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Area personale
Il colore blu del mare non dipende assolutamente dal colore del cielo.
Molti tendono a pensare infatti che l'acqua del mare rifletta l'azzurro del cielo e ne dia cosi il suo colore. Niente di più sbagliato. Infatti la riflessione del colore del cielo è molto variabile ed incide in minima parte. E' invece importante la diffusione e l'assorbimento della luce, soprattutto le lunghezze dell'onda minori dello spettro del visibile (dai 400 ai 550 nanometri circa). Acque limpide e calme hanno spesso un colore tendente all'indaco, azzurro o verde. Quest'ultimo colore può essere anche legato alla presenza di fitoplancton.
Tra i primi a porsi la domanda perché il mare è blu fu il fisico indiano Chandrasekhara Venkata Raman. Lo scienziato cominciò a riflette durante una traversata notando che sebbene il cielo si scurisse perché in arrivo un temporale il mare rimanesse di colore blu.
L'assorbimento
La luce solare è costituita da onde elettromagnetiche che danno vita allo spettro elettromagnetico che si suddivide in : raggi gamma, raggi x, ultravioletti, infrarossi, microonde e radioonde. Tra questi vi è lo spettro del visibile con lunghezze d'onda inferiori all'infrarosso, comprese tra 400 e 750 nm(nanometri). L'occhio umano riesce a percepire i colori che vanno dal rosso all'arancione, passando per il giallo, verde, blu, indaco e violetto. I primi colori a scomparire in acqua sono rosso, arancione, giallo, gli altri scompaiono poi man mano che si scende in profondità. L' ultima ad essere assorbita tra queste è appunto il blu. Questa lunghezza d'onda può anche raggiungere i 400 metri di profondità in caso di acque limpidissime dando al mare il caratteristico colore blu. L'intensità della luce decresce in modo logaritmico in base alla profondità.
Perche l'acqua che beviamo non è blu L'acqua in bottiglia o nel bicchiere non è blu perché le molecole di acqua presenti non sono sufficienti ad assorbire la luce. In mare invece accade che si diffonda un colore blu sempre più scuro più si va in profondità.
Maree rosse o verdi Capita sia in acque salate che in acque dolci che l'acqua di tinga di rosso o di verde in superficie. Spesso si tratta di bloom fitoplanctonici, delle fioriture algali massive. I bloom fitoplanctonici avvengono se ad esempio aumenta la disponibilità di nutrienti come azoto e fosforo. Questo accade se tali nutrienti arrivano dall'esterno o se si tratta di una risalita dal fondo di masse d'acque ricche di nutrienti, (fenomeno di UpWelling).
La penetrazione della luce in mare La luce in mare ha una grande influenza sulla vita degli organismi marini. Infatti i raggi del sole più sono luminosi più penetrano in profondità. Questo accade ogni giorno quando il sole si trova allo zenith. Nei mari del Nord si ha una penetrazione della luce minore dovuta anche alla presenza di nubi e nebbie che intercettano i raggi e per una minor trasparenza dell'acqua, dovuta ad una grande sospensione di plancton.
Fonte: https://www.ilgiornaledeimarinai.it/perche-il-mare-e-blu/ |
Dispositivo dell'art. 727 Codice Penale - ABBANDONO ANIMALI Chiunque abbandona(1) animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze(2).
Note (1) L'abbandono si configura quando l'animale è lasciato solo, senza che nessuno si prenda cura dello stesso (come ad esempio nel periodo estivo). (2) Stante il delitto di maltrattamenti ex art. 544 ter, la norma in esame si applica quando questo non risulti applicabile, in aggiunta alle ipotesi colpose. Spiegazione dell'art. 727 Codice Penale La norma in esame è posta a tutela del senso di pietà per gli animali. La condotta consiste nell'abbandonare un animale domestico di qualsiasi tipo, ovvero nel detenere l'animale in condizioni incompatibili con la loro natura. Entrambe le condotte configurano ipotesi di reato proprio, in quanto può essere commesso solo dal proprietario dell'animale. Va precisato che la detenzione dell'animale in condizioni contrarie alla sua natura si configura anche per mera negligenza, non essendo richiesto, come per tutte le fattispecie contravvenzionali, il dolo.
Fonte: https://www.brocardi.it/.../capo-ii/sezione-i/art727.html
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Dispositivo dell'art. 544 ter Codice Penale - MALTRATTAMENTO ANIMALI (1)Chiunque, per crudeltà o senza necessità(2), cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche(3) è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro(4). La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell'animale. Note (1) Tale articolo è stato inserito dalla l. 20 luglio 2004, n. 189. (2) La l. 20 luglio 2004, n. 189 ha previsto una serie di ipotesi in cui sussiste per presunzione la necessità sociale. Si tratta della caccia, pesca, allevamento, trasporto, macellazione, sperimentazione scientifica, giardini zoologici, etc. (art. 19 ter disp. att.). (3) Tale elemento deve essere valutato in riferimento al caso concreto, quindi tenendo conto della tipologia dell'animale e delle sue peculiarità. (4) Il trattamento sanzionatorio è stato innalzato secondo quanto previsto dall'art. 3, comma 1, lett b), della l. 4 novembre 2012, n. 201. Spiegazione dell'art. 544 ter Codice Penale Le norme disciplinanti i delitti contro il sentimento per gli animali sono state introdotte dalla L. 189/2004, al fine di colmare le precedenti lacune normative in merito. Gli articoli del codice penale introdotti no forniscono ad ogni modo una tutela esaustiva, dato che sopperisce la protezione indiretta di cui all'articolo 2 L. 189/2004, nella quale si vieta l'utilizzo di cani e gatti per la produzione di vestiario. Specularmente, ai sensi dell'articolo 19ter, le nuove disposizioni non si applicano "ai casi previsti dalle leggi speciali in materia di caccia, di pesca, di allevamento, di trasporto, di macellazione di animali, di sperimentazione scientifica sugli stessi, di attività circense, di giardini zoologici, nonché dalle altre leggi speciali in materia di animali". Infine, in sede di recepimento della Direttiva 2008/99/CE, il D. Lgs. N 121/2011 ha introdotto gli articoli 727 bis e 733 bis. La norma in oggetto include sia reati di mera condotta che reati di evento, punendo difatti da un lato la sottoposizione a sevizie, fatiche insopportabili e la somministrazione di stupefacenti o sostanza vietate, dall'altro lato la produzione, per crudeltà o senza necessità (v. art. 544 bis), di una lesione (un danno alla salute). Per quanto concerne tale elemento, è stato appurato che, a differenza dell'art. 582, non è necessaria l'insorgenza di una "malattia nel corpo o nella mente", essendo sufficiente, ai fini della configurabilità del delitto, la diminuzione dell'originaria integrità dell'animale, diretta conseguenza di una condotta volontaria commissiva od omissiva. La norma in esame si distingue da quella di cui all'art. 727, in quanto quest'ultima pare esclusivamente destinata ad assicurare che il possesso dell'animale sia esercitato con modalità compatibili con la natura dell'animale, mentre qui si intende invece tutelare l'animale nella sua integrità fisica.
Fonte e altri approfondimenti della legge sui maltrattamenti degli animali: |
Post n°1404 pubblicato il 04 Agosto 2021 da alf.cosmos
Kathrine Switzer si iscrisse alla maratona (allora solo maschile) di Boston del 1967, nascondendo la sua identità con un espediente: si registrò come "K.V. Switzer", cioè senza scrivere il suo nome per intero, e gareggiò con il numero 261.
Durante la gara un giudice provò a fermarla, ma non ci riuscì, anche grazie all'intervento del suo compagno. Kathrine Switzer riuscì a completare la maratona in 4 ore e 20 minuti. Nel 1967 si pensava che le donne non potessero fare la maratona perché troppo faticosa, ma lei voleva convincere tutti che non è così e che anche le donne potevano resistere a tali sforzi. Questa impresa cominciò a far riflettere l'ambiente dello sport. Nel 1971 nella maratona di New York fu permesso anche alle donne di gareggiare e in quella di Boston dall'anno dopo. Dal 1984 la maratona divenne anche sport olimpico per le donne. Grazie quindi all'impresa di Kathrine Switzer oggi è normale vedere le donne gareggiare in questa specialità olimpica
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Post n°1401 pubblicato il 19 Luglio 2021 da alf.cosmos
GIUNI RUSSO: MORO PERCHE' NON MORO Testo ispirato dalla poesia "Desiderio del cielo" di Santa Teresa d'Avila. Dalla Basilica S. Lorenzo Maggiore a Milano
TESTO Vivo ma in me non vivo E' il bene che dopo morte imploro Che mi sento morire Morire perché non moro E più in me non vivo Vivo nel tuo immenso amore Mi vuole mi struggo ogni ora per intenso ardore Vivo ma in me non vivo Moro perché non moro E più in me non vivo Moro perché non moro Ti ho dato il Cuore scritto a immagine con segni d'oro Moro perché non moro
Non mi tradire fortissimo amore che imploro Moro perché non moro
Moro perché non moro Quanto è mai lunga all'esule Quest'affannosa vita Quanto mai duri i vincoli Che m'hanno ormai sfinita Per quello che ho nell'anima Che posso fare, o vita Se non te stessa perdere E andare in lui smarrita Vivo ma in me non vivo Moro perché non moro E più in me non vivo Moro perché non moro Ti ho dato il Cuore scritto a immagine con segni d'oro Moro perché non moro Non mi tradire fortissimo amore che imploro Moooo o rooo Vivo ma in me non vivo Moro perché non moro......
Fantastica interpretazione di Lene Lovich in un concerto dal vivo a Torino. E' un duetto virtuale con Giuni Russo, ma di grande potenza e coinvolgimento
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Post n°1400 pubblicato il 14 Luglio 2021 da alf.cosmos
Maria Antonietta parla a cuore aperto di Giuni, un Nicodemo moderno che nella notte della vita s'interroga sul Mistero. Incontra la spiritualità di S. Ignazio di Loyola e quella carmelitana, le cause della sua rinascita religiosa. Dopo la lettura degli "Esercizi Spirituali" e di altri testi di ascetica e mistica, la luce del Risorto splenderà inesorabilmente nelle sue interpretazioni.
Giuni ha cominciato a interessarsi di spiritualità leggendo la mistica dei grandi santi della Chiesa, un'esperienza poi decodificata nelle canzoni. La prima fu "Moro Perché Non Moro". Come è nata l'idea di musicare un testo di Santa Teresa?
Dopo aver letto libri di Santa Teresa e di San Giovanni della Croce, si mostrò determinata nel musicarli ma non ci riusciva. Io avevo deposto le armi come musicista, erano ormai trascorsi cinque anni dalla lettura dei testi e mi sembrava un progetto irrealizzabile. Le dissi di cavarsela da sola. Un giorno, dopo la preghiera del vespro, in Sardegna, mi cantò un verso di uno scritto di Teresa d'Avila "Moro perché non moro", dicendomi di tenere a mente le parole e la melodia. Lei era smemorata. Non avevamo un registratore, tantomeno le strade sterrate di campagna non aiutavano a catturare l'atto creativo del momento. Ricordo che si creò comunque un'atmosfera magica. Ebbe quella che noi cristiani chiamiamo "ispirazione". Fu il punto d'arrivo di un lungo percorso di conversione e meditazione, un punto di partenza dal punto di vista artistico.
Prima di conoscere la spiritualità carmelitana, Giuni inizia il suo cammino cristiano grazie a Sant'Ignazio di Loyola. Meditava sugli "Esercizi Spirituali" e ne rimase colpita a tal punto che volle praticarli. Ho ancora con me il libro che leggeva copiosamente, con sue annotazioni e sottolineature. Si chiedeva chi potesse guidarla in questo esercizio, dove trovare il sacerdote o la comunità per vivere un'esperienza simile. Ci siamo messi alla ricerca di un istituto e andammo in un monastero in Toscana. Nei pressi di Sansepolcro (Arezzo), trovammo un'indicazione con su scritto "Esercizi spirituali di Sant'Ignazio di Loyola". Lei disse: "Non è possibile, gira subito, andiamo a vedere!". Ci accolsero delle suore che gestivano una casa di spiritualità dove venivano proposti gli esercizi ignaziani. Vista la possibilità di seguirli a Milano, città dove abitavamo, ci indicarono la casa di spiritualità delle Suore del Cenacolo e lì cominciammo gli esercizi guidati da un gesuita. Le suore divennero poi nostre amiche e madrine di cresima.
E in quella casa avvenne un altro incontro... Quando cominciammo gli esercizi, andammo in biblioteca dalle suore. Improvvisamente Giuni puntò il dito verso un libro posto assai in alto su uno scaffale. Chiese alla madre superiora se poteva prestarglielo. Era la biografia di Santa Teresa d'Avila, "Fuoco in Castiglia". Tra i tanti libri puntò proprio quello? Certo. Come incontrammo quella freccia sulla strada che ci indicò la via da percorrere per gli esercizi spirituali ignaziani, mentre invece stavamo andando in un altro luogo, così incrociammo la vita di santa Teresa grazie all'istinto di Giuni e chissà... al caso. Cominciò ad appassionarsi di Santa Teresa, Edith Stein e Giovanni della Croce fino al punto di musicarne alcuni poemi.
Una cosa stupisce di Giuni: la capacità di "sbriciolare" la mistica cristiana, un tema ostico e mai apparso nelle canzoni che convergono verso la spiritualità, solitamente ispirate - nella stesura dei testi - alla letteratura biblica. Come è riuscita nell'impresa?
Credo ci fosse una predisposizione che venisse dall'Alto, unita a una grande forza di volontà. È sempre stata determinata. Fin da bambina sognava di fare la cantante e voleva diventarlo in maniera non usuale, come invece siamo abituati a vedere oggi, dove basta avere un pò di voce per pretendere di fare musica e avere successo nel più breve tempo possibile. Lei ha seguito l'istinto e non le logiche di mercato.
Quanta distanza c'è tra un pezzo leggero come "Un'estate al mare" e "Il Carmelo di Echt", un brano che racconta la deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz di Edith Stein? Una distanza siderale, direi. Quando fu proposto a Giuni di incidire "Un'estate Al Mare" accettò per gioco, convinta poi di poter interpretare brani a lei più consoni. Questo non fu possibile, se non per l'intervento provvidenziale di Franco Battiato. Le case discografiche spingono sempre sul commerciale e progetti alternativi mettono in ansia le Major. Ancora oggi manager senza scrupoli mi chiedono con insistenza di editare "Un'estate al Mare" e "Alghero" per fare soldi. Ma i soldi poco interessavano. L'ostracismo dei discografici fece molto soffrire Giuni che lo stesso non rinunciò al suo modo di scrivere musica e d'interpretarla. Fino ad arrivare a brani come "Il Carmelo di Echt" di Juri Casmisasca sul sacrificio di Santa Teresa Benedetta della Croce, "La sua figura" e molti altri.
"La sua figura" è uno dei pezzi più intensi dell'intera discografia di Giuni. Ad un recente festival di musica ho consigliato al direttore artistico di inserirla nel palinsesto. Il soprano scelto per l'interpretazione, ascoltandola la prima volta, ha pianto per la commozione. Cosa si prova di fronte a reazioni del genere? L'affetto della gente verso Giuni è indescrivibile. Un sentimento che s'accompagna a un senso di rabbia per come Giuni è stata maltrattata dall'industria discografica italiana. In un momento di sconforto, voleva lasciare la musica. Lei non si piegò mai alle strategie di mercato e il risultato delle sue scelte coraggiose si manifesta nelle reazioni positive del pubblico. Forse non tutti sanno che l'ispiratore de "La Sua Figura" è San Giovanni della Croce.
Potremmo definirla come sorella di "Moro Perché Non Moro". Mentre Giuni suonava il pianoforte, la canzone sgorgò spontaneamente dopo aver letto un verso di un poema di San Giovanni della Croce: "Sai che la sofferenza dell'amore non si cura, se non con la presenza e la sua figura" (Dove mai ti celasti). Costruimmo poi il testo intorno all'inciso.
"La sposa" è un brano interpretato insieme alle Carmelitane Scalze del monastero di Milano, dove ora riposa Giuni. Come siete riusciti a convincere le claustrali a cantare?
E' bastato portare tutto l'occorrente per la registrazione e far passare un microfono tra le grate. Le suore amavano Giuni. Vincendo qualche piccola e naturale resistenza, hanno cantato a cappella. Giuni era di casa in quel monastero a tal punto che scelse, in punto di morte, d'essere lì seppellita.
L'Italia è in debito di riconoscenza nei suoi confronti. Ci si dimentica e in fretta di grandi artisti che hanno fatto la storia della musica. Cosa fare per conservare la memoria di Giuni? Alice nel suo ultimo album "Lungo la strada" omaggia Giuni e reinterpreta "A' cchiu' bella", un testo di Totò da lei già cantato. Basterà?
Alice è stata una grande amica di Giuni, cosa molto rara nel mondo dello spettacolo. Un'artista sensibile e vicina. Vorrei creare a Milano un museo per conservare la memoria di Giuni Russo. Supereremo presto sicuramente tutti i problemi organizzativi, mentre curiamo varie pubblicazioni musicali postume, come il cd "Cercati in me" (pubblicato nel 2008) dove interpreta "Il Cantico dei Cantici" e "Il Cantico spirituale" di San Giovanni della Croce e alcuni testi di Santa Teresa.
Pubblicato il 30 aprile 2010 da: https://lettovisto.myblog.it/2010/04/30/il-fuoco-sacro-di-giuni-russo/
P.S. Le sue interpretazioni, dopo la conversione, trasmettono emozioni molto profonde e sono un viaggio interiore anche per chi deve affrontare sofferenze come il tumore che ha vissuto nell'ultimo periodo della sua vita terrena. Ognuno ha la sua strada e il suo percorso Interiore è passato attraverso queste esperienze che hanno scosso la sua Anima. Il suo corpo fisico è stato sepolto nel cimitero delle monache carmelitane scalze.
Nacque il 10 settembre 1951a Palermo E abbandonò il corpo il 14 settembre 2004 a Milano
Giuni Russo con le Carmelitane Scalze - La sposa (Dopo 45 secondi comincia il coro delle Carmelitane Scalze)
Nel prossimo post pubblicherò un brano di Giuni Russo struggente e bellissimo in una doppia versione....non mancate... |
Post n°1399 pubblicato il 09 Luglio 2021 da alf.cosmos
Un mese fa PALLINA è andata nell'Aldilà. PALLINA ha sempre amato sua madre MUSIC e il fratello LEO, ma anche me e SPEEDY, la tartaruga. Fin da quando ho portato a casa SPEEDY, PALLINA andava a trovarlo (è maschio) e anche SPEEDY la cercava, uscendo dalla vaschetta e andando da Lei, che addirittura gli faceva degli scherzi, mettendosi dietro la porta per poi comparire all'improvviso.
Pure ultimamente, quando PALLINA era in fase avanzata di malattia, voleva andarlo a trovare e si metteva davanti alla vaschetta a vegliarlo. Verso la fine, avendo poche forze, tendeva a tenere la testa bassa...è capitato che SPEEDY, vedendo solo le orecchie deve aver pensato a un agguato o qualcosa del genere e l'ha morsa proprio all'orecchio. E' stata una scena drammatica perché ho subito sollevato PALLINA e SPEEDY è rimasto attaccato all'orecchio.... Questo è avvenuto 1-2 giorni dopo questa foto Nonostante tutto nei giorni seguenti e con poche forze PALLINA, sentendo che ormai era alla fine, voleva continuare ad andare a trovarlo perché capiva che poteva essere l'ultima volta che poteva stargli vicino... Naturalmente ero presente anche io e la tenevo un po' a distanza... Questo dimostra che comunque PALLINA ha voluto dimenticare l'evento negativo e che in Lei ha prevalso l'Amore e non la paura di essere morsa.
Mi sembra importante voler ricordare questo. Gli animali amano e PALLINA lo ha dimostrato fino alla fine.
Mia cara PALLINA, detta PALLINELLA Ti amo tantissimo |
Post n°1397 pubblicato il 01 Luglio 2021 da alf.cosmos
CAPTARE LE CONNESSIONI
Se qualcuno chiede: Ma come posso fidarmi di ciò che dicono i ricercatori spirituali, quando non riesco a vedere da solo? - la domanda è in realtà ingiustificata. Perché è perfettamente possibile, con una semplice riflessione, arrivare alla sicura convinzione che le comunicazioni siano vere. Se qualcuno si trova incapace di farlo, non è perché è impossibile "credere" a qualcosa che non si vede; è dovuto al fatto che il pensiero di cui disponiamo non è stato sufficientemente liberato dai pregiudizi, almeno non in modo completo o abbastanza profondo. Per essere sufficientemente chiari su questo punto, dobbiamo essere pronti a riconoscere che il pensiero dell'uomo può, se si applica con energia e determinazione, afferrare più di quanto si supponga generalmente. Perché questo pensiero ha al suo interno una realtà interiore dell'essere che ha una connessione con il mondo supersensibile. L'uomo è, di regola, incosciente della connessione, poiché è abituato ad applicare la sua facoltà di pensiero al solo mondo dei sensi; quindi, quando sente delle comunicazioni dal mondo supersensibile, le stabilisce come incomprensibili. Sono comunque completamente comprensibili e non solo per coloro il cui pensiero è stato educato attraverso l'addestramento spirituale.
Tratto da "La Scienza occulta" di Rudolf Steiner |
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