Abbiamo tutti paura. Ma in definitiva cos’è la paura ?

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Ma, in definitiva, cos’è la paura ? Sappiamo che esiste, ed esiste soltanto in relazione a qualcosa. Indubbiamente da sola non esiste. Una cosa è certa. Non posso avere paura di ciò che non conosco. Quando dico a me stesso che ho paura della morte, ho davvero paura di quell’ignoto oppure ho paura di perdere ciò che conosco? Beh, è davvero un guazzabuglio. In realtà non che io abbia paura della morte, ma ho paura di venire privato di una realtà che la sento appartenermi. Voglio dire, in definitiva, che la mia paura è in relazione a ciò che è a me noto, e non a ciò a me ignoto.
Possiamo dire che la paura nasce dalla coscienza; ma la nostra coscienza, se ci pensiamo bene, è formata da tutto ciò da cui veniamo condizionati; perciò, è da ammettere che la coscienza è ancora il risultato di qualcosa a noi noto. Ho paura, quindi, del noto, di ciò che conosco. Ho paura del noto, il che significa che ho paura di perdere le persone a me care, le cose e le idee, ho paura del dolore che potrebbe insorgere quando perdo qualcosa, oppure quando non la ottengo.
C’è la paura del dolore. Il dolore fisico è una reazione nervosa, ma il dolore psicologico sorge quando mi tengo aggrappato alle cose che mi danno piacere e soddisfazione, perchè allora ho paura di chiunque che me li porti via.
In conclusione, ovunque c’è desiderio di autodifesa c’è paura. Non devo perdere quello che ho.
Abbiamo tutti paura. Ma in definitiva cos’è la paura ?ultima modifica: 2021-05-31T12:37:40+02:00da un_uomonormale0

10 pensieri riguardo “Abbiamo tutti paura. Ma in definitiva cos’è la paura ?”

  1. C’è la paura dell’ignoto, di un qualcosa che non sai ma che è presente in un dato posto della tua casa: mi è successo. Una delle stanze:. ci entravo e dopo un po’, avvertivo un qualcosa che mai ho saputo definire ma che mi creava,a livello di mente, un timore crescente, fino a diventare spasmodico, con sudarazione: paura. Dovevo uscire dalla stanza. Non sono serviti medici, la paura è sparita quando ho cambiato casa. La paura può essere prodotta anche dall’incertezza di una malatia, la paura della morte, di fronte alla quale nessuna cosa che ti appartenga conta più. La paura è un qualcosa che attanaglia e blocca, sia essa per ciò che conosci oppure no, è uno stato d’animo a volte tenebroso e tiene prigioniera a sè, l’anima tormentata da cause le più strane perchè, secondo me, per ogni persona la paura ha un volto diverso, una causa soggettiva. Buongiorno dott. Peppe, un sorriso sincero

    1. Ciao Licia…Chapeau per questo tuo intervento che sembra uscito dalla penna di Freud. Dici bene tu, elencando una litania di paure. La paura, sicuramente uno dei problemi più grandi della nostra vita, che ci intrappola, ci imbavaglia e ci fa vivere persino confusi. Come dire, che gli uomini moriranno per la paura! Stato emotivo che deforma, che narcotizza le nostre giornate. Sempre la paura di qualcosa perchè, appunto non può esistere una paura astratta perchè, volente o no, la paura è sempre correlata a qualcosa ed è sempre la risultante dei nostri pensieri. Ma ho imparato, anzi, l’ho avuto insegnato, che la paura ci vince nel momento in cui cerchiamo di fuggire dal reale, e fuggire dalla realtà genera la paura. Però, cara Licia, lasciami dire una cosa e cioè, che oggi sembra che le paure abbiano traslocato, e cioè, che dalla fascia cosmica sono passate a quella antropologica, ovverosia si articolano attorno al cuore dell’uomo e non della natura. Liete ore pomeridiane mia cara

  2. peppe, ciao, che dire ? Io vivo sempre nella paura, nell’ansia, ma se mi dici per cosa, non te lo saprei dire. Questa mia condizione non giova alla mia salute, me lo dice sempre la mia dottoressa che non può fare altro che darmi gocce, la mattina e la sera. Ciao. Rosina

    1. Rosì, ahimè, non sono uno psicologo. Vorrei darti una mano, perchè veramente si vive male in mezzo all’ansia, specie quando somatizza. L’ansiolitico ti aiuta senz’altro. Vedi di programmare qualche seduta da un bravo psicologo. Ce n’è in giro, pochi, si, ma ci sono. Ti abbraccio cara.

  3. Chapeau per te, Dott. che hai delineato ottimamente cosa che tu intendi per paura: soprattutto il timore di perdite irreparabili di quello che appartiene ed è, in definitiva, oggetto di amore: la propria vita e tutto ciò che di buono e di bello le ruota intorno. Ho letto con piacere questo tuo post, che dice la fragilità del nostro umano sentire, di fronte ad angoscianti eventualità, cui mai vorremmo neppure rivolgere il pensiero. Condivido in pieno il tuo definire la paura, che, del resto, è una reazione fisica e psichica istintiva, connaturata all’ancestrale esigenza di mantenerci in vita, possibilmente, con le persone e le cose che ci sono più care. Un saluto affettuoso e buon pranzo.

    1. Chapeau a te mia cara, per il tuo intervento. In ogni parola ci sta dentro la sostanza di questo stato emotivo. Cosa aggiungere ? Qualcosa c’è da aggiungere: un abbraccio.

  4. Non so se si possa definire paura, la mia, della morte. L’esperienza del virus mi ha fatto pensare molto, ne ho avuto anche il tempo durante la quarantena. Me la sono cavata a buon mercato, ma durante il decorso la paura di finire in ospedale, di sentirsi mancare il respiro, venire intubata e posta in coma, essere sola, senza persone care vicine. Fortunatamente non è successo. Ma questi pensieri che mi hanno attraversato la mente. Più in generale la paura della morte riguarda più il perdere persone care, causare a loro il dolore per la nostra perdita. Per il resto, dopotutto, la morte è un evento fisiologico e inevitabile, quando non è prematura. A volte penso che la parte più lunga del mio cammino è fatta e gli anni rimasti sono davvero pochi. Questo detto da una che non ama particolarmente la propria vita non è curioso. Forse chi è felice e appagato alla morte non pensa. Vive il presente e basta. Ci sarebbe molto altro da dire, ma mi fermo qua. Grazie per l’opportunità.

    1. Mia cara, Paura della morte, certo, la paura di ciò che a noi è inconoscibile. Le diamo spiegazioni ma non potrà mai essere parte di un campo a noi conosciuto. Credo che non è la morte in sè ad essere temuta, ma il dolore, la sofferenza che la precede. Noi possiamo accettare il male, perchè presenza inscindibile della nostra vita. Bene e male, sono intrecciati come la vita e la morte, ma, accettare il dolore, la sofferenza, richiede una forza eroica Tu hai fatto una esperienza che ti ha, per certi aspetti, messa davanti a all’unica cosa che temiamo, ma che non conosciamo, quindi è la nostra mente in cabina di regia a farcela temere. P.S. Si, dici bene, che ci sarebbe molto da dire. Lieta serata cara.

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