoltre, impegnata  nel sociale, collaboro con un’associazione che si chiama Fondazione Tender to Nave Italia che utilizza il mare e la navigazione come strumento educativo e riabilitativo per le fasce più fragili della società. ”

Cos’è la psicologia dello sport?

“E’ un ramo della psicologia che si occupa di sport e di miglioramento delle performance sportive. Generalizzando, potremmo dire che ci sono due grandi settori: uno si occupa di prestazione in campo, aiutando gli atleti a dare il meglio di loro, poi c’è l’altro che è quello che mi appassiona di più che si occupa dell’aspetto educativo e di crescita a 360 gradi dei giovani atleti/e. “

Elena Paloscia
Elena Paloscia

Recentemente hai scritto un libro “Al cuore della performance”, raccontaci quali argomenti vengono trattati…

“Questo testo è il frutto di tutto il lavoro che abbiamo fatto da quando collaboro con la Sampdoria femminile. E’ il risultato di tante chiacchierate e tanto lavoro insieme al mio Responsabile, Enrico Calvi, allo staff e alle atlete. E’sia un dono che ho voluto fare al settore femminile che la descrizione di un percorso fatto, da dove siamo partiti a dove siamo ora. Il cuore del testo tratta delle competenze empatiche, di accoglienza, di ascolto che tutto l’ambiente deve mettere in campo per favorire l’emersione dei talenti delle atlete e degli atleti. La qualità dell’ambiente ha un’incidenza forte sulle performance sportive, esattamente come per l’agricoltore, la qualità del terreno che accoglie le sue sementi, sarà fondamentale per la forza del raccolto. Il libro si trova su Amazon in formato cartaceo e informatico.”

Il libro di Elena Paloscia. Fonte: www.amazon.it
Il libro di Elena Paloscia. Fonte: www.amazon.it

Come organizzi il tuo lavoro?

“Innanzitutto ringrazio la società U.C. Sampdoria perchè mi permette di parlare da una  posizione privilegiata, ovvero quella di essere un membro dello staff e non soggetta a collaborazioni spot. Senza questa condizione, non sarei riuscita a realizzare questo lavoro. Sono stata, inoltre,  molto fortunata ad incontrare Enrico Calvi che è una persona sensibile, acuta e competente e che ha interesse nell’ascoltarmi. Per tornare alla domanda, posso sintetizzare dicendo che per due volte a settimana sono in campo a disposizione delle giocatrici, tecnici e dirigenti. Poi c’è tutto un lavoro di backstage, telefonate e confronti.”

Che differenze ci sono tra un mental coach e uno psicologo dello sport?

“Uno psicologo dello sport deve avere una laurea in Psicologia, un mental coach non deve essere laureato. Penso che, al giorno d’oggi, in un mondo in cui spopola la “tuttologia”, la competenza formale penso che sia un requisito base da cui partire. Un altro punto fondamentale è la tutela del cittadino, lo psicologo dello sport è iscritto ad un albo. Se dovessi fare qualcosa che non va, il cittadino può segnalarmi al mio ordine ed io potrei non svolgere più il mio mestiere. E’ una tutela per il cittadino. Attenzione, ci sono tantissimi mental coach che sono eccezionali nel loro lavoro, prendo l’esempio di Enrico (Calvi n.d.r.) che ha una sensibilità di cogliere delle dinamiche individuali o gruppali, eccezionale. A quella sensibilità, però, va affiancata una competenza specifica che permetta di tradurre e fissare ciò che coglie.”

Si ringraziano per la disponibilità Elena Paloscia e l’U.C.Sampdoria.

A cura di Denise Civitella

 

 

 

 

La Ciclista Ignorante, ciclomeccanica genovese: “Ho cambiato vita grazie allo studio e alla passione per la bici”

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Adriana Anselmo è conosciuta nel mondo del web come “La Ciclista Ignorante”. Ha cambiato la sua vita nel 2018, quando ha deciso di cambiare vita e aprire da zero la sua ciclo officina a Genova. Ha mollato il “posto fisso” da grafica, ha studiato ciclo meccanica, marketing e social ed ha realizzato il suo sogno di aprire la sua ciclofficina.

Tutto quello che fa è frutto di esperienza e studio.

Adriana non nutre interesse solo per la bicicletta, ma la sua personalità poliedrica e curiosa nei confronti della vita, le permette di affrontare argomenti quali l’arte, la religione, la Vita. Quindi, non solo bici.

la-ciclista-ignorante_01

Siete curiosi di conoscerla?

A questo link, potrete trovare una piacevole intervista alla “Ciclista Ignorante”.

Intervista alla “Ciclista Ignorante” AUDIO

Buon ascolto!

Adriana, presentati al nostro pubblico…

“Mi chiamo Adriana, ho superato i 40 anni e due anni fa ho pensato di cambiare totalmente la mia vita, aprendo la mia ciclofficina a Genova. Ho lavorato due anni per arrivare a quel momento, non riuscivo a trovare nessuno che mi insegnasse il mestiere, allora ho deciso di studiare per conto mio e seguire dei corsi. In realtà, il primo corso l’ho seguito per essere indipendente durante i miei viaggi in bicicletta. Da li, mi sono innamorata della ciclo meccanica.”

Da bambina avevi la passione per la bici?

“Da bambina, andavo in giro per Genova, nella zona del Porto Antico, quando ancora non c’era nulla e mi divertivo a fare le acrobazie.Poi, ho avuto il motorino ed ho abbandonato la bici per qualche anno. Nel giugno del 2014, ho deciso di cambiare la mia vita e comprarmi una bicicletta. Dopo 30 minuti di domande al commesso, sono uscita con il mio nuovo mezzo e da lì è nato un amore…”

Qual è il social che preferisci?

“Twitter, soprattutto quello di dieci anni fa. Continuo ad usarlo, ha un limite di caratteri ed è un social dove devi leggere per interagire, mi piace soprattutto per quello. Lo scopo è usare più strumenti possibili per arrivare in maniera capillare a più gente possibile. Ho imparato che si semina e la gente raccoglie quello che vuole.”

Sei una ragazza poliedrica e ti occupi anche di arte digitale…

“Inizio a creare ed a giocare con un app che crea caleidoscopi. Tutti i miei quadri partono da una foto e da lì, vengono modificati. Sono libera di mostrare quello che faccio, mi sono liberata dalla paura di fallire. Ci ho impiegato 12 anni per arrivare dove sono. A volte mi domando se dovessi chiudere quale altro lavoro andrei a fare? Quello che ho cambiato è il mio modo di pensare. E’ un limite degli altri pensare che faccio troppe cose, in realtà aggiustare biciclette e creare arte digitare sono due cose che all’apparenza sembrano molto diverse tra loro, ma in realtà si assomigliano molto. Bisogna avere fantasia e creatività in entrambi i campi.”

Ti piace la musica?

“Mi piace, ho amato follemente Ramazzotti. Ascolto tanta musica italiana e poca straniera, in particolare i Queen. Ricordo ancora il mio primo concerto di Ramazzotti nel palazzetto della Foce di Genova, con una pessima acustica. Era il 1993, l’album di Certi Momenti.”

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

“Uno è lavorare per 6 mesi e gli altri sei mesi girare in bici. Il secondo è riuscire a creare una scuola seria di ciclomeccanica composta da gente seria che sappia mettere le mani sulla bici. Sotto questo punto di vista, siamo in pochissimi a pensarla così. C’è bisogno di tanta formazione e tornare un po’ indietro e non solo nel campo delle bici.”

 

 

 

 

 

Denise Civitella

Intervista a Mauro Garbarino, ex allenatore di calcio femminile: “Ho scritto un libro dedicato a tutte le ragazze che ho allenato”

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Voglio raccontarvi una bella storia di calcio femminile. Mauro Garbarino, ex mister della Praese e del Cogoleto femminile è un uomo che ha dato molto nel mondo del femminile, riuscendo ad insegnare alle sue bimbe i principali valori di questo meraviglioso sport: la lealtà e la correttezza in primis.
Durante il lockdown, ha deciso di cominciare a scrivere un libro “Signorine e tacchetti” e regalarlo a tutte le sue ragazze che, in quasi 30 anni di calcio, hanno seguito i suoi consigli sul rettangolo verde.
Ringrazio Mauro per la sua grande disponibilità e gentilezza e grazie anche alla mia grande amica Raffaella Fracchia che mi ha permesso di conoscere questa bellissima storia. Non perdetevi l’audio dell’intervista integrale!

Il libro di Mauro Garbarino
Il libro di Mauro Garbarino

Per ascoltare l’intervista integrale a Mauro Garbarino, CLICCA QUI
Mauro, presentati ai microfoni di Stelle in Campo…
“Vivo a Cogoleto, ho 60 anni e per tantissimi anni ho allenato, soprattutto il settore femminile. Da fine anni ’80 al 2009.”
…e da questa esperienza è nato il tuo libro…
“Sono una persona che tiene tutto, ordinando tutto il materiale ho pensato di fare un libro. Durante il lockdown ho scritto questo libro che mette insieme tutto il cartaceo che avevo a disposizione. Non essendo uno scrittore, l’ho diviso in tanti racconti.”
Com’è il titolo del libro?
“Signorine e tacchetti. Prende il nome da un torneo estivo che avevamo giocato a Varazze. Il Secolo di Savona aveva dedicato uno spazio intitolandolo proprio così e da lì ho preso ispirazione per il titolo del mio libro. In copertina, è una bella foto delle bimbe sedute a bordocampo dell’under12 delle bimbe del Cogoleto”
Qual è lo scopo del libro?
“Il libro è dedicato alle ragazze e lo regalo a loro, anche se, forse, in un futuro potrebbe essere acquistabile on line. Ho un amico tipografo che mi ha aiutato a stamparlo. Ho iniziato a scriverlo questa primavera e con il passare del tempo, il libro cresceva sempre di più.”
Quante ragazze hai allenato?
“Penso di essere arrivato a 150 ragazze. Anche se ne ho allenate molte di più, il calcio amatoriale l’ho lasciato un po’ da parte e mi sono concentrato solo nei campionati giocati con la Federazione.”
Quali sono i ricordi più emozionanti?
“Sono quelli più vecchi alla fine degli anni ’80, anche se i racconti mi piacciono tutti.”
Segui il calcio femminile oggi?
“A livello dilettantistico no, lo seguo in tv. Mi è capitato di guardare anche partite di futsal, squadre sconosciute, ma ragazze che giocavano veramente bene.”
Allenerai ancora?
“Credo di no, è molto impegnativo, c’è da spostarsi ed è faticoso.”

Denise Civitella

Intervista alla freestyler finlandese Minna Marlo. In collaborazione con Andrea Gallazzi di Calcio Femminile Italiano.

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Prosegue il nostro viaggio alla scoperta delle freestyler mondiali insieme ad Andrea Gallazzi di Calcio Femminile Italiano. Questa settimana è il turno di Minna Marlo, famosissima freestyle finlandese.

Non perdere il podcast!
IMG-20201219-WA0017
Denise Civitella
Ph.credit profilo Instagram di Minna Marlo

Intervista a Federica Seneghini, giornalista e autrice del libro “Giovinette, le calciatrici che sfidarono il Duce”.

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Il suo libro è presente in tutte le librerie e, a pochi mesi dalla sua uscita, è già alla terza ristampa. Federica Seneghini, genovese, classe 1981, lavora come giornalista presso la redazione del “Corriere della Sera” e nel corso di questo 2020, ha terminato il suo primo lavoro come scrittrice: “Giovinette, le calciatrici che sfidarono il Duce” (Solferino Libri)

Per ascoltare il podcast:

Intervista AUDIO a Federica Seneghini

Un romanzo che incastra alla perfezione la storia del nostro Paese in epoca fascista, con quella di un gruppo di donne che volevano giocare a calcio come gli uomini, formando una squadra e tentando di andare contro gli stereotipi del tempo in cui la figura della donna appariva “costretta” tra le mura domestiche a crescere i figli.

Federica Seneghini e il suo romanzo.
Federica Seneghini e il suo romanzo.

Un libro entusiasmante che viene arricchito ulteriormente da un saggio finale dello storico Marco Giani che, in modo attento, ripercorre anni di discriminazione femminile nel mondo del calcio. Fa riflettere come la situazione non sia molto mutata rispetto a novant’anni fa.

Prima di iniziare a parlare del tuo libro, facciamo un passo indietro: chi era Federica da bambina?

“Non ho mai giocato a calcio, ho praticato il basket per un paio di anni e andavo a nuoto. Da genovese, tifo per la Samp. Non ho mai praticato sport a livello agonistico. L’idea di scrivere un romanzo di sport è stato un caso.”

Com’è nata l’idea di scrivere questo libro?

“L’idea è nata lo scorso anno nei giorni dei Mondiali di Francia del 2019. Mi sono interessata all’argomento e ho fatto un po’ di ricerche per scrivere un articolo per il Corriere della Sera, il giornale per cui lavoro. Mi sono imbattuta in alcuni studi che ripercorrevano le vicende della squadra delle “Giovinette”. C’erano soprattutto studi di Marco Giani, il ricercatore che firma il saggio finale del libro e con lui siamo andati a casa di Grazia Barcellona che nel romanzo ha 4 anni, l’abbiamo incontrata lo scorso anno che ne aveva 90. Grazia, purtroppo, è scomparsa pochi mesi dopo il nostro incontro. Lei era l’ultima testimone oculare di questa squadra.”

Raccontaci le tue emozioni di questo incontro…

“E’ stato emozionante perchè la storia della squadra era la storia della famiglia di Grazia. Le sue zie erano le protagoniste del racconto. Rosetta era la “bomber”, la mamma era Giovanna, la persona che sorvegliava e guidava il lavoro sportivo delle ragazze. Lei era una bambina, ma si ricordava ancora tutto. Ormai, era diventata la storia di famiglia che si raccontava sempre durante le feste di Natale o i ritrovi di famiglia.”

Quali difficoltà hai dovuto superare per scrivere il racconto?

“Sono state soprattutto a tutto il materiale cartaceo che avevo a disposizione che Marco Giani aveva già studiato negli anni scorsi. Sono partita da alcuni articoli di giornale, reportage, lettere che le ragazze avevano scritto alle autorità fasciste. Da lì, c’è tutto un lavoro da fare e devi cercare di cucire il materiale dando un senso logico, colmando i vuoti e renderlo accattivante per un pubblico vario. E’ un romanzo che si rivolge non solo agli appassionati di sport, ma anche a coloro che amano la storia, i diritti. E’ un romanzo che si rivolge anche ai ragazzi, con Marco Giani, alcune delle presentazioni che abbiamo fatto, prima del lockdown, sono state fatte nelle scuole.”

corrieredellasera

Il movimento del calcio femminile, solo adesso sta cominciando a cambiare ed a mostrare il suo potenziale al pubblico dopo anni di buio, sei d’accordo?

“Molto è stato fatto dalle #ragazzemondiali , molti dialoghi sono ricostruiti allo scorso anno. Alcuni dei dialoghi sono stati presi da conversazioni che ho ascoltato lo scorso anno. Anche la mia categoria ha un ruolo per sdoganare quello che, da sempre in Italia, è considerato uno sport esclusivamente maschile. Le cose sono molto cambiate anche solo rispetto a cinque anni fa.”

Qual è stata la tua più grande soddisfazione ottenuta dopo la pubblicazione del romanzo?

“Ne abbiamo ottenute molte, ma sicuramente che il Comune di Milano intitolerà una via del Parco Sempione alle ragazze che sfidarono il Duce. Il Sindaco Beppe Sala ha raccolto l’appello affinchè la città ricordi queste ragazze. L’inaugurazione, probabilmente, sarà fatta nei primi mesi del 2021, vicino all’Arena, un posto sportivo legato alla storia di questa città. Ci sarà anche una targa, in modo tale che le persone che passeranno da lì, potranno leggere un riassunto della storia delle avventure di Rosetta e compagne.”

Hai avuto modo di conoscere anche l’attuale CT della Nazionale Azzurra, Milena Bertolini. Che impressione ti ha fatto?

“Con Milena abbiamo fatto una bellissima presentazione a Reggio Emilia, la sua città, qualche mese fa. Sono stata felicissima. Milena sta facendo un grandissimo lavoro, non sportivo, ma anche culturale. Si sta impegnando nell’abbattere i pregiudizi che lei stessa ha sovuto subito sulla sua pelle quando giocava. Mi ha raccontato gli aneddoti in cui giocava a calcio e mi ha fatto impressione che anche lei stessa abbia ritrovato nel libro molti dei pregiudizi che ha dovuto subire quando era giocatrice, nonostante il libro fosse ambientato negli anni ’30.”

Hai un personaggio a cui sei particolarmente legata?

“Mi sono affezionata a tutti i personaggi, forse a Rosetta un po’ di più. E’ l’ultima che si arrende, vuole continuare ad ogni costo. In realtà, uno dei miei preferiti è anche Carlo Brighenti che è stato l’unico giornalista a dare manforte alle ragazze e a scrivere cose positive sul loro progetto. Ho conosciuto anche il nipote di Carlo e sono affezionata anche a questo personaggio.”

articolo21.org

Hai in programma di scrivere altri libri?

“Mi piacerebbe molto scrivere un altro libro, non ho niente in programma, ma sono alla ricerca di nuovi argomenti. Questo libro non è solo una vicenda di sport e di storia perchè mi ha permesso di mettermi alla prova con tante sfide giornalistiche.”

Hai un sogno nel cassetto?

“Era proprio quello di scrivere un libro…”

Come ti piace trascorrere il tuo tempo libero?

“Appena sono libera, prendo la macchina e mi allontano da Milano. Sono di Genova, vengo spesso in Liguria. Mi piace trascorrere dei weekend fuori porta.”

 

Stelle in campo ringrazia Federica per la cortesia e la disponibilità.

Denise Civitella

Ph. credit Twitter di @fedesene, articolo21.org e Corriere della Sera.

 

Intervista esclusiva ad Anastasia Bagaglini, campionessa di freestyler originaria di Latina. A cura di Denise Civitella e Andrea Gallazzi.

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr
Continuano le nostre interviste alle freestyler di tutto il mondo in collaborazione con Andrea Gallazzi di

Calcio Femminile Italiano.
Oggi è il turno di Anastasia Bagaglini , campionessa di freestyler, arrivata terza ai campionati mondiali.
Ad oggi, è l’unica ragazza italiana a praticare questa pratica sportiva. Anastasia, dicianovenne originaria di Latina, è un vero talento italiano, ascoltate l’intervista esclusiva a questo link:
20201118_200817-COLLAGE

Intervista a Paloma Pujol, nota freesyler spagnola: “Adoro la musica e il pallone”. A cura di Denise Civitella e Andrea Gallazzi.

Share via emailSubmit to redditShare on Tumblr

Sono lieta di comunicarvi che da oggi è nata una bella collaborazione con Andrea Gallazzi di Calcio Femminile Italiano.

Andrea si occupa di molte cose all’interno del sito www.calciofemminileitaliano.it tra cui anche quello di far conoscere il più possibile le ragazze freestyler di tutto il mondo. Ogni due settimane ci occuperemo di fare delle interviste in giro per il globo alle più famose acrobate in rosa che fanno vere e proprie magie con la palla.

Stasera è la volta di Paloma Pujol, 34 enne di Madrid, che ci ha concesso una bella intervista che potrete ascoltare a questo link:

https://www.spreaker.com/episode/41813112

Invitiamo tutti i nostri ascoltatori ad iscriversi al  Canale YouTube di Calcio Femminile Italiano per vedere dei fantastici contenuti video su queste incredibili atlete!

Andrea Gallazzi di CFI e la freestyler Paloma Pujol
Andrea Gallazzi di CFI e la freestyler Paloma Pujol